Aggiornata a settembre 2023 

I materiali (libri, articoli di riviste e risorse on-line), elencati in ordine decrescente per anno di pubblicazione, sono disponibili presso la Biblioteca del Gruppo Abele, negli orari e nelle modalità previste dal regolamento della Biblioteca. L’elenco proposto, aggiornato a Dicembre 2021, non esaurisce quanto posseduto in biblioteca sul tema in oggetto. Sono escluse ad esempio dalla presente bibliografia le numerose tesi sull’argomento.
Ulteriori ricerche sono possibili sul nostro
catalogo bibliografico.

I percorsi tematici proposti sono i seguenti:

La carta di Certaldo e altri documenti fondativi del lavoro di strada

manif-certaldo-1A cura di Simona Baracco … [et al.], Certaldo 2019. 25 anni dalla Carta di Certaldo. Operatori a confronto, in Pagine, n. 2 (2019), pp. 3-68
A 25 anni dalla Carta di Certaldo, che per la prima volta elaborò le strategie e le tecniche di intervento del lavoro di strada, si è tenuto il convegno “Certaldo 2019”, in cui si è affrontato il tema del lavoro di strada da diversi punti di vista: mass media, salute, prevenzione, cura, limitazione dei rischi, riduzione del danno, giustizia e norma, garanzia di diritti. La rivista riporta le relazioni, gli interventi e materiale informativo sulle esperienze in atto.

A cura di Francesco Langella, Come sta oggi il lavoro di strada?, in Animazione Sociale n. 324 (2019), pp. 34-43
L’articolo cerca ripercorre 25 anni di esperienza del lavoro di strada dalla sua concettualizzazione con la Carta di Certaldo del 1994 (Coll. Bibl.: D2513). L’operatore di strada è un mediatore capace di inventarsi e coltivare la relazione in ambiti in cui non è espressa alcuna domanda formale di aiuto. In strada non ci si può muovere con una logica di “colonizzazione” del territorio, ma sempre di esplorazione, alla stregua di “antropologi”. Tuttavia, in questi anni, si sono visti naufragare molti tentativi di dare corpo alla figura professionale dell’operatore sociale di strada. Interventi di Lorenzo Camoletto, Stefano Bertoletti, Claudio Cippitelli.

Centro Nazionale di Documentazione e Analisi sull’Infanzia e l’Adolescenza, In strada con bambini e ragazzi, Istituto degli Innocenti, Firenze, 1999, 388 p.
Il volume fa parte della collana di Quaderni “Pianeta Infanzia” del Centro Nazionale di Documentazione ed Analisi per l’Infanzia e l’Adolescenza (Istituto degli Innocenti di Firenze) e raccoglie una serie di contributi, esperienze e progetti relativi al lavoro di strada (in particolare di tipo educativo) rivolto a bambini ed adolescenti. Il quesito principale, filo conduttore dei vari interventi è il seguente: come è possibile educare in un luogo aperto quale è la strada? Nell’ultima parte del testo sono riportati appelli, dichiarazioni e sintesi di convegni e seminari in materia (comprese le carte di Certaldo, Candia e Bologna), deliberazioni e atti degli Enti locali e indirizzi dei siti Internet riguardanti l’argomento.
Collocazione Biblioteca: 29R12

La carta di Bologna degli operatori di strada, Comune di Bologna, 1999, 1 p.
La “Carta di Bologna” è frutto del lavoro dell’incontro nazionale degli operatori delle Unità di Strada, tenutosi a Bologna il 15 e 16 marzo 1999 e organizzato dal Servizio Politiche per l’Accoglienza e si propone di individuare sei “presupposti comuni” del lavoro di strada. Il documento è tratto dal libro di Celeste Franco Giannotti, Dipendenze: la qualità della cura nei servizi, Franco Angeli, Milano, 2004, pp. 232-233 (coll. Bibl. : 11534).

candiaCarta di Candia, M.A.I.S., Torino, 1996, 5 p.
Il documento è frutto dei contributi presentati da operatori di strada di molte organizzazioni del Nord e del Sud del mondo e del percorso sviluppatosi nel due seminari di interscambio (Torino, 25-28 settembre 1995 e Candia, 14-16 ottobre 1996, organizzati dal MAIS (Movimento per l’Autosviluppo, l’Interscambio e la Solidarietà). Il documento evidenzia gli elementi di vicinanza e diversità tra le esperienze di strada in vari Paesi soprattutto per quanto riguarda le finalità, il significato della strada, i saperi espressi, la relazione educativa e il lavoro di rete, il protagonismo dei bambini e dei ragazzi di strada, il rapporto con le istituzioni e il tema del conflitto, la formazione degli operatori e la valutazione degli interventi. Il documento è tratto da “Il lavoro di strada come sviluppo della comunità locale, Esperienze del Nord e del Sud del Mondo a confronto”, Mais, Torino, 1996, pp. 46-53  (Coll. Bibl.: E2515).

Carta di Certaldo, Certaldo, 1994, 4 p.
La documentazione contiene la “Carta di Certaldo”, redatta durante un seminario di aggiornamento per operatori di strada tenutosi a Certaldo nei giorni 13, 14 e 15/01/1994, sulle più importanti linee guida del lavoro di strada e la presentazione dei progetti realizzati dalle diverse realtà che vi hanno partecipato.  Sono stati presi in considerazione aspetti quali la dimensione metodologica, i contenuti essenziali del lavoro di strada e la professionalità dell’operatore.
Collocazione Biblioteca: D2513

L’educativa di strada con adolescenti e giovani

Federico Zannoni, Educare nelle periferie. Descrivere, comprendere, progettare, Franco Angeli, Milano, 2022, 159 p.
Le periferie, pur mostrando i segni delle disuguaglianze e delle ingiustizie, possono costituire terreno fertile per sperimentare cambiamento. Conoscere le periferie costituisce il primo passo per andare oltre lo stigma e penetrare nella complessità che le caratterizza, per progettare interventi che possono essere capiti, sostenuti, valorizzati e rispettati. L’autore è ricercatore di Pedagogia sperimentale.
Collocazione Biblioteca: 19590

9788867607594_0_536_0_75Tommaso Farina, Ritrovare la strada. L’educazione di strada con i gruppi informali di adolescenti, Pensa Multimedia, Lecce ; Rovato, 2020, 189 p.
Il volume muove dal duplice intento di fornire, da un lato, un agile strumento di lettura delle dinamiche relazionali tipiche dei gruppi di adolescenti in contesti non formali sulla base di specifiche coordinate socio-spaziali; dall’altro, una possibile prospettiva teorico-pratica per la progettazione di interventi educativi in strada attraverso un approccio all’osservazione dell’ambiente come spazio educante e al patrimonio culturale come potenziale fattore di sviluppo territoriale e comunitario. nel secondo capitolo dedicato all’educazione di strada si riportano esperienze effettuate in varie città italiane, fra cui l’educativa di strada del Gruppo Abele di Torino. L’autore svolge la sua attività di ricerca nell’ambito della Pedagogia generale e sociale, dedicandosi in particolare al tema della performatività in età adolescenziale.
Collocazione Biblioteca: 18719

Angela Rinaldi, Una migrazione che dà speranza. I minori non accompagnati in Italia, Mimesis, Milano ; Udine, 2020, 389 p.
Il volume intende raccontare l’esperienza migratoria dei minori non accompagnati diretti in Italia e mostrarne alcuni tratti essenziali. Al centro del racconto c’è il minore in quanto persona vulnerabile ma anche costruttrice del proprio futuro e attore dello sviluppo. Il libro intende quindi proporre un modello etico di riferimento, cioè la cooperazione sussidiaria allo sviluppo. In appendice, oltre a una ampia bibliografia, anche le fonti normative, una sitografia e le fonti dal Magistero ecclesiastico.
Collocazione Biblioteca: 18972

Giulia Pozzebon, Figlie dell’immigrazione. Prospettive educative per le giovani con background migratorio, Carocci, Roma, 2020, 158 p.
Nelle biografie delle giovani donne con background immigratorio si intrecciano processi contraddittori, che interessano simultaneamente le dinamiche di genere, le dimensioni interculturali e i rapporti tra generazioni. Secondo l’autrice, pedagogista, l’analisi pedagogica delle biografie delle nuove generazioni di italiane non può che essere condotta coniugando molteplici livelli di attenzione: ai cambiamenti sociali che condizionano l’esperienza di essere giovani, donne e con una storia di migrazione nella contemporaneità; ai nuovi compiti dei servizi educativi, continuamente sollecitati ad un ripensamento delle proprie metodologie e prassi di intervento; al riconoscimento della complessità e dell’unicità di ogni singola storia di vita, mai riducibile a letture semplificatorie e generalizzanti. Di particolare interesse per l’argomento il paragrafo  “Intervento educativo e territorio: la frammentarietà ed eterogeneità del panorama educativo” nel capitolo 3.
Collocazione Biblioteca: 19228

A cura di Laura Cerrocchi e Liliana Dozza, Contesti educativi per il sociale. Progettualità, professioni e setting per il disagio e le emergenze, Franco Angeli, Milano, 2020, 218 p.
Il libro, che si avvale del contributo di diversi autori, intende fornire un quadro esaustivo di che cosa significhi oggi essere e fare l’educatore professionale socio-pedagogico e dei servizi per l’infanzia, cosi come il pedagogista coordinatore di servizi socio-educativi. Propone un quadro teorico-metodologico fondativo della progettualità-responsabilità-cura educativa e riflette sui curriculi formativi del profilo professionale e sulla valenza trasformativa e generativa delle professioni educative per il sociale. Si segnala in particolare il capitolo: “La strada e i contesti di emergenza”.
Collocazione Biblioteca: 19724

downloadA cura di Nicola Basile, Sconfinare e ibridarsi per diversificarsi. Oltre l’autosufficienza degli operatori per aprire strade locali con i giovani, in Animazione Sociale, n. 323 (2018), pp. 43-53
Le riflessioni proposte dall’articolo nascono da un intenso tour sul lavoro con i giovani in Toscana, nell’ambito del progetto “Youth worker di nuova generazione”, che viene riletto nei suoi contenuti salienti offrendo spunti di riflessione a tutti gli operatori che lavorano con i giovani, a cominciare dall’esigenza di uscire dai confini entro cui essi, non meno dei giovani, spesso si (auto)confinano.

Katia Bellucci … [et al.], Lavorare con gruppi di strada, in Animazione Sociale, n. 322 (2018), pp. 51-62
La necessità di lavorare in strada, di uscire dal contesto rassicurante e ordinato dell’ambulatorio, di confrontarsi in modo totale con il mondo quotidiano dell’Altro, costituisce per gli operatori dei SerT il superamento della frontiera dell’istituzione e la presenza sul territorio, là dove i problemi si manifestano. Nell’articolo gli autori presentano un progetto di ricerca-azione su strada (Palla in C’entro) attivo nel territorio chiavarese, di cui si descrivono le pratiche operative e alcuni episodi significativi, cercando poi di comunicarne il senso generale e l’obiettivo fondamentale: creare relazione.

Kristian Caiazza e Michele Gagliardo, Sulle tracce dell’educazione. Persone, contesti, relazioni, Edizioni Gruppo Abele, Torino, 2018, 183 p.
L’essere umano nel suo percorso di crescita è un esploratore che parte alla ricerca di mondi “sconosciuti”. Per questo l’esperienza di chi educa si alimenta del confronto, della tensione verso ciò che non si conosce, dell’andare altrove per poi tornare e riflettere, rielaborare e contestualizzare ciò che si è appreso. Il testo è dunque un viaggio nei principali contesti educativi – famiglia, scuola, comunità, politica – fatto di interviste, racconti e analisi. Nella seconda parte del libro si trovano infatti alcune esperienze di educativa di strada in contesti permeati dalla mafia, di doposcuola tra pari e di educazione attraverso il modello economico. L’obiettivo è proporre strumenti e stimoli a chi vive l’esperienza dell’educare, per interpretare la realtà in cui opera e promuovere, laddove possibile, condizioni di maggior benessere.
Collocazione Biblioteca: 18205

Nicola Bogo e Anna Lugaresi, Abbattere i muri grazie alla condivisione. Un’esperienza di mediazione sociale a Ferrara, in Lavoro sociale, n. 3 (giu. 2018), pp. 48-51
Viene descritta un’esperienza attivata dal Centro di Mediazione sociale del Comune di Ferrara (gestito dalla cooperativa sociale Camelot) nel quartiere Giardino, una zona caratterizzata da fenomeni di degrado, microcriminalità e vandalismo. Il progetto, attuato da un’équipe multidisciplinare, prevedeva una ricerca-azione volta prima di tutto ad indagare le caratteristiche del fenomeno, attraverso la presenza in quartiere dell’educativa di strada, di incontri informali individuali con i ragazzi del quartiere e a incontri di gruppo, rivolti a tutti i cittadini. Attraverso il coinvolgimento di tutte le componenti sociali del quartiere si è riusciti ad approfondire la conoscenza del territorio e a rafforzare i legami di conoscenza reciproca e di appartenenza.

9788891770523_0_536_0_75A cura di Andrea Traverso, Infanzie movimentate. Ricerca pedagogica e progettazione nei contesti di emergenza per minori stranieri non accompagnati, Franco Angeli, Milano, 2018, 251 p.
Troppo spesso il lavoro educativo con i minori stranieri non accompagnati si trasforma nel tentativo di definire e comprendere una categoria sociale o giuridica, quando è invece necessario che si apra, con vocazione pedagogica e didattica, a una riflessione più ampia sull’infanzia nel contesto di una società interculturale. La realtà dei minori non accompagnati necessita di essere compresa nelle istanze e nel bisogno di comunità, nelle storie di vita che devono incontrarsi in una prospettiva inclusiva. Il libro riporta molte esperienze nazionali di ricerca e progettazione realizzati da gruppi di lavoro universitari e da enti del Terzo Settore. Riporta inoltre uno studio comparato con l’attuale modello di accoglienza/intervento svedese. Andrea Traverso è ricercatore di Pedagogia sperimentale presso il Dipartimento di Scienze della formazione dell’Università di Genova.
Collocazione Biblioteca: 18236

Alberto Arnaudo … [et al.], Cantiere adolescenti. Un progetto di lavoro integrato tra servizi sanitari e sociali per l’intercettamento precoce e la presa in carico di adolescenti a rischio, in Dal fare al dire, n.1 (2018), pp. 19-26
L’articolo descrive il progetto “Cantiere adolescenti” attivato dall’asl CN1 di Mondovì – Cuneo dal 2015 per l’individuazione precoce e la presa in carico degli adolescenti in difficoltà. Il progetto, nato dalla collaborazione di tre diversi dipartimenti (Salute Mentale, Dipendenze e Neuropsichiatria infantile), prevede le seguenti azioni: servizi educativi e di comunità del territorio (centri di aggregazione, educativa di strada, progetti adolescenti e giovani…), spazio di ascolto adolescenti, spazio di filtro diagnostico, ricoveri ospedalieri e UMVD (Unità Multidisciplinari Valutazione Disabilità). Il progetto prevede anche momenti formativi comuni a tutti gli operatori.

David Guazzoni, Valentina Ledono, Educare in strada con i ragazzi tra noia e voglia di esserci. Parole chiave per lavorare con i giovani / 8, in Animazione Sociale, a. 47, n. 9/314 (2017), pp. 37-71
Gli autori presentano alcune riflessioni e approfondimenti in merito a una esperienza di educazione di strada intrapresa nel 2015 con il progetto Hashtag 7. Tre cooperative milanesi, Comunità Progetto, Tuttinsieme e Azione solidale, hanno svolto un lavoro di strada, in connessione con altre iniziative di “adolescenti sicuri # cittadini attivi”, presenti sul territorio. Le finalità del progetto sono state: prevenzione e contrasto a fenomeni di insicurezza, degrado, conflitto intergenerazionale e pratiche illegali; realizzazioni di attività ricreative, promozione e attivazione di relazioni educative con ragazzi e ragazze grazie a spazi di ascolto; relazione, scambio, sviluppo di competenze e utilizzo delle risorse personali a partire dalla cultura, dagli interessi e caratteristiche dei ragazzi; laboratori mirati alla formazione e lavoro e al supporto ai gruppi per i rischi socio-sanitari.

9788821312656_0_536_0_75Andrea Zampetti, La strada educativa. Un approccio sistemico al lavoro educativo di strada, Las, Roma, 2016,  324 p.
La strada, oggi, appare come una grande opportunità che viene valorizzata come uno spazio di protagonismo sociale per riscoprire i valori dell’appartenenza e della comunità. La strada però è anche luogo che rivela il profondo disagio e il rischio di emarginazione. Non è luogo di transito, di passaggio, di incontro, di condivisione, di reciprocità e solidarietà, ma una “casa” senza ponti né protezioni, luogo di sfruttamento e di accumulo di “scarti”. Questa situazione può riguardare soggetti diversi, che hanno estremo bisogno di essere aiutati per un recupero di dignità, di speranza e di reintegrazione sociale. L’autore è docente della facoltà di Scienze dell’Educazione.
Collocazione Biblioteca: 17757

Roberto Camarlinghi, Tra le case popolari di Barriera di Milano, in Animazione Sociale, n. 300 (apr. 2016), pp. 109-110
L’articolo descrive una giornata dell’educativa di strada del Gruppo Abele che lavora a Torino, nel quartiere di Barriera di Milano, a contatto con ragazzi italiani e stranieri che vivono il disagio delle periferie. Le attività dell’educativa, composta da un’équipe di educatori e mediatori culturali, sono inserite nel progetto NOMIS (Nuove Opportunità per Minori Stranieri).

Si consulti anche la Bibliografia “Hangin’out. Introduzione all’ outreach e alla relazione nella bassa soglia”.

Lavoro di strada e riduzione del danno nelle dipendenze

Paolo Jarre … [et al.], Migranti, fragili e dipendenze, in MDD : Medicina delle Dipendenze, a. 12, n. 48 (dic. 2022), pp. 5-43
Questo numero approfondisce, sotto diversi punti di vista, l’incrocio tra la condizione di migrante nel nostro Paese e il consumo più o meno problematico di sostanze psicoattive. Si segnala in particolare l’articolo di Luca Censi “Consumo di oppioidi sintetici nella popolazione richiedente asilo. Studio e azioni dell’Unità di Strada di Reggio Emilia”.

Immagine 2023-08-25 194334Angelo Giglio, Quando ho cominciato, in Dal fare al dire, a. 31, n. speciale (2022), pp. 55-56
Questo è il primo articolo di una nuova rubrica della rivista “Lavorare con le dipendenze, scrivere per esistere” che raccoglie sensazioni e vissuti degli operatori. In questo numero della rivista, Angelo Giglio, responsabile SerD e attività di Outreach dell’ ASL To1, ricorda gli inizi della sua attività, quando negli anni ’70, ancora studente di medicina, era volontario in un reparto di lungodegenza psichiatrico a Grugliasco e poi la nascita dei servizi per tossicodipendenti con operatori provenienti da associazioni allora operanti nel campo, come il Gruppo Abele.

Pietro Casella … [et al.], L’Unità mobile Fuoristrada (Parsec cooperativa sociale/ASL Roma1) per la prevenzione delle patologie correlate all’uso di sostanze stupefacenti. I contesti della riduzione del danno e le pratiche operative del progetto, in Dal fare al dire, a. 31, n. 3 (2022), pp. 38-46
Dopo una introduzione sul tema della riduzione del danno, l’articolo descrive il progetto e le azioni dell’Unità mobile “Fuoristrada”, riporta i dati di attività relativi al periodo 2020-2021, prende in esame teoria e prassi del lavoro di strada e ne affronta le problematiche attuali e le prospettive future dopo quanto emerso dalla Conferenza Nazionale sulle Droghe svoltasi a Genova a fine novembre 2021.

Gruppo Abele, La persona oltre la sostanza. Un nuovo sguardo alle politiche sulle droghe. VI Conferenza Nazionale sulle Dipendenze Genova – 27/28 novembre 2021. Gruppo Abele, Torino, 2021, 19 p.
Di droga in Italia si continua a soffrire, si continua a morire, eppure il tema è scomparso dall’attenzione pubblica, risospinto nel privato delle case, nelle periferie reali ed esistenziali e dietro le sbarre del carcere. Nei 12 anni trascorsi dall’ ultima Conferenza Nazionale sulle Dipendenze la società italiana è cambiata, sono cambiate le sostanze psicotrope in circolazione e le forme del consumo. Per questo motivo, in occasione della VI Conferenza Nazionale sulle Dipendenze, il Gruppo Abele in questo documento ha voluto affrontare i principali nodi critici, riscontrati in questi anni nel quadro dell’ impegno profuso sulla strada e nel quotidiano confronto con gli operatori del pubblico e del privato sociale. Lo scopo è quello di riportare questo tema al centro del dibattito pubblico e politico e presentare proposte concrete di cambiamento sul piano normativo, operativo, educativo e culturale. Serve infatti con urgenza una riforma delle norme in vigore che vada nel senso della depenalizzazione dell’uso di sostanze, ma anche un capovolgimento del paradigma culturale, per porre al centro dell’attenzione non le droghe, ma le persone e i loro diritti.

Victoria Oberzil, Eberhard Schatz,  Voices of Frontline Workers. Harm Reduction Responses in the European Region During the COVID-19 Pandemic, Correlation Network, Amsterdam, 2020, 27 p.
Il documento è centrato sulle esperienze vissute all’interno dei servizi di riduzione del danno durante la pandemia di COVID-19 in diversi paesi della regione europea. Sono state raccolte le voci degli operatori in prima linea all’interno delle stanze del consumo, degli operatori delle unità di strada e degli utenti di questi servizi. Sono brevemente discussi i punti di forza e le criticità osservate nei servizi e forniti alcuni suggerimenti al riguardo.

3efaf078-9c42-4506-9ecc-1c8b17b23c31Teo Vignoli … [et al.], Dipendenze patologiche a 30 anni dalla 309/90. Vol. 1 Politiche e prospettive, in Sestante, n. 09/1 (giu. 2020) – on line, pp. 1-52
La crisi globale da Covid-19 può fornire opportunità di cambiamento e ci interroga su quali siano i valori fondamentali su cui abbiamo costruito i nostri servizi. Questo numero di Sestante, diviso in due volumi, cerca di rivisitare la legge quadro sulle dipendenze 309/90 a 30 anni dalla sua emanazione. Che sia una legge ampiamente superata ed inadeguata ai tempi ce lo sottolinea il prof. Gerra nella sua lettura magistrale, dove spicca il passaggio in cui l’OMS riconosce la Dipendenza Patologica come “un disordine complesso multifattoriale” e non come “una attitudine criminale, un comportamento problematico auto-acquisito”, concludendo con la inaccettabilità di “atteggiamenti coercitivi o punitivi da parte delle istituzioni”. Su questo aspetto seguono approfondimenti sul trattamento dei pazienti con dipendenza patologica in carcere, in pena alternativa o segnalate dalle Forze dell’Ordine (art. 121). Proprio dal focus sul carcere, e in particolare dalla criminalizzazione dell’uso di sostanze stupefacenti, partono le riflessioni di Leopoldo Grosso, che arriva a criticare integralmente l’impalcatura della legge attuale e ad identificare i punti fondamentali per sostituirla: tra gli altri, il passaggio da “servizi di attesa” a “servizi di iniziativa”. Seguono alcune esperienze di prevenzione, di servizi di prossimità e riduzione del danno, sul rapporto tra clinica dell’HIV e clinica delle dipendenze e sugli interventi innovativi rivolti ai giovani.

A cura di Francesco d’Angella, È di nuovo tempo di abitare la strada?, in Animazione Sociale, n. 3/326 (2019), pp. 29-35
Abitare la strada significa tutelare la salute delle persone marginali, promuovere le loro competenze, stare vicino ai mondi di povertà e dipendenza. Nei testi qui raccolti di Marco Battini e Andrea Bellini con Margherita Scarafiotti si prosegue il percorso di riflessione sul lavoro di strada.

Scott Formica … [et al.], Post opioid overdose outreach by public health and public safety agencies: Exploration of emerging programs in Massachusetts, in The International Journal of Drug Policy, vol. 54, (apr. 2018) – on line, pp. 43–50
L’overdose di oppiacei è un problema di salute pubblica negli Stati Uniti d’America. Sono apparsi programmi collaborativi fra i servizi sanitari e le forze dell’ordine locali per collegare i sopravvissuti all’overdose e le loro reti personali ai servizi di riduzione del danno e di trattamento per la tossicodipendenza. Attraverso interviste telefoniche con il personale della polizia e dei vigili del fuoco nel Massachussets, sono stati esplorati i programmi post overdose di assistenza e sostegno, e classificati in quattro tipi: 1) visita di équipe multidisciplinare, 2) visita della polizia con rinvio ai servizi sanitari, 3) assistenza da parte di uno specialista e 4) assistenza sul territorio. Secondo gli autori, questo studio rappresenta il primo tentativo di documentare sistematicamente un approccio emergente inteso a collegare i sopravvissuti all’overdose da oppiacei e le loro reti personali con i servizi per la tossicodipendenza subito dopo un evento non fatale di overdose; questi programmi possono migliorare l’impegno con i servizi sociali e di trattamento per la tossicodipendenza da parte di chi ha un rischio elevato di subire un’overdose fatale di oppiacei.

Workshop Seen Project. Skills Exchange Educators Network, Gruppo Abele, Torino, 2017, 11 p.
Il progetto SEEN (Skills Exchange Educators Network) è un progetto finanziato dalla Comunità Europea, all’interno del programma Erasmus+. Il Gruppo Abele è coordinatore di un partenariato composto da quattro associazioni internazionali: Associazione Gruppo Abele Onlus – Italia (Coordinator); Foundation The Raimbow Group FRG (Stiching De Regenboog Groep) – Olanda; APDES (Agenzia Piaget para o desenvolvimento) – Portogallo; Fondazione Villa Maraini Onlus – Italia. Il documento contiene il materiale informativo prodotto per il workshop che si è tenuto a Torino il 4 Maggio 2017. Altre notizie sul progetto si possono trovare sul sito del Gruppo Abele: Seen: Allarga i tuoi orizzonti e su quello di SEEN (Skills Exchange Educators Network).

Emanuele Bignamini … [et al.], La riabilitazione nel diversificarsi di consumi e dipendenze, in Animazione Sociale, n. 310 (giu. 2017), pp. 29-78
Questa monografia verte su come la complessità dei problemi generati dalle nuove forme di consumo sia una sfida per i servizi (Ser.D), chiamati a nuovi compiti affrontabili solo con uno sguardo ampio sulla dimensione sociale e politica del problema e con una metodologia di lavoro sperimentale e multi professionale. Si segnalano in particolare i contributi: “Il lavoro del Serd al passo con i nuovi consumi” e “Educatori nel riabilitare storie di dipendenza”.

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A cura di Pietro Casella, Aldo Calderone, Dai progetti al sistema di cura. Un progetto possibile e necessario. Dipendenze patologiche, l’esperienza della ASL Roma E, Publiedit, Cuneo, 2016, 177 p.
Nella regione Lazio il sistema dei servizi pubblici e privati nel settore delle dipendenze patologiche é stato largamente sostenuto nel corso degli ultimi 25 anni da una pluralitá di progetti che hanno via via assorbito stabilmente i bisogni dei pazienti. Questo é accaduto in un contesto di costante evoluzione dei consumi e dell’utenza che nel tempo é molto cambiata. I progetti, quindi, hanno dato risposta alle necessitá di assistenza e hanno contribuito a sviluppare notevoli conoscenze e competenze individuali e di equipe, favorendo anche positive sinergie tra Ser.D e Privato sociale. Questo volume presenta la molteplicità dei progetti svolta dal Serd presso la ASL Roma E, al fine di offrire un quadro utile ai decisori istituzionali e all’opinione pubblica per comprendere il valore clinico scientifico e innovativo del lavoro svolto, anche in termini di efficacia ed efficienza economica; inoltre intende proporre a chi lavora nell’ambito delle dipendenze spunti di riflessione e conoscenza. Se i progetti oggi non sono più la soluzione giusta, occorre che ci si evolva verso un sistema di cura che salvaguardi le competenze, i progressi clinici e soprattutto l’utenza.
Collocazione Biblioteca: 18937

Danilo Andreatta, Elisa Fornero, Green Electronic Generation. Uno sguardo dal Piemonte, in Dal fare al dire, a. 25, n. 2 (2016), pp. 43-52
Parallelamente all’attività di outreach del Progetto SAR-Neutravel è stata condotta un’attività di ricerca, con lo scopo di fornire agli operatori informazioni utili per rendere gli interventi efficaci. Questionari e interviste semi-strutturate sono stati somministrati ai frequentatori incontrati nei contesti del loisir notturno, nello specifico eventi formali e informali di musica elettronica organizzati in Piemonte. Particolare attenzione è data al consumo di cannabis.

Augusto Consoli, Angelo Giglio, Sara Selvatico, Le azioni di limitazione del danno in Piemonte. Can Go – 20 anni dell’Unità di strada di Torino, in Dal fare al dire, n. 3 (2015), pp. 57-61
L’articolo ricostruisce l’esperienza ventennale del progetto Can Go, diventato operativo nel 1994 col nome di Unità di Strada. Il servizio nasce dall’esigenza di avviare iniziative pragmatiche per la riduzione dei rischi e dei danni per le persone che fanno uso di droga, uscendo dalle sedi stanziali dei servizi e muovendosi e intervenendo direttamente nei luoghi da loro frequentati. L’articolo descrive negli anni l’evoluzione dei consumi e dei luoghi d’uso, le novità intervenute nel servizio e le interazioni con altri servizi. Descrive inoltre l’attuale organizzazione e le attività svolte.

Il lavoro di strada in vari contesti sul territorio

downloadMartina Locatelli, Outreach social work. Il lavoro sociale con le persone senza dimora, in Lavoro sociale, vol. 22, n. 2 (apr. 2022), pp. 11-15
Il titolo dell’articolo è un’espressione che si riferisce a tutte quelle pratiche di lavoro rivolte alle persone che vivono in situazioni di rischio o di bisogno ma che difficilmente si rivolgono ai servizi per chiedere aiuto. L’articolo propone metodologie atte ad avvicinarsi ed aiutare queste persone, iniziando con l’incontro nel luogo dove si trovano, spesso per strada.

Elisa Fornero, Specificità del servizio sociale e interventi di outreach, Welforum.it, 2022, 4 p.
L’articolo riflette sull’outreach nell’esercizio della professione d’aiuto, indagandone le specificità, a partire dal fatto che il tempo in cui si giocano gli strumenti e la metodologia del servizio sociale è estremamente ridotto e non vi è continuità nella relazione. Si parla a proposito di legame debole in quanto le relazioni con le persone si attivano quasi in maniera casuale, in setting informali e spesso senza una precisa richiesta di aiuto. Nonostante ciò, si sviluppano scambi comunicativi significativi e fortemente coinvolgenti, sia per le persone che per gli operatori. È nell’outreach che il procedimento metodologico del servizio sociale può essere ben compreso: l’azione viene rivolta al singolo, alla comunità, agli attori che entrano in gioco su un determinato territorio e questo perché viene considerata in primis la globalità della persona e la sua salute.

Leopoldo Grosso, Servizi di prossimità alla grave emarginazione, Il diritto di non essere lasciati soli, in Animazione Sociale, n. 05/355 (2022), pp. 31-37
Secondo l’autore, psicologo psicoterapeuta, la pratica di prossimità si colloca all’interno di politiche culturali che valorizzano dimensioni quali la relazione, il legame col territorio, la coprogettazione, la capacità di attivazione, la reciprocità responsabile. Le scelte di penalizzazione del welfare prima, la pandemia dopo, hanno messo in difficoltà i servizi senza consentire molte azioni di prossimità. Ma i limiti più profondi non sono economici, bensì culturali.

A cura di Marisa Musaio, Ripartire dalla città. Prossimità educativa e rigenerazione delle periferie, Vita e Pensiero, Milano, 2021, 175 p.
Il volume raccoglie contributi di riflessione interdisciplinare sull’intreccio tra bene comune, costruzione del valore sociale, pedagogia della città e prossimità educativa. Il tema del bene comune si esprime in processi di riqualificazione urbana degli spazi, dinamiche di rigenerazione umana e for­mativa, imprenditoria so­ciale e iniziative educative che vedono le comunità al centro. I numerosi contributi sono raccolti in tre sezioni: 1) La città e il bene di tutti; 2) La città come luogo di prossimità educativa; 3) Progetti di rigenerazione nelle periferie milanesi.
Collocazione Biblioteca: 18882

untitledLa salute sulla strada. La strada veicolo di rigenerazione urbana, contrasto alle disuguaglianze sociali e promozione della salute, in La Salute umana, n. 275 (lug.- set. 2019) – on line, pp. 15-63
Il Dossier dedicato alla salute sulla strada parte da un concetto di salute non esclusivamente biomedico e cerca di trattare l’argomento, da una prospettiva terapeutica, di prevenzione terziaria, di riduzione del danno, educativa, promozionale. Tra gli argomenti affrontati: la sicurezza stradale, il lavoro nei cantieri stradali, avvocati e architetti di strada, le unità di strada, interventi a favore di persone senzatetto e in condizioni di povertà estrema.

Elias Barreto … [et al.], Dignity and well-being. Practical Approaches to Working with Homeless People with Mental Health Problems, in Il seme e l’albero, vol. 5, n. 1 (lug. 2019) – on line, pp. 1-138
Il numero unico per quest’anno pubblica in Italia un manuale di buone pratiche per il terzo settore, in merito alle problematiche relative alle persone senza dimora con problemi di salute mentale. Tale lavoro è nato dal progetto Dignity & Well-being: Exchange for changing all’interno del programma dell’Unione Europea Erasmus+. Questo manuale è il risultato di un lavoro, o meglio di un percorso durato tre anni, realizzato da un gruppo di professionisti appartenenti a sette diverse organizzazioni del settore sociale e sanitario. Il manuale è composto da sette sezioni dedicate a quattro pilastri (assistenza sociale, salute mentale, accoglienza e reinserimento) e a tre azioni (lavoro di rete, outreach e staff care), travi che li collegano e li tengono insieme per un coerente intervento a favore delle persone senza dimora. Consideriamo i quattro pilastri come aspetti fondamentali del lavoro con le persone senza dimora con problemi di salute mentale, nel rispetto della loro dignità e benessere. Il numero della rivista è disponibile in Pdf.

A cura di Marisa Musaio, Il pedagogista nei servizi alla persona e nelle politiche giovanili, Vita e Pensiero, Milano, 2019, 114 p.
Il volume raccoglie riflessioni e contributi che nascono da un approfondimento del ruolo e dei compiti pedagogici di una società che cambia e dalla responsabilità di realizzare un ambito di studio e di formazione nei servizi alla persona. In tempi di complessità sociale e di crescenti bisogni e fragilità delle persone, occorre fornire risposte non improvvisate ai diversi mondi educativi, prestando attenzione alle dimensioni relazionali che si sviluppano all’interno dei servizi. Il volume analizza il ruolo chiave esercitato da educatori e pedagogisti sia nell’ambito dei servizi alla persona, sia nel contesto degli interventi a favore dei giovani e delle loro creatività. Il profilo multidimensionale del pedagogista come professionista chiamato a operare in ambiti differenti risulta centrale per affrontare le molteplici sfide educative dei nostri giorni e per approntare modalità operative sempre più inclusive e promozionali.
Collocazione Biblioteca: 18625

Massimiliano Arena, Io, avvocato di strada, Baldini e Castoldi, Milano, 2018, 151 p.
Dopo alcune esperienze in Bolivia e in Guinea Bissau, l’autore fonda nel 2005 a Foggia uno sportello di Avvocati di Strada. Insieme a tanti giovani colleghi, presta assistenza legale gratuita a migliaia di esclusi dalla società, immigrati senza documenti o sfruttati come schiavi nelle campagne, persone che hanno un passato di umiliazione e dolore. Il libro racconta la sua esperienza.
Collocazione Biblioteca: 18182

Copertina RivistaSabina Licursi, Giorgio Marcello, Dal lavoro in strada alla sperimentazione dell’Housing First: pratica professionale ed empowerment delle persone senza dimora nell’esperienza di una cooperativa sociale del sud, in La Rivista di Servizio Sociale, n. 2 (2017), pp. 49-55
La cooperativa sociale oggetto dello studio è attiva dal 2012 in una cittadina del sud: per le persone senza dimora ha avviato un’unità di strada, uno sportello sociale e un servizio di Housing First. L’incontro con le persone senza fissa dimora ha messo alla prova le capacità degli operatori di costruire delle relazioni di aiuto. La scelta di scendere in strada portando solo la disponibilità all’ascolto e all’interazione con l’altro ha consentito di stabilire legami significativi con molti homeless e di esplorare l’homelessness nello spazio urbano. Solo quando si sono misurati con i limiti del contesto e hanno adottato strategie di coping, gli operatori sono riusciti a innescare pratiche di empowerment degli homeless accompagnati nei servizi o inseriti in abitazioni. Sabina Licursi è professore associato di Sociologia presso il Dipartimento di Scienze politiche e Sociali dell’Università della Calabria. Giorgio Marcello è ricercatore di Sociologia presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università della Calabria.

Tatiana Saruis, Operatori sociali nel nuovo welfare. Tra discrezionalità e responsabilità, Carocci, Roma, 2015, 134 p.
Il volume si concentra sugli effetti dei cambiamenti, verificatisi negli ultimi decenni nei sistemi di welfare europei, sulla fase di implementazione delle politiche e in particolare sul punto d’incontro fra il sistema di welfare e i cittadini. Attori cruciali di questo processo sono gli assistenti sociali e gli altri operatori che lavorano alle frontiere dello “street-level”. Attraverso una comparazione tra due casi studio svolti nei servizi sociali di Bologna e Copenaghen, si evidenzia come il ruolo di queste figure stia cambiando e come esse prendano parte al riadattamento del welfare.
Collocazione Biblioteca: 18711

L’arte di raggiungere gli utenti “difficili”. Come far arrivare le persone bisognose ai servizi, in Lavoro sociale, n. 3 (giu. 2014), vol. 14, pp. 16-20
Non tutte le persone si rivolgono spontaneamente ai servizi sociali, anzi, coloro che ne hanno più bisogno spesso ne stanno lontani. In un’intervista a Bjorn Andersson, docente universitario a Gothenburg, vengono esposti alcuni metodi efficaci di “outreach”, volti a stabilire un contatto con queste persone e farle arrivare ai Servizi.

Fondazione Caritas, Vite in affitto. Ricerca-Azione sulla Tratta degli Esseri Umani – Progetto AGAR Oltre la strada. Comunità Storie Interventi, Fondazione Caritas, Pescara, 2014, 165 pp.
Il progetto AGAR (Accoglienza Governance Assistenza e Ricerca) ha attivato un’unità di strada multidisciplinare, che ha svolto animazione e intervento in strada, ha azionato uno sportello informazione e orientamento, ha accolto alcune donne rifugiate che, coinvolte/segnalate quali vittime di sfruttamento, presentavano i criteri della relazione duale tratta/richiedente asilo. Ha informato, formato e sensibilizzato addetti ai lavori e comunità su questo tema, invitando ad attivarsi. La pubblicazione descrive le azioni svolte nel corso dei 18 mesi di progetto.
Collocazione Biblioteca: 17099

Un metodo di ricerca-azione:  il photovoice

Immagine 2023-08-25 201027Letizia Luini e Ilaria Mussini, Photovoice come strategia documentativa per bambine e bambini, in Bambini, n. 3 (mar. 2023), pp. 76-77
La metodologia Photovoice può essere intesa come una forma di ricerca e di documentazione partecipativa potenzialmente capace di permettere a ogni soggetto di rappresentare contesti ed esperienze attraverso la produzione autonoma di fotografie. Le autrici si interrogano su come implementare questo strumento nel contesto scolastico quotidiano, su come sfruttare le sue potenzialità nella pratica documentativa dei servizi per l’infanzia e su quali aspetti occorre soffermarsi, affinché photovoice possa sostenere possibilità espressive e dialogiche.

Massimo Santinello, Alessio Surian, Marta Gaboardi, Guida pratica al photovoice. Promuovere consapevolezza e partecipazione sociale, Erickson, Trento, 2022, 149 p.
Photovoice è una metodologia di ricerca e di azione sociale, volta ad approfondire i problemi di una comunità, stimolare la partecipazione e attivare il cambiamento, coinvolgendo non solo i partecipanti, ma anche stakeholder, decisori politici e istituzionali. Attraverso lo scatto di fotografie, le persone partecipanti rappresentano limiti e risorse del contesto che vivono e riflettono insieme per migliorarlo. Il volume presenta la metodologia attraverso una serie di riflessioni teoriche e storiche e illustra le ragioni alla base dell’uso della fotografia per promuovere consapevolezza e partecipazione. Inoltre, fornisce indicazioni pratiche su come organizzare e realizzare un progetto di photovoice con schede, esercitazioni ed esempi, dalla preparazione del percorso alla comunicazione dei risultati.
Collocazione Biblioteca: 19599

Massimo Santinello, Marta Gaboardi, La tecnica del photovoice. Promuovere il cambiamento sociale con l’uso delle fotografie, in Lavoro sociale, vol. 22, n. 4 (ago. 2022), pp. 39-41
L’articolo descrive il photovoice, un metodo di ricerca-azione partecipata usato nell’ambito della psicologia di comunità e delle discipline socio-pedagogiche, soprattutto per dare voce a persone escluse dai processi decisionali. Gli autori presentano anche un progetto a cui hanno partecipato con l’obiettivo di studiare il fenomeno dei senzatetto in Europa.

9781544355474_0_536_0_75Jean M. Breny, Shannon L. McMorrow, Photovoice for social justice. Visual representation in action,  Sage, Thousand Oaks, 2021, 101 p.
l libro descrive il metodo photovoice, un metodo di ricerca-azione partecipata che, attraverso una combinazione di fotografia e discussioni di gruppo, consente di attivare i membri della comunità in modo da identificare i loro punti di vista e utilizzarli come leve per il cambiamento sociale. Intento degli autori è fornire gli strumenti attraverso i quali ricercatori e studenti di questo campo possano ideare, mettere in pratica, analizzare e presentare un progetto photovoice.
Collocazione Biblioteca: 18738

Wouter Vanderplasschen … [et al.], Mechanisms and mediators of addiction recovery. Special Issue, in Drugs : Education, Prevention and Policy, n. 5 (2021) – on line, 385-531
Il “recovery” dalla dipendenza è un processo di cambiamento complesso, dinamico e non lineare, soprattutto rispetto al consumo di sostanze. Mentre le prime definizioni identificavano il recupero con “remissione”, “astinenza” o assenza di sintomi di dipendenza, le concettualizzazioni successive hanno anche enfatizzato l’importanza della salute, del benessere, della qualità della vita, della cittadinanza e della partecipazione sociale. Questo numero monografico è dedicato all’argomento. Tra gli articoli di cui è disponibile on line solo l’abstract si segnala una ricerca qualitativa belga effettuata con il metodo photovoice sui percorsi di vita di 8 donne tossicodipendenti: “Photovoicing interconnected sources of recovery capital of women with a drug use history”.

Gandolfa Cascio, Ivana Cutugno, Serena Vitulo, Voci di viaggio. Un’esperienza di Photovoice con minori migranti, in Psicologia della Salute, n. 1 (2021), pp. 143-158
L’articolo presenta un’esperienza di Photovoice realizzata nell’ambito di un programma di supporto psicosociale rivolto a un gruppo di minori stranieri non accompagnati (MSNA). Dopo una breve rassegna della letteratura, le autrici presentano il percorso, descrivendone finalità, analisi dei dati e risultati. La finalità generale dell’intervento è stata la promozione del benessere psicosociale attraverso un percorso di presa di parola sulla propria condizione di minore migrante.

Immagine 2023-08-25 201804A cura di Alessandro Migliardi … [et al.], Lavorare con i gruppi. Una raccolta di tecniche di partecipazione,  Dors, Torino, 2019, 49 p.
Il lavoro con i gruppi è una parte importante della pratica della prevenzione e promozione della salute, e più in generale della sanità pubblica, poiché è il mezzo attraverso il quale le persone possono diventare capaci di costruire un’azione collettiva. Inoltre il lavoro con i gruppi fornisce all’operatore più opportunità di coinvolgere le persone e permette agli utenti di organizzarsi e mobilitarsi meglio per rispondere ai propri bisogni, valorizzando sia le proprie conoscenze e risorse, sia quelle della comunità. Questo documento è una raccolta non esaustiva delle tecniche usate nell’ambito della prevenzione e promozione della salute, composta dalle tecniche partecipative sperimentate sul campo e applicate in progetti dal DoRS (Centro Regionale di Documentazione per la Promozione della salute) e da operatori e decisori con cui il Centro è venuto in contatto. Viene descritta anche la tecnica del  photovoices.

Ennio Ripamonti, Davide Boniforti, Dotarsi di strumenti per l’ascolto della comunità locale. Tecniche di collaborazione /1: Photovoice, in Animazione Sociale, n. 1/324 (2019), pp. 51-62
In un quartiere di Milano Photovoice, un tecnica di collaborazione sociale il cui metodo viene qui presentato, ha offerto l’occasione per attivare gli abitanti e promuovere appartenenza e dialogo. Sono stati ascoltati diversi racconti, fotografando alcuni luoghi simbolo che hanno segnato la storia locale. Sono emerse alcune tematiche: il desiderio di maggiore socializzazione nei caseggiati popolari, la necessità di una migliore illuminazione in alcune aree, la cura dell’ambiente e degli spazi pubblici, la valorizzazione di occasioni di solidarietà e aggregazione.

Michele Jarldorn, Photovoice Handbook for Social Workers. Method, Practicalities and Possibilities for Social Change, Palgrave Macmillan, Cham, 2019, 139 p.
Con un approccio completamente originale, questo libro esamina i vantaggi dell’utilizzo di Photovoice come strumento di emancipazione per le comunità. La forza di questo libro risiede nel modo in cui combina l’impegno critico con la teoria e gli aspetti pratici e riesce ad attingere alla conoscenza dei membri emarginati delle comunità, le cui voci sono state messe a tacere in molti modi. Il. Photovoice è un metodo di ricerca-azione qualitativo e partecipativo, basato sul lavoro di comunità e Jarldorn ne illustra il valore con esempi tratti dalla propria ricerca. Al centro della discussione, l’autrice pone il potenziale creativo e trasformativo di questo metodo e la capacità di coinvolgere attivamente i partecipanti. Costruito su solide basi teoriche e fondato su principi etici, il Photovoice è un approccio basato sull’arte che fornisce agli operatori sociali un metodo in grado di coinvolgere le persone nella ricerca-azione partecipativa, con il potenziale di influenzare la politica e l’opinione pubblica. Il Photovoice è anche considerato un metodo allineato con le prospettive femministe e radicali del lavoro sociale, che ha un grande potenziale trasformativo, come illustra l’autrice attingendo ad un suo progetto di ricerca con ex detenuti.
Collocazione Biblioteca: 18938

Marta Rohani Moaied … [et al.], Photovoice e intervento di comunità, in Psicologia di Comunità, n. 2 (2018), vol. 14, pp. 13-66
Photovoice è una metodologia di ricerca-azione partecipata con la quale le persone possono rappresentare alcuni aspetti e contenuti critici delle loro comunità o gruppi di riferimento attraverso la tecnica fotografica. Sta conoscendo una popolarità sempre maggiore, grazie alla diffusione del linguaggio fotografico e alla facilità con cui si possono produrre, scambiare e modificare le immagini con gli smarthphone. Proprio per questo però, una tecnica che aveva il suo punto di forza nella capacità persuasiva dello stimolo visivo, rischia di diventare meno efficace in un contesto in cui si è sovraesposti alle immagini. Il photovoice nasce negli anni ’90 con uno studio pionieristico di C. Wang e A. Burris sulla vita di un gruppo di lavoratrici di un villaggio cinese ed è ora diffuso, per la sua versatilità, in molti campi. In questa monografia sono raccolti quattro articoli che spiegano ricerche ed esperienze in cui è stato utilizzato il photovoice con adolescenti per decostruire gli stereotipi di genere, con un gruppo di donne con malattia oncologica al seno, con operatori sociali che lavorano con persone senza fissa dimora e con preadolescenti in un progetto finalizzato ad aumentarne il senso di comunità.

71i7N9JWZNS._AC_UF1000,1000_QL80_Amanda O. Latz, Photovoice Research in Education and Beyond. A Practical Guide from Theory to Exhibition, Routledge, New York, 2017, 194 p.
Photovoice è una forma di ricerca-azione partecipativa, che, sin dal suo inizio a metà degli anni ’90, ha cominciato a diffondersi sempre di più. Nelle ricerche che impiegano questa metodologia, i partecipanti sono invitati a documentare aspetti della loro vita attraverso la fotografia e a fornire resoconti scritti o orali delle immagini che creano. Progettato per valorizzare i partecipanti come esperti delle loro vite ed esperienze, il photovoice può essere un approccio potente e profondo, in grado di cambiare le politiche. In questo libro, la metodologia del photovoice è concettualizzata come composta da otto passaggi: identificazione, invito, educazione, documentazione, narrazione, ideazione, presentazione e conferma. Ciascuno dei passaggi è spiegato e ampliato, e le intuizioni sono tratte dalla letteratura esistente sul photovoice e dall’esperienza personale dell’autore. Inoltre, l’attenzione è rivolta alla storia della fotografia e della ricerca, ai fondamenti teorici e agli obiettivi della metodologia, alle considerazioni etiche, ai metodi e alle procedure, agli approcci all’analisi dei dati del photovoice.
Collocazione Biblioteca: 18730

Pamela Mastrilli, Roberta Nicosia, Massimo Santaniello, Photovoice. Dallo scatto fotografico all’azione sociale, Franco Angeli, Milano, 2015, 143 p.
Photovoice è una metodologia di ricerca-azione partecipata molto popolare. Attraverso una combinazione di fotografia e discussioni di gruppo, consente di attivare i membri della comunità nell’identificare i loro punti di vista e utilizzarli come leve per il cambiamento sociale. Sviluppato a partire dall’esperienza degli autori, dopo una introduzione sull’uso della fotografia in psicologia, il volume fornisce le basi teoriche e le indicazioni operative per utilizzare questo nuovo strumento all’interno della ricerca qualitativa e dell’intervento sociale. Il linguaggio dell’immagine (ora facilmente fruibile grazie allo sviluppo del digitale) viene coniugato con quello testuale, dando luogo ad una originale e innovativa metodologia di ricerca. Photovoice si è rivelato un metodo efficace per analizzare esperienze di vita quotidiana, sviluppare empowerment e dare voce a soggetti emarginati. Il volume, pertanto, fornisce sia un quadro organico dei risultati della ricerca attuale, sia alcune indicazioni utili per applicare la metodologia nel lavoro sociale e di ricerca. Nell’ultimo capitolo si trovano alcune esperienze italiane compiute con studenti universitari o di scuola secondaria. Si segnala in particolare il progetto PERCORSI che aveva come obiettivo l’integrazione e il dialogo tra ragazzi italiani e stranieri di prima e seconda generazione.
Collocazione Biblioteca: 18558

Annalisa Frisina, Negoziare l’Alterità. Focus group e processi di significazione delle immagini tra giovani autoctoni/e e figli/e delle migrazioni in Veneto, in Rassegna Italiana di Sociologia, a. 55, n. 3 (lug.-set. 2014), pp. 575-597
L’autrice, attraverso una ricerca azione partecipata con giovani autoctoni e di origine straniera, intende mostrare come siano precari i taciti accordi della vita quotidiana che sostengono gli immaginari dominanti sulle migrazioni e sull’italianità, e riflettere su come le rappresentazioni dell’Alterità siano aperte al cambiamento. La ricerca è stata condotta attraverso attraverso il metodo photovoice, che richiede ai soggetti della ricerca di fare scatti delle loro vite quotidiane per poi discuterle in gruppo. L’articolo si sofferma sulle discussione di gruppo, in cui le immagine vengono inizialmente presentate prive del loro commento e rendono più facile esplorare la conflittualità esistente tra diverse visioni del mondo.