A cura di LUMI in partnership con Echohitec e Key Energy, Smart & Sustainable City. Guida 2022. Soluzioni di green e digital transition e casi di successo nella Pubblica Amministrazione, Tecno, Guanzate (CO), 2021, 60 p.
Oggi, parlare di smart city significa fare riferimento a un modello di città in cui si sono modificati i rapporti tra i vari soggetti (come cittadini e istituzioni) e soprattutto le dimensioni sociale, economica e ambientale con l’uso delle nuove tecnologie. La complessità di tecnologie digitali richiede prima di tutto conoscenza e l’utilizzo di un linguaggio comune per la raccolta e l’analisi dei dati. Le parole d’ordine sono quindi know how e interoperabilità. Oggi non si parla più soltanto di smart city, ma piuttosto di nuovi modelli di città sostenibile e digitale nei quali gli enti pubblici sono impegnati verso il raggiungimento di precisi obiettivi di sostenibilità, ottimizzazione, efficienza, digitalizzazione. Gli approcci sono diversi, ma hanno in comune tre principali obbiettivi: 1 – l’efficienza energetica e la sostenibilità ambientale; 2 – la digitalizzazione; 3 – il benessere, la salute e la sicurezza dei cittadini. In questa guida sono stati selezionati e illustrati alcuni casi guida di Pubbliche Amministrazioni e loro partner tecnologici che, attraverso politiche green e investimenti orientati allo sviluppo sostenibile e alla digital transformation, hanno raggiunto precisi obiettivi di efficienza energetica, basso impatto ambientale, utilizzo di fonti rinnovabili, utilizzo di dati per l’utilità e l’inclusione sociale, sistemi di monitoraggio ambientale. Sul sito di Lumi si trovano anche due articoli di Laura Baronchielli particolarmente interessanti su questo tema: IoT al servizio della Smart City: l’esempio di Torino e Smart Cities in Europa: 6 esempi a cui ispirarsi .
Marco Bevilacqua, E’ possibile una nuova convivenza tra lavoro e diritti? Conversazione con Lidia Undiemi, in Rocca, a. 80, n. 9 (mag. 2021), pp. 28-30
L’intervista a Lidia Unidemi, consulente tecnico in vertenze del lavoro e studiosa della precarietà occupazionale, verte sui temi dei grandi cambiamenti nel lavoro e nel mercato del lavoro, sull’erosione dei diritti dei lavoratori e lo smantellamento dello stato sociale.
Nunzia Carbonara, Roberta Pellegrino, Lo smart working. Da pratica sperimentale a nuova normalità, Franco Angeli, Milano, 2021, 126 p.
Le autrici, in questo libro, analizzano il fenomeno dello Smart Working in Italia e riportano i risultati dell’indagine empirica condotta a livello nazionale con l’obiettivo di fornire indicazioni ad imprese ed enti pubblici per una più efficace adozione dello stesso. Attraverso l’analisi dei dati, vengono evidenziati alcuni interessanti insight: non solo benefici per l’individuo, per la comunità e per l’impresa, ma anche un alert per le organizzazioni che vogliano compiere un primo passo verso uno Smart Working meno emergenziale e più efficace. Le autrici, docenti presso il Politecnico di Bari, inoltre delineano le opportunità derivanti dalla digitalizzazione nella trasformazione delle organizzazioni, sia pubbliche che private, e del mondo del lavoro dopo la pandemia, caratterizzando un fenomeno già in atto, il nomadismo digitale.
Collocazione Biblioteca: 19010
Francesco Occhetta, Il lavoro promesso. Libero, creativo, partecipativo e solidale, Ancora, Milano, 2017, 141 p.
L’autore, gesuita, teologo, specializzato in diritti umani, propone una riflessione sul lavoro oggi. Il volume si propone come strumento per ripensare il lavoro e la formazione del lavoratore, per capire quali sfide culturali affrontare per i nuovi lavori, per vivere umanamente il lavoro e infine trovarlo. I sei capitoli affrontano altrettanti temi, di particolare interesse per questo temail capitolo: il lavoro cosiddetto 4.0 nell’epoca degli sviluppi del digitale e dell’intelligenza artificiale.
Collocazione Biblioteca: 18789
A cura di Paola Borz e Maura.De Bon, Il futuro già presente dello smart working. Strategie formative, ruoli e opportunità per il management, Franco Angeli, Milano, 2021, 155 p.
Fino a solo poco tempo fa, lo smart working, o lavoro agile, era un’esperienza che riguardava pochi nel nostro Paese. Allo stesso tempo, a livello internazionale, contributi autorevoli delineavano scenari di forte crescita a breve termine. Già nel 2016 il World Economic Forum lo individuava come il più potente fattore di cambiamento negli anni successivi e – in maniera quasi profetica – si riteneva che il lavoro da remoto avrebbe caratterizzato l’immediato futuro. L’anno 2020 ha decisamente accelerato questi processi, coinvolgendo anche soggetti che sarebbero forse arrivati a questo risultato in termini e tempi differenti. Il libro tratta di quali opportunità, quali complessità, quale leadership si possono delineare per Human Resource manager impegnati nella gestione degli smart worker e dei gruppi, sempre più misti, in cui le modalità di lavoro in presenza e a distanza, convivono; presenta inoltre alcune chiavi di lettura, che possono essere stimoli all’innovazione, alla luce dei risultati di monitoraggio e valutazione di alcune esperienze presentate dagli stessi protagonisti. Il testo raccoglie le rielaborazioni degli interventi del workshop “Il futuro già presente dello smart working. Quali strategie, quale ruolo per il managment” organizzato da Trentino School of Management e dalla Provincia di Trento il 13 aprile 2018 nel contesto della Trento Smart City Week.
Collocazione Biblioteca: 19016
Annalisa Tonarelli, Digitalizzazione del lavoro e occupazione femminile, in La ricerca, a. 9, n. 19 (gen. 2021), pp. 25-28
L’autrice indaga sugli effetti del processo di smaterializzazione dell’economia, in atto da anni, sul lavoro delle donne e che, nel contesto eccezionale determinato dall’emergenza Covid-19, ha subito in pochi mesi una brusca accelerazione. In particolare, si domanda se la diffusione del lavoro agile, o comunque da remoto, prima osteggiato e oggi non solo previsto dai DPCM ma anche più appetito dalle imprese interessate a ridurre i costi di gestione, contribuisca o meno a ridurre le asimmetrie che ancora persistono tra le due componenti di genere.
Domenico De Masi, Smart working. La rivoluzione del lavoro intelligente, Marsilio, Venezia, 2020, 678 p.
Domenico De Masi, docente emerito di sociologia all’Università la Sapienza di Roma, è uno studioso e teorico italiano dello smart working, con quarant’anni di esperienze e ricerche nel settore e durante i mesi del lockdown ha coordinato un’indagine a tutto campo, giungendo alla conclusione che quello in atto sia solo l’inizio di un processo che vedrà rivoluzionato non solo il tempo e il luogo del lavoro, ma il suo significato, il suo contenuto e il suo ruolo. Con il contributo di imprenditori, manager, accademici e ricercatori, ripercorrendo il cammino che ha portato dalla bottega rinascimentale alla rivoluzione digitale, De Masi restituisce un’immagine aggiornata della realtà quotidiana di milioni di lavoratori e offre gli strumenti per capire quanto dovrà fare l’Italia per adeguarsi ai tempi che evolvono.
Laura Sartori … [et al.], Speciale COVID-19, in Polis, a. 34, n. 2 (ago. 2020), pp. 169-224
La monografia propone un approfondimento sulle implicazioni economiche, sociali e politiche della crisi sanitaria più grave dell’ultimo secolo, attraverso cinque articoli che affrontano ognuno un tema differente. Segnaliamo in particolare i due che trattano: 1) delle infrastrutture tecnologiche e di servizio che hanno permesso la comunicazione a distanza e lo smart working, per delineare gli sviluppi futuri della rete in un’auspicabile ottica di servizio pubblico; 2) della crisi del lavoro libero professionale indipendente che ricade specialmente sui giovani.
A cura di Maurizio Busacca, Città intelligenti e innovazione sociale: contro e (dentro) le retoriche della smartness e della social innovation, in Sociologia urbana e rurale, a. 42, n. 122 (2020), pp. 7-112
Smart city e social innovation sono due tra le locuzioni che hanno maggiormente influenzato le politiche urbane nel corso degli ultimi 15 anni. Nel loro complesso i saggi contenuti nella monografia proposta mettono in luce la contraddizione tra le caratteristiche spaziali, che contraddistinguono le pratiche di innovazione sociale, che evidenziano una marcata propensione per spazi collettivi e modalità d’uso collaborative, e quelle della città intelligente, che si caratterizzano per intensi processi di privatizzazione degli spazi comuni e forme d’uso fortemente individualizzate e finalizzate alla produzione di informazioni commercializzabili.
Barbara d’Ippolito … [et al.], Dai like alle piazze: giovani e partecipazione civica onlife, Save the Children, Roma, 2020, 30 p.
In occasione del Safer Internet Day, la Giornata Internazionale della Sicurezza in Rete, Save the Children Italia (SCI) ha voluto portare l’attenzione sul rapporto tra giovani e partecipazione civica online, esplorando la relazione tra giovani, tecnologie digitali ed esperienze di partecipazione onlife in Italia. I processi di partecipazione sono in grado di innestare tra i decisori, come le amministrazioni pubbliche, un cambiamento, abbandonando il classico approccio top-down (dall’alto verso il basso) a favore di una apertura alla società civile, e in particolare ai giovani, nelle scelte che riguardano le comunità. In questo quadro, partecipare non si connota come “essere fatti partecipi”: la partecipazione non rappresenta più una tecnica di formazione del consenso, ma una forma attiva della cittadinanza. La presente indagine esplora la relazione tra giovani, tecnologie digitali ed esperienze di partecipazione online e le dimensioni in cui si declina questa relazione oggi in Italia: lo scopo, gli strumenti utilizzati, i temi, i repertori di azione, il tipo di influenza/effetti prodotti, il potenziale trasformativo delle pratiche partecipative online (che tipo di partecipazione è stata prodotta, quale cioè è la natura e la qualità dei processi inclusivi attivati).
A cura di Antonello Scialdone, Direzioni di senso, migrazioni e conflitti sociali, in Sicurezza e scienze sociali, a. 8, n. 1 (gen.-apr. 2020), pp. 19-154
La monografia pubblica i contributi presentati al Festival della Sociologia tenutosi a Narni nell’ottobre del 2019, il cui tema generale è “Senso e direzione di senso”. Nella prima sezione “Saggi” sono raccolti contributi che analizzano in vari modi il disorientamento nella società, di fronte ad eventi storici, al sistema economico dominante, ai conflitti in atto, alle diverse forme di partecipazione, alla ricerca di senso nella “Smart city”. La sezione “Esperienze” è invece dedicata alle migrazioni.
Silvia Fareri, … [et al-], Il lavoro al tempo del COVID-19: “Smart(er) or Hard(er) work per i knowledge workers?” , researchgate.net, Berlino, 2020, 17 p.
L’emergenza sanitaria in corso ha costretto molte aziende ad adottare rapidamente lo smartworking per i dipendenti e dal 4 marzo 2020 il lavoro da casa è diventato obbligatorio per le pubbliche amministrazioni. Questo report di ricerca evidenzia i risultati principali di un questionario somministrato a 800 smart workers per comprendere come stiano cambiando le abitudini di vita in relazione a questa nuova modalità di lavoro, evidenziando punti di forza e difficoltà. La ricerca è stata promossa dall’Università di Pisa in collaborazione con Markerfaire Roma, Fondazione Giacomo Brodolini, Sinergie Education, Mylia ed Indeed.
Tatiana Coviello, Nemmeno gli struzzi lo fanno più. Vivere bene con l’Intelligenza Artificiale, Licosia, Ogliastro Cilento (SA), 2019, 326 p.
Il testo si concentra sul cambiamento nel mondo del lavoro, e non solo, con il passaggio alla società digitale. L’autrice riflette su una nuova interazione tra uomo e tecnologia e sottolinea come attraverso la conoscenza sia possibile maneggiare l’innovazione che è al tempo stesso uno strumento di cui disporre e una fonte di arricchimento e comprensione della realtà circostante. Infine, esorta a non eccedere in esagerati entusiasmi, ma, allo stesso tempo, invita a predisporsi alla tecnologia senza atteggiamenti aprioristicamente contrari al suo utilizzo.
Collocazione Biblioteca: 19023
Sandra Burchi, Lavorare a casa non è smart, Fondazione Giacomo Brodolini, Roma, 2020, 4 p.
In questo periodo di emergenza da Covid-19, l’intera società è messa alla prova con qualcosa di imprevisto che ha richiesto di cambiare nel giro di poche settimane l’intera scansione delle esistenze. Per quanto riguarda il lavoro il Dpcm 8 marzo parla di “lavoro agile”, ossia lavoro da casa. L’autore propone una breve riflessione sulle caratteristiche, limiti e difficoltà di questa nuova modalità di esecuzione lavorativa. Sullo stesso argomento: “Tutti i rischi dello smart working” di Carla Spinelli e “Tutti i vantaggi dello smart working” di Rosita Zucaro.
Fabio Introini, Cristina Pasqualini, Is there a «Social» divide? Italian Millennials, social networks and social inclusion, in Studi di Sociologia, a. 57, n. 2 (apr.-giu. 2019) – on line, pp. 141-160
Lo scopo del presente lavoro è esplorare la connessione tra Millennial italiani, i Social Networks e l’inclusione sociale, attingendo principalmente da un sondaggio nazionale condotto dall’Istituto G. Toniolo, il «Rapporto Giovani» nel 2017. L’analisi è centrata sui modi in cui i Millennial italiani utilizzano i social network, con particolare attenzione agli “usi elevati” di Facebook & Co. Per “usi elevati” si intendono usi non ludici ma legati all’impegno politico/civico o dedicati all’autodeterminazione personale attraverso la costruzione e il potenziamento del capitale sociale. I dati raccolti mostrano che i Millennial italiani hanno un rapporto controverso con la partecipazione tout-court e nessuno dei Social Network sembra offrire possibilità alternative di coinvolgimento. Allo stesso tempo, i Millennial italiani, guidati principalmente da una percezione ludica dei social network, sottovalutano anche la possibilità di usarli per migliorare il loro capitale sociale. Tuttavia, analizzando i dati distribuiti per condizione professionale, gli autori individuano differenze significative tra i Neet e gli Studenti-lavoratori, con i secondi più attratti da “usi elevati”. Questa evidenza porta all’ipotesi di un «divario sociale», che consiste nella capacità o incapacità di utilizzare i social network al fine di migliorare la propria condizione sociale.
Cristina Pasqualini, Social street: il vicinato al tempo di Internet, in Aggiornamenti Sociali, a. 70, n. 1 (gen. 2019), pp. 46-54
In un contesto urbano sempre più spersonalizzato, l’esperienza delle social street, nata nel 2013 a Bologna, e ormai diffusa non solo in tutta Italia ma anche all’estero, restituisce ai quartieri delle città una dimensione solidale di buon vicinato, coniugando il contatto diretto e i social network.
Stefano Zamagni, Responsabili. Come civilizzare il mercato, Il Mulino, Bologna, 2019, 247 p.
Che cosa significa oggi “essere responsabili”? Se è relativamente facile rispondere quando è questione di comportamenti dei singoli, le difficoltà sorgono quando entrano in gioco azioni che riguardano la collettività. Chi è, ad esempio, responsabile delle disuguaglianze crescenti, della disoccupazione, della povertà, dei disastri climatici? Che cosa accadrà nella società dei big data e dei social network, dove le smart machine potranno “pensare” e decidere? Nel mondo iperconnesso e globalizzato ogni azione si carica di conseguenze non volute e spesso neppure immaginate. Essere responsabili allora non è solo non fare il male, ma agire per il bene e, nel mercato, adottare comportamenti che affermino la responsabilità come prendersi cura. L’autore è docente di Economia politica all’Università di Bologna.
Collocazione Biblioteca: 18553