Politiche e servizi sociali

Aggiornata a dicembre 2017 – a cura di  Paola Moriondo

I materiali elencati (libri, articoli di riviste e documentazione grigia), elencati in ordine decrescente per anno di pubblicazione, sono disponibili presso la Biblioteca del Centro Studi, Documentazione e Ricerche del Gruppo Abele, negli orari e nelle modalità previste dal regolamento della Biblioteca. L’elenco proposto è relativo al materiale pubblicato tra il 2014 e il 2016 e non esaurisce quanto posseduto in biblioteca sul tema in oggetto. Per approfondimenti sulle specifiche aree tematiche si consiglia di consultare anche le relative bibliografie.

I percorsi tematici proposti sono i seguenti:

Teoria, metodologia, organizzazione

A cura di Marco Brunod, Mario Moschetti ed Emanuela Pizzardi, La coprogettazione sociale. Esperienze, metodologie e riferimenti normativi, Erickson, Trento, 2016, pp. 259
Questo volume mira a fornire indicazioni metodologiche e organizzative e strumenti normativi regolativi utili per impostare la coprogettazione sociale nel proprio contesto, coniugando le diverse risorse culturali, professionali ed economiche e instaurando una collaborazione sussidiaria tra ente pubblico e privato sociale. Il libro, arricchito dal contributo di diversi autori, ognuno dei quali ha maturato un’esperienza diretta di lavoro negli enti locali e nella cooperazione sociale, si rivolge dunque in particolare a chi opera in enti locali, consorzi, cooperative, associazioni e servizi sociali. Il libro è completato da una “Proposta di regolamento locale della coprogettazione”, utile strumento per la gestione in partenariato pubblico/privato sociale di servizi e interventi sociali d’ambito. Collocazione Biblioteca: 17536

Cira Stefanelli, Se il servizio sociale diventa una trincea. Uno sguardo dietro le quinte per provare ad aprire ipotesi di futuro, in Animazione Sociale, a. 46, n. 303 (set.-ott. 2016), pp. 66-77
L’autrice, dirigente dell’Istituto centrale di formazione del Dipartimento di giustizia minorile e di comunità, racconta in queste pagine un’esperienza di lavoro in un servizio sociale di un grande Comune. L’intento è quello di mettere a fuoco difficoltà e contraddizioni, motivazioni e delusioni, mandati pesanti che incombono sugli operatori. E’ dalla comprensione di quello che accade nelle trincee dei servizi sociali che è necessario ripartire per ripensare il lavoro sociale sul territorio e per rilanciarlo in una prospettiva più attiva e collaborativa.

Lavoro di comunità. Costruire la partecipazione dal basso, in Lavoro sociale, n. 4 (ago. 2016), pp. 40-43
In tutti gli interventi del servizio sociale il processo di aiuto riguarda sempre una pluralità di persone; si può parlare di lavoro di comunità (comunity work) quando la finalità è il miglioramento della situazione non di un singolo ma di una collettività (una città, un quartiere, una categoria di persone). Nel lavoro di comunità si distinguono tre principali filoni: il “community development”, lo sviluppo del senso di comunità; il “community problem solving” la promozione di azioni partecipate finalizzate anche a rafforzare i legami; il “social care planning” la pianificazione di interventi sociali nella comunità locale. Nel lavoro sociale l’operatore deve aver chiari il metodo e le finalità, ma essere particolarmente flessibile nell’attuazione, attuando una progettualità aperta e partecipata.

Emanuele Ranci Ortigosa, Verso un welfare dei diritti. Disegno, criteri e contenuti della riforma compiuta da noi proposta, in Prospettive Sociali e Sanitarie, a. 46, n. 2.2 (mag. 2016), pp. 1-9
In questo articolo vengono sintetizzati i contenuti della proposta di riforma organica del welfare italiano in campo socio-assistenziale, cosiddetta Irs-Capp, che nasce da un periodo di osservazione delle politiche e degli interventi sociali, in particolare di contrasto alla povertà in Italia e in Europa. Vengono discusse alcune obiezioni critiche alla riforma proposta, senza esaurirne il possibile dibattito. Il tema è sviluppato anche negli articoli: Costruiamo il welfare dei diritti. Ridefinire le politiche sociali su criteri di efficacia e di equità, in Prospettive Sociali e Sanitarie, a. 46, n. 2 (primavera 2016), pp. 1-88; La nostra proposta di riforma: ostacoli e risultati previsti, n. 2.3 (giu. 2016) – on line, pp. 1-13; 43-45 e Il Welfare dei diritti e i doveri dell’accoglienza, n. 3 (giu. 2016), pp. 1-22

Tiziano Vecchiato, GIA cioè valutazione di impatto generativo, in Studi Zancan, a. 17, n. 2 (mar.-apr. 2016) – on line, pp. 5-20
L’interesse per la valutazione di impatto sociale sta evidenziando una crescente domanda di responsabilità nell’utilizzo delle risorse, di maggiore sostenibilità delle pratiche, di condivisione dei benefici nelle comunità locali. La riduzione delle resistenze culturali verso l’agire socialmente responsabile non basta se poi non si mettono in campo pratiche valutative effettivamente capaci di misurare il valore redistribuito. La metodologia GIA (Generative Impact Assessment) è stata pensata per misurare l’impatto sociale generativo: si propone infatti di misurare l’eccedenza resa possibile da pratiche di welfare generativo e capire come reinvestirla e valorizzarla nello sviluppo di comunità più solidali. Sul tema della valutazione si veda anche:  Valutare l’impatto sociale con metriche adeguate, n. 5 (set.-ott. 2015) – on line, pp. 14-20

A cura di Animazione Sociale, Coltivare il desiderio di una «città del noi». Documento base del III appuntamento nazionale per operatori sociali, in Animazione Sociale, a. 46, n. 298 (feb. 2016), pp. 28-35
Nel documento base del III appuntamento nazionale per operatori sociali, si parla delle città come luogo simbolico delle vite individuali e collettive. Oggi le città sono delicati esperimenti, dove si prova a comporre le tante diversità, tra pulsioni a escludere e tensioni a tener dentro. Dentro i tessuti locali sempre più gli operatori sociali sono chiamati a essere anime pensanti e desideranti. Perché operare nel sociale è sempre lavorare nei contesti, a beneficio di quanti, in modi differenti e spesso diseguali, li abitano. Storicamente questa prospettiva ha costituito una matrice del lavoro sociale, che si è un po’ smarrita in anni di specialismi dilaganti e approcci individualistici ai problemi. Oggi va riscoperta, per continuare a coltivare il progetto di una città inclusiva.

Maria Luisa Raineri, Assistente sociale domani. Letture scelte (e Prove svolte) per la preparazione dell’esame di Stato – sez. B, vol. 1 e 2, Erickson, Trento, 2016
L’opera, di cui possediamo anche le precedenti edizioni, è composta da due volumi ed è uno strumento agile, ma insieme rigoroso e approfondito, finalizzato alla preparazione degli esami di Stato per l’iscrizione alla sezione B dell’Ordine professionale degli assistenti sociali. Il primo volume riguarda le tematiche di metodologia professionale e di politica sociale oggetto delle due prove scritte e della prova orale. È organizzato in una serie di argomenti-chiave, per ciascuno dei quali vengono proposte una selezione antologica di letture di importanti studiosi italiani e internazionali, percorsi di sintesi dei concetti sotto forma di riassunti e di mappe concettuali, una serie di domande per lo studio e il ripasso, con le relative risposte, una raccolta delle tracce delle prove scritte assegnate in diverse sedi e sessioni di esame su quell’argomento e infine l’indicazione delle norme di legge suddivise per argomento. Il testo è fornito in sola consultazione, non è ammesso al prestito.
Collocazione Biblioteca: 17595-6

Roberto Calbucci … [et al.], Servizio sociale e calamità naturali. Interventi di servizio sociale, EISS, 2016, Roma, pp. 159
Questo testo è il frutto del progetto formativo e informativo promosso dal Coordinamento degli Ordini Regionali degli Assistenti Sociali del Nord Italia e volto a far emergere contenuti e metodi del servizio sociale dalle esperienze di assistenti sociali impegnati nel soccorso in situazioni di calamità. Lo scopo è di contribuire a costruire una competenza e una formazione specifica che definisca ruolo ed apporto del servizio sociale in tale ambito professionale. Il volume raccoglie testimonianze e riflessioni sul valore della professione e sugli strumenti del servizio sociale in contesti di calamità naturali, attraverso i contributi di alcuni attori impegnati in prima persona e l’illustrazione dei primi esiti di una ricerca di tipo qualitativo condotta in Italia centrale. Dal volume emerge complessivamente come, nonostante si tratti di un ambito relativamente nuovo per la professione, il Servizio sociale si collochi con appropriatezza come una delle discipline deputate a svolgere un ruolo attivo e strategico nel sistema della Protezione civile, tanto quanto va impiegato nella protezione quotidiana della vita delle persone nei territori.

A cura di Silvia Fargion, Sabina Frei e Walter Lorenz, L’Intervento sociale tra gestione del rischio e partecipazione, Carocci, Roma, 2015, pp. 195
Il libro offre spunti di riflessione a partire da due esperienze di ricerca fatte in questi anni: la prima ha studiato la questione della qualità nelle professioni sociali da un’ottica pluralista, la seconda ha esplorato il tema dell’accesso ai servizi sociali quale processo chiave per gli interventi sociali. Proponendosi come risposta critica e costruttiva a un clima di politiche sociali, generate da economie neo-libeali, che enfatizzano l’attivazione dell’ìindividuo e della resource efficiency dei metodi di intervento, il volume intende contribuire alla crescita e al consolidamento del progetto delle professioni sociali, consoludamento basato su processi di produzione di conoscenza che si confrontano con prospettive differenti. La finalità etica è quella della produzione di un sapere che non contribuisca a processi di oppressione ma che apra percorsi di democratizzazione dei contesti e dei servizi sociali.
Collocazione Biblioteca: 17555

Luca Bianchi e Elisabetta Kolar, L’assistente sociale e la prima domanda di aiuto, in Autonomie locali e servizi sociali, n. 3 (dic. 2015), pp. 499-515
Secondo gli autori la collocazione del servizio sociale professionale nei punti di accesso al sistema dei servizi e, sul versante disciplinare, le riflessioni teoriche relative al primo contatto tra persona e servizi paiono giustificare, in termini di opportunità e pertinenza, la scelta di circoscrivere la rilevazione agli assistenti sociali. L’attenzione dedicata dalla presente ricerca alle rappresentazioni che questi professionisti hanno del primo contatto tra la persona e il mondo dei servizi consente di evidenziare quel patrimonio conoscitivo, socialmente elaborato e condiviso, che nel suo insieme costituisce, una “forma di sapere pratico”.

Emanuela Ranci Ortigosa, L’innovazione sociale nei servizi alla persona, in Prospettive Sociali e Sanitarie, a. 45, n. 4.1 (nov. 2015), pp. 1-25
Il tema dell’innovazione sociale è diventato un riferimento costante specialmente da quando i trasferimenti di risorse pubbliche dal livello nazionale a quello locale sono andati progressivamente assottigliandosi. Welforum, la rete delle Regioni e Province autonome e dei grandi Comuni promossa dall’Istituto per la ricerca sociale e dalla rivista Prospettive sociali e sanitarie, ha dedicato al tema il seminario svoltosi a Cagliari il 7 maggio 2015. In questo numero della rivista vengono presentati i principali contributi.

A cura di Francesco Messia e Chiara Venturelli, Il welfare di prossimità. Partecipazione attiva, inclusione sociale e comunità, Erickson, Trento, 2015, pp. 226
Nel quadro del dibattito attuale e urgente sulle forme alternative e praticabili di welfare, il volume raccoglie contributi provenienti da diverse esperienze e territori: una fattoria sociale, i servizi di collocamento mirato, le associazioni di volontariato, la cooperazione sociale e i servizi socio-sanitari, proponendo un cambiamento di paradigma culturale ed economico. Al centro viene messa la prossimità, che può diventare una soluzione per ottimizzare risorse e qualità della vita. Francesco Messia lavora al Servizio Studenti Disabili dell’Università di Bologna. Chiara Venturelli ha lavorato per alcuni anni come tutor e educatrice nelle scuole secondarie di primo e secondo grado nel comune di Modena. E’ allegato al libro dvd con l’adattamento teatrale di “Il welfare di prossimità – S’io fossi foco”, basato su un testo originale di Andrea Canevaro.
Collocazione Biblioteca: 17394

Francesco Maietta, Un Nuovo welfare può nascere. In fondo un welfare inedito prende oggi forma andando oltre tagli e tabù, in Animazione Sociale, a. 45, n. 294 (set.-ott. 2015), pp. 24-33
L’autore, responsabile dell’Area politiche sociali alla Fondazione Censis, sostiene che oggi nuove idee, nuove organizzazioni, nuovi percorsi di cittadinanza attiva possono superare le due logiche entrambe inadeguate per ripensare le politiche di welfare: la logica demolitiva dei tagli e la logica dei tabù, cioè dei principi intoccabili. Solo così molteplici risorse etiche, sociali, finanziarie e istituzionali possono convergere nel rimuovere le cause di esclusione.

Paolo Ferrario, Politiche sociali e servizi. Metodi di analisi e regole istituzionali, Carocci Faber, Roma, 2015, pp. 447
Il testo si rivolge ai professionisti che operano nel settore, con particolare riguardo ad assistenti sociali, educatori professionali, pedagogisti e psicologi. Con la riforma costituzionale del 2001 si è entrati in una nuova fase delle politiche dei servizi alla persona e alla comunità. In particolare si è accentuato il processo di regionalizzazione e localizzazione delle azioni organizzative, rendendo più complesso individuare i caratteri unitari del modello italiano che, per tali ragioni, si è trovato più esposto alla crisi finanziaria pubblica iniziata nel 2008. Tre gli obiettivi di questo volume: definire l’analisi dei caratteri storico-istituzionali della svolta del 2001; indicare, a scopo didattico, alcuni schemi e metodi di studio e analisi delle politiche messe in atto nei vari ambienti operativi; proporre una serie di monografie su alcune aree problematiche dei servizi, sociali, sanitari ed educativi. P. Ferrario è formatore nel settore delle professioni sociali e docente di Scienze Pedagogiche.
Collocazione Biblioteca: 17375

Laura Cataldi, Willem Tousijn, Quale managerialismo nei servizi sociali? Considerazioni critiche, in Polis, a. 19, n. 2 (ago. 2015), pp. 157-190
La riflessione sviluppata nell’articolo prende le mosse da una ricerca empirica sulle professioni sociali e i mutamenti del sistema di welfare nell’ambito metropolitano torinese, tenendo conto di come i precetti del managerialismo, o meglio del New public management, hanno fatto irruzione nella pubblica amministrazione. L’indagine qualitativa ha come focus la ricomposizione di due logiche contrapposte, quella manageriale e quella professionale, affrontando soprattutto il processo di managerializzazione dei servizi sociali.

Devis Geron … [et al.], Welfare generativo: approfondimenti ed esperienze, in Studi Zancan, a. 16, n. 3 (mag.-giu. 2015), pp. 39-91
La sezione monografica di questo numero è dedicata al welfare generativo, un nuovo approccio al welfare che si basa sulla responsabilizzazione di ogni persona in una logica di attivazione di capacità e di rigenerazione delle risorse disponibili a beneficio collettivo. I contributi raccolti sono i seguenti: Capitale sociale e welfare generativo, di D. Geron; Responsabilizzare, rendere, rigenerare nel servizio sociale, di P. Rossi; Le professioni sociali in un welfare generativo. Quale contributo? di E. Neve; Welfare generativo e lavoro: flessibilità e complessità, di G. Spreafico; Verso un welfare generativo con giovani in uscita da percorsi di tutela, di F. Zullo; Welfare generativo: lavorare con il non-lavoro, di G. Chiari; Formarsi e valutarsi per rigenerarsi, di G. Gobbi; Il servizio sociale di comunità: una proposta generativa a sostegno dei minori, di S. Savietto. Nello stesso numero si segnala anche Un nuovo orizzonte di welfare: i beni di comunità di Anna Valentina Pagnin, nel quale vengono presentate quattro realtà progettuali attive nel territorio italiano.

Cristiano Gori, Valentina Ghetti, Giselda Rusmini, Rosemarie Tidoli, Il welfare sociale in Italia. Realtà e prospettive, Carocci, 2014, pp.288
Qual è l’attuale situazione del welfare sociale in Italia? Quali ipotesi si prospettano per il suo futuro? Il libro affronta queste domande cruciali riguardanti la realtà e le prospettive degli interventi rivolti perlopiù ad anziani non autosufficienti, persone con disabilità, famiglie in povertà e prima infanzia. La parte prima presenta i principali tratti che contraddistinguono oggi il welfare sociale del nostro paese per poi esaminare gli interventi che hanno contribuito a determinarli. La parte seconda, invece, mette a fuoco le diverse strade che il welfare sociale italiano potrebbe intraprendere nei prossimi anni e discute le opzioni che determineranno quale verrà effettivamente scelta.
Collocazione Biblioteca:17093

Patrizia Marzo, L’assistente sociale 2.0, Politiche sociali e lavoro di comunità, La Meridiana, Molfetta (BA), 2015, pp. 160
L’assistente sociale è ancora oggi l’unica professione di aiuto che porta nella propria definizione l’aggettivo “sociale”. Tuttavia, la dimensione comunitaria del servizio sociale professionale è trascurata a vantaggio del lavoro sui casi, anche se contribuisce a ridurre il numero di cittadini-utenti e a migliorare le relazioni di aiuto con ciascuno di essi. Questo testo è un invito a scoprire/riscoprire il rilevante ruolo dell’assistente sociale nei processi di prevenzione e di educazione, nell’emancipazione delle fasce più deboli delle comunità, nel rafforzamento delle pari opportunità fra esseri umani, nel ribaltamento delle tradizionali logiche tecnico-professionali, che impongono di guardare non solo ai bisogni dell’utente, ma anche alla comunità come risorsa, nella quale i cittadini esprimono tutte le proprie potenzialità.
Biblioteca  Biblioteca: 17372

Giovanni Viel. Servizio sociale e complessità, Maggioli, Santarcangelo di Romagna (RN), 2015, pp. 158
A fronte della complessità che l’assistente sociale incontra nel lavoro, l’autore si confronta con la teoria della complessità di Edgar Morin, chiedendosi se leggere nell’ottica della complessità la realtà delle persone, gli eventi interni ed esterni, le situazioni di disagio può consentire una più ampia comprensione e aprire nuove strade di intervento, consentendo una strategia di relazione più compartecipe. Questo approccio viene applicato ad alcuni casi emblematici nel Consultorio Familiare Friuli.
Biblioteca  Biblioteca: 17295

Silvia Fargion, Il metodo del servizio sociale. Riflessioni, casi e ricerche, Carocci Faber, Roma, 2015, pp. 223
Come lavorano gli assistenti sociali? Quali percorsi e processi caratterizzano le loro pratiche? Questo testo introduce le varie fasi del processo metodologico di servizio sociale e identifica gli aspetti distintivi di questa professione nel lavoro con le persone e con i loro contesti di vita, in una logica di promozione dell’inclusione e della solidarietà sociale. La contemporanea attenzione alle dimensioni personali, istituzionali e sociali degli interventi, la professionalità riflessiva, la dimensione di ricerca e quella etica e valoriale fanno da sfondo a una rivisitazione dei passaggi cruciali dell’intervento. Il lavoro sociale è caratterizzato dalle contemporanee e a volte contraddittorie esigenze di rigorosa metodologia e di valorizzazione della dimensione umana del processo. Il testo propone nuove strade per coniugare queste due rilevanti istanze. Coerentemente con un approccio riflessivo alla metodologia del servizio sociale, né presenta le varie fasi, attraverso l’analisi di casi e di incidenti critici e il riferimento ai principali risultati della ricerca scientifica. L’autrice è professore associato alla Libera Università di Bolzano-Bozen, dove insegna Servizio sociale.
Collocazione  Biblioteca: 17156

Luca Fazzi, Servizio sociale riflessivo. Metodi e tecniche per gli assistenti sociali, Franco Angeli, Milano, 2015, pp. 172
Il servizio sociale riflessivo è composto dal più vasto insieme di metodi e tecniche che permettono agli operatori di essere consapevoli del proprio agire professionale e di contribuire, in modo coerente con i principi e i fondamenti etici della professione, al cambiamento dei modelli di organizzazione e lavoro nei servizi. Il volume analizza le pratiche di servizio sociale riflessivo attraverso il resoconto del lavoro quotidiano degli assistenti sociali. Decine di racconti e storie di professionisti rivelano al tempo stesso le difficoltà e le opportunità che si aprono per il servizio sociale quando sono chiariti i meccanismi taciti e inconsapevoli che orientano la professione, attraverso processi di apprendimento e socializzazione in ambienti in cui prevalgono burocrazia e norme standardizzate rispetto a riflessività e tensione alla promozione e alla soddisfazione dei bisogni delle persone. Luca Fazzi è docente presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento, dove insegna Metodi e tecniche di servizio sociale e Lavoro sociale.
Collocazione  Biblioteca: 17199

Maria Luisa Raineri, Linee guida e procedure di servizio sociale. Manuale ragionato per lo studio e la consultazione. Seconda edizione aggiornata, Trento,  Erickson, 2014, pp. 533
Il volume raccoglie in maniera sistematizzata le linee guida e le procedure di servizio sociale professionale, vale a dire le indicazioni operative che gli assistenti sociali, impegnati nel lavoro sul campo a diretto contatto con l’utenza, seguono in ottemperanza alle leggi di settore, agli orientamenti dell’ente per cui lavorano, ai regolamenti di servizio. I contenuti sono organizzati attorno ai diversi tipi di utenza di cui si occupa il servizio sociale professionale: persone con difficoltà di reddito e di alloggio, anziani non autosufficienti, persone con disabilità, persone con difficoltà legate ai rapporti di coppia, famiglie in cui vi sono difficoltà genitoriali, minorenni interessati da provvedimenti di tutela, minorenni sottoposti a procedimento penale, persone con problemi di dipendenza, persone con problemi di salute mentale, persone sottoposte a misure penitenziarie e persone con difficoltà legate all’immigrazione. In ciascun capitolo, per ogni area di utenza vengono riportate alcune specifiche informazioni di contesto, le fasi essenziali del processo di aiuto e la descrizione delle varie prestazioni legate a quel tipo di problema, con l’indicazione del procedimento che segue l’assistente sociale per attivarle, monitorarne la realizzazione e verificarne gli esiti.
Biblioteca  Biblioteca: 17098

Area famiglia e minori

A cura di Giovanna Badalassi e Federica Gentile, Le equilibriste. Da scommessa a investimento: la sfida della maternità in Italia. Rapporto Mamme 2016, in Save the children, Roma, 2016, pp.36
Il Rapporto Mamme 2016 propone anche quest’anno un’analisi dettagliata di quello che significa oggi essere madri in Italia: avere il ruolo di protagoniste del welfare nazionale e svolgere quindi un compito fondamentale per garantire il benessere di tutti, bambini, adulti e anziani, anche se con un costo personale e professionale importante. Una fatica quotidiana spesso insostenibile per le donne a causa di un’asimmetria delle responsabilità di cura che grava ancora quasi esclusivamente sulle loro spalle. Nel primo capitolo il rapporto affronta la condizione delle mamme in Italia oggi, in famiglia e al lavoro; nel secondo capitolo il carico di cura delle mamme e il loro bisogno di conciliazione e condivisione; nel terzo capitolo si parla delle condizioni economiche e sociali delle mamme e della povertà educativa 0-6 anni. Infine un Focus, il Mothers’ Index italiano, che ci aiuta a comprendere le differenze tra i vari territori rispetto alla qualità di vita e di benessere per le mamme.

Donata Micucci e Frida Tonizzo, La tutela del diritto alla continuità affettiva dei minori in affidamento familiare: approvata la legge n. 173/2015, in Prospettive Assistenziali, n.193 (gen.-mar. 2016), pp. 26-31
Il Coordinamento nazionale servizi affidi e le associazioni di questo settore si sono attivamente impegnati per l’approvazione della legge 19 ottobre 2015 n. 173 “Modifica alla legge 4 maggio 1983 n. 184 sul diritto alla continuità affettiva dei bambini e delle bambine in affido familiare” con cui viene finalmente affermato un diritto, ancora oggi talvolta negato dalle istituzioni preposte. La legge, i cui punti principali vengono esaminati nell’articolo, non si limita ad affermare la possibilità che un minore affidato, se dichiarato adottabile, possa, a tutela del suo prioritario interesse, essere adottato dagli affidatari, ma sottolinea anche la necessità di assicurare, sempre nel suo interesse, “la continuità delle positive relazioni socio-affettive consolidatesi durante l’affidamento” con gli affidatari anche quando egli “fa ritorno nella famiglia di origine o sia dato in affidamento ad un’altra famiglia o sia adottato da altra famiglia”

Francesca Corradini, Per un’indagine partecipata. Possibile collaborazione tra assistenti sociali, famiglie e minori nell’indagine psicosociale, in Lavoro sociale, n.1 (feb. 2016), vol. 16, pp. 14-25
Nel contesto dei procedimenti di tutela minorile dove è richiesta un’indagine psicosociale, generalmente l’indagine viene subita dalle famiglie, che assumono dunque un atteggiamento strumentale. Sarebbe invece auspicabile costruire percorsi condivisi dove anche chi è oggetto di indagine possa avere un’atteggiamento di partecipazione attiva. La partecipazione presuppone però una condivisione delle decisioni e il riconoscimento da parte degli operatori della capacità di autodeterminazione anche di chi si trova in difficoltà, il che è particolarmente problematico nei casi in cui ci si trova a dover garantire la tutela dei minori. In una tabella sono confrontati, in 10 punti, il metodo di indagine tradizionale e quello di indagine partecipata. Viene proposta inoltre la testimonianza di una persona adulta su come, nell’infanzia, aveva vissuto gli operatori che dovevano valutare la sua situazione familiare come qualcuno “che dovevo tenere fuori” per proteggere la sua famiglia.

Marco Tuggia, L’educatore come geografo dell’umano. L’ “Osservazione educativa” nel lavoro dei servizi educativi con bambini e famiglie fragili, in Animazione Sociale, a. 46, n. 297 (gen. 2016), pp. 77-85
Cosa vuol dire “osservare” la storia di una persona, in particolare quella di un minore nella sua concretezza, e dunque approssimarsi ai suoi vissuti di sofferenza ma anche alle sue aspirazioni? Non è sufficiente la vicinanza fisica o emotiva, perché non è detto che troppo da vicini si veda e si “abbracci” meglio il paesaggio umano in cui il minore si sta muovendo. Da qui l’idea che un educatore osserva se si percepisce “geografo dell’umano”, che procede nell’esplorazione con uno sguardo prossimo ma distaccato, attento agli indizi senza la pretesa di aver capito tutto, sensibile alla fatica ma soprattutto alle aspirazioni che possono portare bambini e famiglie oltre le fatiche.

Elena Cabiati, Le forme di gestione dei Servizi Tutela Minori in Lombardia: un’indagine alla luce dei processi isomorfici, in Autonomie locali e servizi sociali, n.3 (dic. 2015), pp. 517-536
In questo articolo vengono esposti e analizzati i risultati di un lavoro di ricerca dedicato alla organizzazione dei Servizi di tutela minorile in ambito regionale lombardo, con particolare riferimento alle forme di gestione delle relative organizzazioni realizzate nei diversi Comuni.

Maurizio, Norma Perotto, Giorgia Salvadori, L’affiancamento familiare. Orientamenti metodologici, Carocci Faber, Roma, 2015, pp. 186
Il testo rappresenta uno strumento metodologico per approfondire gli aspetti più significativi dell’affiancamento familiare, così come è stato sviluppato in diverse parti d’Italia dalla Fondazione Paideia, in collaborazione con servizi sociali territoriali e realtà del privato sociale. Dietro un minore in difficoltà spesso c’è una famiglia in difficoltà: questo lo spunto che ha condotto all’elaborazione del modello di affiancamento familiare, una forma innovativa di intervento sociale, pensata per sostenere famiglie che vivono un periodo problematico nella gestione della propria vita quotidiana e nelle relazioni educative con i figli. Il focus dell’intervento non è solo il bambino ma tutto il suo nucleo familiare: una famiglia solidale sostiene e aiuta un’altra famiglia in difficoltà, e tutti i componenti di entrambi i nuclei vengono coinvolti in una relazione basata sulla fiducia, sul consenso e sulla reciprocità. Le aree tematiche proposte nel volume costituiscono uno stimolo alla riflessione sugli aspetti preventivi e sullo sviluppo di azioni integrate nell’ambito del sostegno all’infanzia e alla famiglia in difficoltà.
Collocazione Biblioteca: 17621

Massimiliano Di Toro Mammarella, Nuova domiciliarità a Bologna in Prospettive Sociali e Sanitarie  a. 45, n. 3.1 (ago. 2015), pp. 12-15
L’esperienza presentata attiene al tema della “nuova domiciliarità” nell’area metropolitana di Bologna e testimonia l’impegno di riforma e cambiamento nella produzione di interventi sociali attraverso l’integrazione di questi nel sistema complessivo di welfare reale, che tiene cioè conto di tutti i fattori produttivi: intervento pubblico, famiglie, lavoro informale, risorse del volontariato.

Giuliana Costa, Politiche e progetti di nuova generazione a sostegno dell’autonomia abitativa dei giovani a Torino e a Milano, in Autonomie locali e servizi sociali, n. 1 (apr. 2015), pp. 35-53
L’articolo illustra alcune delle politiche e dei progetti rivolti ai giovani dai 18 ai 35 anni d’età a Torino e Milano, due contesti metropolitani che hanno risposto in modo diverso alle esigenze abitative dei giovani e al tema della loro autonomizzazione dalla famiglia di origine. Ci si sofferma prioritariamente sulle politiche rivolte al sostegno dell’affitto e sugli interventi che vedono il coinvolgimento di attori pubblici in grado, se non di finanziarli, anche solo di diffonderli. La domanda cui si vuole cercare di dare risposta è se e come si sono create delle opportunità abitative per i giovani nei due contesti, e a partire da quale sistema di vincoli e di opportunità.

Francesco C. Billari, Gianpiero Dalla Zuanna, Nei Paesi moderni nascono ancora bambini, in Il Mulino, n. 477 (2015)  pp. 29-38
Gli autori, entrambi docenti di Demografia, analizzano l’andamento della natalità nei Paesi dell’Occidente, sottolineando come la decisione delle coppie di avere uno o più figli è collegata alla mentalità individuale e di coppia e all’organizzazione sociale, che non sono le stesse per tutti i Paesi. Si chiedono quindi quale possa o debba essere l’intervento che lo Stato può praticare a favore delle famiglie con figli, per incoraggiare la natalità, soffermandosi in particolare sulle politiche attuate dall’Italia.

Forum ANIA Consumatori, Università degli Studi di Milano, La famiglia al tempo della crisi. Tra vulnerabilità economica e nuove forme di tutela, Franco Angeli, Milano, 2014, pp. 183
Crisi economica, crisi del welfare e contrazione dei redditi: un mix di fattori che rende le famiglie sempre più esposte a shock di varia natura, che ne possono compromettere la stabilità finanziaria. Il secondo monitoraggio sulla vulnerabilità economica delle famiglie italiane, condotto dall’Università degli Studi di Milano per il Forum ANIA – Consumatori, descrive l’evoluzione dell'”Indice di vulnerabilità” ed evidenzia i principali fattori di rischio, fornendo un quadro oggettivo e misurabile dei cambiamenti in atto nella nostra società. Il testo è articolato in due parti: 1) Vulnerabilità e benessere delle famiglie italiane, di S. Andreani; 2) Nuove emergenze e risposte innovative per fronteggiare il rischio vulnerabilità, di F. Maino e E.B. Benzi.
Collocazione Biblioteca: 16779

 Area disabili e anziani

Sabrina Quattrini, Assistenza alle persone con malattie croniche multiple. Politiche e pratiche, in Prospettive Sociali e Sanitarie, a. 46, n. 4 (2016), pp. 25-29
L’articolo propone una riflessione sulle cure integrate per i pazienti con multimorbidità in Italia. Dopo una presentazione del contesto italiano a livello epidemiologico e di policy sulla multimorbidità, vengono illustrati i risultati del progetto europeo “ICARE4EU” relativi ai quattro programmi tra i più innovativi individuati in Italia e i principali driver di successo.

Mauro Perino, Perché le valenze sociali dei livelli essenziali dovrebbero essere assunte direttamente dal servizio sanitario, in Prospettive Assistenziali, n. 195 (lug.-set. 2016), pp. 4-7
Le prestazioni socio-sanitarie sono state definite dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 29 novembre 2001, al quale è stata data forza di legge con l’approvazione dell’articolo 54 della finanziaria 2003. Si tratta di un provvedimento normativo importante che, mentre conferma il trasferimento dei malati cronici non autosufficienti o con gravi disabilità e limitata autonomia nella cosidetta “area dell’integrazione socio-sanitaria”, individua le prestazioni domiciliari, semiresidenziali e residenziali ad essa riconducibili, che devono rientrare tra i LEA, Livelli essenziali che il servizio sanitario nazionale è tenuto ad assicurare. Nell’articolo viene presentato un dibattito in merito all’argomento.

Cristiana Pregno, Servizio sociale e anziani, Carocci Faber, Roma, 2016, pp. 182
L’autrice affronta il processo di invecchiamento soprattutto nei suoi aspetti sociali riguardanti l’invalidità personale e l’implicazione della famiglie. Il ruolo dei servizi sociali è esposto sia per l’assistenza istituzionale che domiciliare. In ultimo viene considerata la violenza di cui gli anziani sono spesso vittime. Il servizio sociale, come disciplina e come professione, può apportare un contributo significativo alle nuove sfide che i bisogni della popolazione anziana propongono alla società e sollecitare lo sviluppo di sensibilità pubbliche e di competenze sul tema. Il libro si rivolge agli studenti e a chi già opera nell’ambito dei servizi sociali ed è interessato ad approfondire le complessità della condizione anziana e le strategie utili ad affrontarla. Cristina Pregno è assistente sociale specialista presso il Comune di Torino.
Collocazione Biblioteca: 17626

August Österle, Long-term Care Policies in Europe: Between Fiscal and Social Sustainability, in Politiche Sociali, a. 3, n. 1 (gen.-apr. 2016), pp. 3-20
Nel corso degli ultimi due decenni, molti paesi europei hanno visto ampliarsi l’esigenza di politiche di assistenza a lungo termine, ma questa tendenza è stata accompagnata dal contenimento dei costi. Questo contributo discute questi sviluppi delle politiche di assistenza a lungo termine europei dal punto di vista della sostenibilità. La sostenibilità di solito è discussa in termini di sostenibilità finanziaria, ma questi dibattiti di solito ignorano le conseguenze sociali per le generazioni future, mentre invece è necessario che, per essere sostenibili, le pratiche attuali non danneggino le loro opportunità. In questo articolo si evidenzia che, nella pratica, le misure di contenimento dei costi mettono a rischio la copertura delle esigenze di assistenza, la fornitura di lavoro di cura e un equo accesso alle cure a lungo termine. Secondo l’autore, se il concetto di sviluppo sostenibile è preso sul serio, è assolutamente necessario investire nelle politiche di assistenza a lungo termine.

Fondazione Italiana Malati di Alzheimer, L’impatto economico e sociale della malattia di Alzhaimer: Rifare il punto dopo 16 anni. Sintesi dei risultati, Censis, Roma, 2016, pp. 11
La collaborazione tra AIMA e Censis ha reso possibile la realizzazione di tre importanti studi sulla condizione delle persone affette da Alzheimer e delle loro famiglie. L’obiettivo di questo terzo e nuovo studio nazionale, realizzato grazie al contributo di Lilly, è stato quello di analizzare l’evoluzione negli ultimi 16 anni della condizione dei malati e delle loro famiglie privilegiando il punto di vista dei caregiver. L’indagine ha coinvolto un campione di 425 caregiver di malati di Alzheimer non istituzionalizzati e sono stati delineati: il profilo socio-demografico dei malati e dei caregiver; il quadro clinico dei malati e il percorso diagnostico; le terapie farmacologiche; i modelli di assistenza; il ruolo del caregiver; l’impatto sul caregiver degli oneri assistenziali; la dimensione economica dell’assistenza.

Bisogni di normalità. Intervista al prof. Carlo Lepri sui temi dell’autonomia e dell’adultità per le persone con disabilità, in Lavoro sociale, n. 1 (feb. 2016), vol. 16, pp. 5-13
L’articolo riporta un’intervista al prof. Carlo Lepri, uno dei maggiori esperti sulla tematica della disabilità, in particolare sulla promozione dell’autonomia e dell’adultità nelle persone disabili. Il professore ritiene che si corra a volte il pericolo di centrare troppo il proprio lavoro su una dimensione assistenziale e sui bisogni speciali, lasciando i secondo piano i bisogni normali della persona e lo sviluppo delle sue capacità di autonomia. Anche le politiche dovrebbero tener in conto queste istanze, incrementando le politiche di integrazione che aumentano la qualità della vita delle persone con disabilità. Nell’attuale società diventare adulti non è più una meta scontata neppure per i giovani normodotati, ma è un compito nel quale è necessario impegnarsi e lottare. Sui temi di questa intervista la Erickson sta preparando un convegno dal titolo “Sono adulto. Disabilità, diritto alla scelta e progetto di vita”, in programma per marzo 2016.

Laura Longo … [et al.], Indagine sul “Dopo di noi”. Prospettive nella provincia di Ferrara, in Prospettive Sociali e Sanitarie, a. 45, n. 4 (autunno 2015), pp. 12-15
Nel 2013 un gruppo di famigliari di persone disabili, in collaborazione con l’Azienda USL di Ferrara e in accordo con i gestori dei Centri socio-riabilitativi diurni e dei Centri socio-occupazionali della Provincia di Ferrara, ha compiuto un’indagine finalizzata a capire la tenuta e la composizione della rete familiare degli utenti disabili inseriti nei vari Centri. In una fase successiva la rilevazione ha permesso di analizzare in maniera approfondita il contesto familiare sino a giungere a una stima di richieste di residenzialità potenziali nel lungo periodo

Giancarlo Sanavio, Un sistema di servizi per le persone con disabilità e le loro famiglie, in Studi Zancan, a. 16, n. 4 (lug.-ago. 2015), pp. 69-77
L’articolo presenta l’evoluzione storica dei servizi diurni e residenziali nell’esperienza del Consorzio cooperative sociali di Padova e la costituzione dell’impresa di comunità. Viene preso in esame il periodo di crisi che ha investito i servizi dal 2008 e le strategie adottate con le famiglie nella ricerca di nuove soluzioni per garantire sostenibilità ai servizi, tra cui la Fondazione di partecipazione, il trust e la valutazione dell’esito.

Elena Luppi, Prendersi cura della terza età. Valutare e innovare i servizi per anziani fragili e non autosufficienti, Franco Angeli, 2015, Milano, pp. 140
Le riflessioni, gli approcci e gli strumenti metodologici presentati nel volume sono i risultati di un progetto di ricerca valutativa con esiti di ricerca-formazione. In particolare vengono illustrati la metodologia della ricerca realizzata, gli strumenti valutativi messi a punto nel corso del progetto e le relative procedure di valutazione formativa. Il libro si propone di offrire spunti teorici e operativi per progettare e realizzare interventi di valutazione, ricerca e formazione per tutti coloro che operano nei servizi alla terza età, nei vari contesti, per migliorarne l’offerta. L’autrice è ricercatrice in Pedagogia sperimentale presso il Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna, dove insegna Progettazione e valutazione degli interventi educativi e Pedagogia sperimentale. Collocazione biblioteca: 17097

Guido Bodda… [et al.], Centri diurni per disabili. Quali sfide nei nuovi scenari del welfare, in Prospettive Sociali e Sanitarie, a. 44, n. 3.1 (ago. 2014), pp. 20-24
L’articolo rende conto del risultato di un lavoro di gruppo costituito da operatori di servizi diversi appartenenti al pubblico e al privato sociale, collocati in diverse province italiane, in preparazione del seminario “Centri diurni e disabilità: pensare futuro”, tenutosi nel 2013.

Valide sentenze sul diritto delle persone non autosufficienti alle prestazioni socio-sanitarie e sui relativi contributi Economici, in Prospettive Assistenziali, n. 191 (lug.-set. 2015), pp. 16-19
Questo articolo analizza cinque sentenze, ritenute molto valide, sul diritto alle prestazioni socio-sanitarie e ai relativi contributi economici delle persone non autosufficienti con grave disabilità o anziani malati.

Elena Cappellini … [et al.],  Sostenibilità di un modello universale di copertura contro il rischio di non autosufficienza, in Prospettive Sociali e Sanitarie, a. 44, n. 2 (2014), pp. 5-10
L’obiettivo del lavoro è esporre un modello di finanziamento per la non autosufficienza, sostenibile da un punto di vista sia economico sia sociale. Avendo l’obiettivo di soddisfare in modo universale il fabbisogno di cura e assistenza dei non autosufficienti, l’approccio seguito è di tipo bottom up. L’articolo è suddiviso in tre paragrafi: il primo espone l’attuale sistema di offerta e finanziamento degli interventi per la non autosufficienza degli ultra sessantacinquenni; il secondo descrive il modello di cura e finanziamento proposto; l’ultimo fornisce una quantificazione del possibile impatto occupazionale.

Area dipendenze

Roberto Dalla Chiara, Cosa mi dice Andrea quando racconto di lui. Apprendere conversando dalle storie di servizio sociale in un’aula universitaria, in Animazione Sociale, a. 46, n. 302 (lug.-ago. 2016), pp. 81-89
L’autore, docente di Servizio sociale, racconta il caso di un ragazzo che ha seguito nel percorso di uscita dalla tossicodipendenza, focalizzandosi sulle parole che sono state significative e hanno inciso sulla decisione di curarsi.

Metello Corulli, Appunti sul movimento delle comunità in Italia. Nascita, sviluppi, enfatizzazioni e ridimensionamenti, malefici e malesorti…, in Terapia di Comunità, a.16, n. 62 (feb. 2016), pp. 1-30
Il presente scritto è una versione estesa del cap. I del volume “Comunità terapeutiche per la salute mentale. Intersezioni” (coll. 17249) e tratta la storia delle comunità terapeutiche: sia gli esordi in Gran Bretagna nel 1948 sia la nascita in Italia in seguito alle sperimentazioni e poi alla lenta applicazione della legge Basaglia (1978). Il tutto è riassunto in una tabella con una mappatura cronologica delle “comunità terapeutiche” italiane dagli anni ’60 agli anni ’90 dello scorso secolo L’articolo individua anche alcune tipologie di comunità: di accoglienza, di lavoro, leggere, alloggio, gruppi appartamento, “terapeutiche” per tossicodipendenti (con ulteriori specificazioni), residenziali, riabilitative,c. per la comorbilità, c. istituite da sette, REMS (C. per l’Esecuzione della Misura di Sicurezza sanitaria, SRP. (Strutture Residenziali Psichiatriche). Troviamo inoltre un excursus storico delle difficoltà di rapporto tra il Servizio di Salute Mentale e il Dipartimento per le Dipendenze e sulle politiche sociali inerenti al tema; infine una mappatura nazionale delle comunità divise per regioni. Gli autori sono tre psicologi, psicoterapeuti e un medico, con vasta esperienza specifica sulle comunità terapeutiche.

Benedikt Fischer … [et al.], Illicit drug use and harms, and related interventions and policy in Canada: A narrative review of select key indicators and developments since 2000, in The International Journal of Drug Policy, gen. 2016 – on line, vol. 27, pp. 23-35
Già prima del 2000, il Canada ha affrontato alti livelli di consumo di droghe illegali e i relativi danni. Nello stesso tempo era sorta una fondamentale tensione fra la continuazione con un approccio politico antidroga basato principalmente sulla repressione e il passaggio a un approccio maggiormente orientato verso la salute. Nonostante l’abbondanza di nuovi dati e numerosi studi individuali emersi da allora, non esiste una rassegna esauriente degli indicatori chiave o degli sviluppi dell’epidemiologia riguardante il consumo e il danno delle droghe illegali, né esistono interventi o alcuna legge/politica; questo documento cerca di colmare tale lacuna. Gli autori hanno cercato e recensito pubblicazioni su riviste, come pure rapporti chiave, pubblicazioni governative, indagini ecc. che riferivano informazioni e dati dal 2000. I dati importanti sono stati selezionati ed estrapolati per inserirli nella rassegna e successivamente raggruppati e riassunti narrativamente in categorie sottotematiche per argomenti principali.

Dipartimento Politiche Antidroga, Relazione Annuale al Parlamento 2015 sullo stato delle tossicodipendenze in Italia, Dipartimento Politiche Antidroga, Roma, 2015, pp. 691
Si consulti la parte 3: Interventi sanitari e sociali (rete dei servizi, trattamenti in carcere, segnalazione di reati).

Claudio Renzetti, Possono i servizi uscire dalla fortezza della solitudine? Educarci al welfare bene comune/1, in Animazione Sociale, n. 274 (giu.-lug. 2013), pp. 100-104
Secondo l’autore, sociologo clinico, oggi la disaffezione dei cittadini verso i servizi è alta, come pure i livelli di “paranoia e depressione” degli operatori. I cittadini faticano a trovare un senso ai servizi e questo processo di delegittimazione impedisce di vedere l’apporto del welfare per sopravvivere dentro l’attuale crisi. L’autore suggerisce alcuni possibili rimedi per cercare di uscirne.

Giovanni Pieretti, Enzo Grossi, Dalla drug addiction al benessere dell’individuo quale fenomeno socio-ambientale, in Sociologia urbana e rurale, a. 37, n. 106 (2015), pp. 89-100
Nel presente articolo gli autori descrivono un nuovo modello teorico-interpretativo rispetto al dibattuto tema delle dipendenze patologiche e quindi al correlato ambito della prevenzione, in grado di alterare lo stato psichico e fisico dell’individuo, pregiudicandone il funzionamento sociale ed economico oltre che, lo stato di salute. Gli autori illustrano come sia necessario passare da un approccio tecnicistico ad uno olistico, allargando la visione ad una prospettiva di prevenzione e cura, collegata alla relazione tra ambiente sociale e benessere dell’individuo.

Leopoldo Grosso, Dieci questioni di agenda politica sulle sostanze. Allestire adeguate condizioni per l’azione progettuale dei servizi per le dipendenze, in Animazione Sociale, a. 45, n. 292 (mag.-giu. 2015), pp. 23-29
Secondo l’autore, psicologo, psicoterapeuta e presidente onorario del Gruppo Abele, la crisi del welfare minaccia anche il lavoro di quanti, nei servizi, si occupano del consumo di sostanze. Una crisi finanziaria, ma, prima ancora, di tipo culturale e politico che irrigidisce la progettualità, incapace così di fare i conti con un originale contributo di ipotesi di lettura e di azione dentro l’evolversi dei problemi. Molte sono le questioni di una nuova agenda culturale e politica per una società che intenda misurarsi con le molte sofferenze connesse ai consumi di sostanze.

Educare senza punire. Oltre la droga e il disagio: quale progettualità?, Roma, pp. 11
Il documento, redatto a Roma il 2/12/1988, ha raccolto le adesioni delle seguenti associazioni: ACLI, AGESCI, Azione cattolica, Carcere e comunità, Caritas italiana, Centro studi zingari; CNCA (Coordinamento nazionale comunità di accoglienza), Comunità di S. Egidio; CSI (Centro Sportivo Italiano); FOCSIV (Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario), GIOC, LABOS, Opera Don Calabria.
Collocazione Biblioteca: B4906

Alfio Lucchini, Droghe, comportamenti, dipendenze. Fenomeni norme protagonismo, Franco Angeli, 2014, Milano, pp. 298
Il consumo di sostanze e i comportamenti di addiction fanno ormai parte in modo strutturale della società contemporanea. Il volume definisce, contestualizza e analizza tematiche attuali, ma che spesso ancora sono ignorate, a partire dalla natura dei comportamenti di addiction e degli aspetti patologici delle dipendenze. Vengono illustrate le diverse sostanze e i principali comportamenti di addiction; vengono proposti approfondimenti e descritti strumenti e pratiche di particolare valore e interesse di applicazione, con grande attenzione al gioco d’azzardo patologico e all’alcolismo, due tipi di dipendenza che sono all’origine di molteplici problematiche, anche sociali. Vasta e aggiornata è anche la rassegna normativa presentata, con le fonti di legge che regolano questo complesso settore, evidenziando lo sviluppo storico e il senso delle normative. Ampio e dettagliato, infine, il capitolo dedicato alle proposte di politiche di settore e al ruolo degli operatori del mondo delle dipendenze. Alfio Lucchini è medico, direttore di struttura complessa di psichiatria, specialista in psicologia medica, psicoterapeuta, direttore del Dipartimento delle Dipendenze della Asl Milano 2.
Collocazione Biblioteca: 17030

Alfio Lucchini, Società Consumi Dipendenze. Principi Contesti Servizi, Franco Angeli, 2014, Milano, pp. 254
Il volume nasce dalla necessità di comprendere i fenomeni sociali e sanitari legati alle tematiche dei consumi e delle dipendenze patologiche in Italia, analizzando anche le risposte possibili e le attività dei servizi di cura. Obiettivo dell’autore è di proporre elementi di base utili per affrontare il tema, a partire dalla natura dei comportamenti di addiction e degli aspetti patologici delle dipendenze. Vengono inoltre sviluppati focus di approfondimento teorici e proposti strumenti e pratiche di particolare valore e interessi applicativi. Non mancano poi illustrazioni di progetti e sperimentazioni, ampi riferimenti legislativi utili al lavoro quotidiano degli operatori dei servizi. Il volume vuole promuovere un maggiore interesse al tema tra studenti, professionisti e amministratori pubblici. Collocazione Biblioteca 16886

Area Immigrazione

Marcello D’Amico, Questione migratoria e un’ Europa davvero inclusiva. Flussi migratori, crisi economica, minacce terroristiche: sono le sfide che attendono il Vecchio Continente. Senza dimenticare i valori profondi che lo contraddistinguono, in Lavoro sociale, n. 2 (apr. 2016), vol. 16, pp. 58-60
La questione migratoria è tornata con forza nell’agenda europea per diversi motivi: a causa del forte impatto negativo che la crisi economica ha avuto sull’occupazione e sul reddito; per la continua minaccia di attentati terroristici che fomenta xenofobia e intolleranza e per l’inarrestabile flusso di migranti richiedenti protezione internazionale. Si tratta di sfide per gli Stati Nazionali sul rispetto dei diritti umani e sulla solidarietà. Per una maggiore coesione interna, l’Europa non può basarsi solo su misure di sicurezza e su controlli alla frontiera, è necessario puntare su adeguate politiche per l’accoglienza e l’integrazione e sulla definizione di un quadro legislativo comune. Nel 2005 la commissione europea ha definito 11 principi e le possibili conseguenti strategie di integrazione suggerite, sono inoltre stati messi a disposizione delle singole nazioni un portale, un manuale sull’integrazione e un forum. Nell’ambito della programmazione finanziaria 2014-2020 è stato istituito il FAMI – Fondo Asilo Migrazione e Integrazione. Infine nel 2015 la commissione europea ha pubblicato un rapporto sugli “Indicatori per l’integrazione degli immigrati”.

Andrea Canevaro, Superare l’emergenza. Appunti per un progetto ambizioso e necessario, in Educazione interculturale, n.1 (gen. 2016) – on line, vol. 14, pp. 7
L’autore, uno dei massimi esperti di pedagogia viventi, avverte che l’articolo è scritto con l’intenzione di non dare risposte nell’immediato, ma di proporre una logica di progetto che esige tempo. Gli annegati dei barconi, le vittime della negazione dei diritti, vittime dei trafficanti, forse a loro volta vittime degli impresari dell’illegalità che vive sull’ignoranza dei propri diritti e sul lavoro nero… Tutte queste situazioni ci chiedono di: inserire in maniera strutturale e stabile le informazioni sulla cittadinanza fatta di diritti e di doveri; farlo insieme, chi scappa dalle disperazioni e noi, che potremmo credere, sbagliando, di essere liberi e di saperla lunga; fare uscire, chi fugge le disperazioni, dall’emergenza e costruire, con loro, un progetto.

Rita Finco, Marion Jacoub, Minori stranieri non accompagnati. Comprendere una realtà complessa e contradditoria in una prospettiva etnoclinica, in Educazione interculturale, n. 1 (gen. 2016) – on line, pp. 5
Da 25 anni, la Francia e l’Italia affrontano un’immigrazione particolare chiamata, in termini di legge, minori stranieri non accompagnati (MSNA): sono ragazzi non ancora maggiorenni che hanno lasciato il loro Paese d’origine senza genitori o tutore legale. Questo fenomeno di erranza indipendente ha visto la sua intensificazione in questi ultimi anni, provocando nei differenti Stati europei una situazione caotica, in quanto le realtà istituzionali incaricate di occuparsi di questa popolazione non dispongono di strumenti sufficienti né di politiche nazionali coerenti. Le contraddizioni sono tali che i professionisti dei servizi minorili e di salute mentale sono in una posizione di smarrimento continuo che impedisce loro di pensarsi protagonisti nell’accoglienza, nell’accompagnamento e nella cura. In questo articolo vorremmo offrire al lettore una breve riflessione sull’argomento, soffermandoci in particolare su una situazione clinica, in quanto tale problematica che è già stata approfondita nel dibattito scientifico da un testo curato da una delle autrici. Sul tema si veda anche I minori stranieri non accompagnati in Italia. V Rapporto ANCI/Cittalia.

A cura di Alfredo Agustoni, Alfredo Alietti, Politiche abitative e mix sociale: considerazioni e analisi di caso, in Sociologia urbana e rurale, a. 37, n. 108 (2015), pp. 15-116
Il presente lavoro si propone di riflettere, attraverso più contributi, sul mix sociale, quale politica di contrasto alla disuguaglianza socio- spaziale. La questione relativa agli esiti della prossimità sociale e spaziale tra le differenze, negli ultimi vent’anni, è tornata ad essere centrale come dispositivo di governo nelle aree metropolitane nordamericane ed europee. La promozione del social-mix a livello di quartiere attraverso la coabitazione (co-housing) con segmenti di popolazione caratterizzati da maggiori risorse sociali, economiche e culturali raffigura una strategia assai diffusa nel contrasto alla crescente marginalizzazione e segregazione dei gruppi sociali ed etnici più vulnerabili. Si veda anche Neoliberalismo, migrazioni e segregazione spaziale. Politiche abitative e mix sociale nei casi europeo e italiano, nel n. 106 (2015)  pp. 118-136

Davide Pizzi, “Mi chiamo Svetlana e faccio la badante”. Imparare a considerare con uno sguardo politico i fenomeni delle nostre città, in Animazione Sociale, a. 45, n. 296 (dic. 2015), pp. 91-98
Le inadeguate politiche del welfare italiano dagli anni Novanta hanno costretto i cittadini dotati di maggiori possibilità economiche a rivolgersi all’assistenza privata per far fronte alle necessità di cura dei loro anziani: un welfare autogestito dalle famiglie, come lo definisce il Censis. Il numero di badanti in Italia è arrivato a 700.000, ma il loro costo per molte famiglie è diventato insostenibile. Su questi temi si interroga l’autore, con l’attenzione rivolta all’integrazione delle risorse pubbliche e familiari, ma anche alle condizioni di vita e di lavoro delle badanti.

Chiara Peri, Rifugiati: un banco di prova per l’Unione Europea, in Aggiornamenti Sociali, a. 66, n. 11 (nov. 2015), pp. 747-757
Il tema della gestione delle migrazioni ha assunto sempre maggior rilievo nella politica europea, fino a diventare centrale nel corso dell’estate 2015 per l’acuirsi della situazione e per l’impatto mediatico delle molte tragedie avvenute. L’autrice, responsabile dei rapporti internazionali del Centro Astalli, in questo breve lavoro descrive il quadro della situazione degli ultimi mesi, indaga sulle decisioni che sono state prese dalle istituzioni europee al riguardo, evidenziandone alcune lacune.

Mariarosa Pipponzi, Stranieri e prestazioni assistenziali: il punto della situazione dopo le pronunce della Corte costituzionale sull’art. 80 co. 191. n. 388 del 2000, in Diritto Immigrazione e Cittadinanza, a. 17, n. 1 (2015)
L’articolo ricostruisce il percorso delle norme sulla fruizione delle provvidenze e delle prestazioni di assistenza sociale da parte di stranieri titolari di carta di soggiorno o di permesso di soggiorno di durata non inferiore a un anno. In seguito all’introduzione di forti limitazioni con l’art. 80 co. 191. n. 388/2000, alcuni giudici del lavoro presentarono ricorso alla Corte costituzionale, ritenendo l’ultima norma discriminatoria. L’articolo analizza e commenta le prime pronunce della Corte costituzionale in merito.

A cura di Andrea Bassi e Giuseppe Moro, Politiche sociali innovative e diritti di cittadinanza.  Franco Angeli, 2015, Milano, pp. 271
Il testo analizza le politiche sociali e le loro implicazioni relativi al tema dei diritti sociali e di cittadinanza, con particolare riferimento a tre aree: famiglia e infanzia, invecchiamento attivo, immigrazione, al fine di individuare principi, metodologie e pratiche innovative, nonché gli esiti prodotti nei contesti sociali. Concetti come partecipazione, partnership, cittadinanza e advocacy, si rivelano fattori trasversali strategici per politiche sociali adeguate e personalizzate, nella prospettiva di un nuovo welfare inclusivo, partecipato e attivo.
Collocazione Biblioteca: 17094

Leonardo Cannavò… [et al.], Inclusione sociale. Prospettive-Approcci–Ricerche. Bonanno, 2014, Catania, pp. 208
Inclusione, integrazione, assimilazione, cittadinanza, e altri concetti ancora, descrivono in modo diverso quando e come le minoranze (sociali, etniche, linguistiche, migratorie) riescano a inserirsi nella più ampia società. Il libro, che nasce da una giornata di studi tenutasi alla Sapienza nel 2012, racconta come districarsi fra i molti approcci e problemi, che investono sia le basi teoriche sia i temi urgenti delle politiche sociali e del lavoro sia ancora le esperienze empiriche, tutte condotte secondo un approccio “mixed methods” nella consapevolezza della complessità dei temi ma anche delle possibili soluzioni all’esclusione sociale.
Collocazione Biblioteca 17018

A cura di Eide Spedicato Iengo, Vittorio Lannutti, Claudia Rapposelli, Migrazioni femminili, politiche sociali e buone pratiche. Narrazione di sé fra segnali di inclusione e distanze sociali, Franco Angeli, 2014, Milano, pp. 252
Frutto di una ricerca sull’inclusione sociale e lavorativa delle donne immigrate, il testo approfondisce i nodi problematici ancora presenti nel loro quotidiano. Le quaranta storie di vita analizzate hanno portato all’identificazione dei fattori sui quali va concentrata l’attenzione per consolidare le “buone pratiche” utili ad attivare relazioni costruttive fra autoctoni e stranieri. Un libro per tutti coloro che sono interessati alla conoscenza del fenomeno migratorio declinato al femminile, dai ricercatori ai decisori pubblici, dagli assistenti sociali a coloro che operano nelle organizzazioni di advocacy e nei servizi per le politiche migratorie, sia nel settore pubblico che nel Terzo Settore.
Collocazione Biblioteca: 16863

A cura di Adriano Cancellieri ed Elena Ostanel, Immigrazione e giustizia spaziale. Pratiche, politiche e immaginari, in Mondi migranti, n. 1 (gen.-apr. 2014), pp.21-136
La presente monografia è dedicata al concetto di “giustizia spaziale”, che fatica a trovare un adeguato riconoscimento nel dibattito scientifico in Italia, nonostante abbia una crescente, ancorchè discussa, visibilità a livello internazionale. Il presente lavoro è il risultato di un percorso collettivo che vuole far dialogare fra loro differenti prospettive disciplinari (sociologia, antropologia e urbanistica) rispetto ad alcuni dei principali ambiti di ricerca degli studi sull’immigrazione: casa, lavoro, spazio pubblico e scuola. Obiettivo di questo lavoro è quello di analizzare in maniera riflessiva se il concetto di giustizia spaziale possa costituire una lente efficace per indagare i processi migratori e, più in generale, i processi di territorializzazione della differenza nelle città contemporanee.

Giovanni F. Ricci, Samantha Armani, Cittadinanza attiva e cultura euro mediterranea. Buone pratiche interculturali per una politica inclusiva, Franco Angeli, 2014, Milano, pp. 259
Di fronte a una cultura euromediterranea caratterizzata oggi da tensioni e violenze, osserviamo come essa costituisca, più che un insieme di culture, un unico bacino culturalmente attivo nel quale le ragioni della convivenza e della pacificazione possono trovare un terreno privilegiato per sviluppare valori di ricchezza, dialogo, integrazione e inclusione. In questa prospettiva il testo si prefigge lo scopo di raccogliere esperienze particolarmente significative messe in atto a livello comunitario da parte di istituzioni europee, autorità locali, organizzazioni non governative e centri di formazione professionale, e volte a favorire un’educazione alla responsabilità in grado di includere in una cittadinanza attiva.
Collocazione Biblioteca: 16780

Area penale

Pietro Buffa, Accompagnare i detenuti alla vita libera, in Animazione Sociale, a. 46, n. 301 (mag.-giu. 2016), pp. 18-28
Secondo l’autore, tra chi oggi opera in carcere è diffusa la convinzione che con molti detenuti sia impossibile preparare le dimissioni quando si avvicina il fine pena, ossia progettare percorsi di reinserimento sociale. E’ una convinzione motivata dal fatto che le persone in carcere appaiono prive di risorse personali, familiari e sociali su cui poter far leva per progettare il dopo. Le pagine di questo articolo documentano come costruire un’altra prospettiva di lavoro e di senso sia possibile.

Giorgia Stefani, Dalla certezza della pena alla certezza del recupero. Misure alternative: i primi risultati della ricerca, in Sempre, a. 39, n.3 (mar. 2016), pp. 36-38
L’articolo illustra i primi risultati del progetto “Reducing prison population: advanced tools of justice in Europe”, inserito nel progetto europeo Criminal Justice e coordinato dall’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, un progetto finalizzato al miglioramento delle conoscenze e allo scambio di misure innovative sulle pratiche alternative alla detenzione, sia nella fase pre che post processuale. Dal punto di vista di questa associazione, pensare alle alternative al carcere non significa solamente ridurre la popolazione carceraria, ma progettare percorsi integrali di recupero. Ne sono un esempio la “Comunità educante con i carcerati” e il progetto “Acero” rivolto a detenuti da ospitare in comunità perché senza casa e famiglia. Segue un’intervista a S. Zanni, coordinatrice del progetto sulla funzione riabilitativa della pena. Altro materiale sul progetto si trova al link:

Simona Materia, Welfare penitenziario e percorso di vita dei migranti, in Studi sulla questione criminale, a. 9, n. 1-2 (2014), pp. 65-80
Il carcere è a volte la prima istituzione italiana con cui entrano in contatto i migranti dal momento del loro arrivo in Italia. Proprio al suo interno essi hanno modo di usufruire di alcuni servizi, quali, ad esempio, l’istruzione, l’apprendimento della lingua italiana e la formazione lavorativa, e di avere l’opportunità di lavorare in regola. Nel presente lavoro l’autore analizza, con riferimento agli stranieri di sesso maschile che transitano per il carcere, se questo passaggio attraverso la detenzione rappresenti una tappa del processo di inclusione subordinata dei migranti, o sancisca la loro esclusione dalla società italiana. Per capire se il “welfare penitenziario” giochi un ruolo importante in questo processo di integrazione, l’autore prende in esame i racconti di vita di migranti recidivi e regolarmente residenti intervistati nel 2011 in Umbria, dai quali evince se hanno avuto modo di beneficiare di nuove opportunità – in particolare istruzione e lavoro – e quale sia stata la reale utilità della detenzione ai fini dell’inclusione e dell’inserimento nel mercato del lavoro.

Ruggero Capra, Il sapere professionale dell’assistente sociale innanzi alle pressioni erosive del welfare state: uno studio di caso nel settore delle misure alternative alla detenzione in Italia, in Autonomie locali e servizi sociali, a. 38, n. 1 (apr. 2015), pp. 107-125
L’articolo si propone di far luce sul possibile divario, o al contrario sulla possibile coerenza esistente, tra gli assunti della professione degli assistenti sociali e quanto accade nella realtà operativa del loro lavoro. Tale domanda viene intrecciata con un’altra che riguarda la trasformazione della società: come reagiscono gli assistenti sociali ai processi di erosione del welfare state? Da un lato si analizzano le caratteristiche del sapere professionale nel settore delle misure alternative alla detenzione in Italia, dall’altro si esplora come il medesimo sapere sia stato utilizzato nell’ipotesi che il neoliberismo rappresenti una forza erosiva del welfare state.

Ennio Tomaselli, La carta dei figli dei genitori detenuti, in Minorigiustizia, n. 3 (2014), pp. 175-183
L’articolo riporta e commenta il testo della “Carta dei figli dei genitori detenuti”, un Protocollo d’intesa sottoscritto il 21 marzo 2014 dal Ministero della Giustizia, dall’Autorità garante per l’Infanzia e l’Adolescenza e dalla onlus Bambinisenzasbarre. Mancava infatti ancora un documento ufficiale dedicato ai diritti dei figli dei detenuti, sostanzialmente basati sull’esigenza di mantenere i rapporti con i genitori in carcere.

Area privato sociale

Massimo Campedelli … [et al.], Caratteristiche e transizioni del non profit in Italia, in Politiche Sociali, a. 3, n. 1 (gen.-apr. 2016), pp. 21-122
Lo scopo di questo focus è quello di aggiungere analisi e considerazioni al dibattito sulla riforma del Terzo settore, attualmente in discussione in Parlamento, dibattito che negli ultimi quarant’anni è andato crescendo in ambito politico e mutidisciplinare. Si propone inoltre di offrire indicazioni di metodo per affrontare uno scenario complesso dal punto di vista politico, giuridico ed economico. I contributi presenti nel focus si concentrano su alcune linee di riflessione. Sulla prima, che riguarda la “demografia” delle istituzioni no-profit, sono centrati i seguenti contributi: “Il non profit: conoscenza e cambiamento” di M. Campedelli e G. B. Sgritta, “Cambiamenti organizzativi e ruolo societario delle organizzazioni di Terzo settore” di M. Lori e E. Pavolini. L’articolo di F. Deriu e D. De Francesco analizza le “Differenze di genere nell’occupazione, l’organizzazione e la gestione delle istituzioni non profit in Italia”; l’articolo di G. P. Barbetta e R. Lodigiani “In or out? Le società di mutuo soccorso tra Terzo settore e welfare plurale” affronta il tema dei confini tra settore no profit ed economia sociale; infine il contributo di S. Busso ed E. Gargiulo “«Convergenze parallele»: il perimetro (ristretto) del dibattito italiano sul Terzo settore” è una rassegna (non esaustiva) degli studi sul tema fatti negli ultimi quarant’anni.

A cura di Franco Floris, Buona economia senza buone istituzioni? Prime riflessioni dopo la legge delega sul Terzo settore e impresa sociale, in Animazione Sociale, a. 46, n. 300 (apr. 2016), pp. 3-13
Nell’intervista a Luca Fazzi, docente di Sociologia presso l’Università di Trento ed esperto di temi del Terzo settore e di cittadinanza attiva, si affrontano interrogativi su come dare futuro al Terzo settore e all’impresa sociale dopo l’approvazione della legge delega.

Welforum: Rivisitare il rapporto tra enti pubblici e del privato sociale, in Prospettive Sociali e Sanitarie, a. 45 n. 2.2 (giu. 2015), pp. 3-33
La monografia prosegue (dopo il numero di maggio) la pubblicazione di articoli tratti dagli interventi al Seminario Welforum dal titolo “Verso una nuova strategia di relazione tra enti pubblici ed enti del privato sociale”, tenutosi a Firenze il 4-5 dicembre 2014. Vengono qui presentate le esperienze locali, portate avanti in diversi territori italiani, sulla coprogettazione, la domiciliarietà, l’officina partecipata, le abitazioni assistite, il welfare comunitario, le integrazioni tra le professioni sociali. Nel numero successivo (a. 45, n. 2.1, mag. 2015, pp. 1-31) troviamo la monografia Costruire nuove relazioni tra enti pubblici e privato sociale. Speciale welforum, dove sono presentate le relazioni più di taglio politico, nazionali e regionali, aggiornate seguendo l’iter parlamentare della riforma del Terzo settore

A cura di Matteo Olivo, Il farsi impresa di un’impresa che si vuole sociale. Quel che il nostro tempo richiede alle imprese sociali per una co-produzione del welfare, in Animazione Sociale, n. 291 (2015), pp. 3-12
Intervista a Stefano Zamagni, docente di Economia politica presso l’Università di Bologna, secondo il quale la cooperazione sociale e il terzo settore, facendo leva sullo spirito imprenditoriale che hanno accumulato nella loro storia, oggi sono chiamati a lavorare a una nuova fase imprenditiva che può prendere forma dal confronto tra terzo settore, imprese profit, pubbliche istituzioni.

A cura di Lucia Boccacin, Annette Zimmer, La morfogenesi del terzo settore: approcci e prospettive internazionali, in Sociologia e Politiche Sociali, n. 3 (2015), vol.18, pp. 5-171
Questo numero della rivista propone una riflessione sulle organizzazioni di terzo settore in Europa, alla luce di studi e analisi condotte in Germania, Inghilterra, Spagna, Irlanda, Croazia e Italia. Le analisi condotte entro i diversi contesti consentono di chiarire le peculiarità della presenza del terzo settore a livello internazionale, il suo apporto distintivo, i tratti qualificanti e quelli di criticità. Il quadro complessivo che emerge è quello di un settore sociale composito, differenziato e in profonda trasformazione sotto il profilo culturale, organizzativo e operativo. Chiudono la rivista due ricerche che parlano rispettivamente del volontariato giovanile in Emilia Romagna e di come la mutua sanitaria Cooperazione Salute di Trento possa essere un caso di innovazione sociale

A cura di Matteo Orlandini, Niels Akestrom Andersen, Partnership e interfacce regolative oltre il welfare state, in Sociologia e Politiche Sociali, n. 1 (2015), pp. 9-102
La monografia vuole continuare la riflessione sulle partnership sociali con un taglio teorico ed empirico. Il primo contributo approfondisce il concetto di partnership come forma del contratto. Il secondo presenta lo sviluppo del modello sociale tedesco di partenariato tra Stato sociale e società civile organizzata: sotto l’onda della liberalizzazione del corporativismo, questo modello rischia oggi di ridursi a un universo in cui esistono solo Stato e mercato. Il terzo contributo svolge il tema della partnership dal punto di vista dell’incertezza che oggi caratterizza il sistema del welfare. Infine l’ultimo articolo indaga sulle partnership attraverso i dati raccolti con l’ultimo Censimento Istat sulle Istituzione Non Profit.

Massimo Tagarelli. La partecipazione del terzo settore nella pianificazione di zona. Sinergie e occasioni perse per la costruzione del welfare locale?, in Autonomie locali e servizi sociali,  n. 1 (apr. 2014), pp. 81-94
L’articolo mira a riflettere sulle discrasie esistenti tra enunciazione formale e pratiche reali nei modelli di governo della programmazione sociale. L’ipotesi che l’autore cerca di indagare è che una delle ragioni per cui la costruzione partecipata della pianificazione di zona si presenta in modo difforme e discontinuo sul territorio risiede nel fatto che l’élite politico-amministrativa faccia fatica ad adeguarsi a un modello di governo declinato in termini di “governance” piuttosto che di “government” e, soprattutto, a identificare il terzo settore come parte sociale nel processo di costruzione allargata delle politiche pubbliche.

Area povertà ed esclusione sociale

Maurizio Motta, Quanti sono i poveri? Come misurare la povertà e a quale scopo, in Prospettive Assistenziali, n. 195 (lug.-set. 2016), pp. 8-15
I dati che l’Istat presenta periodicamente sulla povertà in Italia (quante sono le famiglie povere e qual’è la soglia di povertà) devono essere utilizzati con attenzione al loro significato e al modo con il quale sono stati ricavati. Ad esempio, non sono strumenti adatti per definire quando e quanto erogare un contributo di sostegno al reddito, nè identificano adeguatamente tutte le risorse che compongono la condizione economica di una famiglia, perchè ignorano i patrimoni mobiliari e immobiliari posseduti. Impressionanti le differenze fra le rilevazioni dell’Istat e quelle del Comune di Torino in materia di povertà. L’autore propone una riflessioni su metodi alternativi utilizzabili.

Francesco Maggio, Economia decente. Come crescere senza umiliare le persone, Edizioni Gruppo Abele, Torino, 2016, pp. 155
L’autore prende spunto dall’invito di papa Francesco ad elaborare un’economia “decente”, cioè adeguata alla dignità umana. Il libro contiene numerose informazioni sull’andamento dell’economia mondiale e di quella italiana con particolare riguardo all’industria, alla borsa, alle banche. Vengono forniti molti dati riguardanti fatti di cronaca economica anche molto recenti, con una critica all’organizzazione a livello mondiale dell’economia che produce sempre maggiore povertà. Si cerca di proporre un cambiamento rispetto al presente che tenga in maggiore considerazione i fattori di equilibrio nella programmazione politica ed economica. Francesco Maggio è giornalista ed economista e scrive sui rapporti fra etica, economia e società civile. Collocazione Biblioteca: 17635

 Massimo Baldini, Troppi bambini poveri in Italia, in Prospettive Sociali e Sanitarie, a. 46, n. 3.1 – 3.2 (lug. 2016) – on line, pp. 46-47
In Italia nel 2015 il rischio di povertà è aumentato soprattutto per le coppie con due figli. Sono poveri circa un milione di bambini. Rimane invece sostanzialmente stabile la quota degli anziani. Il fenomeno riguarda tutta l’area euro. Si nota però un cambio di rotta nelle politiche, avvenuto con la delega al governo per il contrasto alla povertà, che prevede la nascita del reddito di inclusione, una forma di reddito minimo per le famiglie in grave povertà, condizionato dalla partecipazione a un percorso di inclusione e per ora riservato a nuclei con minori, disabili o disoccupati anziani.

A cura di Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Direzione generale per l’inclusione e le politiche sociali, Come contrastare la grave emarginazione adulta. Far fronte alla sofferenza urbana, in Animazione Sociale, a. 46, n. 301 (mag.-giu. 2016), pp. 29-72
Questo inserto ospita le “Linee di indirizzo per il contrasto alla grave emarginazione adulta in Italia. Approvate in Conferenza Unificata il 5 novembre 2015 “(Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali), indicazioni preziose, frutto dell’elaborazione di chi opera a contatto con storie di povertà estrema. La grave emarginazione adulta è un problema sociale in aumento. Essa è un intreccio di povertà di beni materiali, di competenze, di possibilità e capacità, che si combinano in situazioni di fragilità personali multidimensionali e complesse, le quali conducono alla deprivazione e all’esclusione sociale di chi ne è colpito. Varie sono le storie delle persone in povertà estrema che sopravvivono nelle strade delle città. Un disagio sociale profondo, ancora troppe volte affrontato con logiche emergenziali o residuali. Sul tema si veda anche l’articolo di Caterina Cortese, Anna Zenarolla, Housing First: una sfida per il contrasto alla grave marginalità e l’accesso alla casa anche in Italia, in Autonomie locali e servizi sociali, a. 39, n. 1 (apr. 2016), pp. 179-193

Paolo De Nardis … [et al.], Le città nella crisi, in RPS : La rivista delle politiche sociali. n. 1 (gen.-mar. 2016), pp. 7-182
In un tempo in cui la maggior parte della popolazione mondiale vive nelle città e in cui mutamenti strutturali e recessione economica hanno impatti significativi sulle condizioni di vita delle persone, la «questione urbana» si impone con urgenza. Questa monografia indaga le politiche urbane messe in campo per far fronte alla crisi, con uno sguardo anche alle soluzioni innovative sperimentate in alcune realtà locali. Un focus specifico è riservato alle periferie, luoghi stigmatizzati dove vivono i soggetti e i gruppi maggiormente colpiti dai mutamenti degli assetti socioeconomici.

 A cura di Teresa Bertotti, Valentina Zanetello, Il servizio sociale di fronte alle nuove povertà. Un percorso di riflessione, in Prospettive Sociali e Sanitarie, n. 1.1 (2016), pp. 30-42
Si tratta di due contributi sul tema della povertà e del ruolo degli assistenti sociali in questo ambito presentati al Convegno “Il servizio sociale di fronte alla sfida delle nuove povertà” (Castiglione Olona, ottobre 2015). Nel primo (“Il servizio sociale di fronte alla sfida delle nuove povertà” di Maria Antonietta Masullo e Valentina Zanetello) le autrici prendono spunto dal codice deontologico della professione di assistente sociale per riflettere sulle sfide che questa deve affrontare di fronte all’emergere di nuove forme di povertà. Nel secondo (“Nuove povertà: sguardi e traiettorie del servizio sociale” di Cecilia Menefiglio e altri), a partire da una riflessione sui diversi significati del termine povertà e sulle conseguenze di esclusione sociale a cui le persone povere vanno incontro, si propone un’analisi dei diversi modi di reagire delle persone alla povertà.

 Lorenzo Bandera, Chiara Lodi Rizzini e Franca Maino, La povertà alimentare, in Il Mulino, n. 2 (2016), vol. 65, pp. 259 -267
Il welfare italiano è sottoposto a due grandi pressioni che ne condizionano efficienza ed efficacia: da una parte i vincoli di bilancio, dall’altra l’aumento dell’indigenza, dovuta solo in parte alla crisi del 2008. I dati legati ai consumi alimentari, a dispetto dell’abbondanza di risorse disponibili nei Paesi europei, Italia compresa, dimostrano come sempre più persone riducano gli acquisti alimentari e non siano in grado di accedere ad alimenti in modo sufficiente a garantire una vita sana (povertà alimentare). L’Europa, a partire dal 2014, ha dunque messo a disposizione un Fondo di aiuti Europei agli indigenti (Fead) a cui si affiancano in Italia alcune misure varate con la Legge di stabilità. La povertà alimentare si accompagna però spesso anche ad altri bisogni: di lavoro, salute, contatto umano, bisogni a cui spesso cerca di far fronte il privato sociale insieme ai servizi pubblici. La partnership pubblico-privato sembra dunque tentare di rileggere e ricodificare bisogni, risorse e soluzioni dettate dall’aumento della povertà e, di conseguenza, l’insicurezza alimentare.

Daniela Mesini .. [et al.], Il nuovo ISEE nei servizi sociali, in Prospettive Sociali e Sanitarie, n. 1.1 (2016), pp. 1-24
Si tratta di una raccolta di tre articoli sul tema del nuovo ISEE (indicatore della situazione economica equivalente, DPCM 159/2013), tratti dal seminario Welforum tenutosi a Milano il 13 novembre 2015. Nel primo articolo (“Stato di recepimento dell’ISEE e adempimenti necessari” di Daniela Mesini) l’autrice, economista dell’Istituto per la Ricerca Sociale, informa sullo stato di applicazione del nuovo indicatore e pone l’accento sui problemi incontrati dagli enti erogatori di prestazioni sociali o socio-sanitarie nell’adeguamento alla nuova normativa. Nel secondo articolo (“ISEE: principali questioni applicative e punti di attenzione” di Maurizio Motta) l’autore, docente universitario ed esperto di welfare, analizza i principali nodi applicativi dell’ISEE utilizzando le informazioni raccolte da Regioni e Comuni attraverso un questionario. Infine l’ultimo articolo (“Nuovo ISEE e servizi sociosanitari e socio-assistenziali a Firenze” di Andrea Francalanci e Raffaele Uccello) illustra l’esperienza dell’applicazione del nuovo indicatore alle prestazioni sociali erogate dal Comune di Firenze dove gli autori sono amministratori.

 Alessandro Martelli, Lotta alla povertà e articolazione locale delle policies. Il caso della carta acquisti sperimentale, in Sociologia urbana e rurale, a. 38, n. 110 (2016), pp. 107-123
La Carta acquisti sperimentale, realizzata in 12 Comuni italiani nel periodo 2014-2015, ha proposto una combinazione fra erogazione monetaria e forme di inclusione attiva di tipo socio-lavorativo. L’articolo propone una ricognizione comparativa del processo di implementazione della Carta dei Comuni coinvolti, mettendo in luce le implicazioni e gli aspetti emergenti in relazione a un possibile schema nazionale di reddito minimo che si ponga come livello essenziale delle prestazioni.

Censis, 49° Rapporto sulla situazione sociale del paese 2015, Franco Angeli, Milano, 2015, pp. 532
Giunto alla 49ª edizione, il Rapporto Censis interpreta i più significativi fenomeni socio-economici del Paese nella fase di ripresa che stiamo attraversando. Le Considerazioni generali introducono il Rapporto sottolineando come la società stia seguendo uno sviluppo fatto sulla sua storia di lungo periodo, sulla capacità inventiva, sulla naturalezza dei processi oggi vincenti: un impasto che connota il «resto» che non entra nella cronaca e nel dibattito socio-politico, e non accede al proscenio della visibilità mediatica, ma anima il «racconto» reale del Paese. Nella seconda parte, «La società italiana al 2015», vengono affrontati i temi di maggiore interesse emersi nel corso dell’anno, descrivendo una società sconnessa a bassa autopropulsione, ma anche i punti di ripartenza (e trasformazione) dell’Italia, nonostante politica e società siano ancora fuori sincrono. Nella terza e quarta parte si presentano le analisi per settori: la formazione, il lavoro e la rappresentanza, il welfare e la sanità, il territorio e le reti, i soggetti e i processi economici, i media e la comunicazione, la sicurezza e la cittadinanza.
Collocazione Biblioteca: 01R49

Maurizio Motta, Questioni da non eludere per costruire un reddito minimo, in Prospettive Sociali e Sanitarie, a. 45, n. 4.2 (dic. 2015), p. 8-12
E’ in corso un vivace dibattito politico riguardo alle misure da prendere contro la povertà e si va nella direzione di promulgare un “Piano nazionale contro la povertà” nella legge di stabilità 2016. L’autore, docente di politiche e servizi sociali, auspica che siano definiti con precisione i meccanismi dell’intervento da costruire e vengano messi a fuoco efficacemente i nodi sui quali esprimere le scelte politiche: come conciliare le nuove misure riguardanti l’istituzione del reddito minimo con le preesistenti; come impostare il tema delle pensioni e degli assegni sociali; come allestire percorsi di inserimento sociale e lavorativo; come misurare la condizione economica (uso dell’ISEE); quali limiti e procedure fissare per usufruire dei servizi garantendo equità.

A cura di Alessandro Martelli, La carta Acquisti Sperimentale per la lotta alla povertà, in Autonomie locali e servizi sociali, n. 3 (dic. 2015), pp. 347-497
La lotta alla povertà costituisce uno dei nuclei centrali dei sistemi di welfare e, in questo senso, può dunque essere riconosciuta come missione fondativa delle politiche socio-assistenziali. Nel corso del tempo, la lotta alla povertà ha assunto forme e ha seguito finalità e criteri assai differenziati e variabili, in rapporto all’idea stessa di povertà, alla sua definizione e alla sua misurazione, alla sua genesi e ai fattori intervenienti. Nella monografia i diversi contributi analizzano la Carta Acquisti sperimentale nel suo disegno politico e nella sua attuazione, attraverso i casi di diverse città italiane.

A cura di Giulio Cederna, Atlante dell’infanzia (a rischio). Bambini senza. Origine e coordinate delle povertà minorili, in Save the Children, Roma, 2015,102
Il “senza” del titolo rimanda a una condizione di privazione ed esclusione che tanti, troppi bambini sperimentano ancora oggi nel nostro paese e che viene esplorata in questo nuovo Atlante, attraverso mappe e grafici. L’inserimento dei dati in un sistema informatico facilmente aggiornabile e flessibile e la loro rappresentazione in forma di mappe e cartogrammi tramite il sistema GIS, consentono una visione simultanea, riassuntiva e comparativa dei fenomeni che aiuta a leggere i bisogni dei territori, a orientare le scelte e i programmi di intervento. Per arricchire il quadro informativo si è scelto di integrare la ricerca con un reportage realizzato dal fotografo Riccardo Venturi che, come l’anno scorso, ha accompagnato Save the Children lungo le strade, i quartieri, i luoghi educativi e di relazione, battuti dall’Atlante. Questi i titoli dei capitoli: La mafia uccide anche i bambini; Corruzione dei minori; Bambini senza stato; La crisi del capitale; Altri senza nell’età dell’innocenza.

Fondazione Emanuela Zancan, Cittadinanza generativa. La lotta alla povertà. Rapporto 2015, Il Mulino, Bologna, 2015, pp. 181
Il «welfare generativo» prefigura politiche capaci di andare oltre l’assistenzialismo e porre un freno alla dissipazione delle risorse disponibili. La «cittadinanza generativa» è un cambio di paradigma verso nuovi modi di essere società. Chiede ad ogni persona di contribuire alla lotta alla povertà e alla disuguaglianza, mettendo in campo le proprie capacità a «corrispettivo sociale». In questo modo chi beneficia di aiuti di welfare può entrare in gioco attivamente e aiutare ad aiutarsi, così da generare dividendo sociale. Il volume si divide in tre parti. Nella prima parte vengono presentati esempi di welfare generativo e degenerativo, evidenziando modi per riconvertire la spesa sociale da costo a investimento. Nella seconda si illustra come valorizzare al meglio le risorse e le capacità a disposizione, facendo della lotta alle disuguaglianze un’area di investimento e sviluppo sociale. La terza parte affronta il tema delle innovazioni giuridiche necessarie per facilitare pratiche di tipo generativo, a livello locale, regionale e nazionale.
Collocazione Biblioteca: 33R15

 Pierluigi Dovis, Per carità e per giustizia, Il welfare delle parrocchie, Edizioni Gruppo Abele, Torino,  2015, pp. 139
Il welfare “ecclesiale” tra delega e responsabilità è il tema che attraversa il libro dell’autore, una rassegna documentata sull’evoluzione della povertà che, a seguito della crisi e più in generale della carenza di adeguate politiche di intervento, continua a interessare le comunità. Il testo descrive chi sono i poveri che arrivano alle parrocchie e le loro esigenze, e come le comunità parrocchiali si “inventano” nuovi modi di accompagnare le persone che non trovano risposte in altri servizi. Pierluigi Dovis è Direttore della Caritas diocesana di Torino.
Collocazione biblioteca: 17233

A cura di Luca Ricolfi e Rossana Cima, Disuguaglianza economica in Italia e nel mondo. Dossier 1/2015, Fondazione Hume, 2015, pp.89
Il dossier della Fondazione David Hume, che analizza più di 50 anni di storia della diseguaglianza in quasi tutti i paesi del mondo, fornisce una base di dati ampia e relativamente completa per provare a fornire qualche risposta all’interrogativo seguente: è vero che le diseguaglianze stanno crescendo in modo esplosivo nel mondo? Nel dossier, ogni qual volta sono presentati dati o elaborazioni (altrui o originali), vengono sempre esplicitate le fonti e i metodi di analisi, che sono poi ulteriormente dettagliati in appendice. Il primo capitolo è una breve rassegna di alcuni dei più importanti e recenti studi sulle disuguaglianze. Il secondo capitolo presenta una nuova stima dell’andamento della disuguaglianza mondiale, tra i paesi e entro i paesi, dal 1950-60 al 2012, ricostruito a partire dalla base dati più esaustiva tra quelle accessibili, sia in termini di nazioni sia in termini di rilevazioni nel tempo. Nel terzo capitolo viene presentata la dinamica dei due gruppi che occupano le posizioni estreme nella distribuzione dei redditi: i super ricchi e le persone in condizione di povertà. Il quarto mostra l’andamento della disuguaglianza in Italia, analizzando dapprima l’evoluzione della disuguaglianza nazionale dei redditi e del numero di famiglie in difficoltà, poi il divario Nord-Sud. La frattura tra Nord e Sud Italia viene esaminata anche nell’ultimo capitolo, dedicato al peso e alla consistenza della cosiddetta Terza società.

A cura di Massimo Santinello e Marta Gaboardi, Marginalità estreme, in Psicologia di Comunità, n. 2 (2015) pp. 9-92.
La parte monografica di questo numero raccoglie i seguenti contributi: – “Povertà e marginalità: quali strategie in tempo di crisi?”, di F. Disperati, M. Gaboardi, M. Santinello; – “Housing First: successo, modelli e sfide politiche”, di M. Lancione; – “Dalla marginalità verso l’empowerment: le famiglie di Bolognaland”, di D. Corna, Enrica Sibillio, C. Albanesi; – “Percorsi di impoverimento al femminile”, di A. Zenarolla; – “La promozione della salute del territorio per la gestione delle marginalità sociali a fronte della crisi economica. Esperienze progettuali per il riassetto delle interazioni nella comunità”, di G.P. Turchi, D. Cigolini, P. Ferrari; – “Dall’inclusione alla coesione sociale: riflessioni dalla “strada” alla luce del concetto di proscialità reciprocante”, di V. Rosa, P. Luengo Kanacri.

A cura di Vito Peragine, Povertà e politiche di inclusione sociale. Differenze e confronti territoriali, Carocci, 2014, Roma, pp. 182
Il volume affronta il tema della povertà e delle politiche di inclusione sociale a partire dal caso-studio della Regione Puglia, ma offrendo analisi di interesse generale. I diversi contributi toccano problemi cruciali e spesso insidiosi che andrebbero affrontati in vista dell’introduzione, anche nel nostro Paese, di una misura universale di contrasto alla povertà, sia essa il reddito minimo o il supporto per l’inclusione attiva o una qualche altra forma di sostegno alle persone e alle famiglie in stato di disagio economico. Affronta il tema di chi sono i poveri, come individuarli e come individuare efficacemente i beneficiari di una politica di inclusione. Intorno a queste domande, che pongono questioni metodologiche, analitiche e normative di non facile natura, si snoda il volume.
Collocazione Biblioteca: 17150

Emanuela Ranci Ortigosa … [et al.], La misurazione del benessere per orientare le politiche territoriali, in Prospettive Sociali e Sanitarie, n. 3 (2014), pp. 1-29.
Questo numero monografico raccoglie alcuni degli interventi presentati il 26 marzo 2014 a un seminario organizzato da Wellforum, in collaborazione col Comune di Genova, nel corso del quale si è affermato che, per misurare il benessere, occorre un approccio diverso da quello focalizzato solo sullo sviluppo economico, misurabile come PIL. Il benessere è quello delle persone, riguarda la loro condizione di vita; inoltre il benessere a livello sociale e di contesto non è determinato dalla mera somma dei benesseri individuali. Oltre a considerare i vari indicatori di povertà, sviluppo, benessere elaborati da diverse istituzioni internazionali e locali, i contributi pubblicati sono orientati anche a misurare il benessere in relazione alle politiche sociali territoriali, presentando diverse esperienze, come quelle riguardanti le città di Barcellona e di Genova.

Area lavoro

Paolo Roberto Graziano … [et al.], Le politiche per l’occupazione giovanile in Europa, in Politiche Sociali, a. 3, n. 2 (mag.-ago 2016), pp. 219-310
Questo focus monografico raccoglie i seguenti contributi: “Youth unemployment policies: beyond school-to-work transition policies”, di P. R. Graziano, P. Vesan; “Plus ca change…? Innovation and continuity in UK employment policy during the Great Recession”, di A. Tassinari, K. Hadjivassiliou, S. Swift; “NEETs. Can the Dutch meet their needs?”, di S. Bekker, S. Klosse; “Per uno schema europeo di sostegno alle transizioni attive: prime riflessioni a partire dalle politiche per l’occupazione giovanile in Italia”, di P. Vesan; “Le prospettive occupazionali dei giovani al termine dei percorsi di istruzione e formazione in Italia e in Europa alla luce dell’indicatore europeo sulla transizione scuola-lavoro”, di R. Cascioli. Sullo stesso tema anche l’articolo a cura di Alessandro Martelli, Le politiche giovanili in Europa: sviluppo, articolazione e recenti tendenze, in Autonomie locali e servizi sociali, a. 37, n. 3 (dic. 2014), pp. 373-490.

Luciano Abburrà, Luisa Donato, Carla Nanni, Né a scuola, né al lavoro. Chi sono i Neet? Una ricognizione in Piemonte e in provincia di Torino, in Informa Ires, n. 2 (giu. 2016), pp77-85
L’acronimo “Neet” (Neither in Employment, nor in Education or Training) identifica i giovani che non lavorano e al contempo non sono più in formazione o istruzione, con l’obiettivo di circoscrivere soggetti a rischio di esclusione sociale verso i quali indirizzare le politiche di contrasto all’emarginazione. L’Ires Piemonte ha pubblicato un ampio dossier statistico sul tema: in Italia, nel 2014, oltre un giovane su quattro si trova nella condizione di essere definito Neet; in Piemonte mostra nel biennio 2012-13 un incremento più consistente rispetto ad altre regioni come la Lombardia e Veneto.

Carlo Carboni, Lavoro ed evoluzione tecnologica, in Il Mulino, n. 2 (2016), vol. 65, pp. 346-354
Secondo l’autore, docente di Sociologia, in Europa la crisi dei ceti medi è imputabile maggiormente al declino del Welfare piuttosto che all’avvento delle tecnologie. Il mercato dei social media necessita ad esempio di un basso apporto di lavoro umano e spinge una maggior concentrazione di ricchezza in poche mani contribuendo all’aumento delle disuguaglianze, tuttavia il fatto che l’avvento delle nuove tecnologie abbia inciso negativamente sull’occupazione, è controverso. Il futuro del lavoro si presenta incerto soprattutto in alcuni grandi Paesi europei (Germania, Francia e Italia), mentre nei Paesi anglosassoni, Stati Uniti e Regno Unito la tecnologizzazione ha portato all’aumento di reddito e occupazione. Secondo l’autore sarebbe compito dei governati europei varare una politica espansiva nei settori high tech, altamente vantaggiosi per quanto riguarda la creazione di posti di lavoro e l’aumento della qualità della vita

Guglielmo Malizia, Carlo Nanni, Welfare e Educazione. Le politiche del governo Renzi: la Buona Scuola, il Jobs Act, in Orientamenti pedagogici, n. 4 (ott.-dic. 2015), pp. 793-817
L’articolo esamina le relazioni tra sistemi nazionali di welfare e di educazione, cercando di delineare l’evoluzione nei modelli e nei rapporti che li caratterizzano. In particolare concentra l’analisi su un paradigma di Stato sociale attivo, dinamico e promozionale che pone al centro le politiche del capitale umano. Segue un’esemplificazione di questo andamento negli orientamenti dell’attuale governo: l’esame si focalizza soprattutto sugli interventi costituiti dal DDL 2994, “La Buona Scuola”, e dal cosiddetto “Jobs Act”. L’articolo si conclude con un confronto tra modelli e politiche concrete e cerca di trarre indicazioni operative per il futuro.

Isabella Crespi, Maria Letizia Zanier, Condizione femminile, percorsi di vita e politiche sociali: nuove diseguaglianze nell’età anziana, in Sociologia e Politiche Sociali , n. 1 (2015), vol. 18,  pp. 103-123
Lo status sociale delle donne e il loro ruolo è profondamente mutato negli ultimi decenni in direzione di una maggiore equità, ma ci sono ambiti ancora non abbastanza rivoluzionati. L’articolo esamina il divario pensionistico di genere in Europa, analizzando le ragioni dello svantaggio femminile. I congedi per maternità, la cura delle persone anziane della famiglia interrompono spesso i cicli lavorativi e non sempre il sistema di welfare nei paesi europei supporta le donne in queste circostanze.

Chiara Saraceno, Povertà senza governo, in Il Mulino , n. 479 (2015),  pp. 505-513
Nel presente lavoro l’autrice propone una riflessione su povertà e mancanza di lavoro. In questo contesto, indaga sul ruolo che rivestono alcuni fattori, determinanti per individuare l’incidenza del richio di povertà : l’età degli individui, le condizioni famigliari, il ruolo delle politiche del lavoro e dell’accesso all’occupazione.

Serena Sorrentino … [et al.], Jobs Act: criticità ed effetti, in RPS: La rivista delle politiche sociali, n. 4 (ott.- dic. 2014), pp. 13-130
La monografia qui presentata esamina l’ultima riforma del mercato del lavoro (la terza in poco più di dieci anni), il così detto “Jobs Act”. Per inserire le questioni specifiche in un contesto economico caratterizzato dal declino industriale e produttivo, dalle complesse trasformazioni in atto in Europa sia dal punto di vista strutturale che da quello delle politiche di sviluppo, si inizia con una fotografia della situazione attuale in Italia. Il contributo successivo analizza invece le novità riguardanti gli ammortizzatori sociali, a partire dalla così detta Naspi, per esaminare se le politiche sociali proposte siano in grado di ridurre le diseguaglianze e le frammentazioni oggi esistenti. I contributi successivi esaminano poi questioni fondamentali quali la revisione delle mansioni, la disciplina dei licenziamenti, gli sgravi contributivi sulle nuove assunzioni, la mancanza di una politica industriale nel nostro paese

Altre fonti

Per altre indicazioni bibliografiche, pubblicazioni ed eventi relativi ai percorsi tematici proposti è possibile consultare i siti di seguito elencati, che costituiscono solo degli esempi e non esauriscono le fonti di aggiornamento presenti in rete:

wwww.aidoss.org/

www.cedostar.it

http://www.cnoas.it/

http://www.comune.bologna.it/sportellosociale/

https://www.fondazionezancan.it/

ww.lavoro.gov.it

www.minori.it/

www.osservatorionazionalefamiglie.it

www.piemonteimmigrazione.it/

www.ristretti.it/

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