I materiali (libri, articoli di riviste e risorse on-line), elencati in ordine decrescente per anno di pubblicazione, sono disponibili presso la Biblioteca del Gruppo Abele, negli orari e nelle modalità previste dal regolamento della Biblioteca. L’elenco proposto non esaurisce quanto posseduto in biblioteca sul tema in oggetto. Ulteriori ricerche sono possibili sul nostro catalogo.
Vengono proposti i seguenti percorsi:
UNAIDS, In Danger. UNAIDS Global AIDS Update 2022, UNAIDS, Ginevra, 2022, 376 p.
Questo report presenta i dati dell’UNAIDS relativi alla lotta mondiale contro l’HIV aggiornati al 2021. Il titolo presenta già il tono della pubblicazione: la lotta all’HIV è in pericolo. Negli ultimi due anni, complici molteplici fattori destabilizzanti, tra i quali la pandemia da COVID-19, il progresso della risposta globale all’AIDS ha subito un forte rallentamento. A livello globale i contagi sono diminuiti del 3.6% nell’ultimo anno, il decremento più basso dal 2016. Nell’Europa dell’Est, Asia centrale, Medio Oriente, Nord Africa e America Latina il conto dei nuovi contagi annuali continua a salire, e nelle regioni dell’Asia e del Pacifico, dove le infezioni stavano calando negli anni scorsi, ora si constata un nuovo aumento. Il report mette in evidenza la necessità di rafforzare la risposta all’AIDS se si intende raggiungere gli obiettivi della “Dichiarazione Politica su HIV e AIDS” dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite entro la data fissata del 2030.
Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le politiche antidroga, Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia. Anno 2022 (dati 2021), Dipartimento per le politiche antidroga, Roma, 2022, 556 p.
La Relazione, frutto del lavoro di coordinamento assicurato dal Dipartimento per le Politiche Antidroga, si compone di 7 parti suddivise in 10 capitoli. Si consulti in particolare il cap. 7.3: HIV e AIDS tra i consumatori di droghe per via iniettiva.
Maria Cristina Salfa … [et al.] Le infezioni Sessualmente Trasmesse: aggiornamento dei dati dei due Sistemi di sorveglianza sentinella attivi in Italia al 31 dicembre 2020, in Notiziario dell’Istituto Superiore di Sanità, n. 6 (giu. 2022) – on line, pp. 3-40
Le Infezioni Sessualmente Trasmesse (IST) costituiscono un gruppo di malattie infettive molto diffuse che colpiscono milioni di individui in tutto il mondo. In Italia sono presenti due sorveglianze sentinella, una basata su centri clinici e attiva dal 1991 (segnala le persone con una diagnosi confermata di IST in atto) e una basata su laboratori di microbiologia clinica, attiva dal 2009 (segnala le persone che si sottopongono a test di laboratorio per Chlamydia trachomatis e/o Trichomonas vaginalis e/o Neisseria gonorrhoeae), entrambe coordinate dal Centro Operativo AIDS (COA) dell’Istituto Superiore di Sanità. La raccolta e l’invio dei dati avviene tramite un sistema di segnalazione online via web.
UNAIDS, Holding the line: communities as first responders to COVID-19 and emerging health threats. Report of a UNAIDS survey, UNAIDS, Ginevra, 2022, 64 p.
Questo rapporto presenta i risultati dell’indagine condotta dall’UNAIDS nei mesi di giugno e luglio 2020, all’inizio della pandemia, sulle organizzazioni di comunità gestite da e per persone affette da HIV. L’indagine, principalmente qualitativa, è stata pensata per ottenere una migliore comprensione dell’impatto che la pandemia COVID-19 stesse avendo sulle organizzazioni e sul loro lavoro legato all’HIV, e per capire di più sul loro contributo alla risposta al COVID-19. I risultati dimostrano che le organizzazioni si sono mosse velocemente all’inizio della pandemia per mitigarne l’impatto sui membri della propria comunità, intraprendendo una larga varietà di nuove attività per aiutare ad assicurare la continuità dei servizi per le persone affette da HIV, spostando i servizi online e occupandosi della distribuzione diretta di farmaci antiretrovirali. Allo stesso tempo, però, si sono anche rinnovate e hanno intrapreso nuove iniziative in risposta al COVID-19, facendo campagne d’informazione, fornendo counseling, tramite produzione di mascherine e sanitarizzanti, e provvedendo assistenza alle vittime di violenza di genere, fenomeno aumentato in pandemia. Ciononostante, una larga parte delle organizzazioni censite ha riportato frustrazione per la mancata inclusione negli stage di pianificazione della lotta alla pandemia, e in generale è mancato un aumento sostanziale dei fondi a loro disposizione per il che si sono trovate ad agire da collante tra le istituzioni.
European Centre for Disease Prevention and Control, WHO Regional Office for Europe, HIV/AIDS surveillance in Europe 2021. 2020 data, WHO Regional Office for Europe, Copenhagen, 2021, 120 p.
Questo rapporto presenta i dati di sorveglianza dell’HIV/AIDS per il 2020, un periodo caratterizzato dalla pandemia globale COVID-19 che ha colpito pesantemente l’Europa a partire da marzo 2020. Per comprendere meglio in che misura la pandemia abbia influito sui dati di sorveglianza dell’HIV/AIDS per il 2020, l’Ufficio regionale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per l’Europa e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie hanno condotto un breve sondaggio inviato a tutti i 55 Paesi, territori e aree della Regione europea dell’OMS; sono state ricevute 21 risposte. Dall’indagine risulta che ‘infezione da HIV continua a compromettere la salute e il benessere di milioni di persone nella Regione europea dell’OMS. Nel 2020, 104.765 persone hanno ricevuto una nuova diagnosi di HIV. La maggior parte delle nuove diagnosi (81%) è stata effettuata nell’Est, il 15% nell’Ovest e il 4% nel Centro. Le nuove infezioni diagnosticate nella Federazione Russa hanno contribuito al 57% di tutti i casi nella Regione Europea dell’OMS. La quota di casi segnalati dall’Ucraina è stata del 15% nella Regione.
Annemarie Rinder Stengaard … [et al.], HIV seroprevalence in five key populations in Europe: a systematic literature review, 2009 to 2019, in Eurosurveilance, vol. 26, n. 47 (nov. 2021), pp. 1-12
In Europa l’HIV colpisce sproporzionatamente uomini che fanno sesso con uomini (MSM), persone che si inettano droghe (PWID), carcerati, sex workers e persone transgender. I dati epidemiologici sono prima di tutto disponibili dai sistemi nazionali di sorveglianza sui casi HIV che raramente prendono informazioni su prostituzione, identità di genere o carcerazione. La prevalenza della sorveglianza HIV in popolazioni chiave spesso si verifica in studi indipendenti con meccanismi non stabiliti per raccogliere informazioni a livello europeo.
UNAIDS, World AIDS Day Report 2021. Unequal, unprepared, under that. Why bold action against inequalities is needed to end Aids, stop Covid-19 and prepare for future pandemics, UNAIDS, 2021, Ginevra, 73 p.
Nel corso di quattro decenni, i progressi della scienza, dei diritti umani e degli investimenti nella sanità pubblica hanno portato a notevoli successi contro l’AIDS, grazie alla collaborazione tra Paesi e tra comunità locali. Rimangono, tuttavia, ancora notevoli lacune da colmare. Disuguaglianze radicate ostacolano ulteriori progressi contro l’AIDS e rendono il mondo vulnerabile a future pandemie. Ne è prova la sfida creata dalla pandemia di COVID-19, che rischia di vanificare i risultati ottenuti finora. Nel presente rapporto vengono approfonditi cinque elementi critici della strategia globale contro l’AIDS necessari per rafforzare l’architettura globale di prevenzione, preparazione e risposta alla pandemia: potenziamento di infrastrutture guidate dalla comunità e basate sulla comunità; accesso equo a farmaci, vaccini e tecnologie sanitarie ; misure di sostegno agli operatori in prima linea contro la pandemia; tutela dei diritti umani al centro delle risposte alle pandemie; elaborazione di sistemi di dati incentrati sulle persone che mettano in luce le disuguaglianze.
UNAIDS, UNAIDS data 2021, UNAIDS, Ginevra, 2021, 468 p.
Il documento raccoglie dati sullo stato dell’epidemia di HIV e AIDS nel mondo, con schede dettagliate per ogni paese. Evidenzia che le PLWHIV (People Living with HIV) sono più vulnerabili al COVID-19 e che l’aumento delle disuguaglianze impedisce loro di accedere ai vaccini COVID-19 e ai servizi HIV. Il rapporto sottolinea che, oltre alla povertà e alla mancanza di scolarizzazione, COVID-19 e altre restrizioni hanno gravemente interrotto l’attività di screening dell’HIV: in molti paesi ciò ha portato a un forte calo di nuove diagnosi, dei servizi di assistenza e dell’inizio del trattamento. Una analisi inclusa nella relazione mostra una correlazione positiva tra migliori risultati dell’HIV e l’adozione di leggi che tutelano le persone dalla discriminazione. I dati sono aggiornati alla fine del 2020.
A cura di Vincenza Regine … [et al.], Aggiornamento delle nuove diagnosi di infezione da HIV e dei casi di AIDS in Italia al 31 dicembre 2020, in Notiziario dell’Istituto Superiore di Sanità, n. 11 (nov. 2021) – on line,vol. 34, pp. 3-59.
Il fascicolo contiene i dati provenienti dal Sistema di sorveglianza delle nuove diagnosi di infezione da HIV e dal Registro Nazionale AIDS, aggiornati all’anno 2020. Nel 2020, sono state effettuate 1.303 nuove diagnosi di infezione da HIV pari a 2,2 nuovi casi per 100.000 residenti. Si sottolinea che i dati relativi al 2020 hanno risentito dell’emergenza COVID-19. L’incidenza osservata in Italia è inferiore rispetto all’incidenza media osservata tra le nazioni dell’Unione Europea (3,3 nuovi casi per 100.000). Dal 2018 si osserva una evidente diminuzione dei casi per tutte le modalità di trasmissione. Nel 2020, la proporzione di nuovi casi attribuibile a trasmissione eterosessuale era 42% (25% maschi e 17% femmine), quella in maschi che fanno sesso con maschi 46% e quella attribuibile a persone che usano sostanze stupefacenti 3%. Il Registro Nazionale AIDS (attivo dal 1982) nel 2020 ha ricevuto 352 segnalazioni di nuovi casi di AIDS, pari a un’incidenza di 0,7 nuovi casi per 100.000 residenti. L’80% dei casi di AIDS segnalati nel 2020 era costituito da persone che avevano scoperto di essere HIV positive nei sei mesi precedenti alla diagnosi di AIDS.
European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction (EMCDDA), European Drug Report 2021. Trends and Developments, EMCDDA, Lisbon, 2021, 60 p.
Il presente rapporto descrive l’ultima analisi dell’OEDT sulla situazione della droga in Europa. Vengono trattati il mercato e l’uso di droghe illecite e i danni correlati. Il rapporto contiene un set completo dei dati su questi temi e sui principali interventi di riduzione del danno su base nazionale. Si veda in particolare il capitolo “Drug-related infectious diseases” a p. 40. Oltre alla lingua inglese il rapporto è disponibile anche in altre lingue europee.
Scott T. Walters …[et al.], Modifications to the HEALing Communities Study in response to COVID-19 related disruptions, in Drug and alchool dependence, art. 108669 (mag. 2021) – on line, pp. 1-2
La pandemia di COVID-19 ha coinciso con un aumento dei casi di per overdose da oppiacei e ha posto oneri significativi su medici e sistemi di trattamento della salute mentale che avrebbero potuto altrimenti implementare pratiche basate sull’evidenza (EBP) per ridurre queste morti. Durante il COVID-19 le interruzioni hanno avuto un impatto significativo sull’attuazione dell’intervento delle comunità che curano (CTH). Di conseguenza, si è deciso di modificare il disegno di ricerca [si veda a proposito la monografia con collocazione 2282E nel vol. 207 del dic. 2020] allungando i tempi e limitando alcune azioni. Queste modifiche consentiranno tempo e risorse aggiuntive per mitigare l’impatto della pandemia di COVID-19 sull’attuazione dell’intervento nelle CTH.
Confronting inequalities. Lessons for pandemic responses from 40 years of AIDS, UNAIDS, Geneva, 2021, 384 p.
Il documento è l’edizione del 2021 del rapporto UNAIDS Global AIDS Update, che aggiorna una serie di dati riguardanti l’AIDS a livello mondiale. I dati mostrano i progressi già realizzati e quanto si può fare nei prossimi anni per raggiungere l’obiettivo di porre fine all’epidemia di AIDS entro l’anno 2030. Il rapporto mostra che le persone con HIV sono più vulnerabili all’infezione di COVID-19, ma crescenti disuguaglianze impediscono loro di accedere ai vaccini per il coronavirus e ai servizi per l’HIV. Le restrizioni e i lockdown imposti durante la pandemia da COVID-19 hanno interrotto i test per l’infezione da HIV e in molti paesi non è stato più possibile fare diagnosi e indirizzare le persone affette verso le cure. Le disuguaglianze nell’accesso ai test e alle cure riguardano in particolare alcune categorie di persone, come i consumatori di droghe, le persone transgender, le prostitute e i loro partner sessuali, come pure bambini e adolescenti, donne e migranti. Queste disuguaglianze non sono naturali, ma sono il frutto di politiche non inclusive. Il rapporto dell’anno precedente è Prevailing against pandemics by putting people at the centre. World AIDS day report 2020, Ginevra, UNAIDS, 2020, 79 p.
Start Free, Stay Free, AIDS Free. Final report on 2020 targets, UNAIDS, Geneva, 2021, 91 p.
Il rapporto dovrebbe indicare i progressi verso la fine dell’epidemia di AIDS tra i bambini, gli adolescenti e le giovani donne, ma nessuno degli obiettivi che erano stati stabiliti per il 2020 è stato raggiunto: nel mondo, nel 2020 il numero totale di minori in trattamento per l’infezione da HIV è diminuito per la prima volta e circa la metà dei minori affetti non viene curato. Il documento aggiorna sulle azioni necessarie per terminare l’infezione da HIV nei minori nei Paesi interessati, dove bisogna agire per prevenire la trasmissione verticale da madre a figlio durante la gravidanza e l’allattamento e garantire l’accesso ai trattamenti alle donne per tutta la vita.
Young people and HIV, UNAIDS, Geneva, 2021, 16 p.
Nonostante i progressi compiuti negli ultimi 10 anni, con un 46% di calo delle nuove infezioni da HIV tra i giovani (15-24 anni), due su sette nuove infezioni sono ancora contratte da persone giovani e solo un giovane su tre dimostra di avere sufficienti conoscenze per prevenire i comportamenti a rischio. I progressi non sono uniformi, con forti riduzioni delle nuove infezioni HIV tra i giovani in alcuni Paesi, in particolare in Africa orientale e meridionale, ma progressi limitati nella riduzione dell’incidenza dell’HIV tra i giovani delle popolazioni chiave (tossicodipendenti, operatori del sesso, minoranze sessuali…) nella maggior parte dei Paesi. Sono necessari ulteriori sforzi da realizzare per affrontare i fattori strutturali che aumentano la vulnerabilità di ragazze adolescenti e giovani donne e il loro rischio di contrarre l’HIV, come le disuguaglianze e la violenza di genere, la povertà, lo stigma e l’insufficiente attuazione di programmi di educazione sessuale. Le leggi e le politiche sull’età del consenso, inoltre, sono una delle principali barriere per l’accesso ai servizi sanitari per la sessualità e la riproduzione da parte dei giovani. Le strategie e i programmi nazionali di prevenzione dovrebbero essere olistici e rispondere ai bisogni dei giovani (donne in particolare) in tutta la loro diversità, sia a scuola che fuori dalla scuola.
Paolo Jarre … [et al.], COVID-19 e dipendenze – 2, in MDD: Medicina delle Dipendenze, a. 10, n. 40 (dic. 2020), pp. 4-52
Questa seconda monografia della rivista sugli effetti del COVID-19 nell’ambito delle dipendenze si apre con una revisione sistematica delle evidenze disponibili tra COVID e dipendenze, che ben rappresenta in modo analitico tutte le possibili rotte di incrocio tra pandemia e dipendenza. Si segnala in particolare il contributo che tratta l’impatto del COVID sui pazienti HIV e sui servizi loro dedicati nell’Ospedale Amedeo di Savoia di Torino. La prima parte dell’articolo si trova nel n. 39 (set. 2020), pp. 4-56.
European Centre for Disease Prevention and Control, HIV and migrants. Monitoring implementation of the Dublin Declaration on partnership to fight HIV/AIDS in Europe and Central Asia: 2018 progress report, Stoccolma, ECDC, 2020, 22 p.
Nei 53 paesi che fanno parte della regione europea dell’OMS, il rapporto valuta la situazione dei migranti a rischio di infezione o già infetti con HIV e identifica le azioni di prevenzione messe in atto, allo scopo di monitorare l’attuazione della Dichiarazione di Dublino del 2004. Ne emerge la carenza di dati in tutta la regione e vengono identificate alcune priorità che i paesi dovrebbero considerare, tra le quali: implementazione di un approccio mirato alla prevenzione con più azioni combinate e con un monitoraggio per determinarne l’impatto e identificare eventuali ostacoli all’efficacia; programmi di sanità pubblica rivolti a tutti i migranti, anche già presenti nel Paese e senza documenti; rimozione delle barriere che impediscono ai migranti privi di documenti di accedere a test e cure.
UNAIDS, A pandemic triad. HIV, COVID-19 and debt in developing countries, UNAIDS, Ginevra, 2022, 40 p.
Questo rapporto analizza l’intersezione tra HIV, COVID-19 e debito pubblico nei paesi in via di sviluppo. Lo scontro tra il COVID-19 e una tremenda crisi del debito ha riportato gli stati colpiti indietro di decenni – mettendo a rischio gli investimenti su salute e HIV presenti e futuri. Vengono qui proposte delle opzioni pragmatiche per affrontare questa triade pandemica.
Global HIV Prevention Coalition, HIV prevention 2025 road map. Getting on track to end AIDS as a public health threat by 2030, UNAIDS, Ginevra, 2022, 48 p.
Questo documento presenta il nuovo piano d’azione per la prevenzione delle infezioni da HIV della Global HIV Prevention Coalition. La road map indica la strada da seguire per un un’azione a livello nazionale mirata a raggiungere gli ambiziosi obiettivi per la prevenzione dell’HIV posti per il 2025 dalla “Political Declaration on HIV and AIDS” e dalla “Global AIDS Strategy (2021–2026)”.
Consolidated guidelines on HIV, viral hepatitis and STI prevention, diagnosis, treatment and care for key populations, Whorld Healt Organization (WHO), Geneva, 2022, 144 p.
Questo documento presenta linee guida consolidate su HIV, epatite virale e prevenzione, diagnosi, trattamento e cura delle popolazioni chiave che delineano una risposta di salute pubblica per 5 popolazioni chiave (uomini che hanno rapporti sessuali con uomini, persone trans e di genere diverso, prostitute, persone che si iniettano droghe e persone nelle carceri e in altri ambienti chiusi). In particolare per le popolazioni chiave, fattori sociali, legali, strutturali e altri fattori contestuali aumentano la vulnerabilità all’HIV, all’epatite virale e alle malattie sessualmente trasmissibili e ostacolano l’accesso alla salute e ad altri servizi essenziali. Queste linee guida sottolineano l’importanza fondamentale di affrontare in via prioritaria le barriere strutturali in tutti i contesti. Nella maggior parte dei Paesi, la copertura inadeguata e la scarsa qualità dei servizi per le popolazioni chiave continuano a minare le risposte all’HIV, all’epatite virale e alle malattie sessualmente trasmissibili. Tutti i paesi dovrebbero dare la priorità al raggiungimento delle popolazioni chiave e al sostegno delle comunità chiave della popolazione per guidare la risposta e fornire servizi equi, accessibili e accettabili.
Implementation tool for pre-exposure prophylaxis of HIV infection – Integrating STI services, Whorld Healt Organization (WHO), Geneva, 2022, 50 p.
Lo strumento di implementazione della profilassi pre-esposizione (PrEP) dell’OMS per l’infezione da HIV contiene moduli per una serie di parti interessate per supportarli nella considerazione, pianificazione, introduzione, implementazione e implementazione dei servizi PrEP. I moduli possono essere utilizzati da soli o in combinazione. Inoltre, c’è un modulo per le persone interessate o che stanno già facendo PrEP orale. Il modulo di integrazione STI raccoglie le raccomandazioni dell’OMS esistenti, le revisioni sistematiche della letteratura scientifica e altre pubblicazioni pertinenti per fornire approcci di implementazione suggeriti. È il prodotto della collaborazione tra molti esperti, organizzazioni e reti comunitarie, fornitori, implementatori, ricercatori e partner di tutte le regioni. Il modulo di integrazione STI è diviso in 2 parti: la prima si concentra sui responsabili del programma e altri decisori, e la seconda sugli operatori sanitari. Ne beneficeranno anche le persone che usano la PrEP.A livello europeo sull’argomento si consulti il documento dell’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC), HIV Pre-Exposure Prophylaxis in the EU/EEA and the UK: implementation, standards and monitoring. Operational guidance, ECDC, Stoccolma, 2021, 47 p.
European Centre for Disease Prevention and Control, Operational considerations for the provision of the HIV continuum of care for refugees from Ukraine in the EU/EEA, European Centre for Disease Prevention and Control, Slona, 2022, 7 p.
Più di sei milioni di persone sono dovute migrare dall’Ucraina dall’inizio dell’invasione Russa. Da un punto di vista umanitario e di salute pubblica, è vitale che gli ucraini che convivono con o sono a rischio di infezione da HIV che sono stati costretti a emigrare abbiano accesso a test, terapie e servizi di cura nei paesi dell’Unione Europea e Area Economica Europea. Il Consiglio Europeo ha adottato una “Temporary Protection Directive”, che offre una risposta appropriata alla situazione attuale provvedendo immediatamente ai rifugiati protezione e diritti, compreso il diritto all’assistenza medica. Nonostante ciò, è necessaria una risposta urgente e un rafforzamento dei servizi per accertarsi che i rifugiati ucraini che convivono con o sono a rischio di infezione da HIV possano accedere a servizi di cura equi, confidenziali e armonizzati con quanto ricevuto in Ucraina. Questo documento delinea alcune considerazioni chiave per informare i processi decisionali e i l’implementazione pratica di servizi per mantenere standard di qualità di cura all’HIV. Sull’argomento si consulti anche l’articolo acura di Filippo von Shlosser, Consiglio d’Europa: protezione ai rifugiati dall’Ucraina, in Delta, n. 92 (2022) – on line, pp. 2-3.
Filippo Schlosser, ICAR 2022, in Delta, n. 93 (estate 2022) – on line, pp. 2-3
Questo articolo costituisce un breve rapporto sulla Conferenza “ICAR 2022” che si è tenuta a Bergamo il 14 e 15 Giugno. In primo luogo riporta l’ antico problema dell’uso ancora non convalidato dalle istituzioni dello strumento farmacologico per la prevenzione, malgrado le raccomandazioni accettate dal Parlamento e gli impegni internazionali che l’Italia ha preso con l’ONU. La PrEP deve infatti essere un impegno delle istituzioni, che non sarà mai un obbligo, ma resta un diritto ancora non fruibile e, in quanto non fruibile, lede il diritto alla salute. Oltre alla prevenzione, altri temi trattati sono stati : Hiv e Covid-19; obesità e sindrome metabolica nelle persone in trattamento, chemsex. Si riferiscono alla conferenza anche i due articoli successivi “Villa Maraini, Approccio sindemico allo stigma sociale” (p. 4) e “Bergamo. L’ arte scende in strada contro l’HIV” (pp. 5-6). Sull’edizione precedente della conferenza si consulti il n. 91 (inverno 2021) – on line, pp. 8-10.
A cura di Peter Hayward, Funding the future of the HIV response, in The Lancet HIV, vol. 9, n. 9 (set. 2022) – on line, 1 p.
L’editoriale della rivista è dedicato ad alcune brevi riflessioni sui progressi nella lotta contro l’HIV nell’ultimo decennio, con una particolare attenzione alle conseguenze della pandemia da Coronavirus e alle carenze di finanziamento riscontrate negli ultimi periodi.
World Health Organization, Global health sector strategies on, respectively, HIV, viral hepatitis and sexually transmitted infections for the period 2022-2030, World Health Organization, Ginevra, 2022, 134 p.
Le strategie globali riguardanti, rispettivamente, l’HIV, l’epatite virale e le infezioni sessualmente trasmesse per il periodo 2022-2030 guidano il settore sanitario nell’attuazione di risposte mirate per raggiungere l’obiettivo di fine all’AIDS, all’epatite virale B e C e alle infezioni sessualmente trasmesse entro il 2030. Le strategie raccomandano: azioni condivise e specifiche per ogni Paese, supportate da interventi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dei partner, tenendo conto dei cambiamenti epidemiologici, tecnologici e contestuali degli ultimi anni e sfruttando le innovazioni e le nuove conoscenze per risposte più efficaci ; la lotta alle disuguaglianze per raggiungere le persone più colpite e a rischio per ciascuna malattia; sinergie nell’ambito della copertura sanitaria universale e dell’assistenza sanitaria di base. Sullo stesso argomento si segnalano le seguenti pubblicazioni: “Global HIV, Hepatitis and STIs Programmes – Strategies” e “Global health sector strategies – Development process”.
UNAIDS, Integration of mental health and HIV interventions. Key considerations, UNAIDS, Ginevra, 2022, 92 p.
Questa pubblicazione dell’UNAIDS ha lo scopo di enfatizzare l’importanza di integrare i servizi di cura per l’HIV e i servizi per la salute mentale. È principalmente rivolta a policy-makers e implementatori di servizi e programmi dai livelli locali a livelli nazionali e internazionali, e offre una vasta raccolta di strumenti, linee guida e best practices per facilitare l’integrazione di servizi e interventi per approcciare i problemi intercorrelati di salute mentale, HIV e uso di sostanze, raggruppando e correlando tra loro varie risorse preesistenti. Nonostante il focus sia sull’integrazione dei servizi di salute mentale con quelli per l’HIV, le considerazioni qui incluse potrebbero essere rilevanti anche per altri servizi, incluse comorbidità dell’HIV quali tubercolosi, epatite virale e malattie veneree. Sull’argomento si consulti anche il documento “Scoping consultation on noncommunicable diseases and mental health conditions in people living with HIV“.
UNAIDS, Remove laws that harm, create laws that empower. Zero Discrimination Day 1 March 2022, UNAIDS, Ginevra, 2022, 12 p.
Per il Zero Discrimination Day del 2022, l’UNAIDS mette in evidenza la necessità di muoversi contro le leggi discriminatorie. In tanti paesi, le leggi determinano trattamenti differenziali per le persone, escludendole da servizi essenziali o costringendoli a ingiuste restrizioni, semplicemente in base a chi sono, cosa fanno o chi amano. Queste leggi sono discriminatorie, negano i diritti umani e le libertà fondamentali. Questo documento presenta a linee generali il problema, i gruppi di persone più colpiti da leggi discriminatorie, e cosa si può fare per cambiare queste leggi.
Fiammetta Balestracci, Fabio Guidali, Enrico Landoni, L’ AIDS in Italia (1982-1996). Istituzioni, società, media, Ospedaletto (Pisa), Pacini, 2022, 231 p.
Il libro ripercorre i momenti salienti della fase più acuta dell’emergenza Aids, ricostruendo il dibattito politico-parlamentare, valutando gli esiti delle principali iniziative di carattere legislativo assunte sul fronte del contenimento del contagio e analizzando l’impatto prodotto dall’epidemia e dal suo racconto sulla società italiana. Il volume pone l’attenzione sulla rappresentazione giornalistica e televisiva della malattia e sulle prime campagne pubblicitarie di sensibilizzazione e informazione promosse dal governo a cavallo tra anni ottanta e novanta.
Collocazione Biblioteca: 19525
Maurizio Coletti e Leopoldo Grosso, La comunità terapeutica per persone tossicodipendenti, Edizioni Gruppo Abele, 2022, Torino, 461 p.
In occasione di un rinnovato interesse per l’argomento, dovuto ad un docufilm sulla comunità di San Patrignano che ha fatto scalpore e riaperto il dibattito, a dieci anni dalla prima edizione, Coletti e Grosso rivedono il loro scritto del 2011 sulle comunità terapeutiche. Si tratta di un classico imprescindibile per operatori e operatrici del settore (e non solo): un’analisi unica in Italia, fondata su una lunga esperienza, completa e documentata, con uno sguardo complessivo e trasversale che va oltre i miti, i luoghi comuni e le posizioni preconcette. Si consulti in particolare il cap. III della parte prima: Il testo unico 309/90 e gli anni dell’Aids (pp. 81-98)
Collocazione Biblioteca: 19434
HIV self-testing at workplaces: approaches to implementation and sustainable financing, Whorld Healt Organization (WHO), Geneva, 2022, 16 p.
Si stanno facendo progressi verso l’obiettivo globale del 95% delle persone che vivono con l’HIV con consapevolezza del proprio stato entro il 2025. Tuttavia, permangono notevoli divari nel raggiungimento di questi obiettivi a livello globale. Gli uomini in contesti ad alto carico di HIV e gli uomini provenienti da popolazioni chiave in tutti i contesti hanno costantemente meno probabilità di conoscere il proprio stato di HIV rispetto alle donne. A livello globale, il 78% degli uomini di età pari o superiore a 15 anni che convivono con l’HIV è consapevole del proprio stato di HIV, rispetto all’86% delle donne con HIV di questa età. L’offerta di servizi per il test dell’HIV, compreso l’autotest dell’HIV, nei luoghi di lavoro formali e informali è emerso come un approccio efficace, accettabile e fattibile per raggiungere gli uomini. Un documento politico dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e dell’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) del 2018 fornisce i principi guida chiave per l’attuazione dell’HIVST nei luoghi di lavoro. Basandosi sul documento programmatico del 2018, questo documento raccoglie le prime esperienze con l’implementazione dell’HIVST nei luoghi di lavoro e discute gli approcci emergenti di finanziamento sostenibile che possono essere adattati per l’autotest dell’HIV nei luoghi di lavoro. I destinatari principali di questo documento programmatico sono i ministeri della salute e del lavoro, i programmi nazionali per l’HIV, le organizzazioni dei datori di lavoro, le organizzazioni dei lavoratori (sindacati), le imprese, i partner esecutivi, comprese le organizzazioni della società civile e le agenzie di assicurazione sanitaria.
Comprehensive package of care for infants and young children exposed to HIV- Policy brief, Whorld Healt Organization (WHO), Geneva, 2022, 34 p.
Nonostante i progressi globali per eliminare la trasmissione verticale dell’HIV, gli obiettivi per la copertura della terapia antiretrovirale materna (ART) e la nuova trasmissione verticale devono ancora essere raggiunti. Sebbene siano state documentate tendenze incoraggianti nell’Africa orientale e meridionale (l’epicentro della pandemia di HIV), permangono sfide persistenti nell’impedire ai neonati e ai bambini piccoli di contrarre l’HIV durante la gravidanza e il periodo dell’allattamento al seno. Questo documento politico delinea lo sfondo, la giustificazione, la portata e le componenti di un pacchetto completo di assistenza per neonati e bambini piccoli esposti all’HIV. Sebbene il pacchetto completo di assistenza includa interventi materni, neonatali e infantili, questo documento politico si concentra principalmente sul pacchetto di servizi per lattanti e bambini fino a due anni di età che sono esposti all’HIV. Sottolinea gli interventi materni che influenzano direttamente il processo decisionale per gli interventi per i neonati e i bambini piccoli esposti all’HIV. Per gli interventi dettagliati per prevenire la trasmissione verticale, inclusa la prevenzione combinata dell’HIV per le donne in gravidanza e in allattamento a rischio di contrarre l’HIV, vedere le linee guida consolidate dell’OMS 2021. Per quanto riguarda invece le madri adolescenti si consulti il documento Safeguarding the future. Giving priority to the needs of adolescent and young mothers living with HIV, World Health Organization (WHO) and the United Nations Children’s Fund (UNICEF), Geneva, 2021, 26 p. Ulteriori informazioni e dati sull’argomento si trovano sul sito della Coalition for Children Affected by AIDS e consultando il documento “Family Planning for Adolescents and Women at High Risk for HIV“.
European Centre for Disease Prevention and Control, HIV Continuum of care. Monitoring implementation of the Dublin Declaration on partnership to fight HIV/AIDS in Europe and Central Asia: 2020 progress report, ECDC, Stockholm, 2021, 52 p.
Il Rapporto fa il punto sull’avanzamento dei progressi verso il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dalla comunità internazionale riguardo alla lotta all’AIDS (l’iniziativa “90-90-90” dell’ONU). Le regioni qui prese in esame sono l’Europa e l’Asia centrale. Per i diversi paesi il documento fornisce i dati riguardanti il numero stimato di persone con HIV, la percentuale di persone diagnosticate, la percentuale di queste in trattamento e infine la percentuale di soggetti in trattamento che hanno raggiunto la soppressione virale. I dati, aggiornati al 2020, sono riferiti alla popolazione generale e a popolazioni specifiche: i migranti, gli uomini che hanno rapporti sessuali con uomini, le persone che fanno uso di droghe iniettabili, persone che si prostituiscono, i detenuti. Nel complesso, solo il 16% dei paesi ha raggiunto o superato gli obiettivi.
United Nations General Assembly, Resolution adopted by the General Assembly on 8 June 2021. Seventy-fifth session. Agenda item 10. Implementation of the Declaration of Commitment on HIV/AIDS and the political declarations on HIV/AIDS, United Nations General Assembly, New York, 2021, 19 p.
Gli Stati Membri delle Nazioni unite hanno adottato questa dichiarazione politica al “United Nations General Assembly High-Level Meeting on AIDS” tenutosi a New York il 9 Giugno 2021. La dichiarazione politica richiede agli stati membri di provvedere accesso a opzioni di prevenzione dell’HIV efficaci e incentrate sulla persona al 95% di tutte le persone a rischio di contrarre l’HIV in tutti i gruppi epidemiologicamente rilevanti, tutte le fasce d’età e tutti i setting geografici. Chiede inoltre di assicurare che il 95% delle persone che vivono con l’HIV siano a conoscenza del loro stato di salute, 95% delle persone a conoscenza di essere infetti siano in corso di trattamento per l’HIV e 95% delle persone in trattamento per HIV siano viralmente soppressi. Se la comunità internazionale raggiungerà gli obbiettivi, entro il 2030 saranno state prevenute 3.6 milioni di nuove infezioni di HIV e 1.7 milioni di morti correlate all’AIDS. Il testo è disponibile in inglese, francese, spagnolo, russo, arabo e cinese.
Approaches to enhance and accelerate study of new drugs for HIV and associated infections in pregnant women, Whorld Healt Organization (WHO), Geneva, 2021, 18 p.
Molteplici agenzie e attori hanno espresso le loro preoccupazioni sull’esclusione delle donne in gravidanza dagli studi clinici e sui danni e sui rischi associati a queste politiche. Più recentemente, l’importanza di consentire alle donne in gravidanza l’opportunità di partecipare a studi clinici ha ricevuto rinnovata attenzione durante la pandemia di COVID-19. Riconoscendo l’urgenza di affrontare questo problema, la rete IMPAACT e l’OMS hanno organizzato un seminario per perfezionare gli approcci ottimali allo studio della sicurezza e dell’efficacia dei nuovi farmaci correlati all’HIV durante la gravidanza e per stabilire le fasi successive per la creazione di materiali e metodi che sostengano l’attuazione di tali studi. Questo rapporto della riunione presenta la sintesi e i risultati chiave dei seminari che si sono tenuti a dicembre 2020 e luglio 2021.
Filippo von Schlösser, IV Conferenza sulla prevenzione, in Delta, n. 90 (estate 2021) – on line, pp. 4-5
L’articolo illustra gli importanti i progressi nella ricerca sulla prevenzione dell’HIV, annunciati alla quarta Conferenza sulla Ricerca per la Prevenzione dell’HIV (HIVR4P // Virtual), convocata dalla IAS – International AIDS Society il 21 – 22 gennaio e il 3-4 febbraio 2021. Si parla inoltre di nuovi promettenti progressi nella ricerca per un vaccino contro l’infezione da hiv. Nel medesimo numero si trova anche un breve editoriale sul convegno “High-Level Meeting on AIDS. End Inequalities. End AIDS” (p. 1).
Nadir, Raccomandazioni per la gestione hiv in presenza di Covid-19, in Delta, n. 90 (estate 2021), pp. 16-17
Il 10 maggio 2021 il Ministero della Salute ha aggiornato il documento di gestione delle persone con HIV in periodo di emergenza. Sono redatte, su indicazioni del CTS, sezioni L e M, per la Lotta all’AIDS, nel contesto emergenziale dovuto alla diffusione del SARS-CoV-2. Anche se i dati di letteratura non appaiono totalmente concordi, diversi lavori documentano un aumentato rischio di malattia severa e di morte associate al cofattore HIV in corso di COVID-19. L’articolo stralcia parte del documento che prende atto della situazione che minaccia la stabilità del percorso di salute delle persone sieropositive (PLWH).
HIV criminalization, UNAIDS, Geneva, 2021, 5 p.
La strategia globale contro l’AIDS 2021-2026 ha nuovi obiettivi audaci e critici sulla realizzazione dei diritti umani, la riduzione dello stigma, delle discriminazioni e della violenza; si propone inoltre di rimuovere le leggi punitive come percorso per porre fine alle disuguaglianze e, infine, lotta per porre fine all’AIDS. Per favorire l’ampliamento degli interventi volti a rimuovere queste barriere sociali, l’UNAIDS ha prodotto una serie di schede informative sui diritti umani in vari settori, evidenziando la necessità fondamentale di intensificare l’azione sui diritti. Sono una serie di documenti brevi, facili da comprendere e accessibili, che delineano l’ epidemiologia, le prove dell’impatto degli interventi sui diritti umani, gli ultimi obiettivi e le linee guida internazionali, le raccomandazioni e gli obblighi in materia di diritti umani relativi a ciascun argomento. Le schede informative pubblicate nel giugno 2021 trattano di: criminalizzazione dell’HIV (il presente documento), HIV e persone che fanno uso di droghe, HIV e uomini gay e che fanno sesso con altri uomini, HIV e transgender e altre persone con diversità di genere, HIV e prostituzione, HIV e persone in carcere e altri ambienti chiusi e HIV e stigma e discriminazione. Si consulti inoltre l’articolo “High-Level Meeting on AIDS. End Inequalities. End AIDS”, in Delta, n. 90 (estate 2021), pp. 1-1
Global Hiv Prevention Coalition (GPC), Preventing HIV infections at the time of a new pandemic. A synthesis report on programme disruptions and adaptations during the COVID-19 pandemic in 2020, UNAIDS, Geneva, 2021, 105 p.
Per tutto il 2020, la pandemia di COVID-19 ha spazzato in tutto il mondo, decenni di sviluppo faticosamente conquistato e obiettivi di salute pubblica precedentemente raggiunti. Sforzi globali e nazionali per controllare l’epidemia di AIDS stanno affrontando minacce senza precedenti. Anche per quanto riguarda la prevenzione i traguardi raggiunti, quali la tendenza al calo dei nuovi contagi che si è costantemente verificato dal 2010 ad oggi, rischia di invertirsi a causa della pandemia e le popolazioni più fragili sono sempre più a rischio. Ciò è soprattutto dovuto ad una riduzione degli investimenti nella prevenzione congiunta della trasmissione dell’ Hiv e del Covid-19 a livello nazionale e globale. E’ perciò importante costruire sinergie per la prevenzione e in particolare perché non siano esacerbate disuguaglianze e vulnerabilità che aumentano il rischio di infezionee di malattia e impediscono il libero accesso ai servizi di cura.
Domenico Attanasi, … [et al.], Impatto organizzativo sanitario, giudiziario ed economico della tossicodipendenza. Studio sulle ricadute e gli effetti del lavoro del sistema dei servizi e del privato sociale accreditato in termini sociali e sanitari, in Dal fare al dire, n. 3 (2021), pp. 21-25
Negli anni 2012- 2019 lo studio ha analizzato a livello nazionale l’organizzazione e l’erogazione delle prestazioni socio-sanitarie dei Servizi per le Dipendenze (SerD), nonchè l’impatto sul sistema giudiziario (contrasto, illeciti amministrativi, reati, detenzione…). Vengono descritte le caratteristiche dell’utenza su base regionale, la gestione da parte dei Servizi e gli esiti della presa in carico. Si fa dunque una stima del costo attribuibile alla dipendenza da droghe: sanitari (gestione patologie droga-collegate, presa in carico SerD) e sociali tra i quali la voce maggiormente rappresentata è quella della detenzione. Lo studio ha inoltre effettuato alcune simulazioni generando scenari di impatto di azioni finalizzate a contenere gli esiti del fenomeno della tossicodipendenza al fine di indirizzare le politiche ad una gestione più efficace ed efficiente.
UNAIDS, COVID-19 and HIV: 1 moment, 2 epidemics, 3 opportunities. How to seize the moment to learn, leverage and build a new way forward for everyone’s health and right, UNAIDS, Geneva, 2020, 28 p.
La pandemia di COVID-19 ha messo in luce l’inadeguatezza degli investimenti in sanità pubblica, la persistenza di profonde disuguaglianze economiche e sociali e la fragilità di molti sistemi e approcci globali chiave. Date le dimensioni epiche dell’emergenza, il mondo ha bisogno di unità e solidarietà, di essere guidato da una risposta sanitaria su larga scala, coordinata e globale, e focalizzarsi sulle esigenze dei Paesi in via di sviluppo. Questo nuovo rapporto di UNAIDS esamina come l’esperienza nella lotta all’HIV, un’altra vera e propria crisi sanitaria e umanitaria, può aiutare a progettare risposte efficaci ed efficienti contro la malattia da COVID-19, risposte incentrate sulle persone e sostenibili. Gli sforzi internazionali si sono concentrati sull’innovazione, il rispetto per diritti umani e l’ uguaglianza di genere, soluzioni basate sulla comunità e impegno per non lasciare indietro nessuno. Decenni di investimenti nella risposta all’HIV hanno creato piattaforme che si stanno dimostrando utili per combattere il COVID-19, proprio come lo sono state per rispondere all’Ebola del 2014-2015. Allo stesso modo che per la lotta all’AIDS, guidati dagli obiettivi dell’Agenda 2030, si dovrebbe sfruttare questa crisi per reinventare economie e istituzioni e per essere più equi e inclusivi; inoltre si dovrebbe reimmaginare i sistemi sanitari per soddisfare le sfide del ventunesimo secolo. Sulle risposte immediate da dare sul tema dei diritti si concentra invece un precedente rapporto: “Rights in a pandemic – Lockdowns, rights and lessons from HIV in the early response to COVID-19”.
Nicoletta Frattini, HIV e Aids. un po’ di storia, in Esse più, a.30, n. 1 (gen.-feb. 2021), pp. 7-11
L’articolo riassume la storia dell’epidemia di Aids, dal suo esordio all’inizio degli anni ottanta del secolo scorso fino a oggi, e delle principali tappe riguardanti il progresso delle terapie.
Pierluca Piselli, Claudia Cimaglia, Enrico Girardi, Linkage to care. Primi dati dello studio, in Delta, n. 87 (primavera 2020) – on line, pp. 4-6.
L’articolo presenta alcuni obiettivi, metodi e risultati delle indagini realizzate tra il 2017 e il 2019 dall’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, all’interno di un progetto di ricerca dal titolo “Linkage to care in HIV. Un ulteriore tassello all’analisi del continuum of care in HIV in Italia”. Oggetto dello studio è il fenomeno del mancato o ritardato contatto con l’ambiente di cura (cosiddetto “linkage to care”) per le persone che hanno ricevuto la diagnosi di positività al test HIV, valutando le criticità riscontrate sul territorio dai pazienti con HIV e il loro percorso di cura. Lo scopo finale del progetto è produrre evidenze sulla base delle quali sia possibile proporre soluzioni e interventi da mettere in atto nei diversi contesti analizzati.
A cura di Barbara Suligoi, Maria Cristina Salfa, Anna Teresa Palamar, Le Infezioni Sessualmente Trasmesse. Scenari attuali e prospettive future: proposte operative per un corretto inquadramento diagnostico e assistenziale. Convegno. Università Sapienza. Roma, 19 febbraio 2019. Atti, Istituto Superiore di Sanità, Roma, 2020, 91 p.
Le infezioni sessualmente trasmesse (IST) costituiscono un gruppo di malattie infettive molto diffuse che colpiscono milioni di individui in tutto il mondo. Spesso le persone con una IST non presentano sintomi e, quindi, non essendo consapevoli di avere un’infezione, possono trasmetterla ad altri attraverso rapporti sessuali non protetti. Se non vengono diagnosticate correttamente e trattate in tempo, le IST possono causare serie complicanze, come infertilità, tumori, danni gravi al neonato se contratte in gravidanza, e possono aumentare il rischio di acquisire o trasmettere l’infezione da HIV. Il convegno svoltosi all’Università La Sapienza di Roma il 19 febbraio 2019 ha promosso le conoscenze e la ricerca relativa ai vari aspetti delle IST, ha presentato i risultati di un’analisi dettagliata dei percorsi e dei flussi delle persone con un sospetto di IST in Italia e ha evidenziato alcune criticità del sistema, individuando soluzioni adeguate per monitorare la diffusione di queste infezioni (compreso l’HIV) e proponendo percorsi diagnostico-terapeutici adeguati.
Nadir, U = U Ne sappiamo abbastanza?, in Delta, n. 93 (estate 2022),21 p.
La terapia antiretrovirale riduce la quantità di virus nel sangue, nello sperma, nelle secrezioni vaginali e rettali, e di conseguenza riduce significativamente anche il rischio di trasmissione dell’Hiv ad altre persone. Questo è un concetto ricco e centrale nella lotta ai nuovi contagi di HIV, che comporta benefici sulla salute fisica, psicologica e sociale. Nel medesimo numero della rivista troviamo l’articolo “Supporto psicologico SSN. Sondaggio” (pp. 14-17), un sondaggio atto proprio a misurare il bisogno di supporto psicologico delle persone in trattamento per Hiv+ e l’offerta da parte dei centri clinici che le seguono.
Sheri A Lippman … [et al.], A community mobilisation intervention to improve engagement in HIV testing, linkage to care, and retention in care in South Africa: a cluster-randomised controlled trial, in The Lancet HIV, vol. 9, n. 9 (set. 2022) – on line, pp. 1-10
La mobilitazione di comunità, che impegna le comunità in un processo per promulgare collettivamente il cambiamento, potrebbe migliorare i test HIV e l’impegno di cura. In Sudafrica, le percentuali attuali di mobilitazione sono inferiori a quelle necessarie per il controllo dell’epidemia. Lo scopo del presente studio è quello di verificare se la mobilitazione di comunità aumenta i test HIV, il collegamento all’assistenza e il mantenimento delle cure nelle comunità di intervento rispetto a quelle di controllo. I ricercatori hanno effettuato uno studio controllato randomizzato a grappolo nei villaggi del sottodistretto di Agincourt, nella provincia rurale di Mpumalanga, in Sudafrica. 15 villaggi sono stati assegnati in modo casuale o a un intervento di mobilitazione di comunità che ha impegnato i residenti ad affrontare le barriere sociali ai test e al trattamento dell’HIV (braccio di intervento) o a un braccio di controllo utilizzando una randomizzazione bilanciata. Nell’articolo sono riportati e commentati i risultati della ricerca.
Aging. Aspetti neurocognitivi, in Delta, n. 93 (estate 2022), pp. 18-19
La prevalenza di danni al sistema neurocognitivo diminuisce con le terapie per l’HIV sviluppate negli ultimi anni, ma rimane ancora uno dei fattori di rischio per le persone con HIV. I dati sono stati confermati anche da uno studio osservazionale di coorte americano pubblicato sulla rivista AIDS ove i ricercatori Lam J. et al. affermano che la riduzione dell’incidenza di demenza è incoraggiante e riflette il miglioramento qualitativo delle terapie, tuttavia è più probabile che le persone sieropositive siano colpite da demenza rispetto alla popolazione generale. Di invecchiamento si parla anche nell’articolo successivo “Metabolismo, età e terapia” (pp. 18-19) dove si raccomanda alle persone con HIV, superati i 50 anni, di fare una visita endocrinologica, soprattutto dopo la pandemia, in quanto molte persone hanno dovuto cambiare le proprie abitudini e stili di vita, diminuendo il movimento e l’attività fisica e se ne sono registrati i primi effetti di lungo termine.
Casey D. Xavier Hall … [et al.] Examining the impact of social distancing and methamphetamine use on sexual risk and intimate partner violence, in sexual and gender minority young adults during the COVID-19 pandemic, in Drug and Alcohol Dependence, art. 109231 (mar. 2022) – on line, pp. 1-7
Durante la pandemia COVID-19 del 2020, sono state sollevate preoccupazioni sul potenziale impatto delle misure di allontanamento sociale legate alla pandemia sulle disparità sanitarie esistenti tra i giovani adulti appartenenti a minoranze sessuali e di genere (SGM), tra cui il rischio di trasmissione dell’HIV e la violenza nelle relazioni di intimità (IPV). Un’altra preoccupazione ha riguardato il potenziale aumento dell’uso di metanfetamine durante la pandemia, che è un noto fattore di rischio per la trasmissione dell’HIV e la violenza nelle relazioni di coppia. La presente analisi esamina l’impatto del distanziamento sociale per COVID-19 (lockdown e quarantena) e dell’uso di metamfetamina sul rischio di HIV e IPV in un set di dati combinato di 3 studi di coorte su giovani adulti SGM (due a Los Angeles e uno a Chicago) da maggio 2020 ad aprile 2021 (n = 1142). Sono state stimate analisi bivariate e regressioni logistiche multivariabili. Nell’articolo sono riportati e commentati i risultati dell’indagine.
Steven Meanley … [et al.] Short-term binge drinking, marijuana, and recreational drug use trajectories in a prospective cohort of people living with HIV at the start of COVID-19 mitigation efforts in the United States, in Drug and Alcohol Dependence, (feb. 2022) – on line, pp. 1-9
All’inizio della pandemia di COVID-19, gli esperti di HIV hanno suggerito che un aumento delle diagnosi di salute mentale e dell’uso di sostanze tra le persone che vivono con l’HIV (PLHIV) possano essere una conseguenza degli sforzi di mitigazione non intenzionale del COVID-19 (ad esempio, la limitazione dei contatti sociali). I ricercatori hanno valutato le traiettorie a breve termine del consumo di alcolici, marijuana e droghe ricreative in una coorte prospettica di PLHIV. 2121 PLHIV sono stati sottoposti a sondaggi sui comportamenti legati all’uso di sostanze in due periodi di tempo precedenti al COVID-19 (ottobre 2018-settembre 2019) e nell’era COVID-19 (aprile 2020-settembre 2020) all’interno del MACS/WIHS Combined Cohort Study (MWCCS). I ricercatori hanno analizzato con modelli di traiettoria basati sul gruppo, triangolati con modelli misti lineari generalizzati, i cambiamenti nel binge drinking, nell’uso quotidiano di marijuana e nel consumo di droghe ricreative all’inizio della pandemia. Controllando per età e razza/etnia, hanno verificato se le traiettorie differissero per sesso e sintomi depressivi, solitudine e supporto sociale all’inizio della pandemia. Nell’articolo proposto sono riportati e commentati i dati della ricerca.
Suzette Glasner … [et al.] Promising outcomes from a cognitive behavioral therapy text-messaging intervention targeting drug use, antiretroviral therapy adherence, and HIV risk behaviors among adults living with HIV and substance use disorders, in Drug and Alcohol Dependence, art. 109229 (feb. 2022) – on line, pp. 1-9
Ad oggi, nessuno studio ha approfondito l’uso della messaggistica di testo per fornire la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) a persone affette da HIV e con disturbi da uso di sostanze. I ricercatori, nel lavoro proposto, hanno sviluppato e valutato un intervento di 12 settimane basato sulla CBT via SMS (TXT-CBT), mirato all’uso di droghe e alla terapia antiretrovirale (ART) per adulti con HIV e disturbi da uso di oppioidi e stimolanti in comorbilità. I partecipanti sono stati individuati in modo casuale a ricevere la TXT-CBT (n = 25) o un opuscolo informativo (INFO) sull’uso di sostanze e sull’aderenza ai farmaci (n = 25). L’aderenza alla ART, l’uso di droghe e i comportamenti a rischio per l’HIV sono stati valutati al basale, mensilmente durante il trattamento e alla fine del trattamento e sono stati confrontati tra i gruppi utilizzando un modello misto di analisi a misure ripetute. L’uso di droghe per via iniettiva è stato esaminato come moderatore dei risultati. Nell’articolo sono riportati e commentati i risultati della ricerca.
Sean Hosein, Fragilità, in Delta, n. 92 (2022) – on line, 14 p.
Uno studio statunitense ha scoperto che alcune condizioni di salute sembrano aumentare il rischio di fragilità in persone HIV positive. Tra di esse vi sono ictus, diabete, malattie ai polmoni e al fegato. Lo screening, la prevenzione e il trattamento di queste condizioni di salute possono aiutare a ridurre il rischio di fragilità. Nell’articolo sono riportati i risultati dello studio osservazione sviluppato negli USA in tre centri tra il 2014 e il 2020.
Hansel E. Tookes … [et al.], Acceptability, feasibility, and pilot results of the tele-harm reduction intervention for rapid initiation of antiretrovirals among people who inject drugs, in Drug and Alcohol Dependence, art. 109124, part. A (dic. 2021) – on line, pp. 1-9
Le persone che si iniettano droghe (PWID) sono state emarginate e stigmatizzate fin dall’inizio dell’epidemia di AIDS e spesso non hanno sperimentato i benefici della terapia antiretrovirale. La Tele-Harm Reduction (THR) è un intervento di riduzione del danno potenziato dalla telemedicina, erogato all’interno di una sede SSP di fiducia. Il suo scopo è facilitare l’inizio delle cure e ottenere una rapida soppressione virale dell’HIV tra le persone con disabilità che vivono con l’HIV. In questo studio a metodologia mista, i ricercatori hanno utilizzato il modello PRISM (Practical, Robust, Implementation and Sustainability Model) per identificare le barriere e i facilitatori a più livelli nell’implementazione dell’intervento THR. Nell’articolo sono riportati commentati i risultati dello studio.
S.A. Meyers-Pantele …[et al.], A characterizing substance use typologies and their association with HIV viral load outcomes. Latent class analysis among sexual minority men living with HIV, in Drug and Alcohol Dependence, art.108928 (ott. 2021) – on line, pp. 1-7
Gli uomini delle minoranze sessuali (SMM) di etnie diverse subiscono un impatto sproporzionato dall’epidemia HIV negli USA. Il consumo di sostanze, particolarmente quello di stimolanti, può avere un impatto sulla soppressione virale per gli SMM che vivono con l’HIV. Lo studio attuale ha cercato di caratterizzare i modelli del consumo di sostanze attraverso l’analisi delle classi latenti (LCA) e verificare le associazioni fra tali modelli e i risultati del carico virale futuro negli SMM che vivono con l’HIV. I dati sono stati ricavati da Thrive With Me (TWM)uno Studio Randomizzato Controllato (Randomized Controlled Trial= RCT) riguardante un intervento sanitario sull’aderenza alla terapia antiretrovirale (ART) negli SMM che vivono con l’HIV. Fra i 383 SMM che vivono con l’HIV, è stato individuato un modello a tre classi di consumo di sostanze: bassa probabilità di consumo di sostanze (81,3%), alta probabilità di consumo pericoloso di alcol, marijuana e cocaina (7,5%) e alta probabilità di consumo di metamfetamine e anfetamine (11,2%). La classe di alta probabilità di consumo di anfetamine aveva probabilità minori di sopprimere il virus al follow-up di 5 mesi rispetto alla classe di bassa probabilità di consumo di sostanze. Questi risultati indicano possono essere potenzialmente importanti per migliorare gli esiti relativi all’HIV negli uomini SMM di diverse etnie che vivono con l’HIV. Sul tema si consulti anche l’articolo di Jorge Luis Flores Anato … [et al.], “Chemsex practices and pre-exposure prophylaxis (PrEP) trajectories among individuals consulting for PrEP at a large sexual health clinic in Montréal2, Canada (2013-2020), art. 108875 (set. 2021) – on line, pp. 1-10
Nikos PhD Pantazis … [et al.], Discriminating Between Premigration and Postmigration HIV Acquisition Using Surveillance Data, in JAIDS, vol.88, n. 2 (ott. 2021), pp. 117-124
La popolazione migrante è sovrarappresentata fra le persone con diagnosi di HIV nell’Unione europea e nell’area economica europea. Capire il momento dell’infezione Hiv (pre o post migrazione) è cruciale per sviluppare interventi di salute pubblica e per produrre stime affidabili di incidenza dell’HIV e del numero di persone che vivono con infezioni HIV non diagnosticate. Nell’articolo si riassume un metodo recentemente proposto per determinare il momento dell’acquisizione dell’HIV e per applicarlo ai dati reali e simulati.
Laura Rancilio, Paolo Meli, Case alloggio per persone hiv/AIDS, in Delta, n. 90 (estate 2021), pp. 12-13
Dal 1994 ad oggi le Case Alloggio aderenti al C.I.C.A. rappresentano gran parte delle Case Alloggio per persone con HIV/AIDS presenti in tutta Italia: sono 40 gli enti aderenti e gestiscono circa 50 tra Case Alloggio, Centri Diurni e Gruppi Appartamento in 15 Regioni d’Italia (30 province), concentrati soprattutto al Nord (Piemonte, Lombardia, Veneto) e nel Lazio, le regioni più colpite dall’epidemia dell’infezione da HIV. L’articolo riporta storia, servizi e ostacoli che affrontano per la loro operatività, dando un grande insegnamento di umanità. Nel medesimo numero della rivista si segnalano anche gli articoli: Mario Cascio, “EATG. Studi sulla salute mentale”, pp. 6-7 e “HIV: Sapere salva la vita”, pp. 10-11
Maria Monica Ratti … [et al.], Burnout mediates the relationship between coping strategies and self-perceived health in healthcare providers working with HIV/AIDS patients, in Psicologia della Salute, n. 2 (2021), pp. 35-53
Lo studio ha coinvolto 85 professionisti sanitari che lavorano nelle unità HIV/AIDS di due ospedali italiani. I risultati hanno mostrato che l’esaurimento emotivo è un mediatore parziale della relazione tra coping emotivo e stato di salute mentale. Pertanto si può presumere, secondo gli , che interventi strutturati volti a migliorare sia il coping emotivo che la sindrome da burnout potrebbero migliorare lo stato di salute mentale degli operatori che forniscono assistenza ai pazienti sieropositivi.
Roberta T. Di Rosa, Servizio sociale internazionale, responsabilità locale e partecipazione comunitaria: un caso studio in Tanzania, in La Rivista di Servizio Sociale, n.1 (2021), pp. 46-59
Il servizio sociale internazionale è un ambito di pratica professionale diffusa in vari Paesi del mondo, eppure ancora poco esplorata in letteratura e poco conosciuta come specifico settore d’azione. Esplorarne la definizione e le sue possibili applicazioni nella pratica, a partire dall’analisi di un caso studio di servizio sociale all’interno di un progetto internazionale, il Centro Nyumba Yetu in Tanzania per la cura e assistenza a bambini anche affetti da AIDS, vuole incoraggiare il consolidamento di un pensiero e di un metodo flessibili, inclusivi e plurali, necessari sia per assistenti sociali che operano all’estero, o in progetti di scambio internazionale, che per quelli che lavorano con utenti stranieri, offrendo l’opportunità di allargare gli orizzonti e allo stesso tempo di rafforzare le radici della professione.
Tyrel J. Starks … [et al.], Evaluating the impact of COVID-19. Cohort comparison study of drug use and risky sexual behavior among sexual minority men in the U.S.A, in Drug and Alcohol Dependence, art. 108260 (nov. 2020) – on line, pp. 1-7
Gli uomini delle minoranze sessuali che consumano droghe hanno un alto rischio di trasmissione di HIV per via sessuale. I rapporti sessuali possono anche aumentare il rischio di COVID-19. Lo studio ha confrontato il consumo di marijuana e di altre droghe (es, cocaina/crack, metamfetamina MDMA/ecstasy, GHB, e ketamina) con il comportamento sessuale con partner casuali tra minoranze sessuali attive nei social nework e nelle applicazioni di incontri, prima e durante l’epidemia di COVID-19.I partecipanti sono stati ingaggiati sui social network e le applicazioni di incontri e hanno completato sondaggi online. Mentre la proporzione dei partecipanti che segnalavano consumo di droga e sesso anale senza profilattico con partner casuali diminuiva nella coorte COVID, si ingrandiva l’associazione fra consumo di droga e comportamento sessuale. Dalla ricerca si evince che gli uomini delle minoranze sessuali che fanno uso di droghe hanno probabilità significativamente maggiori di impegnarsi in comportamenti sessuali che li mettono a rischio di trasmissione di HIV e COVID-19.
Pierluca Piselli, Claudia Cimaglia, Enrico Girardi, Linkage to care. Primi dati dello studio, in Delta, n. 87 (primavera 2020) – on line, pp. 4-6
L’articolo presenta alcuni obiettivi, metodi e risultati delle indagini realizzate tra il 2017 e il 2019 dall’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, all’interno di un progetto di ricerca dal titolo “Linkage to care in HIV. Un ulteriore tassello all’analisi del continuum of care in HIV in Italia”. Oggetto dello studio è il fenomeno del mancato o ritardato contatto con l’ambiente di cura (cosiddetto “linkage to care”) per le persone che hanno ricevuto la diagnosi di positività al test HIV, valutando le criticità riscontrate sul territorio dai pazienti con HIV e il loro percorso di cura. Lo scopo finale del progetto è produrre evidenze sulla base delle quali sia possibile proporre soluzioni e interventi da mettere in atto nei diversi contesti analizzati.
David Osorio, Occhio al futuro!, in Delta, n. 87 (primavera 2020) – on line, pp. 13 -13
L’articolo presenta una pubblicazione con lo stesso titolo scaricabile dal sito dell’editore della rivista. La pubblicazione si inserisce in un progetto che ha indagato le necessità delle persone sieropositive su aspetti che il sistema sanitario ha trascurato, per proporre un percorso verso il miglioramento della qualità di vita a lungo termine.
K. Michelle Peavy … [et al.], Rapid Implementation of Service Delivery Changes to Mitigate COVID-19 and Maintain Access to Methadone Among Persons with and at High-Risk for HIV in an Opioid Treatment Program, in AIDS and Behavior, n. 24 (2020), pp. 2469–2472
Il trattamento farmacologico con metadone e buprenorfina per il disturbo da consumo di oppiacei è una strategia chiave della prevenzione all’HIV. La pandemia del COVID-19 presenta una sfida per i servizi di trattamento continuo degli oppiacei mentre vengono osservate le direttive di distanziamento sociale. Viene descritta l’esperienza di un Programma di Trattamento degli Oppiacei che ha l’intento di creare e realizzare rapidamente delle politiche in equilibrio fra la sicurezza dei pazienti e del personale e l’accesso ininterrotto al metadone. Si usano verbali di riunioni, comunicazioni personali e politiche scritte per descrivere: (1) le misure adottate dal Programma del Trattamento degli Oppiacei per mitigare la diffusione del COVID-19 mentre si mantengono i servizi centrali ai pazienti; (2) l’ attuazione di strategie cliniche decisionali volte al mantenimento della sicurezza per i pazienti e la comunità; (3) cambiamenti nel flusso dei pazienti clinici
Anna Colucci … [et al.], La prevenzione delle infezioni sessualmente trasmesse nella popolazione femminile: risultati di due survey, in Notiziario dell’Istituto Superiore di Sanità, n. 10 (2020), pp. 11-15.
L’articolo presenta i risultati di due indagini rivolte alle donne che accedono al Telefono Verde AIDS e Infezioni Sessualmente Trasmesse e al sito “Uniti contro l’AIDS”, servizi dell’Istituto Superiore di Sanità. Ne emerge che le donne coinvolte, di nazionalità italiana, giovani adulte, con livello di scolarizzazione elevato e prevalentemente occupate, non utilizzano costantemente il preservativo, manifestando una bassa percezione del rischio. Secondo gli autori, questi dati rivelano il limitato impatto delle politiche preventive relativamente alle infezioni sessualmente trasmesse. Considerando che tra le nuove diagnosi di infezione da HIV registrate nelle donne l’età mediana è 34 anni, è prioritario individuare interventi preventivi specifici che possano favorire una maggiore salvaguardia della salute della donna lungo l’intero arco della sua vita.
Jose Blanco … [et al.], COVID-19 in patients with HIV: clinical case series, in The Lancet, n. 5 (mag. 2020), vol. 7 – on line, pp. 314-316
L’articolo descrive la prima esperienza (per quanto conosciuto dagli autori) di centro medico specificamente dedicato ai pazienti con infezione da HIV-1 e contagiati da COVID-19. Il centro si trova all’ Hospital Clínic di Barcellona. Vengono illustrate le caratteristiche cliniche, il trattamento antivirale e antiretrovirale e gli esiti dei casi presi in carico. L’articolo è disponibile in pdf.
Hongbo Jiang … [et al.], Maintaining HIV care during the COVID-19 pandemic, in The Lancet, (apr. 2020) – on line, pp. 1-2
Data la rapida diffusione dell’epidemia di COVID-19, si calcola che circa 37,9 milioni di persone affette da HIV sono a rischio di infezione da SARS COV 2. Inoltre, la pandemia crea barriere e cambiamenti nella continuità delle cure per l’HIV con conseguenze sulla salute fisica e psicologica dei pazienti. WHO e UNAIDS stanno lavorando insieme per assicurare continuità nelle cure ai pazienti affetti da HIV con diverse iniziative, incontrando maggiori difficoltà nei paesi con sistemi sanitari deboli.
Joëlla W. Adams … [et al.], Receipt of opioid agonist treatment halves the risk of HIV-1 RNA viral load rebound through improved ART adherence for HIV-infected women who use illicit drugs, in Drug and Alcohol Dependence, n. 1 (gen. 2020) – on line, pp. 1-8
Le donne che vivono con l’HIV e fanno uso di droghe illegali possono essere particolarmente vulnerabili al rimbalzo della carica virale (Viral Load, VL) di HIV-1 RNA. Nel presente studio, i ricercatori hanno utilizzato dati longitudinali dal 2006 al 2017 per valutare l’impatto dei fattori sociodemografici, comportamentali, socio-strutturali e i fattori clinici sul pericolo di un rimbalzo virale per donne inserite nello studio ACCESS, una coorte prospettica con monitoraggio sistematico della carica virale. Le donne vengono inserite nello studio se hanno raggiunto la soppressione del VL dopo avere iniziato la terapia antiretrovirale (antiretroviral therapy = ART) e se hanno sostenuto più di una intervista. I fattori socio-demografici come pure quelli relativi al consumo di sostanze, quelli socio-strutturali, quelli legati al trattamento per la dipendenza e quelli clinici dell’HIV sono stati valutati in quanto elementi predittivi di rimbalzo virale. Nell’articolo sono riportati e commentati i risultati dell’indagine.
Lauren Lipira … [et al.], Patterns of alcohol use and associated characteristics and HIV-related outcomes among a sample of African-American women living with HIV, in Drug and Alcohol Dependence, n. 1 (gen. 2020) – on line, pp. 1-9
Il consumo di alcol è comune nelle persone che vivono con l’ HIV e ha un impatto negativo sulle cure e i risultati. Le donne Afro-Americane che vivono con l’HIV sono soggette a vulnerabilità che possono far aumentare il rischio di consumo alcolico. Nel presente studio gli autori hanno utilizzato i dati di uno studio randomizzato controllato su un intervento di riduzione dello stigma dell’ ’HIV nelle donne Afro-Americane che vivono con l’HIV a Chicago e Birmingham (2013-2015). I modelli di consumo di alcol [qualsiasi consumo, consumo non sano (unhealthy alcohol use = UAU), consumo episodico pesante (heavy episodic drinking = HED)], sono stati misurati usando AUDIT-C. Sono state valutate in analisi bivariate e multivariabili le caratteristiche demografiche, sociali e cliniche che possono influenzare il consumo alcolico e i risultati dell’HIV che possono essere influenzati da modelli di consumo alcolico. Nell’articolo sono riportati e commentati i risultati dell’indagine.
A cura di Paolo Pedote e Nicoletta Poidimani, We will survive! Storia del movimento LGBTIQ+ in Italia, Mimesis, 2020, Milano ; Udine, 259 p.
Questo volume è uno strumento fondamentale per conoscere l’evoluzione del movimento per i diritti delle persone omosessuali e transessuali in Italia. Una sfida culturale e sociale cominciata oltre quaranta anni fa, raccontata attraverso le biografie, le pratiche, le difficoltà e le conquiste di chi ha preso parte alla lotta alla discriminazione omo/lesbo/transfobica.
Collocazione Biblioteca: 18979.
Associazione Solidarietà AIDS onlus (ASA) e rivista Essepiù
Associazione Nazionale Lotta all’AIDS (ANLAIDS) Onlus
Associazione NADIR onlus e rivista Delta
Cesda: Centro studi, ricerca e documentazione su dipendenza e aids
EPICENTRO: Il portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica
Epidemiologia e prevenzione: rivista dell’associazione Italiana di Epidemiologia
European Centre for Disease Prevention and Control
JAIDS Journal of Acquired Immune Deficiency Syndromes
Lega Italiana per la lotta contro l’AIDS (LILA)
Ministero della Salute. Hiv e AIDS
Network Persone Sieropositive (NPS) Italia
OECD: Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico
The Joint United Nations Programme on HIV/AIDS (UNAIDS)
The Key Populations Atlas (UNAIDS)