L’educativa di strada con adolescenti e giovani

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A cura di Francesco Langella, Come sta oggi il lavoro di strada?, in Animazione Sociale n. 324 (2019), pp. 34-43
L’articolo cerca ripercorre 25 anni di esperienza del lavoro di strada dalla sua concettualizzazione con la Carta di Certaldo del 1994 (Coll. Bibl.: D2513). L’operatore di strada è un mediatore capace di inventarsi e coltivare la relazione in ambiti in cui non è espressa alcuna domanda formale di aiuto. In strada non ci si può muovere con una logica di “colonizzazione” del territorio, ma sempre di esplorazione, alla stregua di “antropologi”. Tuttavia, in questi anni, si sono visti naufragare molti tentativi di dare corpo alla figura professionale dell’operatore sociale di strada. Interventi di Lorenzi Camoletto, Stefano Bertoletti, Claudio Cippitelli. Si veda anche, dello stesso autore E’ di nuovo tempo di abitare la strada?, in Animazione Sociale, n. 326 / 3 (2019)

A cura di Nicola Basile, Sconfinare e ibridarsi per diversificarsi. Oltre l’autosufficienza degli operatori per aprire strade locali con i giovani, in Animazione Sociale, n. 323 (2018), pp. 43-53
Le riflessioni proposte dall’articolo nascono da un intenso tour sul lavoro con i giovani in Toscana, nell’ambito del progetto “Youth worker di nuova generazione”, che viene riletto nei suoi contenuti salienti offrendo spunti di riflessione a tutti gli operatori che lavorano con i giovani, a cominciare dall’esigenza di uscire dai confini entro cui essi, non meno dei giovani, spesso si (auto)confinano.

Katia Bellucci … [et al.], Lavorare con gruppi di strada, in Animazione Sociale, n. 322 (2018), pp. 51-62
La necessità di lavorare in strada, di uscire dal contesto rassicurante e ordinato dell’ambulatorio, di confrontarsi in modo totale con il mondo quotidiano dell’Altro, costituisce per gli operatori dei SerT il superamento della frontiera dell’istituzione e la presenza sul territorio, là dove i problemi si manifestano. Nell’articolo gli autori presentano un progetto di ricerca-azione su strada (Palla in C’entro) attivo nel territorio chiavarese, di cui si descrivono le pratiche operative e alcuni episodi significativi, cercando poi di comunicarne il senso generale e l’obiettivo fondamentale: creare relazione.
Collocazione Biblioteca: 9986D

Kristian Caiazza e Michele Gagliardo, Sulle tracce dell’educazione. Persone, contesti, relazioni, Torino, Edizioni Gruppo Abele, 2018, pp. 183
L’essere umano nel suo percorso di crescita è un esploratore che parte alla ricerca di mondi “sconosciuti”. Per questo l’esperienza di chi educa si alimenta del confronto, della tensione verso ciò che non si conosce, dell’andare altrove per poi tornare e riflettere, rielaborare e contestualizzare ciò che si è appreso. Il testo è dunque un viaggio nei principali contesti educativi – famiglia, scuola, comunità, politica – fatto di interviste, racconti e analisi. Nella seconda parte del libro si trovano infatti alcune esperienze di educativa di strada in contesti permeati dalla mafia, di doposcuola tra pari e di educazione attraverso il modello economico. L’obiettivo è proporre strumenti e stimoli a chi vive l’esperienza dell’educare, per interpretare la realtà in cui opera e promuovere, laddove possibile, condizioni di maggior benessere.
Collocazione Biblioteca: 18205

A cura di Andrea Marchesi, Michele Marmo, Cose da fare con i giovani. Parole chiave tra comprendere e intraprendere, in Animazione Sociale, supplemento al n. 321 (2018), pp. 320
Il volume, rivolto agli operatori sociali che lavorano con i giovani in vari ambiti, è una raccolta di articoli apparsi nella rivista “Animazione sociale”. Si propone di aiutare gli operatori a “comprendere ciò che sta già accadendo, qui e ora, nelle esperienze di chi sta provando ad aprirsi un varco nel futuro, nonostante l’incertezza di una crisi senza fine”. Non si tratta dunque di considerare i giovani oggetto di studio, ma di riflettere sui metodi, sul che fare e come fare, provando ad aprire prospettive di azione nella realtà. Tra gli degli articoli troviamo, oltre a molti operatori del privato sociale, Kristian Caiazza del Gruppo Abele, Michele Gagliardo di Libera Formazione, Mario Pollo, esperto di animazione socio-culturale, Vincenza Pellegrino e Ivo Lizzola, docenti universitari.

Nicola Bogo e Anna Lugaresi, Abbattere i muri grazie alla condivisione. Un’esperienza di mediazione sociale a Ferrara, in Lavoro sociale, n. 3 (giu. 2018), pp. 48-51
Viene descritta un’esperienza attivata dal Centro di Mediazione sociale del Comune di Ferrara (gestito dalla cooperativa sociale Camelot) nel quartiere Giardino, una zona caratterizzata da fenomeni di degrado, microcriminalità e vandalismo. Il progetto, attuato da un’équipe multidisciplinare, prevedeva una ricerca-azione volta prima di tutto ad indagare le caratteristiche del fenomeno, attraverso la presenza in quartiere dell’educativa di strada, di incontri informali individuali con i ragazzi del quartiere e a incontri di gruppo, rivolti a tutti i cittadini. Attraverso il coinvolgimento di tutte le componenti sociali del quartiere si è riusciti ad approfondire la conoscenza del territorio e a rafforzare i legami di conoscenza reciproca e di appartenenza.

A cura di Andrea Traverso, Infanzie movimentate. Ricerca pedagogica e progettazione nei contesti di emergenza per minori stranieri non accompagnati, Milano, Franco Angeli, 2018, pp. 251
Troppo spesso il lavoro educativo con i minori stranieri non accompagnati si trasforma nel tentativo di definire e comprendere una categoria sociale o giuridica, quando è invece necessario che si apra, con vocazione pedagogica e didattica, a una riflessione più ampia sull’infanzia nel contesto di una società interculturale. La realtà dei minori non accompagnati necessita di essere compresa nelle istanze e nel bisogno di comunità, nelle storie di vita che devono incontrarsi in una prospettiva inclusiva. Il libro riporta molte esperienze nazionali di ricerca e progettazione realizzati da gruppi di lavoro universitari e da enti del Terzo Settore. Riporta inoltre uno studio comparato con l’attuale modello di accoglienza/intervento svedese. Andrea Traverso è ricercatore di Pedagogia sperimentale presso il Dipartimento di Scienze della formazione dell’Università di Genova.
Collocazione Biblioteca: 18236

Alberto Arnaudo … [et al.], Cantiere adolescenti. Un progetto di lavoro integrato tra servizi sanitari e sociali per l’intercettamento precoce e la presa in carico di adolescenti a rischio, in Dal fare al dire, n.1 (2018), pp. 19-26
L’articolo descrive il progetto “Cantiere adolescenti” attivato dall’asl CN1 di Mondovì – Cuneo dal 2015 per l’individuazione precoce e la presa in carico degli adolescenti in difficoltà. Il progetto, nato dalla collaborazione di tre diversi dipartimenti (Salute Mentale, Dipendenze e Neuropsichiatria infantile), prevede le seguenti azioni: servizi educativi e di comunità del territorio (centri di aggregazione, educativa di strada, progetti adolescenti e giovani…), spazio di ascolto adolescenti, spazio di filtro diagnostico, ricoveri ospedalieri e UMVD (Unità Multidisciplinari Valutazione Disabilità). Il progetto prevede anche momenti formativi comuni a tutti gli operatori.

Roberto Camarlinghi, Tra le case popolari di Barriera di Milano, in Animazione Sociale, n. 300 (apr. 2016), pp. 109-110
L’articolo descrive una giornata dell’educativa di strada del Gruppo Abele che lavora a Torino, nel quartiere di Barriera di Milano, a contatto con ragazzi italiani e stranieri che vivono il disagio delle periferie. Le attività dell’educativa, composta da un’équipe di educatori e mediatori culturali, sono inserite nel progetto NOMIS (Nuove Opportunità per Minori Stranieri).

Andrea Zampetti, La strada educativa. Un approccio sistemico al lavoro educativo di strada, Roma, Las, 2016, pp. 324
La strada, oggi, appare come una grande opportunità che viene valorizzata come uno spazio di protagonismo sociale per riscoprire i valori dell’appartenenza e della comunità. La strada però è anche luogo che rivela il profondo disagio e il rischio di emarginazione. Non è luogo di transito, di passaggio, di incontro, di condivisione, di reciprocità e solidarietà, ma una “casa” senza ponti né protezioni, luogo di sfruttamento e di accumulo di “scarti”. Questa situazione può riguardare soggetti diversi, che hanno estremo bisogno di essere aiutati per un recupero di dignità, di speranza e di reintegrazione sociale. L’autore è docente della facoltà di Scienze dell’Educazione.
Collocazione Biblioteca: 17757

A cura di Michelangelo Belletti … [et al.] Dal concreto fare al trasformare fatti e vissuti in esperienza, In Animazione Sociale, n. 281 (mar. 2014), pp. 34-80
L’inserto di questo numero si apre con una riflessione che mira a enucleare alcune prospettive di lavoro, ma anche dei nodi da sciogliere nell’allestire esperienze consistenti e generative. Segue la rielaborazione di due esperimenti, il primo sull’attivazione di giovani e adulti competenti nell’organizzare eventi musicali sul territorio, il secondo sul restituire la possibilità di rimettersi in gioco a giovani schiacciati dall’apatia rispetto alla formazione e al lavoro. L’inserto chiude con una riflessione sull’allestimento di contesti di apprendimento esperienziale, con particolare attenzione al cambiamento di “posizione” delle figure educative.

A cura di Franco Prina, Patrizia Gugliotti, Sara Santarsiero, Il taccuino di Nomis. Rovesci e diritti, [s. l.], Compagnia di San Paolo, 2013, pp. 136
Il progetto NOMIS (Nuove opportunità per i minori stranieri) è un progetto avviato e sostenuto dalle Politiche Sociali della Compagnia di San Paolo. Si tratta di un insieme di azioni che hanno attenzione, in una prima fase, ai minori stranieri presenti nel circuito penale, progressivamente anche ai minori stranieri a rischio di devianza o in contatto con servizi sociali ed educativi diversi, nonché, almeno in parte, alle loro famiglie. La pubblicazione è stata prodotta in occasione del Convegno “Rovesci e Diritti. Esperienze e prospettive di sostegno e integrazione di minori e giovani immigrati a confronto”, tenutosi a Torino il 18 e 17 maggio 2013.
Collocazione Biblioteca: H1916      

 Piano Giovani Gruppo Abele; a cura di Fiorenzo Oliva, Io non sono una cosa sola. Il lavoro educativo in strada con adolescenti di origine straniera, in Animazione Sociale, n. 256 supplemento (2011), pp. 5-96
Questo supplemento vuole cercare di essere uno strumento attraverso il quale incontrare le storie di alcuni giovani che si incontrano nelle piazze e nei giardini della periferia torinese. Dentro queste storie si trovano ricchezze, fragilità, domande, progetti, che spesso rischiano di essere trascurati, rendendo impossibile cogliere la differenza tra le cose. Il testo intende mostrare proprio quei processi che a volte finiscono per restare nascosti, rendendo molto difficile, per un adulto con un ruolo sociale o istituzionale, il lavoro di ricerca e costruzione di percorsi di cambiamento. I ragazzi di cui vengono proposte le narrazioni sono quelli incontrati, ormai da quattro anni, dagli educatori dei progetti di educativa di strada del Piano giovani del Gruppo Abele.

A cura di Giovanni Zoppoli, Come partorire un mammut (e non rimanere schiacciati sotto). Antologia di pratiche, modi, strumenti, visioni e intuizioni dell’intervento pedagogico, Marotta & Cafiero, Napoli, 2011
Il Mammut del titolo è un centro di sperimentazione e di ricerca pedagogica che ha sede a Scampia, periferia Nord di Napoli e il parto a cui si riferisce il titolo è la nascita e il consolidamento di una “comunità” dai confini nazionali attraverso la quale da quasi quattro anni si fa “scuola” con bambini, ragazzi, adulti italiani, stranieri e rom. Dopo anni di lavoro educativo e di ricerca pedagogica, in questo testo vengono stese le prime conclusioni su modi, strumenti, strategie e teorie utili alla costruzione di contesti educativi. Il testo è diviso in tre parti che rispecchiano le tre domande che hanno dato avvio alla ricerca e alle azioni messe in campo per rispondervi: quale “scuola” per gli adolescenti? Come liberare spazi pubblici attraverso azioni proprie della pedagogia attiva e della partecipazione sociale? Come dare vita a organizzazioni di base (“cellule sociali”) incisive, sostenibili, efficaci e ancorate ai valori di partenza dei suoi membri?
Collocazione Biblioteca: 18347

Cristina Ragionieri, Lavorare in strada con minori stranieri. Ragioni, possibilità, attenzioni di un approccio a bassa soglia, in Animazione Sociale, n. 248 (dic. 2010), pp. 88-97
L’articolo riporta le riflessioni maturate nello svolgere il progetto “Una finestra sulla piazza”, realizzato nel quartiere di Porta Palazzo, nel centro storico di Torino, da un’équipe diretta dall’Ufficio Minori stranieri della Città e composta da operatori comunali e privato. Poiché i minori stranieri, sia ricongiunti che non accompagnati, non vogliono o non sanno rivolgersi ai servizi, l’operatore sociale deve trovare nuove forme per intercettare i bisogni dei ragazzi e accompagnarne la crescita e l’integrazione. Della stessa autrice si veda anche l’articolo “Se il minore straniero diventa peer educator. Appunti sul lavoro di un’équipe allargata con gruppi informali di strada”, in Animazione Sociale, n. 257 (nov. 2011), pp. 93-101

A cura di Daniela Maccario, L’educazione difficile. La didattica nei contesti socioculturali e assistenziali, Roma, Carocci Faber, 2009, pp. 182
L’autrice, docente associata di Didattica generale presso la facoltà di Scienze della formazione di Torino, si concentra sulle pratiche didattico-educative all’interno dei contesti socioculturali e assistenziali. La logica assunta è quella di contribuire ad una definizione dell’azione didattico-educativa, in termini sempre più congruenti rispetto alle sfide poste dalla differenziazione dei contesti entro i quali l’educatore opera e dalla specificità dei problemi ai quali è chiamato a rispondere. L’obiettivo è quello di offrire strumenti concettuali utili a contrastare i rischi di disorientamento e di smarrimento del significato formativo del proprio agire da parte degli educatori.
Collocazione Biblioteca: 14707

Micaela Arfani, Daniele Pirovano, Sara Brusa, L’educativa di strada a Milano, in Prospettive Sociali e Sanitarie, a. 39, n. 11 (giu. 2009), pp. 13-18
L’articolo riporta l’esperienza del progetto “Scarperotte” descrivendone le diverse fasi, realizzate in sette anni di lavoro con gli adolescenti dei gruppi di strada dei quartieri periferici Giambellino e Barona, a Milano. Dall’analisi dei dati (raccolti tramite interviste) è emersa la progressiva crisi dei modelli storici di educativa di strada, legata alla crisi dei territori in cui si vuole intervenire, e la ricerca dei ragazzi di modalità alternative di aggregazione, anche virtuali.

Due anni di strada fatta insieme. Testimonianze e riflessioni sulla peer education, Torino, [s.n.],  2009?, pp. 53
Il libretto rende conto dell’esperienza svolta da alcuni educatori dell’oratorio salesiano San Luigi di Torino nell’ambito del progetto NOMIS (Nuove Opportunità per i Minori Stranieri). Oltre a contributi metodologici e di riflessione di Franco Prina, Patrizia Gugliotti, Lorenzo Camoletto, Fausto Sorino e Matteo Aigotti, il volume presenta le relazioni degli educatori pari che hanno partecipato alle attività.
Collocazione Biblioteca: 14847

A cura di Franco Santamaria e Tiziana Antonini, Dire l’educare con adolescenti in strada. Lavorare con gli adolescenti, in Animazione Sociale, a. 39, n. 1 (gen. 2009), pp. 31-64
L’inserto di questo numero, oltre a rappresentare una riflessione carica di speranza sul lavoro di strada con gli adolescenti, invita a valorizzare le potenzialità dell’informazione in ogni atto educativo. Esso nasce dalla rielaborazione dell’esperienza condotta a Trento dagli educatori della cooperativa sociale Arianna, le cui narrazioni sono state rielaborate, individuando così quattro piste di riflessione: 1) lo sguardo con cui leggere, da educatori, i percorsi dell’adolescenza; 2) che cosa significa sciogliere le rigidità dell’educare per fare spazio a climi e linguaggi di reciproco riconoscimento; 3) l’educare come accompagnamento degli adolescenti nella presa di consapevolezza di sé; 4) il “sapere esperienziale” degli educatori di strada.