Il lavoro di strada in altri contesti sul territorio

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Sabina Licursi, Giorgio Marcello, Dal lavoro in strada alla sperimentazione dell’Housing First: pratica professionale ed empowerment delle persone senza dimora nell’esperienza di una cooperativa sociale del sud, in La Rivista di Servizio Sociale, n. 2 (2017), pp. 49-5
La cooperativa sociale oggetto dello studio è attiva dal 2012 in una cittadina del sud: per le persone senza dimora ha avviato un’unità di strada, uno sportello sociale e un servizio di Housing First. L’incontro con le persone senza fissa dimora ha messo alla prova le capacità degli operatori di costruire delle relazioni di aiuto. La scelta di scendere in strada portando solo la disponibilità all’ascolto e all’interazione con l’altro ha consentito di stabilire legami significativi con molti homeless e di esplorare l’homelessness nello spazio urbano. Solo quando si sono misurati con i limiti del contesto e hanno adottato strategie di coping, gli operatori sono riusciti a innescare pratiche di empowerment degli homeless accompagnati nei servizi o inseriti in abitazioni. Sabina Licursi è professore associato di Sociologia presso il Dipartimento di Scienze politiche e Sociali dell’Università della Calabria. Giorgio Marcello è ricercatore di Sociologia presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università della Calabria.

Massimiliano Arena, Io, avvocato di strada, Milano, Baldini e Castoldi, 2018, pp. 151
Dopo alcune esperienze in Bolivia e in Guinea Bissau, l’autore fonda nel 2005 a Foggia uno sportello di Avvocati di Strada. Insieme a tanti giovani colleghi, presta assistenza legale gratuita a migliaia di esclusi dalla società, immigrati senza documenti o sfruttati come schiavi nelle campagne, persone che hanno un passato di umiliazione e dolore. Il libro racconta la sua esperienza.
Collocazione Biblioteca: 18182

Agostino Petrillo, La periferia nuova. Disuguaglianza, spazi, città, Franco Angeli, 2018, p. 176
La periferia oggi suscita inquietudine, viene spesso proposta dai media come violenta e pericolosa, brodo di coltura dei populismi, ma se ne discute per lo più in termini troppo generali, per non dire generici. L’idea che anima il libro è che esista una periferia nuova, ancora in buona parte inesplorata, e non riducibile unicamente a una situazione spaziale. Oggi la periferia non solo cresce, acquisendo dimensioni inedite rispetto al passato, ma assedia il centro, vi sono centralità che divengono socialmente periferiche, infiltrazioni, contaminazioni. Ne emerge un quadro in cui la disuguaglianza sociale crescente diviene una chiave di lettura delle trasformazioni più complessive che attraversano e travagliano la periferia. Nel patchwork senz’arte che le periferie contemporanee disegnano e nei processi di periferizzazione in atto rischia di smarrirsi il senso della città e dell’urbano come eravamo abituati a concepirlo.
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L’arte di raggiungere gli utenti “difficili”. Come far arrivare le persone bisognose ai servizi, in Lavoro sociale, n. 3 (giu. 2014), vol. 14, pp. 16-20
Non tutte le persone si rivolgono spontaneamente ai servizi sociali, anzi, coloro che ne hanno più bisogno spesso ne stanno lontani. In un’intervista a Bjorn Andersson, docente universitario a Gothenburg, vengono esposti alcuni metodi efficaci di “outreach”, volti a stabilire un contatto con queste persone e farle arrivare ai Servizi.

Bjorn Andersson, L’outreach: agganciare gli utenti difficili. L’azione proattiva del lavoro sociale, in Lavoro sociale, n. 2 (set. 2012), vol. 12, pp. 161-178
Nell’ambito dei servizi sociali e sanitari esistono categorie di potenziali utenti difficili da raggiungere. Si tratta spesso di persone che vivono in condizioni di emarginazione e che non conoscono i servizi, o ne hanno paura, o ancora hanno vissuto esperienze negative con gli operatori e con gli interventi che sono stati proposti loro. Gli ambiti più a rischio sono quelli delle persone senza fissa dimora, delle dipendenze, dei disturbi mentali, dei problemi giovanili e della prostituzione. Come far arrivare queste persone ai servizi e aiutarle a iniziare un percorso di cambiamento? L’articolo presenta la figura dell’operatore di outreach, che si occupa di “andare a scovare” le persone che, pur avendo bisogno di aiuto, per vari motivi restano escluse dall’assistenza. In particolare, viene distinto il lavoro di outreach da altri tipi di lavoro sociale.

Andrea Morniroli, Maddalena Pinto, C’è chi spezza l’incantesimo della scrivania. Appunti per una mediazione in servizi di prossimità con persone immigrate, in Animazione Sociale, a. 41, n. 251 (mar. 2011), pp. 95-99
Molte situazioni faticose, di fragilità e vulnerabilità, necessitano di spazi animati da un’accoglienza incondizionata, che riconosca la dignità. Questo è possibile se vi sono degli operatori sociali che sanno farsi prossimi fisicamente, mentalmente ed emotivamente. È decisivo che essi aiutino a imbastire connessioni con reti formali e informali di cittadinanza, a riprendere i percorsi interrotti e a conquistare l’autonomia.

A cura di Laura Cerrocchi e Liliana Dozza, Contesti educativi per il sociale. Approcci e strategie per il benessere, Trento, Erickson, 2010, pp. 274
Il volume si rivolge ai professionisti impegnati in compiti di educazione e formazione. Nella prima parte pone attenzione al tema dell’educazione nella società della globalizzazione, di contesti educativi dove l’organizzazione interna è caratterizzata da una sana relazionalità, impegnata a comunicare senza escludere. Nella seconda parte analizza e propone strategie e contesti di prevenzione, educazione e recupero rivolti alle differenti età della vita, per il benessere individuale e di comunità, entrando nello specifico dei setting e degli approcci relativi al lavoro di rete, dei servizi di formazione, delle strutture socio-educative di affido dei minori, dei setting dei Ser.T., del lavoro di strada e della cooperazione internazionale, di “avvocato di strada” e Polizia di Stato per la tutela dei diritti di cittadinanza.
Collocazione Biblioteca: 15391

 Katia Bandini … [et al.], Lavoro educativo intergenerazionale: prove di comunità a Bologna, in Autonomie locali e servizi sociali, a. 33, n. 1 (apr. 2010), pp. 167-178
Il contributo fa conoscere un percorso recente di trasformazione delle pratiche educative con adolescenti e giovani, italiani e non, in tre zone periferiche di Bologna, non esenti da problemi di disagio giovanile e, soprattutto, da difficoltà di coesione sociale. Tale percorso sta cambiando il modello di intervento, attraverso la sperimentazione e la riflessione comune degli operatori, anche trasversalmente ai quartieri.

Greta Rondoni, Accanto a Sara. Esperienza con l’Unità Mobile Diurna milanese, in Lavoro sociale, n. 3 (dic. 2009), vol. 9, pp. 401-404
L’articolo descrive brevemente il progetto dell’Unità Mobile Diurna nella città di Milano e l’esperienza realizzata con una donna senza dimora incontrata nel corso dell’attività nei luoghi in cui i senza dimora si stabiliscono di notte.

A cura di Gioacchino Lavanco, Maria Isabel Hombrados Mendieta, Lavoro di comunità e intervento sociale interculturale, Milano, Franco Angeli, 2009, pp. 190
Gli interventi di sviluppo di comunità consistono nell’accrescere la partecipazione attiva dei cittadini, dalla quale consegue un aumento del potere e del controllo sulle proprie condizioni di vita. A partire da questa considerazione due gruppi di lavoro, uno in Spagna e uno a Palermo, hanno confrontato modelli di ricerca e di intervento, progettualità, percorsi formativi, letture di problemi e processi, migliori pratiche. Il testo è suddiviso in due parti: 1) Modelli e metodi; 2) Ricerche-intervento e lavoro sociale interculturale. Collocazione Biblioteca: 14969

A cura di Diego Abenante, Incerti viaggi. Storie di educazione itinerante, Milano, Unicopli, 2007, pp. 166
La Cooperativa sociale Comunità Progetto è un gruppo di lavoro composto da educatori professionali che si confrontano quotidianamente con il disagio e la sofferenza. Le strutture ospitanti sono i luoghi della città: le case, i quartieri, le piazze, gli ambienti della vita quotidiana. Il libro presenta nella prima parte delle narrazioni che convergono verso vicende di individui toccati da uno stato di emarginazione materiale o psicologica. La seconda parte è invece dedicata alla ‘pedagogia dell’itineranza’ e alla metodologia della narrazione dell’educazione.
Collocazione Biblioteca: 18269

Chiara Giustini, L’educatore sociale fra i Servizi e l’intervento di strada, in RPD : Ricerche di Pedagogia e Didattica, n. 2 (2007), pp. 193-212
L’autrice, pedagogista, si sofferma sulla figura dell’educatore sia all’interno dei Servizi rivolti ai senza dimora, sia nel lavoro di strada nella città di Bologna. L’articolo affronta il tema dell’accompagnamento sociale, le diverse tipologie del lavoro di strada, le motivazioni e i rischi correlati.

A cura di Vincenzo Castelli, Ragionare con i piedi… Saperi e pratiche del lavoro di strada, Milano, Franco Angeli, 2007, pp. 295
Il libro è il risultato finale del Convegno internazionale “Prototipi di welfare spaziale”, tenutosi a Bolzano nel giugno 2006. I contributi sono stati raccolti con l’intento di ottenerne un testo di riferimento per chi si misura con il lavoro di strada, nel cui ambito sono state sviluppate negli anni capacità, competenze e pratiche che spesso sono rimaste confinate nelle aree di nicchia di organizzazioni non profit. Il testo intende dare organicità al lavoro di strada, cercando di risintonizzarsi con le nuove fenomenologie presenti in strada, nonché presentare alcune pratiche positive messe in atto in questi anni. Suddiviso in quattro parti, il libro tratta successivamente di scenari del lavoro di strada, di metodologie e pratiche sociali, di lavoro di strada nei vari mondi (Europa, America latina), e infine dell’operatore di strada. L’ultima parte include le “Raccomandazioni” provenienti dal convegno di Bolzano.
Collocazione Biblioteca: 13715