I materiali, elencati in ordine decrescente per anno di pubblicazione, sono disponibili presso la Biblioteca del Centro Studi, Documentazione e Ricerche del Gruppo Abele, negli orari e nelle modalità previste dal regolamento della Biblioteca. L’elenco proposto non esaurisce quanto posseduto in Biblioteca sul tema in oggetto. . Ulteriori ricerche sono possibili sul nostro catalogo bibliografico e nelle altre Bibliografie, in particolare quella su Giovani e adolescenti e quella su Nuove generazioni e tecnologie.
Il percorso bibliografico proposto si articola in:
Nicolas Tajan, Mental Health and Social Withdrawal in Contemporary Japan. Beyond the Hikikomori Spectrum, Taylor & Francis Group, London, 2021, 272 pp.
Questo libro esamina il fenomeno del ritiro sociale in Giappone che spazia dalla mancata frequenza della scuola sino alle forme estreme di isolamento e confinamento conosciute come hikikomori. Incentrato su un’ampia ricerca originale, il testo si basa su interviste con una serie di professionisti coinvolti nell’affrontare il fenomeno e delinea come l’hikikomori si esprime, come viene trattato e affrontato e come è stato percepito e considerato in Giappone nel tempo. L’autore, uno psicologo clinico con una vasta esperienza pratica, sostiene che il fenomeno, sebbene socialmente inaccettabile, non è omogeneo e può essere visto non come un disturbo mentale, ma come un linguaggio di disagio, un modo passivo ed efficace di resistere alle tante grandi pressioni della scuola giapponese e della società giapponese più in generale.
Collocazione Biblioteca: P0156
Takahiro A. Kato, Facing and treating hikikomori (pathological social withdrawal), in Quaderni di Psicoterapia Cognitiva, n. 48 (2021) – on line, pp. 11-19
L’hikikomori è una forma di ritiro sociale o isolamento sociale patologico la cui caratteristica essenziale è l’isolamento fisico nella propria casa. Le linee guida giapponesi del 2010 definiscono che una persona deve soddisfare i seguenti criteri per essere diagnosticata come hikiikomori: a) isolamento sociale marcato nella propria casa; b) durata dell’isolamento sociale continuativo di almeno 6 mesi; c) significativa compromissione funzionale o disagio associato all’isolamento sociale. Nell’articolo vengono discussi i progressi nella concettulizzazione e nel piano di trattamento.
Marialuisa Mazzetti, Hikikomori. Il viaggio bloccato dell’eroe. Un punto di vista sociologico, Temperino Rosso, Brescia, 2020, 182 pp.
L’hikikomori è una persona che taglia i rapporti con il mondo esterno vivendo esclusivamente all’interno della propria casa. Solitamente adolescente, è stato identificato per la prima volta in Giappone e associato alla rigidità della società giapponese con alcune causali tipiche: bullismo, competizione, padre assente e madre iperprotettiva. Finché non è comparso in Italia. Nonostante le profonde differenze tra le due società, si è continuato a definire il fenomeno italiano da un punto di vista psicologico con le stesse causali di quello giapponese, solo leggermente modificate lasciando molti aspetti ancora in sospeso. L’autrice si chiede, ad esempio, che cosa abbiano davvero in comune due società tanto diverse per generare lo stesso fenomeno e perché maschi e femmine lo subiscono in modo diverso. Lo scopo del testo proposto è quello di presentare un punto di vista ex novo sul fenomeno, cercando di fornire nuovi strumenti per comprenderlo, prevenirlo e affrontarlo.
Collocazione Biblioteca: 19037
Carla Ricci, La volontaria reclusione. Italia e Giappone: un legame inquietante, Aracne, Roma, 2014, 143 pp.
Il testo tratta il tema delle persone in volontaria reclusione, definiti hikikomori. L’antropologa Carla Ricci ce svela i tanti aspetti e la complessità di questo fenomeno, ponendosi come caposcuola di una indagine fuori dai confini nipponici, tramite una innovativa analisi comparativa della realtà italiana con il fenomeno giapponese, da cui emergono inquietanti affinità. L’evidenza sottolineata dall’Autrice è che hikikomori, anche in Italia, non può essere considerato l’esito di problemi personali, ma il risultato di molte concause determinate anche da un modo di procedere incauto e confuso che appartiene agli uomini contemporanei e che inevitabilmente influenza bambini e adolescenti. Il testo è in sola consultazione ma è disponibile a prestito un altro libro di Ricci, Hikikomori: adolescenti in volontaria reclusione, Franco Angeli, Milano, 2008, 88 pp. (Coll. Bibl. 14060). Altri scritti di questa ricercatrice si trovao nel testo a cura di Giulia Sagliocco, Hikikomori e adolescenza: fenomenologia dell’autoreclusione. Seminario di studi e approfondimenti per un’ipotesi di cura, Mimesis, 2011, 150 pp. (Coll. Bibl. 17527).
Collocazione Biblioteca: P0029
Saito Tamaki ; translated by Jefrey Angles, Hikikomori. Adolescence without End, University of Minnesota Press, Minneapolis ; London, 2013, 192 pp.
Questa è una traduzione inglese dell’originale giapponese del 1998, con una bibliografia ampliata e note dell’autore e del traduttore alla nuova edizione. Il libro tratta della condizione di ritiro sociale grave comunemente indicata con il termine “hikikomori”, in una trattazione ancora estremamente attuale basata sulle esperienze del dottor Saito, e, seppur largamente basato sulle esperienze giapponesi, propone che la condizione non sia affatto esclusiva di quel paese, anche se di certo amplificata da alcuni aspetti della sua società. Il libro si divide in due parti: la prima, una parte teorica, in cui l’autore cerca di dare una definizione a questa condizione, che lui non classifica strettamente come una patologia mentale nel termine stretto del termine (anche se può portare ad esse) ma come una serie interconnessa di sintomi, e studiarne lo sviluppo. La seconda parte invece è più pratica e rivolta alle famiglie, con indicazioni pratiche sui comportamenti da adottare ed evitare per aiutare un hikikomori a uscire dal suo stato di disagio e reintegrarsi nella società.
Collocazione Biblioteca: 20324
E. Aguglia … [et al.], Il fenomeno dell’hikikomori: cultural bound o quadro psicopatologico emergente?, in Giornale Italiano di Psicopatologia, vol. 2, n. 2 (2010) – on line
Quello degli Hikikomori è un fenomeno unico ed esclusivo, caratterizzato da grave ritiro sociale, che si verifica tipicamente in Giappone. I pazienti Hikikomori sono per lo più adolescenti e giovani adulti che si rinchiudono dentro le case dei genitori per mesi o addirittura anni. Si ritirano evitando qualsiasi contatto con la famiglia, raramente hanno amici, non frequentano lezioni scolastiche né fanno alcun tipo di lavoro o attività. L’attuale nosologia del DSM non riesce a rendere adeguatamente il concetto di hikikomori. La diagnosi differenziale comprende i disturbi d’ansia, i disturbi della personalità e la schizofrenia. Le strategie di trattamento comprendono la riabilitazione, la psicoterapia familiare e cognitivo-comportamentale, ma la loro efficacia non è ancora supportata da dati di ricerca sufficienti. In questo lavoro è stato studiato il fenomeno in relazione agli aspetti socio-culturali giapponesi, sebbene possa trovarsi anche in altri contesti.
Michael Zielenziger, Non voglio più vivere alla luce del sole. Il disgusto per il mondo esterno di una nuova generazione perduta = Shutting out the sun. How Japan created its own lost generation, Elliot, Roma, 2008, 408 pp.
L’autore, ricercatore all’Università di Berkeley, dove si occupa dell’impatto della globalizzazione nei paesi asiatici, dal 2003 è stato corrispondente da Tokyo per un’agenzia di stampa. Egli ha fatto conoscere per primo ai lettori occidentali il fenomeno “hikikomori” (cioè “confinato”, “chiamato fuori”), che dal Giappone si sta espandendo e viene ora studiato da team internazionali di psichiatri e sociologi come sindrome dello “shut-in” (il “recluso”). Si tratta di giovani, soprattutto maschi, che, di fronte a un mondo sempre più veloce e a una società sempre più competitiva, provano una sorta di disgusto e si chiudono in un bozzolo che porta frequentemente all’ospedalizzazione coatta o al suicidio. Tale fenomeno sta arrivando anche in America e in Europa, a partire dai paesi del nord (Svezia, Finlandia, Danimarca).
Collocazione Biblioteca: 14257
Étienne Barral, Otaku. Les enfants du virtuel, Denoël, Paris (FR), 1999, 314 pp.
Libro del giornalista Etienne Barral è un viaggio sorprendente nel Giappone del terzo millennio alla scoperta della cultura Otaku. Otaku è un termine che in origine in giapponese indicava l’abitazione, l’ambiente in cui si vive, ma è anche un pronome di seconda persona onorifico poco comune, un po’ come il “voi” in italiano; attualmente indica la nuova generazione di giovani giapponesi che sono poco interessati alle relazioni e che si dedicano in modo ossessivo alle proprie passioni, in particolare ai manga, alle anime, e ad altri prodotti ad essi correlati. In occidente si parla spesso a questo proposito anche di hikikomori o, per altri versi, di nerd, ma i temini non sono equivalenti. I giovani giapponesi toccati da questo fenomeno culturale sembrano esprimere un malessere profondo, ma anche presentare un enorme potenziale, un rapporto nuovo col mondo.
Collocazione Biblioteca: 17728
A cura di Sonia Cerrai, Silvia Biagioni, Sabrina Molinaro, Hikikomori: indagine sul ritiro sociale volontario dei giovani italiani. Fuori di casa, dentro il mondo Nove ¾, Consiglio Nazionale delle Ricerche, IFC – Istituto di Fisiologia Clinica ; Gruppo Abele, Pisa ; Torino, 2023, 58 pp.
Il comportamento di auto reclusione nella propria stanza è causato da un forte sentimento di vergogna sociale nei confronti dei propri pari e da un senso di inadeguatezza prestazionale rispetto alle richieste del contesto. Oggi il fenomeno non è più strettamente legato alla cultura giapponese, ma si è diffuso in molti Paesi compresa l’Italia. Risulta dunque importante indagare la prevalenza e i fattori associati al ritiro sociale, al fine di individuare i soggetti più fragili e individuare approcci terapeutici adeguati per migliorarne trattamento e prognosi. Attualmente nessuno studio ha fornito dati esaurienti riguardo alla prevalenza del ritiro sociale volontario fra gli adolescenti italiani. Nell’ultimo decennio l’Associazione Gruppo Abele ha rilevato l’aumento di richieste di aiuto da parte di genitori per situazioni che definiscono di “dipendenza da internet”, spesso male interpretata come causa dell’autoisolamento, e/o di abbandono scolastico. Trattandosi di un fenomeno giovanile in aumento l’Associazione ha avviato nel giugno 2020 un progetto, “Nove ¾”, che cerca di rispondere concretamente alle famiglie che non riescono a trovare risposte alla chiusura e all’isolamento dei loro figli. Il progetto attua interventi domiciliari e laboratoriali, è sperimentale e ha come obiettivo la validazione di una strategia di intervento che possa qualificarsi come “prassi percorribile” e poi generalizzabile in altri contesti territoriali. Risultava quindi importante mappare il fenomeno in Italia nei ragazzi tra i 15 e 19 anni e a tal fine si è contattato il CNR per svolgere l’indagine della quale qui si riporta materiali e metodi e si discutono i risultati. Esiste un report più breve sulla ricerca: a cura di Leopoldo Grosso, Sonia Cerrai, Vite in disparte. Prima indagine sul ritiro sociale volontario nella popolazione scolastica italiana, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Gruppo Abele, Torino, 2023, 16 pp. Sul progetto 9 ¾ si veda inoltre l’articolo a cura di Roberto Camarlinghi e Francesco d’Angella, Adolescenti e giovani che si ritirano. L’esperienza del Progetto Nove 3/4 a Torino, in Animazione Sociale, n. 5/364 (2023), pp. 34-46
A cura di Presidio primaverile per una Scuola a scuola, L’onda lunga. Effetti psicologici e sociali della pandemia sul mondo non-adulto, Erickson, Trento, 2023, 173 pp.
Il “Presidio primaverile per una Scuola a scuola” è un gruppo informale di studio e azione, costituito dai docenti del liceo “Leonardo da Vinci” di Casalecchio di Reno nel marzo del 2021 durante il secondo anno della pandemia da covid-19.e nell’aprile 2021 ha scritto una “Lettera al Presidente del consiglio” per chiedere la riapertura delle scuole, firmata da molti illustri educatori e studiosi, tra cui Luigi Ciotti. A distanza di tre anni dall’inizio della pandemia è ormai appurato il sollevamento di “una diversa ondata” di stampo psicologico e sociale. I testi qui raccolti, testimonianze del lavoro di medici, psicoterapeuti, insegnanti ed educatori, descrivono le forme con cui i suoi flutti hanno trascinato le menti e i corpi di bambini, adolescenti e giovani. Si segnalano in particolare un articolo di C. Stancari. “«Lasciatemi così / come una / cosa (p 90). Sul tema si consulti inoltre: Marianna Coppola, Giuseppe Masullo, Autoisolamento sociale volontario ed emergenza Covid-19: uno studio etnografico tra i giovani Hikikomori italiani durante la pandemia, CAMBIO – UniFi : Laboratorio sulle Trasformazioni Sociali, Firenze, 2021, 16 pp.
Collocazione Biblioteca: 18838
Patrick K. F. Lin, The relationship between Hikikomori risk factors and social withdrawal tendencies among emerging adults. Exploratory study of Hikikomori in Singapore, in Frontiers in Psychiatry, vol. 13, (2022) – on line, pp. 1-12
Questo fenomeno giapponese localizzato, il ritiro sociale di tipo Hikikomori è stato osservato a livello globale in numeri crescenti. Basandosi sulle associazioni trovate nella ricerca Hikikomori internazionale e giapponese, sono state esplorate alcune variabili rilevanti e generalizzabili al contesto di Singapore. In particolare, sono state esaminate le relazioni tra (1) fattori di rischio Hikikomori, (2) tendenze al ritiro sociale, (3) depressione e ansia, (4) relazioni con familiari e amici e (5) stato occupazionale. In uno studio di indagine trasversale, Ai partecipanti è stato fornito un link Qualtrics e chiesto di compilare un questionario comprendente alcune scale. Vengono discussi i risultati.
L’allarme dei pediatri di famiglia: “Un tentativo di suicidio al giorno tra gli adolescenti. Isolamento sociale per 100mila Hikikomori”, in Quotidiano della Sanità, 13/10/2022 – on line, pp. 1-2
Secondo il Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri, Antonio D’Avino, fra gli adolescenti italiani sarebbe in atto un netto aumento sia di disturbi di tipo psichiatrico, in particolare legata a disturbi depressivi e a tentativi suicidiari, che di gravi forme di isolamento sociale, fino al ritiro sociale. Per queste gravi forme di disagio, il numero di richieste di aiuto o consulenza, di ospedalizzazioni e di segnalazioni è letteralmente esploso a partire dal post-pandemia. Il tema è stato oggetto di ampie discussioni durante i lavori del Congresso della Federazione Italiana Medici Pediatri, di cui il Quotidiano della Sanità offre una sintesi.
A cura di Pamela Magda Di Renzo, Hikikomori. Ritirati, ma non troppo, Magi, Roma, 2022, 248 pp.
Il testo è frutto di un progetto attivato in piena pandemia da un gruppo di esperti (psicologi, psichiatri e psicoterapeutici) che si occupa del ritiro sociale di adolescenti e giovani adulti, i cosiddetti “hikikomori”. Il lavoro ha la finalità specifica di offrire un supporto alle famiglie che si ritrovano a fronteggiare questa problematica molto complessa. In appendice il testo presenta il videogioco gratuito “Nostalgici anonimi”, che il gruppo di lavoro vorrebbe portare nelle scuole per cercare di prevenire il fenomeno.
Collocazione Biblioteca: 20089
Andrea Marchesi, Adolescenti alla ricerca del nome proprio. Come leggere in chiave educativa il malessere di ragazze e ragazzi, in Animazione Sociale, n. 08/358 (2022), pp. 30-43
Quando si parla di – e con – adolescenti oggi, ci si trova di fronte a un catalogo di sintomi: ritiro sociale, fobia scolare, self cutting, disturbi alimentari, disturbi di ansia e crisi di panico, dipendenza, disorientamento sessuale e depressione. L’autore, pedagogista e responsabile di una cooperativa sociale, propone una riflessione su questa “collezione” di sintomi e sulla richiesta di aiuto che questi rappresentano.
Caterina Parisio … [et al.], Hikikomori. Tra isolamento sociale e nuove solitudini, in Psicobiettivo, a. 42, n. 2 (mag.-ago. 2022), pp. 25-187
In questo numero monografico della rivista sono raccolti numerosi contributi, esperienze cliniche e di ricerca, riguardanti il fenomeno dell’hikikomori e delle nuove forme di ritiro sociale. Gli autori mettono in risalto la centralità del ritiro sociale vissuto e sperimentato in casa, confrontandolo con aspetti di contesto peculiari delle diverse fasi del ciclo vitale, dalla preadolescenza al giovane adulto, passando dalla scuola al mondo del lavoro.
Xinyue Hu, Danhua Fan and Yang Shao, Social withdrawal (hikikomori) conditions in China: A cross-sectional online survey, in Frontiers in Psychology, vol. 13, art. 227965 (mar. 2022) – on line, pp. 1-9
In Cina è stata dimostrata l’esistenza di una forma di ritiro sociale patologico chiamata anche hikikomori. Ma la prevalenza e le caratteristiche degli hikikomori in Cina rimangono sconosciuti. Studi precedenti avevano indagato sul fenomeno degli hikikomori in tre città della Cina. Lo scopo di questo studio è quello di scoprire la prevalenza di hikikomori in un campione online in Cina e la differenza nelle caratteristiche demografiche e in altri possibili tratti tra gli hikikomori e la popolazione generale. La ricerca si è avvalsa di questionari on line e ha coinvolto 1.066 giovani (età media = 22,85 anni) Dei 1.066 giovani, 980 (91,9%) sono stati identificati come appartenenti al gruppo A (non isolati sociali né ritirati), 46 (4,3%) al gruppo B (marcato isolamento sociale presso il proprio domicilio o ritirati con durata di almeno 3 mesi), e 40 (3,8%) al gruppo C (contrassegnato sia dall’isolamento sociale nella propria abitazione che dal ritiro con una durata di almeno 3 mesi). Il gruppo hikikomori (combinato gruppo B e gruppo C) rappresentava l’8,1%. il criterio di raggruppamento in questo studio è ragionevole e tale criterio di raggruppamento può escludere potenziali popolazioni di hikikomori. Quando le persone si trasformano in hikikomori nel presente, i loro comportamenti di ritiro sociale e la sensazione di solitudine sono entrambi molto più gravi rispetto al passato. Il possibile rapporto tra hikikomori e solitudine riflettono la necessità di dare ai giovani maggior sostegno sociale, per aiutarli a entrare in contatto con la società.
A cura di Silvia Biagioni, Simone Sacco, Sabrina Molinaro, I comportamenti a rischio tra gli studenti. Italia. Rapporto di Ricerca sui comportamenti a rischio tra la popolazione studentesca attraverso lo studio ESPAD®Italia 2021, CNR, 2022, 298 pp.
Lo studio ESPAD®Italia, viene condotto annualmente dall’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR (IFC-CNR) a partire dal 1999. Questo permette, attraverso un questionario anonimo e auto-somministrato, il monitoraggio dei comportamenti a rischio e delle abitudini degli studenti italiani di età compresa fra i 15 e i 19 anni. Le tematiche affrontate sono molteplici: l’utilizzo di sostanze psicoattive legali e illegali, l’utilizzo di Internet, il cyberbullismo, il gioco d’azzardo o ai videogame e altri fenomeni come il ritiro scolastico e l’isolamento sociale. Per quanto riguarda il trend dei consumi, nel 2020, anno della pandemia da COVID-19, si è osservata una generale diminuzione del consumo di tutte le sostanze psicoattive. Nell’ultima rilevazione le percentuali sono invece tornate a crescere pur non raggiungendo, nella maggior parte dei casi, i livelli pre-pandemici. il Cyberbullismo che, nel 2021, ha coinvolto il 46% degli studenti come vittima e il 29% come autore. Poco diffuso è il fenomeno dell’internet challenge, mentre molto diffuso è l’uso di videogames ed anche il gioco d’azzardo. In crescita i comportamenti violenti. Viene inoltre per la prima volta preso in considerazione il ritiro sociale.
Grégoire Cornet, Théo Marie-Courtois, Les hikikomori, ces reclus sociaux venus du Japon encore mal cernés en France, in Le Figaro, 18/12/2021, pp. 1-7
In Francia la discussione pubblica e il sistema d’intervento attorno alla questione hikikomori è ancora allo stato iniziale. Prima di tutto non vi è affatto accordo, fra i pochi specialisti della materia, sui criteri di identificazione del fenomeno. Secondo Marie-Jeanne Guedj, psichiatra dell’ospedale Sainte-Anne à Paris e fondatrice dell’Association francophone pour l’étude et la recherche sur les hikikomori, non esiste una definizione sulla quale vi sia consenso, salvo per la durata della reclusione, che deve essere almeno di sei mesi e il fatto che in prevalenza coinvolga giovani. Uno degli interrogativi centrali sui quali si discute in maniera accesa è a partire da quale grado di reclusione si può definire tale condotta riconducibile in modo proprio a hikikomori. Ugualmente, la distinzione fra casi primari e casi secondari (presenza di disturbi di tipo psichiatrico) è soggetta a discussioni. Le persone auto-confinate che soffrono di depressione, ansia o disturbi di personalità non si isolano volontariamente. Secondo Marie-Jeanne Guedj «la maggioranza degli hikikomori non se ne lamentano, al contrario, in quanto scelgono deliberamente tale comportamento». Un’attitudine che non è riconosciuta sul piano medico perché non vi è associata alcuna diagnosi. Anche nell’ultima classificazione americana delle malattie, hikikomori non compare. Per Guedj hikikomori non rappresenta uno stato, ma una condotta, nella quale numerosi e instabili parametri entrano in gioco. In definitiva, l’assenza di un quadro classificatorio chiaro pone forti limiti rispetto a un censimento o a una stima del numero di hikikomori in Francia, cosa provata dall’assenza di studi nazionali sulla quantificazione del fenomeno. L’articolo viene spiegato in Italiano sul sito del CeSda dove viene anche citato un altro articolo sulla realtà francese.
Iveta Vrioni, Hikikomori. Nuova forma di isolamento sociale, Youcanprint, Lecce, 2021, 99 pp.
Il libro sviluppa la sua tesi sul fenomeno del ritiro sociale a partire da fattori sociali, culturali, psicodinamici, effetti della globalizzazione e del rapporto con la tecnologia. Descrive questo disagio specifico e presenta riflessioni riguardo all’influenza della società sui giovani più fragili. Secondo l’autrice, l’hikikomori non è una malattia mentale, ma una malattia sociale.
Collocazione Biblioteca: 20404
Rita Cerutti, … [et al.], Hikikomori: la sofferenza silenziosa dei giovani = Hikikomori: the silent suffering among young people, in Rivista di Psichiatria, vol. 56, n. 3 (mag. – giu. 2021) – on line, pp. 129-137
Il termine giapponese hikikomori è usato per descrivere i giovani che vivono una condizione caratterizzata da isolamento e ritiro sociale per un prolungato periodo di tempo. È un fenomeno particolarmente diffuso in Giappone, soprattutto tra adolescenti e giovani adulti, ed è oggetto di attenzione crescente da parte dei professionisti della salute mentale di molti altri Paesi, tra cui l’Italia. Lo scopo del presente lavoro è quello di approfondire il costrutto di hikikomori inquadrandolo all’interno del contesto socioculturale di riferimento, analizzando contemporaneamente gli aspetti epidemiologici, i fattori di rischio e le caratteristiche cliniche. Inoltre, vengono discussi alcuni modelli teorici che consentono possibili interpretazioni di tale condizione che caratterizza i giovani che veicolano sempre più silenziosamente la loro sofferenza. Pur fornendo una lettura piuttosto articolata del fenomeno, si sottolinea la mancanza di una chiara definizione che possa inquadrarlo al fine di pianificare interventi preventivi.
Duilio Traversari … [et al.], Il corpo che ci abita, in Pedagogika.it, a. 23, n. 3 (lug.-set. 2019), pp. 9-72
Il dossier di questo numero raccoglie numerosi contributi sul tema della corporeità, con l’intento di approfondire l’importanza della relazione tra mente e corpo nei processi educativi. In particolare si segnala l’articolo “Il corpo recluso dei giovani. Adolescenze hikikomori”, di Laura Pigozzi (pp. 47-50).
Takahiro A. Kato, Norman Sartorius, Naotaka Shinfuku, Forced social isolation due to COVID-19 and consequent mental health problems, Lessons from hikikomori, in Psychiatry an Clinical Neurosciences, vol. 74, n. 9 (set. 2020) – on line, pp. 506-507
La pandemia di COVID-19 ha costretto un numero enorme di cittadini a restare confinati nelle loro case, spesso con conseguente isolamento sociale, che può portare a problemi di salute mentale. Uno dei migliori esempi di conseguenze di un grave isolamento sociale è la condizione nota come hikikomori, una forma di grave ritiro sociale originariamente descritta in Giappone alla fine del 20° secolo e più recentemente trovata in tutto il mondo. Nelle linee guida del 2010 su hikikomori dal Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare giapponese, la definizione di hikikomori è stata descritta come un evitamento della partecipazione sociale, che in linea di principio è continuata per un periodo superiore a 6 mesi. Il breve articolo esamina somiglianze e differenze delle due forme di isolamento. Takahiro A. Kato è il maggior studioso giapponese del fenomeno degli hikikomori.
A cura di Rosalba Morese con Sara Palermo e Raffaella Fiorella; Rosalba Morese … [et al.], Social Isolation. An interdisciplinary view, IntechOpen, London, 2020, 113 pp.
Il ritiro sociale è definito come un isolamento volontario prolungato nel tempo che comporta la cessazione di ogni forma di relazione sociale e di contatto con le persone e l’esterno. Questo libro offre un punto di vista interdisciplinare con una visione ampia e, allo stesso tempo, approfondita dei vari aspetti che possono contribuire a comprendere meglio l’isolamento sociale, un comportamento che può causare grandi danni alla salute. Dopo i primi due capitoli, teorici e clinici, vengono presentate alcune ricerche: una su alcuni anziani di età superiore ai 65 anni in un contesto insulare, le Maldive; un approccio integrato per affrontare il problema delle violenze sessuali con gli studenti maschi di un college americano; uno studio delle strutture di rete elementari della segmentazione della società nell’era tecnologica, che provoca isolamento; uno studio su come la privazione sociale in adolescenza nei mammiferi (roditori) può influenzare il comportamento e provocare autismo. Il libro è ad accesso libero sul web, ma non è scaricabile interamente in PDF.
Andrea Pozza … [et al.], La sindrome “Hikikomori”: prevalenza nella popolazione generale e psichiatrica, Una systematic review con meta-analisi, in Rassegna Italiana di Criminologia, a. 48, n. 1 (2019) – on line, pp. 6-17
La Sindrome Hikikomori è una condizione, osservata nel corso dell’ultimo decennio in adolescenti giapponesi, caratterizzata da completo e prolungato ritiro sociale e permanenza in ambiente domestico in attività ripetitive quali l’utilizzo del PC, associato a perdita di interesse nei confronti di scuola o lavoro. Non è chiaro in che misura il fenomeno esista in altri contesti culturali. Nella letteratura internazionale è assente una revisione sistematica con meta-analisi, che ne sintetizzi la prevalenza. Il presente lavoro descrive il primo studio di systematic review con meta-analisi sulla prevalenza della Sindrome Hikikomori nella popolazione generale e quella psichiatrica. È stata condotta una ricerca sistematica con l’utilizzo dei database elettronici PubMed e Scopus. Sono stati inclusi 9 studi (n = 8598), 7 dei quali condotti in Paesi asiatici. Nell’articolo sono riportati e commentati i risultati della ricerca.
Marco Crepaldi, Hikikomori. Giovani che non escono di casa, Alpes, Roma, 2019, 124 pp.
Il termine giapponese hikikomori significa “stare in disparte” e viene utilizzato per riferirsi a coloro che si isolano dal mondo sociale per mesi e anni, autoescludendosi nella propria abitazione e tagliando ogni contatto con l’esterno. Si tratta soprattutto di giovani maschi, fragili a livello relazionale e ipercritici nei confronti di una società nella quale arrivano a non riconoscersi più come parte integrante. In Giappone tale fenomeno ha assunto dimensioni allarmanti, con oltre mezzo milione di casi accertati, ma i numeri sembrano essere in crescita in molte nazioni economicamente sviluppate, tra cui l’Italia, dove si stima ci siano centinaia di migliaia di casi. Nonostante la sua diffusione, il fenomeno è ancora poco conosciuto e coloro che ne soffrono si sentono spesso soli e incompresi nel loro disagio. Nel libro vengono discussi gli ultimi studi in tutto il mondo, elaborando una prima definizione di hikikomori e cercando di offrirne un’interpretazione critica. Inoltre, vengono presentati i risultati della prima indagine statistica nazionale con il coinvolgimento di oltre trecento partecipanti.
Collocazione Biblioteca: 18546
Luigi Zoja, Jung, I neet e gli hikikomori. E se la rinuncia fosse ricerca di individuarsi?, in Animazione Sociale, a. 47, n. 4/309 (2017), pp. 11-22
L’autore, psicoanalista junghiano, già presidente dell’Associazione Internazionale di Psicologia Analitica, si sofferma sul comportamento di alcuni giovani: gli hikikomori in Estermo Oriente, che vivono ritirati dalla società e i neet in Europa, giovani autoesclusi perché sempre più estranei al circuito economico e sociale. Secondo l’autore, questi comportamenti possono essere compresi utilizzando alcuni concetti di Jung, in particolare quello di individuazione, cioè il distaccamento dai modelli convenzionali per sviluppare il proprio potenziale.
Fiorenzo Ranieri … [et al.], Adolescenti tra abbandono scolastico e ritiro sociale: il fenomeno degli “Hikikomori” ad Arezzo, in Il Cisalpino, n. 39 (2015), pp. 13-17
L’Unità Funzionale Salute Mentale Infanzia e Adolescenza della Azienda USL 8 Arezzo (UFSMIA) ha ricevuto negli ultimi anni alcune richieste di presa in carico di adolescenti che presentavano forti analogie con i casi descritti in letteratura come “hikikomori” (stare da parte –isolarsi – ndr). Queste ammissioni hanno portato a uno studio epidemiologico per quantificare il comportamento di ritiro sociale tra gli adolescenti a Arezzo. Dallo studio emerge che circa l’1% degli iscritti alle scuole medie non frequenta le lezioni e che una parte di questi non va a scuola perché rimane autorecluso nella propria casa.
A cura di Roberta Spiniello, Antonio Piotti, Davide Comazzi, Il corpo in una stanza. Adolescenti ritirati che vivono di computer, Franco Angeli, Milano, 2015, 300 pp.
Di solito gli adolescenti vorrebbero essere sempre fuori casa con gli amici, ma ce ne sono alcuni che invece si muovono in una direzione opposta: sono gli adolescenti ritirati. Ragazzi che smettono di andare a scuola e non riescono a esibirsi sul palcoscenico sociale; passano i pomeriggi e le serate chiusi nella loro stanza perché soffrono di bruttezza immaginaria, si vergognano, si sentono inadeguati, deboli e goffi. Molti di loro, tuttavia, pur confinati nella loro camera, riescono a oltrepassarne le pareti: si collegano alla Rete ed entrano in mondi lontani. Il fenomeno del ritiro sociale – degli “hikikomori” – viene da anni studiato in Giappone. In Italia, invece, è ancora poco conosciuto, ma sempre più diffuso. Il gruppo degli autori appartiene al Consultorio Gratuito del Minotauro, e presenta in questo libro l’esito di un lavoro che, per la sua completezza e organicità, rappresenta uno strumento indispensabile per tutti coloro – psicologi, psichiatri, insegnanti e genitori – che desiderano avere un quadro esaustivo sulla teoria e sul trattamento del ritiro sociale in Italia.
Collocazione Biblioteca: 17178
Antonio Piotti, Il banco vuoto. Diario di un adolescente in estrema reclusione, Franco Angeli, Milano, 2012, 127 pp.
I fatti descritti in questo libro sono frutto dell’immaginazione dell’autore, che tuttavia intende, attraverso tali fatti, presentare un caso clinico. Lo fa scegliendo la forma dell diario di un adolescente che non ce la fa a vivere nel nostro contesto sociale. Si tratta di una forma di disagio mentale definita come “ritiro sociale acuto” (già individuato in Giappone dove si usa il termine “hikikomori”, cioè i reclusi). Enrico, il protagonista di questo diario, si è confinato per anni, giorno e notte, nella sua stanza, connesso continuamente al computer e immerso in un’esistenza virtuale. Il libro vuole analizzare i perché di questi comportamenti estremi e le modalità di interazione con il contesto familiare e scolastico. L’autore è psicoterapeuta e docente presso la scuola di psicoterapia ARPAD Minotauro.
Collocazione Biblioteca: 15856
Taisei Kubo … [et al.], Hikikomori and gaming disorder tendency. A case-control online survey for nonworking adults, in Psychiatry and clinical neurosciences, vol. 78, n.1 (gen. 2024) – on line, pp. 77-78
In questa ricerca è stato condotto un sondaggio online per esaminare l’associazione tra tendenze GD (Disturbo da gioco) e hikikomori patologico/non patologico tra adulti non lavoratori in Giappone. I risultati evidenziano che la fase iniziale di hikikomori patologico (entro 3 mesi) ha la più alta tendenza alla GD. Questa tendenza può essere aumentata da sintomi depressivi e compromissione funzionale, dovuta all’isolamento. Inoltre, “l’evitamento dei ruoli sociali” è stato un predittore significativo di una minore tendenza alla GD, suggerendo che le situazioni di ritiro possono causare la perdita di ruoli nella società e l’uso di giochi durante la questa condizione può essere un’azione di auto-cura attraverso l’acquisizione di ruoli nel mondo del gioco. tuttavia questa ricerca non è stata in grado di chiarire una relazione causale; pertanto, ulteriori sondaggi longitudinali su larga scala dovrebbero essere condotti per convalidare i presenti risultati.
A cura di Mauro Croce, Pier Giovanni Mazzoli ; contributi di G. Biggio … [et al.], Dipendenze e disturbi da tecnologie digitali. Indicazioni per la comprensione e l’intervento clinico integrato, Publiedit, Cuneo ; Roma, 2023, 640 pp.
Questo testo si propone come primo Manuale clinico italiano dedicato alla terapia e alla cura delle Dipendenze Digitali. Fenomeno nuovo e che quindi richiede innanzitutto uno sforzo di comprensione e di interpretazione per capirne le specificità rispetto ad altre forme di Dipendenza Patologica da sostanze o comportamentali e sia per delineare i confini tra uso e abuso della tecnologia e della dimensione patologica della Dipendenza stessa. L’impegno degli autori non si è focalizzato in una lettura del fenomeno meramente saggistica, ma in una chiave interpretativa fortemente clinica esplorando tutti gli aspetti biologici, psicoterapeutici e ambientali, approfondendone anche le differenze di genere e generazionali. Gli autori coinvolti, tra i più autorevoli a livello nazionale e internazionale, si distinguono per aver maturato esperienze importanti non solo nello studio ma soprattutto nel trattamento clinico di queste Dipendenze. Il Manuale propone indicazioni concrete di intervento integrato; è diretto ai terapeuti, ma anche a chi, tra i professionisti sanitari e gli educatori, voglia comprendere e studiare questo argomento. Il contributo prolusivo “Prevenire il rischio di un uso problematico degli schermi” è di Serge Tisseron. Hanno inoltre contribuito L. Grosso, P. Jarre, A. P. Lacatena, M. Marangi e molti altri.
Collocazione Biblioteca: 20319
Claudia Mortali … [et al.], Dipendenze comportamentali nella Generazione Z. Studio di prevalenza nella popolazione scolastica (11-17 anni) e focus sulle competenze genitoriali, Istuto Superiore di Sanità, Roma, 2023, 108 pp.
Questo volume ha l’obiettivo di illustrare i principali risultati dello studio epidemiologico su alcune dipendenze comportamentali condotto nell’ambito del progetto “Dipendenze comportamentali nella Generazione Z. Studi di prevalenza nella popolazione scolastica e correlazione con percezioni e competenze genitoriali, anche alla luce dell’emergenza pandemica da COVID-19”. Lo studio è stato realizzato tra il 2022 e il 2023 dal Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità, grazie al supporto del Dipartimento per le Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri. I primi capitoli descrivono la metodologia e i principali risultati dell’indagine condotta tra i giovani e le giovani di 11-17 anni. Il capitolo finale è dedicato alla discussione dei principali risultati di uno studio focalizzato sulle percezioni dei loro genitori relative alle abitudini di figli e figlie. Si consulti inoltre il rapporto a cura di Adele Minutillo … [et al.], Dipendenze da Internet, Istituto Superiore di Sanità, Roma, 2022, 125 pp.
Paolo Ugolini … [et al.] ; a cura di Luca Brambatti … [et al.], Psicopatologia e adolescenza. Best practice tra urgenze e quotidianità dei servizi, in Sestante, a. 6, n. 11 (dic. 2022) – on line, pp. 1-100
Questo numero monografico nasce dopo la pandemia Covid-19 con tutte le conseguenze che questi due anni e mezzo hanno portato e si focalizza sui temi della psicopatologia, dell’eziologia e dell’evoluzione dei disturbi psichiatrici in adolescenti e giovani (14-25 anni). Sono segnalati forti aumenti dei tassi di incidenza e di accesso ai servizi preposti, nell’arco temporale 2020 – 2022. Una lettura rispetto ai dati di aumento numerico e, soprattutto, la elaborazione di possibili risposte clinico-organizzative vengono proposte nelle due letture magistrali del prof. Vicari e del prof. Ducci, che invitano a costruire sulla psicopatologia di adolescenti e giovani adulti, équipe dedicate e specificamente formate. Negli articoli seguenti emergono forti cambiamenti su stili di vita e comportamenti e vengono illustrati le principali patologie riscontrate, tra le quali il ritiro sociale e, in preadolescenza, la dipendenza da internet. Inoltre dopo 5 anni dalla presentazione delle Linee di indirizzo della Regione Emilia-Romagna sulla psicopatologia di questa fascia d’età, un articolo di Sanza collega le tre fasi storiche delle culture giovanili e i servizi approntati: Completano il quadro generale, le recenti Linee di indirizzo sul tema del ritiro sociale della Regione Emilia-Romagna. A seguire vengono descritti alcuni esempi di best practice presenti nei servizi dei Dipartimenti Salute Mentale e Dipendenze Patologiche della Regione Emilia-Romagna. Infine due interviste su aspetti centrali della clinica adolescenziale: la relazione con il terapeuta e la questione dell’identità di genere
A cura di Riccardo Bertaccini e Furio Lambruschi, Psicologia cognitiva dell’adolescente. Setting clinico e strategie di intervento, Carocci, Roma, 2022, 399 pp.
L’adolescenza rappresenta uno snodo evolutivo cruciale nel complesso percorso di strutturazione del Sé. Gli adolescenti del terzo millennio sono esposti a un incremento massiccio nella quantità e nell’intensità di fattori di rischio sociali, familiari, educativi e affettivi, con importanti ricadute psicopatologiche. Il volume è un manuale pensato per i professionisti della salute mentale, che presenta le più efficaci procedure di assestment e intervento terapeutico per le deviazioni psicopatologiche nei giovani d’oggi (principalmente procedure derivanti dall’ambito cognitivo-comportamentale). Nella seconda parte del libro, particolarmente interessanti il cap. 5 sui disturbi dello spettro ansioso, che tratta anche dell’ansia sociale e il cap. 6: Il ritiro sociale e l’isolamento. Gli autori sono psicologi e psicoterapeuti.
Collocazione Biblioteca: 19588
Simone Amendola … [et al.], Hikikomori, problematic internet use and psychopathology. Correlates in non-clinical and clinical samples of young adults in Italy, in Journal of Psycopathology, vol. 27, n. 2 (giu. 2021) – on line, pp. 106-114
Gli obiettivi di questo studio erano di esplorare l’hikikomori (ritiro sociale prolungato) e la sua relazione con l’uso problematico di Internet e altre psicopatologie. Sono stati reclutati in totale 66 giovani adulti in Italia, composti da un campione non clinico reclutato tramite un sondaggio online (n = 47) e un campione clinico di pazienti con un disturbo psichiatrico all’esordio (n = 19). Questa ricerca dimostra l’insorgenza di ritiro sociale in campioni non clinici e clinici di giovani adulti italiani. Le caratteristiche cliniche della psicopatologia (ad esempio, comportamenti aggressivi autodiretti e diretti verso gli altri, abuso di sostanze) erano più diffuse tra i partecipanti hikikomori del campione clinico. Inoltre, i sintomi di hikikomori mostravano forti associazioni con la disfunzione della personalità complessiva. I risultati hanno evidenziato la necessità di districare l’intricata relazione tra hikikomori e psicopatologia e sono stati discussi considerando i progressi scientifici. Infine, i risultati di questo studio hanno suggerito che il sondaggio online è una metodologia utile per identificare i giovani adulti con hikikomori. Sono necessarie ulteriori ricerche con campioni più grandi per confermare questi dati.
Mario G. L. De Rosa, Disagio esistenziale e dipendenze patologiche, Franco Angeli, Milano, 2021, 156 pp.
L’autore, psichiatra e psicoterapeuta, descrive la fenomenologia della dipendenza da sostanze psicoattive a da internet. Nel mondo occidentale l’individuo viene educato a operare soprattutto nella realtà esterna, considerata fonte della propria sopravvivenza e benessere, trascurando l’armonia interna e le funzioni psichiche essenziali per l’equilibrio personale. La soluzione al proprio disagio emotivo viene sempre cercata fuori di sé e gli oggetti tecnologici contribuiscono a stimolare la distrazione dall’interiorità. Il testo descrive come da un funzionamento psichico fisiologico, in potenza, volto a realizzare il benessere della persona, possa svilupparsi una disfunzionalità della mente. Tra i fattori che determinano questa deviazione problematica viene evidenziato il ruolo dell’odierno modello estetico-edonista, che favorisce lo sviluppo di personalità onnipotenti orientate solo all’affermazione assoluta di se stesse, senza regole né limiti. In seguito analizza l’influenza dello strumento tecnologico, pervasivo tra giovani e adulti, a livello psichico. La problematicità del modello citato viene espressa oggi frequentemente dal ritiro sociale o dal consumo di sostanze. Infine, i due capitoli finali del libro trattano la valutazione diagnostica del disagio esistenziale e la sua terapia.
Collocazione Biblioteca: 18965
A cura di Katia Aringolo, I disturbi depressivi in età evolutiva. Riconoscerli, prevenirli, trattarli, Franco Angeli, Milano, 2021, 394 pp.
Nelle diverse fasi dello sviluppo, l’inserimento a scuola, i mutamenti del corpo, le relazioni familiari e quelle tra pari sono alcune delle esperienze di crescita che può essere ostico fronteggiare, soprattutto se l’ambiente e gli eventi di vita sono sfavorevoli. Il disagio depressivo può così essere considerato una risposta al difficile adattamento del ragazzo al proprio contesto di vita. Il testo affronta i disturbi depressivi in età evolutiva in un’ottica clinica orientata a integrare i pattern sintomatologici che giungono all’osservazione del clinico con i concetti di adattamento, resilienza, stress e vulnerabilità. Il testo tratta quindi la diagnosi e l’assessment dei disturbi depressivi infantili e adolescenziali, proponendosi di offrire un approfondimento aggiornato sui percorsi di prevenzione e cura.Il sottoparagrafo 3.3 è dedicato allla comorbilità col fenomeno degli hikikomori, le “depressioni moderne.Uno spazio importante è riservato all’approccio cognitivo tradizionale così come a quelli più innovativi: Theraplay, Mindfulness, EMDR, Role Play e Tecniche Corporee, ponendo anche attenzione all’approccio farmacologico. La curatrice è psicologa clinica.
Collocazione Biblioteca: 19089
Adolfo Antonio Bonforte … [et al.], Ludopatia. Aspetti psicologici, sociologici, penali e amministrativi con annotazioni giurisprudenziali e prontuario, Primiceri, Padova, 2020, 198 pp.
Nel presente volume vengono analizzate le complesse sfaccettature e problematiche legate alla dipendenza da gioco d’azzardo, anche in relazione ad altre patologie come la dipendenza affettiva, il ritiro sociale (sindrome Hikikomori). La ludopatia viene qui affrontata dal punto di vista antropologico, sociologico e psicologico e da quello normativo, spaziando dal diritto penale al diritto amministrativo e parlando diffusamente anche di riciclaggio e usura . L’obiettivo è consentire al lettore di muoversi agevolmente tra i vari argomenti, approfondendo la propria conoscenza rispetto alla complessa dimensione del fenomeno, fornendo supporti e indicazioni utili a tutti coloro che, per interesse personale, motivi di studio o per esigenze di pratica professionale, siano interessati all’argomento.
Collocazione Biblioteca: 19277
Danilo Lazzaro, Nuove dipendenze. Da chi dipenderai domani?, Epoké, Novi Ligure, 2020, 228 pp.
Binge drinking, drunkoressia, hikikomori, incel. Sono alcuni dei termini che compongono il vocabolario delle nuove dipendenze, quelle che spesso non hanno bisogno di sostanze e non ci restituiscono l’immagine stereotipata del tossico. Si nutrono di atteggiamenti, di dita che scrollano su bacheche virtuali. L’autore, docente e ricercatore all’Istituto di Scienze Forensi di Milano, ne descrive origini e rischi avvalendosi del contributo di esperti nei settori coinvolti.
Collocazione Biblioteca: 19053
Rosaria Giordano, Hikikomori e dipendenze digitali, in Dal fare al dire, a. 29, n. 1 (2020), pp. 12-21
L’articolo è un’introduzione al fenomeno degli hikikomori e alla relazione tra questo fenomeno e le dipendenze digitali, senza tralasciare le differenze e le assonanze che intercorrono tra i fenomeni, nonchè le possibilità di aggancio e di intervento terapeutico. Di particolare interesse l’associazione con il Disturbo da gioco su Internet (DGI) e la lettura della realtà come inter-realtà che rede possibile concepire il mondo off-line e on-line come interagenti e integrati e favorisce una concettualizzazione dell’esperienza dei ragazzi al passo coi tempi.
Matteo Lancini … [et al.], L’adolescente. Psicopatologia e psicoterapia evolutiva, Raffaello Cortina, Milano, 2020, 302 pp.
Il libro, i cui autori sono psicologi e psicoterapeuti della Fondazione Minotauro, presenta un modello di consultazione e presa in carico dell’adolescente che coniuga teoria psicoanalitica e teoria evolutiva. Un intervento clinico che guarda alla crisi del giovane paziente come al segnale di un blocco nella realizzazione dei compiti evolutivi fase-specifici. Attraverso la presentazione di diversi casi e manifestazione sintomatiche (ansia, gesti autolesivi, disturbi alimentari, aggressività e antisocialità, insuccesso scolastico e ritiro sociale, dipendenze da sostanze e da Internet …) emergono il modello teorico, che sostiene l’intervento di psicoterapia psicoanalitica dell’adolescente in una prospettiva evolutiva, e la metodologia applicata di un lavoro clinico che prevede anche il coinvolgimento dei genitori del giovane paziente.
Collocazione Biblioteca: 19085
Giovanna Borsetto, Psicopatologia dei disturbi alimentari in adolescenza, libreriauniversitaria.it, Padova, 2019, 181 pp.
Partendo dal presupposto che i disturbi del comportamento alimentare si configurano come espressione di un arresto del processo di sviluppo adolescenziale, l’autrice, psicoterapeuta, indaga le diverse aree coinvolte, evidenziandone le dinamiche intrapsichiche, interpsichiche, familiari e transgenerazionali. In un’ottica psicoanalitica e gruppoanalitica, si sostiene che per comprendere le attuali patologie dell’adolescenza, DCA e hikikomori, sia necessario considerare una pluralità di vertici osservativi, dal singolare al plurale e viceversa: dal soggetto al suo gruppo di appartenenza e dal gruppo al soggetto. Si postula un alfabetismo emotivo e relazionale che impedisce di sentire e sentirsi, generando un profondo vissuto di vuoto, dal sapore depressivo. Tale dinamica si manifesta, nel corpo, in sintomi espressivi di una dissociazione tra psiche, soma e mondo esterno. Dunque relazioni, eredità, caos, apertura e chiusura, ritiro, sembrano essere le parole chiave per poterne interpretare il significato.
Collocazione Biblioteca: 20415
Giuseppe Riva … [et al.], Nuove tecnologie, in Psicologia contemporanea, a. 44, n. 270 (nov. – dic. 2018), pp. 16-51
Il dossier affronta il tema delle nuove tecnologie, attraverso i risvolti della realtà virtuale, che può essere utilizzata anche nella cura di fobie e disturbi psicologici, mettendo in risalto i pericoli insiti nell’uso eccessivo del digitale, soprattutto nel campo delle relazioni, e le nuove vie aperte dalle neuroscienze artificiali. Attenzione viene data anche all’uso di Internet in adolescenza, specie nelle forme di dipendenza e ritiro sociale. Si veda inoltre il dossier di Giuseppe Lavenia … [et al.], Dipendenze, a. 45, n. 273 (mag. – giu. 2019), pp. 16-53
Piero Cipriano, La società dei devianti, Depressi, schizoidi, suicidi, hikikomori, nichilisti, rom, migranti, cristi in croce e anormali d’ogni sorta (altre storie di psichiatria riluttante), Elèuthera, Milano, 2016, 246 pp.
L’autore, medico psichiatra e psicoterapeuta, si misura con quella stanchezza esistenziale, sbrigativamente definita depressione, che la nostra società antropofaga prima alimenta e poi cerca di etichettare con quel furore diagnostico e categoriale che le è proprio. Cipriano sostiene che a ogni deviante viene data la sua etichetta, medica o psichiatrica, ma anche sociologica o giudiziaria, che così diventa una sorta di tatuaggio identitario, un destino imposto da cui tutto il resto deriva: gli obblighi, i percorsi, le scuole, le cure, i farmaci, le prigioni, ciò che ognuno potrà o non potrà fare (ed essere). Alla fine del testo è proposta una filmografia.
Collocazione Biblioteca: 20082
Giusy Manca, La grande bellezza. L’adolescente e il proprio corpo. La cura del corpo in adolescenza tra ricerca di identità e prove di debutto sociale, Pensa Multi Media, Lecce, 2015, 236 pp.
Gli adolescenti trascorrono molto del loro tempo a curare il proprio corpo non solo per abbellirlo e per conformarlo ai trend della moda, ma soprattutto per raccontare attraverso il corpo una possibile rappresentazione di se stessi. Alle prese con il principale compito evolutivo che è la costruzione dell’identità, avviano una serie di sperimentazioni funzionali a comprendersi, ma anche ad entrare in relazione con gli altri per suscitare gradimento e accettazione. Il corpo è dunque considerato come “un ponte” tre sé e il contesto, una sorta di “lavagna” su cui scrivere di sé per rileggersi o essere letti. Queste attività accomunano tutti gli adolescenti, ma per alcuni di loro risulta particolarmente difficile trovare un modo coerente per rappresentarsi e per intraprendere il debutto sociale, perciò dalle manipolazioni di un corpo ritenuto “amico” passano agli attacchi di un corpo “nemico”, poiché non risponde alle attese, non cambia con la crescita nel modo sperato, non piace agli altri e quindi è la prevalente fonte di angoscia. Quando ciò avviene molti adolescenti pongono in essere condotte bizzarre e pericolose, apparentemente incomprensibili agli occhi degli adulti, condotte che spesso attentano all’incolumità fisica fino a comprometterla gravemente. Accade pertanto che aggrediscano il corpo con digiuni o abbuffate, con piercing e tatuaggi dolorosi, attraverso “giochi pericolosi” come il parkour, il binge drinking, il planking, ecc. mirati a scoprire il limite fino al quale il corpo si può spingere e reggere la sfida. Oppure si ritirano da tutte le relazioni sociali in un esilio volontario ed esclusivo che può durare anni (gli Hikikomori) o arrivano all’autolesionismo continuato come gli EMO (Emotional Hardcore) su cui si concentra un capitolo del libro.
Collocazione Biblioteca: 18588
Federico Tonioni, Psicopatologia web-mediata. Dipendenza di internet e nuovi fenomeni dissociativi, Springer, Milano, 2013, 182 pp.
La crescita inarrestabile delle relazioni internet-mediate, destinate nel tempo a prevalere sui contatti “dal vivo”, ha moltiplicato le possibilità di comunicazione tra i giovani e complicato invece le relazioni con la generazione precedente. Il volume esplora la complessità dei quadri psicopatologici che ne scaturiscono, analizzando la dipendenza da internet nel contesto allargato di altre dipendenze comportamentali, come quella del gioco d’azzardo e varie forme di perversione delle condotte sessuali. Una parte del 3° capitolo è dedicata al fenomeno hikikomori.
Collocazione Biblioteca: 17141
Ha Eun (Grace) Park, Sheau-Fen (Crystal) Yap, Technology affordances and social withdrawal. The Rise of hikikomori, in Psycology e marketing, vol. 41, n. 7 (lug.2024) – on line, pp. 1469-1488
La prevalenza di comportamenti di ritiro sociale è stata una preoccupazione crescente negli ultimi anni e ha guadagnato sempre più attenzione nelle società ad alto reddito e nelle economie sviluppate. Il termine si applica sia alla condizione che alla persona che ne soffre. La tecnologia è stata accusata di esacerbare l’isolamento degli hikikomori. Paradossalmente, prove aneddotiche suggeriscono che la tecnologia può aiutare ad attenuare il loro ritiro sociale. Basandosi sulla teoria dell’affordance, questo studio esplora il potenziale della tecnologia come intervento intermedio per aiutare gli hikikomori a reintegrarsi nella società affrontando la domanda di ricerca: “In che modo le potenzialità della tecnologia vengono sfruttate per contribuire alla graduale reintegrazione degli hikikomori nella società?” Questo studio netnografico si basa su oltre due anni di osservazioni naturalistiche della comunità online Hikikomori Escape. I risultati hanno identificato sette tipi di potenzialità (affordance) che facilitano il percorso di reintegrazione sociale degli hikikomori. Tre livelli di potenzialità tecnologiche modellano l’auto-motivazione degli hikikomori a connettersi socialmente a livello individuale e di comunità, facilitando la loro graduale reintegrazione nella società. Questa ricerca, sviluppando un quadro empiricamente fondato, contribuisce a comprendere come la tecnologia può aiutare ad affrontare il ritiro sociale tra gli hikikomori. Tale conoscenza è fondamentale per studiosi, decisori politici e professionisti sanitari che cercano di affrontare questa urgente sfida sociale.
Stefania Sette … [et al.], Motivations for Social Withdrawal, Mental Health, and Well-Being in Emerging Adulthood. A Person-Oriented Approach, in Behavioral Sciences, vol. 13, art. 977, n. 12 (dic. 2023) – on line, pp. 1-16
I giovani adulti cercano la solitudine a causa di diversi processi motivazionali ed emotivi sottostanti. L’attuale studio longitudinale a breve termine mirava a: (1) identificare sottogruppi di giovani adulti socialmente ritirati caratterizzati da diverse motivazioni per la solitudine (timidezza, asocialità, evitamento sociale) e affetto (positivo, negativo); e (2) confrontare questi sottogruppi in termini di indici di difficoltà di interiorizzazione e soddisfazione di vita. I partecipanti erano N = 348 studenti universitari italiani, che hanno completato questionari online in due momenti separati da tre mesi. I risultati di un’analisi del profilo latente (LPA) hanno suggerito tre sottogruppi distinti caratterizzati da diverse motivazioni di ritiro sociale (ad esempio, timido, asociale e socialmente evitante), così come un sottogruppo non ritirato (caratterizzato da basse motivazioni di ritiro sociale, basso affetto negativo e alto affetto positivo). Tra i risultati, il sottogruppo socialmente evitante ha riportato i livelli più alti di ansia sociale, mentre i sottogruppi evitante e timido hanno riportato la più alta solitudine e la più bassa soddisfazione di vita. Il sottogruppo asociale sembrava essere il sottogruppo più ben adattato di adulti emergenti socialmente ritirati e ha riportato livelli simili di soddisfazione di vita del sottogruppo non ritirato. I risultati hanno confermato l’eterogeneità delle esperienze di solitudine degli adulti emergenti, con diverse motivazioni per il ritiro sociale che sembrano conferire un rischio differenziale di disadattamento.
Michelle Jin Yee Neoh … [et al.], Hikikomori. A Scientometric Review of 20 Years of Research, in International Journal of Environmental Research and Public Health, vol. 20, n. 9, (set. 2023) – on line, pp. 1-19
Il termine giapponese hikikomori è stato utilizzato per la prima volta negli anni ’90 per descrivere un ritiro sociale prolungato. Da allora, ricerche in tutto il mondo hanno segnalato un ritiro sociale prolungato simile in molti Paesi al di fuori del Giappone. Questo studio analizza sistematicamente l’evoluzione della letteratura sugli hikikomori negli ultimi 20 anni per comprendere meglio lo sviluppo della base di conoscenze su questo fenomeno da quando ha attirato l’attenzione in Giappone. I risultati della revisione scientometrica indicano molte prospettive sull’eziologia dell’hikikomori, tra cui sistemi culturali, di attaccamento, familiari e approcci sociologici. Tuttavia, sono state proposte somiglianze con la depressione di tipo moderno, una nuova sindrome psichiatrica e ci sono segnali di un recente cambiamento di paradigma: una sindrome legata alla società piuttosto che legata alla cultura unica del Giappone. Mentre la ricerca sull’hikikomori continua a crescere, i risultati della revisione evidenziano anche la necessità di una definizione di hikikomori più universalmente condivisa, al fine di consolidare meglio la ricerca interculturale per confronti interculturali significativi e validi che possono aiutare a promuovere interventi terapeutici basati sull’evidenza per l’hikikomori.
Chiara Francesconi, Carlotta Piccinini, Hikikomori: il futuro in una stanza. Frame dal territorio per una nuova comunità, Franco Angeli Open Access, Milano, 2023, 161 pp.
Il volume presenta una ricerca sul fenomeno degli hikikomori, giovani adolescenti che, sempre più numerosi nel nostro Paese, scelgono l’isolamento volontario chiudendosi nella loro “stanza”. Lo studio del tema, ancora poco indagato nell’ambito delle scienze sociali, ha comportato un’analisi di fondo in ottica multidisciplinare, ma è poi proseguito assumendo una precisa prospettiva etnosociologica. Sul territorio romagnolo, a livello nazionale quello con il numero maggiore di hikikomori, sono stati studiati diversi casi attraverso l’integrazione metodologica fra i colloqui in profondità – con gli adolescenti, i loro genitori e gli operatori sociali e sanitari –, la ricerca fotografica sul campo e l’intervista con fotostimolo.
Céline Bonnaire, Zoé Roignot, Relationship Between Social Withdrawal (Hikikomori), Personality, and Coping in an Adult Population, in Psychiatry Investigation, 2023, vol. 20, n. 8 (ago. 2023) – on line, pp. 740–749
Lo scopo di questo studio era di indagare le relazioni tra dimensioni della personalità, strategie di coping e Hikikomori, controllando la presenza di depressione e ansia. Sono stati confrontati due gruppi, reclutati sui social network: il gruppo di controllo e il gruppo Hikikomori. I partecipanti di entrambi i gruppi hanno completato alcuni questionari. Il gruppo Hikikomori ha ottenuto punteggi più alti per depressione, ansia, nevroticismo e dimensione di coping disfunzionale (auto-biasimo e disimpegno comportamentale) rispetto al gruppo di controllo. Essere soli e la depressione erano positivamente associati alla condizione Hikikomori, mentre estroversione e supporto strumentale erano negativamente associati a questa condizione. Questi risultati contribuiscono a una migliore comprensione del funzionamento psicologico dell’Hikikomori nonché all’elaborazione del trattamento e confermano che alcune caratteristiche psicologiche sono transculturali.
Fiorenzo Ranieri, Yura Loscalzo, Social we a ithdrawal in Preschool Age: A Clinical Case in Intensive Psychoanalytic Psychotherapy, in Behavioral Sciences, a. 13, n. 354 (2023) – on line, pp. 1-12
In questo lavoro gli autori sostengono che il ritiro sociale dei bambini può rivelarsi un precursore del fenomeno Hikikomori, che viene osservato negli adolescenti e nei giovani adulti. Pertanto gli interventi di psicoterapia con bambini in età prescolare che mostrano segni di ritiro sociale possono giocare un ruolo determinante nella prevenzione del fenomeno hikikomori. Questo testo presenta il caso di un bambino di cinque anni sottoposto a una psicoterapia psicoanalitica intensiva non appena iniziò a rifiutarsi di andare a scuola e si isolò dagli altri bambini.
Shogo Hihara … [et al.], Diverse Trajectories of Hikikomori Symptoms During Job Search and the Role of Identity Distress. Three Wave Longitudinal Research, in Frontiers in Psychiatry, vol. 13, (2022) – on line, pp. 1-10
Il fenomeno dell’hikikomori, una forma prolungata di ritiro sociale, ha ricevuto attenzione in vari ambiti di ricerca. Questo studio longitudinale mirava a identificare diverse traiettorie dei sintomi dell’hikikomori tra i giovani adulti giapponesi impegnati nella ricerca di un lavoro. Ha anche testato se il disagio identitario, un problema critico dello sviluppo, predice queste traiettorie, controllando al contempo altri fattori di rischio (sintomi depressivi, soddisfazione di vita, aspettative di carriera e genere). La ricerca ha coinvolto un totale di 756 studenti universitari giapponesi del terzo anno, impegnati nella ricerca di un lavoro, che hanno partecipato ad un sondaggio longitudinale in tre ondate a intervalli di sei mesi.Sono state individuate quattro diverse traiettorie dei sintomi dell’hikikomori. La maggior parte dei giovani adulti ha mostrato livelli gravi e sintomi di hikikomori in aumento nel tempo. Al contrario, una piccola percentuale di giovani adulti ha preventivamente accusato i sintomi di hikikomori durante il periodo di ricerca di lavoro. Inoltre, i giovani adulti con livelli più gravi di disagio identitario hanno seguito traiettorie caratterizzate da gravi sintomi di hikikomori dopo aver controllato altri fattori di rischio. I risultati del presente studio contribuiscono allo sviluppo di un intervento primario per i sintomi di hikikomori, identificando il periodo di rischio maggiore. Si raccomanda un supporto di consulenza di gruppo per gli hikikomori dal punto di vista dell’identità.
Daiki Setoyama, … [et al.], Blood metabolic signatures of hikikomori, pathological social withdrawal, in Dialogues in Clinical Neuroscience, vol. 23, n. 1 (2021) – on line, pp. 14-28
Una grave forma di ritiro sociale patologico, “Hikikomori”, è stata riconosciuta in Giappone, poi si è diffusa in tutto il mondo ed è diventata un problema di salute globale. La fisiopatologia dell’hikikomori non è stata chiarita e i suoi tratti biologici rimangono inesplorati. In questa ricerca sono stati reclutati pazienti hikikomori non trattati con farmaci e soggetti sani. Sono state condotte valutazioni psicologiche per la gravità dell’hikikomori e della depressione ed eseguite analisi del sangue. Sulla base delle informazioni integrate, sono stati creati modelli per discriminare i casi di hikikomori dai soggetti sani, prevedere la gravità dell’hikikomori, stratificare i casi e identificare i marcatori metabolici che caratterizzano ciascun modello. I risultati svelano i marcatori metabolici del sangue dell’hikikomori, che sono fondamentali per chiarirne la fisiopatologia e utili anche come indice per monitorare il corso del trattamento per la riabilitazione.
Alice Scavarda, Franca Beccaria, Hikikomori: ragazzi chiusi alle relazioni sociali. Una ricerca sul benessere degli adolescenti cuneesi, in Dal fare al dire, a. 28, n. 2 (2019), pp. 39-48
Il progetto proposto, realizzato dal Comune di Cuneo, nasce per sperimentare prassi di prevenzione di comportamenti a rischio e di promozione della salute degli adolescenti, in particolare dei soggetti più fragili, vulnerabili a episodi di chiusura relazionale (Hikikomori). Nell’ambito del progetto è stata realizzata una ricerca finalizzata ad approfondire lo stato di benessere e malessere dei ragazzi, attraverso la somministrazione di questionari a scuola, ed è stato esplorato il ruolo di Internet e dei social media all’interno della loro vita quotidiana. Nell’articolo proposto sono riportati e commentati i risultati dell’indagine. La relazione completa del progetto è disponibile a questo link.
Emmanuel Stip … [et al.], Internet Addiction, Hikikomori Syndrome, and the Prodromal Phase of Psychosis, in Frontiers in Psychiatry, vol. 6, art. 7, (mar. 2016) – on line, pp. 1-8
Computer, videogiochi e dispositivi tecnologici fanno parte della quotidianità dei giovani. Hikikomori è una parola giapponese che descrive una condizione che colpisce principalmente adolescenti o giovani adulti che vivono isolati dal mondo, rinchiusi nelle case dei genitori, chiusi nelle loro camere da letto per giorni, mesi o addirittura anni e rifiutandosi di comunicare anche con la loro famiglia. Questi pazienti utilizzano abbondantemente Internet e si avventurano oltre solo per affrontare i loro bisogni corporei più imperativi. Sebbene descritti per la prima volta in Giappone, attualmente vi sono casi in tutto il mondo. Questo è il primo rapporto pubblicato dal Canada. Il disturbo condivide le caratteristiche con la psicosi prodromica, i sintomi negativi della schizofrenia o la dipendenza da Internet, che sono comuni diagnosi differenziali o di comorbidità. Tuttavia, alcuni casi non sono accompagnati da un disturbo mentale. La psicoterapia è il trattamento di elezione anche se molti casi sono riluttanti a presentarsi. Gli hikikomori nella nosologia psichiatrica non hanno ancora una collocazione diagnostica definita. In questa ricerca bibliografica sono stati presi in esame 97 articoli di cui, dopo l’esame dei titoli e degli abstract, 29 sono stati giudicati rilevanti. In conclusione si rileva che sono necessarie ulteriori ricerche per distinguere tra hikikomori primario e secondario e stabilire se si tratta di una nuova entità diagnostica o di particolari manifestazioni culturali o sociali di diagnosi consolidate.
Alice Dell’Erba, Francesca Padrevecchi, Anna Maria Zulli, Hikikomori. La perdita della socialità, L’asino d’oro, Roma, 2023, 131 pp.
Obiettivo di questo libro è proporre innanzitutto un cambiamento di prospettiva, da sociologica a medica per comprendere il tema del ritiro sociale. Il testo parte dalla conoscenza delle basi fisiologiche della naturale socialità umana, successivamente descrive quando e perché questa viene perduta e infine come è possibile intervenire. All’interno del libro sono pubblicate le interviste inedite allo psichiatra Tamaki Saito, che per primo ha usato il termine hikikomori in Giappone, e a Manuel Agnelli, frontman degli Afterhours, che nella sua musica ha trattato alcuni temi toccati nel libro.
Collocazione Biblioteca:20403
Laura Orsolini … [et al.], Hikikomori-like social withdrawal. An italian case report, in Psichiatry and Clinical Neurosciences, vol. 77, n.9 (sett. 2023) – on line, pp. 510-510
Il termine Hikikomori si riferisce al ritiro sociale deliberato di un individuo della durata minima di 6 mesi. È una sindrome legata alla cultura/ giapponese, recentemente descritta anche in Italia. Nei Paesi occidentali, spesso mancano una valutazione, una diagnosi e un intervento precoci, a causa della mancanza di conoscenze e competenze. In questo articolo viene descritta a storia clinica di un giovane paziente italiano che presentava un progressivo isolamento sociale già dall’età di 11 anni, con una diagnosi tardiva di Hikikomori all’età di 21. Questo caso dimostra come sia essenziale identificare gli individui a rischio di grave ritiro sociale attraverso strumenti di valutazione strutturati e convalidati, nonché fornire approcci terapeutici integrati precoci, che coinvolgano la famiglia, il gruppo di pari e l’individuo, nelle fasi molto precoci del trattamento. Strumenti di valutazione e interventi adattati transculturalmente per il ritiro sociale dei giovani potrebbero ridurre significativamente l’isolamento sociale individuale, migliorando le relazioni interpersonali, il funzionamento generale e le psicopatologie associate.
Gianluca Coeli, Anna Planas-Lladó, Pere Soler-Masó, The relevance of educational contexts in the emergence of Social Withdrawal (hikikomori). The Review and directions for future research, in International Journal of Educational Development, vol. 99, art. 102756 (mag. 2023) – on line, pp. 1-11
Nell’ultimo decennio, il fenomeno dei giovani affetti da ritiro sociale (hikikomori) è diventato un’emergenza sociale in molti paesi. L’obiettivo di questa revisione è analizzare se e come i ricercatori hanno considerato la relazione tra l’emergere e la diffusione dell’hikikomori e le caratteristiche che i contesti educativi assumono nelle società neoliberiste. Le ricerche, condotte nei database Web of Science, Scopus, Proquest e JStore, hanno identificato 73 articoli pubblicati dal 2000. I risultati confermano che in molti casi gli autori hanno adottato una prospettiva monoassiale come chiave di lettura del fenomeno, concentrandosi su singoli fattori (“psichiatrizzazione” del problema, approccio diagnostico, proposte di recupero, ecc.) o utilizzando strumenti di ricerca medica tradizionali. La revisione individua anche alcuni studi che forniscono prove a favore di come determinati interventi in ambito scolastico possano contribuire alla risocializzazione dei giovani hikikomori.
Keiko Yokoyama … [et al.], An examination of the potential benefits of expert guided physical activity for supporting recovery from extreme social withdrawal. Two case reports focused on the treatment of Hikikomori, in Frontiers Psychiatry, vol. 14, (2023) – on line, pp. 1-14
L’isolamento sociale estremo e prolungato, descritto per la prima volta in Giappone come Hikikomori, è ora diventato un problema di salute mentale riconosciuto a livello mondiale. Gli studi di intervento sono fortemente in ritardo rispetto alla ricerca epidemiologica e fenomenologica. In questo articolo sono presentati due resoconti descrittivi di casi di studenti universitari giapponesi con Hikikomori che hanno partecipato a un test in fase iniziale di un intervento strutturato che coinvolgeva attività fisiche, sviluppato e facilitato da clinici e specialisti in educazione fisica: Human Movement Consultation (HMC). Alla fine dell’intervento, entrambi erano tornati a livelli di funzionamento normativi. Il caso A è tornato all’università e il caso B ha ottenuto un nuovo lavoro. Per aiutare a migliorare la nostra comprensione delle opzioni di trattamento, queste descrizioni di casi analizzano i potenziali meccanismi di cambiamento per comprendere in che modo l’HMC può supportare il recupero dall’estremo ritiro sociale. Un’osservazione chiave è che sia gli allenamenti all’aperto che gli sport interpersonali offrono un metodo non minaccioso per consentire agli Hikikomori di impegnarsi in interazioni interpersonali. Tali connessioni tramite attività strutturate possono consentire il ripristino delle competenze sociali in modo graduale. Inoltre, un focus iniziale sulle esperienze fisiche può aiutare a promuovere la connessione psicologica e sociale senza innescare le paure e le sfide sociali che sono alla base dello stato di hikikomori. I risultati di questi due casi offrono un quadro per guidare ulteriori ricerche e lo sviluppo di interventi basati sull’esercizio per questo gruppo nascosto e spesso trascurato
Claudio Mencacci, Giovanni Migliarese, Quando tutto cambia 2.0. La salute psichica in adolescenza, Pacini, Pisa, 2023, 303 pp.
Gli autori, medici psichiatri, intendono fornire informazioni utili di fronte alle manifestazioni cliniche dell’adolescente, rivolgendosi a tutti gli adulti coinvolti nella vita dell’adolescente, siano medici, educatori o genitori. I diversi capitoli del libro possono essere consultati anche singolarmente. La prima parte è dedicata all’analisi degli aspetti neurobiologici e psicologici dello sviluppo adolescenziale fisiologico. La seconda parte riguarda l’impatto dei cambiamenti socio-ambientali di questi anni sul benessere psichico dei giovani, con particolare attenzione allo sviluppo delle tecnologie e all’esposizione alla pornografia. Nella terza parte del volume è affrontata la psicopatologia dell’adolescenza, con approfondimenti su alcune condizioni cliniche, sia di più frequente riscontro, sia meno diffuse nella letteratura psichiatrica, come il ritiro sociale (cap. 13: Il ritiro sociale e relazionele (C. Di Genova).
Collocazione Biblioteca: 20401
Maria Pia Fontana, Adolescenti, interrealtà e cyberdevianza. Tra prevenzione e recupero, Franco Angeli, Milano, 2023, 256 pp.
Il testo analizza i fattori di rischio e le manifestazioni della devianza minorile e fornisce esemplificazioni di progettualità e di interventi socioeducativi per la prevenzione e per il recupero della criminalità minorile web-mediata. La tipologia dei reati e i bisogni educativi dei minori sollecitano un ripensamento dei saperi e delle pratiche del Servizio Sociale della Giustizia, valorizzando nello specifico i metodi e gli strumenti dell’educazione ai media anche nel settore penale minorile. La densità del quadro teorico, la documentazione degli interventi realizzati, le metafore tratte dalle produzioni culturali, i rimandi alla sub-cultura digitale giovanile, nonché il rinvio a molteplici risorse e strumenti on line, rappresentano elementi caratterizzanti del testo, utilizzabile per orientare il lavoro socioeducativo. Nella parte III: “Rischi, disagi e trasgressioni attraverso il web”, è presente un capitolo su “La dipendenza dalla rete e gli hikikomori italiani” (Le ricerche sulla durata di connessione; La valutazione di dipendenza in età evolutiva; Il ritiro sociale e i suoi significati psicologici). Al fondo, dopo la bibliografia, è presente una sitografia e un elenco di siti utili per attività educative. L’autrice è assistente sociale e sociologa e si occupa di servizi sociali per i minori.
Collocazione Biblioteca: 20241
Hiroaki Kubo … [et al.], 3-day intervention program for family members of hikikomori sufferers. A pilot randomized controlled trial, in Frontiers in Psychiatry, vol. 13, (2022) – on line, pp. 1-13
L’hikikomori, il ritiro sociale patologico (pathological social withdrawal), sta diventando un problema di salute mentale cruciale in Giappone e nel mondo. Gli autori hanno sviluppato un programma di intervento familiare di 3 giorni per chi soffre di hikikomori basato sul Mental Health First Aid (MHFA) e sul Community Reinforcement and Family Training (CRAFT). Questo studio mira a confermare l’efficacia del programma di 3 giorni tramite uno studio randomizzato controllato. Quindici genitori sono stati assegnati al gruppo treat as usual (TAU) e 14 al gruppo Program (programma + TAU). Questo studio è stato interrotto a causa della pandemia di COVID-19. Purtoppo non è stato possibile trarre conclusioni generali sull’efficacia del programma a causa dell’interruzione. Tuttavia, questo studio indica la necessità di una revisione del programma per migliorare la fiducia dei familiari nell’impegnarsi con i malati di hikikomori, con un approccio più sicuro da parte delle famiglie. Per quanto riguarda il programma di trattamento si veda un articolo precedente del medesimo autore: Hiroaki Kubo … [et al.], Development of a 3-Day Intervention Program for Family Members of Hikikomori Sufferers, in Journal of Clinical Psychology, 2 Giugno 2021 – on line, pp. 1-10
Alessandro Tolomelli, Il valore pedagogico della divergenza, Guerini Scientifica, Milano, 2022, 263 pp.
La «pedagogia della divergenza» rappresenta un costrutto teorico originale che intende valorizzare gli strumenti interpretativi, progettuali e metodologici sviluppati negli ultimi anni nell’intervento educativo in contesti di marginalità e devianza sociale. Parallelamente, affonda le proprie radici teoriche negli studi postcoloniali, intersezionali e sulla liminalità, nella epistemologia della complessità, nella pedagogia critica e problematicista, nell’approccio dell’empowerment. Questa nuova prospettiva intende dare consistenza alla volontà di considerare gli elementi di differenza, su cui vengono costruiti processi di discriminazione, in quanto opportunità, per valorizzarli come risorse e non più come ostacolo all’inclusione ed emancipazione dei soggetti. Si veda in particolare il capitolo sul ritiro sociale.
Collocazione Biblioteca: 20155
Paolo Petrosillo, L’intervento educativo domiciliare nel ritiro sociale, in Animazione Sociale, n. 08/358 (2022), pp. 64-68
L’autore, educatore e pedagogista, descrive la propria esperienza in campo educativo con adolescenti e giovani in situazione di ritiro sociale (hikikomori). Egli racconta in forma narrativa i passaggi di come si potrebbe articolare un intervento domiciliare educativo nell’ambito del ritiro sociale concludendo con un ritorno al mondo.
Regione Emilia Romagna ; Coordinamento a cura di Mariateresa Paladino, Stefano Costa, Maria Corvese, Linee di indirizzo su ritiro sociale. Prevenzione, rilevazione precoce ed attivazione di interventi di primo e secondo livello. Allegato A alla Deliberazione della Giunta regionale n. 1016/2022, Regione Emilia Romagna, Bologna, 2022, 38 pp.
Il ritiro sociale è un quadro in aumento con un esordio sempre più precoce che comporta una interruzione del percorso evolutivo e un importante rischio per lo sviluppo di bambini, bambine, ragazzi e ragazze. Nell’Introduzione del documento sono riportati una analisi del contesto ed una definizione del fenomeno, una descrizione dell’insorgenza e delle prime manifestazioni ed un riferimento all’uso di internet e videogiochi. Sono riportate considerazioni sui dati (l’aspetto epidemiologico ad oggi è carente in mancanza di una codificazione condivisa) e i principali riferimenti normativi sia dell’ambito della scuola, sia di quelli sociale e sanitario. Le linee d’indirizzo si focalizzano poi sulle azioni da mettere in atto in materia di prevenzione, rilevazione precoce, attivazione tempestiva di azioni di primo e secondo livello. Le Linee di indirizzo regionali sono state presentate in occasione del seminario “Vicini ma lontani. Approcci per prevenire ed intercettare il ritiro sociale di ragazze e ragazzi”, che si è tenuto il 27 giugno 2022.
Giovanna Borsetto, Tra connessione e individuazione. Riflessioni psicoanalitiche sulla sindrome «hikikomori»: l’adolescenza e il ritiro sociale, libreriauniversitaria.it, Padova, 2022, 186 pp.
Partendo dal presupposto che il ritiro sociale si configuri come l’espressione di un arresto dello sviluppo adolescenziale, l’autrice indaga le diverse aree coinvolte, evidenziandone le dinamiche intrapsichiche, interpsichiche, familiari e gruppali. In un’ottica psicoanalitica e gruppoanalitica, si sostiene che, per comprendere la patologia hikikomori, sia necessario considerare una pluralità di vertici osservativi: dal soggetto al suo gruppo di appartenenza e viceversa. L’autrice postula che alla base dell’hikikomori vi sia la presenza di un’identità impossibile da raggiungere che fa sostare in una dimensione sospesa al confine tra l’essere vivi e l’essere morti. Tale sospensione, che sostiene il ritiro, genera un vissuto di vuoto dal sapore depressivo e uno svuotamento pulsionale che impone il silenzio relazionale. Dunque la perturbazione della relazione tra l’individuo e il gruppo sembra essere la chiave per poterne interpretare il significato.
Collocazione Biblioteca: 20405
Haim Omer, Daniele Piacentini, Resistenza non violenta, Un approccio innovativo ai problemi comportamentali e psicologici di ragazzi e adolescenti, Alpes, Roma, 2021, 203 pp.
Il libro descrive una tecnica di intervento ispirata alla resistenza non violenta di Ghandi nelle sue applicazioni al contesto familiare, scolastico e sociale. Questo modello d’intervento si basa sull’autocontrollo, la perseveranza, la prevenzione dell’escalation e la costruzione di una rete di sostegno. Numerose ricerche hanno dimostrato la sua efficacia nel prevenire e affrontare moltissime problematiche comportamentali e psicologiche di bambini, adolescenti e giovani adulti (comportamenti violenti, ansia, ADHD, problemi scolastici, dipendenza da internet e smartphone, guida pericolosa, dipendenza dai genitori anche raggiunta l’età adulta, ecc.). Tra le problematiche affrontate in modo particolare in questo volume: i comportamenti nei confronti dei fratelli, quello dei figli che tiranneggiano gli altri componenti della famiglia, il ritiro sociale di bambini e adolescenti, i problemi nel frequentare la scuola e gli utilizzi in ambito sociale e comunitario. Gli autori sono psicologi e psicoterapeuti.
Collocazione Biblioteca: 19749
A cura di Giuseppe Pellizzari, Angelo Antonio Moroni, Una stanza tutta per me. Manuale di Psicoterapia psicoanalitica dell’Adolescente, Mimesis, Milano ; Udine, 2021, 622 pp.
Giuseppe Pellizzari ha avuto l’idea originale di pubblicare sotto forma di manuale i frutti del lavoro del gruppo “Centro Milanese di Psicoanalisi”, da lui voluto e a lungo coordinato, costituito da analisti interessati a prendere privatamente in cura adolescenti con difficoltà economiche, collocati in comunità o provenienti da famiglie multiproblematiche. Lo scopo del manuale è quello di proporre il lavoro del gruppo, rendendolo fruibile, grazie ai numerosi esempi clinici, per tutti gli operatori che, specie nelle strutture pubbliche, si trovano a fronteggiare un’emergenza difficile e complessa e presentare lo studio delle problematiche tecniche e teoriche che si incontrano in questi territori periferici e marginali della psicoanalisi.
Collocazione Biblioteca: 19614
A cura di Simona Tripaldi, Marika Ferri, Clarice Mezzaluna, Comprendere l’adolescente. Indicazioni cliniche in ottica Cognitivo Comportamentale, Alpes Italia, Roma, 2021, 189 pp.
L’adolescenza ha dei compiti di sviluppo ben definiti e che per il soggetto comportano impegno, stress e fatica, che a volte possono essere interpretati come una difficoltà nell’assolvimento di questi compiti. Per questo in adolescenza il rischio psicopatologico aumenta a causa del disagio evolutivo vissuto. Il testo presenta le linee teoriche basate sulla più recente letteratura che guidano il lavoro clinico con gli adolescenti secondo la prospettiva cognitivo-comportamentale (CBT). Ogni capitolo affronta il tema dell’adolescenza da diversi punti di vista: il cambiamento neurocognitivo, psicologico e sociale. Mette in evidenza inoltre il legame di attaccamento genitore-adolescente e le strategie più efficaci che possono aiutare entrambi. Gli ultimi capitoli affrontano aspetti di rilevanza clinica, dai più frequenti quadri psicopatologici ai trattamenti evidence-based in ottica CBT. Tra questi quadri clinici sono citati: il disturbo da ansia generalizzata, la depressione, gli hikikomori, le somatizzazioni, i disturbi ossessivi, i disturbi dell’alimentazione, i disturbi della condotta, le dipendenze patologiche i disturbi psicotici e disturbi del neuro sviluppo quali l’autismo e l’ADHD. Le autrici sono psicologhe e psicoterapeute.
Collocazione Biblioteca: 19090
Davide Fant, Dare valore al “sottrarsi” degli adolescenti. Linguaggi&tecniche/3 : animare spazi dell’educare come rifugi trasformativi, in Animazione Sociale, n. 7/339 (2020), pp. 48-60
L’autore, formatore e ricercatore, riflette sull’aumento, negli ultimi anni, di comportamenti riconducibili alla fuga di tanti adolescenti, come gli hikikomori. Questo enigmatico sottrarsi di ragazze e ragazzi può essere letto come “fuga da” ma anche come “ricerca di”. Adottare questa chiave di lettura porta a ridisegnare i setting educativi e il modo di stare con gli adolescenti. Viene qui proposta la creazione di “gruppi rifugio” in cui i ragazzi possano trovare serenità con persone con cui si trovano a proprio agio, per poi lentamente introdurre “perturbazioni generative”, atte ad aiutarli nel crescere e reggere anche contesti meno protetti.
A cura di Michele Procacci e Antonio Semerari, Ritiro sociale. Psicologia e clinica, Erickson, Trento, 2019, 346 pp.
I pazienti che soffrono di ritiro sociale sono allo stesso tempo poco capiti e mal curati. Questa psicopatologia è la risultante di un complesso di componenti che si combinano fra loro in misura differente e possono includere: ansia, depressione, anedonia, rejection sensitivity, problemi neurocognitivi, problemi nella mentalizzazione e nella social cognition, tendenza all’ideazione paranoide, disturbi del pensiero, sentimenti cronici di non appartenenza e non condivisione, carenza di abilità sociali. I primi cinque saggi di questo volume si propongono di fornire un quadro d’insieme di questa complessità. I cinque saggi della seconda parte sono invece maggiormente rivolti ai clinici e approfondiscono l’individuazione e la valutazione del ritiro sociale in differenti disturbi mentali. In appendice gli strumenti di valutazione utilizzabili nel processo di diagnosi. Si veda anche, dello stesso autore e altri, Ansia e ritiro sociale. Valutazione e trattamento, Cortina Raffaello, Milano, 2011, 396 pp. (Coll, Bibli.: 20083)
Collocazione Biblioteca: 18334
Takahiro A. Kato, Shigenobu Kanba, Alan R. Teo, Hikikomori : Multidimensional understanding, assessment, and future international perspectives, in Psichyatry and Clinical Neurosciences, n. vol. 73, 8 (ago. 2019) – on line, pp. 427-440
L’hikikomori, una grave forma di ritiro sociale, è stata a lungo osservata in Giappone, principalmente tra i giovani e gli adolescenti dagli anni ’70 circa; è stata poi particolarmente evidenziata dalla fine degli anni ’90. Inoltre, casi simili a hikikomori sono stati recentemente segnalati in molti altri Paesi. Lo stato di Hikikomori influenza negativamente non solo la salute mentale e la partecipazione sociale dell’individuo, ma anche l’istruzione e la stabilità della forza lavoro, e come tale è un nuovo problema globale urgente. In questa recensione, vengono introdotte la storia, la definizione, la valutazione diagnostica e gli interventi per l’hikikomori e anche la prevalenza internazionale dell’hikikomori al di fuori del Giappone. Si propone un’ipotesi sulla globalizzazione dell’hikikomori basata su prospettive nazionali e internazionali. Inoltre, si introduce l’ultimo sistema di valutazione per hikikomori (compresa l’ultima versione dei “criteri diagnostici proposti per hikikomori per i futuri sistemi diagnostici DSM/ICD”) e vengono proposte strategie terapeutiche, inclusi approcci familiari e terapie individualizzate. Infine si presentano le sfide future che potrebbero portare a soluzioni a livello internazionale.
Francesca Perrone, Tommaso Civiero, Psicologo fuori studio e ritiro sociale estremo: un intervento per la sindrome di Hikikomori, in Terapia familiare, a. 42, n. 119 (mar. 2019), pp. 39-61
Nell’articolo viene presentato il progetto Psicologo Fuori Studio, una modalità di intervento domiciliare per casi di grave ritiro sociale, sindrome Hikikomori e altre forme di ritiro dalle relazioni, che sempre più si manifestano durante l’adolescenza e la prima età adulta. Gli autori descrivono, dopo un breve excursus storico, il processo terapeutico, che coniuga diversi livelli di intervento. Con visite domiciliari lunghe e frequenti, lo Psicologo Fuori Studio si mette in relazione con il ragazzo o la ragazza ritirati, con un intervento basato sulla logica del “fare insieme” e condividere esperienze, per creare una alleanza terapeutica solida, necessaria per il cambiamento e lo sviluppo del giovane, restituendogli il senso delle proprie esperienze e riavviandone il percorso evolutivo. Nell’articolo sono presentate le possibili e preziose interazioni tra psicologo fuori studio e terapeuti familiari, che, nei casi più riusciti, costituiscono una vera e propria équipe. Vengono, inoltre evidenziate le differenze con il lavoro dell’educatore e dello psicoterapeuta a domicilio.
Stefano Costa … [et al.], Bambini e adolescenti. Identità, rischio e patologia: buone prassi, in Sestante, n. 07 (giu. 2019) – on line, pp. 1-80
Il numero monografico prevede una prima parte saggistica ed una sui servizi. Si segnala in particolare l’articolo di Stefano Costa e altri, “Hikikomori, ritiro sociale: analisi psicopatologica di un quadro comportamentale, aspetti diagnostici e di trattamento”, pp. 50-53.
Marialuisa Camurati … [et al.], Confluenze. L’arte terapia nei percorsi di cura integrati per il ritiro sociale in adolescenza, Prinp, [s.l.], 2019, 144 pp.
Questo libro è nato dal desiderio di ripensare l’esperienza di un Laboratorio di arte terapia all’interno del Day Hospital Psichiatrico Terapeutico dell’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino. Il testo ripercorre i cambiamenti e gli sviluppi che l’équipe multiprofessionale ha dovuto mettere in campo negli ultimi dieci anni per rispondere alla condizione di hikikomori sempre più diffusa.
Collocazione Biblioteca: 20102
A cura di Matteo Lancini, Il ritiro sociale negli adolescenti. La solitudine di una generazione iperconnessa, Raffaello Cortina, Milano, 2019, 334 pp.
Il libro traccia il profilo di una generazione cresciuta “nella rete”, inducendo gli adulti a interrogarsi su come distinguere un uso adattivo dei social e dei videogiochi da un sintomo di malessere o dipendenza. Cyberbullismo, sexting, gioco d’azzardo e, in modo particolare, il ritiro sociale sono alcuni dei comportamenti affrontati in questo testo, ricco di indicazioni sui motivi della loro diffusione e sulle modalità di intervento. La rivoluzione digitale ha creato ambienti espressivi nei quali gli adolescenti non solo sperimentano nuove possibilità di realizzazione ma si rifugiano in occasione di gravi crisi evolutive, in una forma di autoricovero che esprime sia il dolore sia un tentativo di risolverlo, come avviene nel ritiro sociale, la più significativa manifestazione del disagio giovanile odierno. A partire dall’esperienza maturata negli ultimi quindici anni, gli autori inquadrano la psicodinamica del ritiro sociale e presentano gli orientamenti clinici che guidano la presa in carico dell’adolescente in una prospettiva evolutiva.
Collocazione Biblioteca: 18439
Anna Maria Caresta, Generazione Hikikomori. Isolarsi dal mondo fra web e manga, Castelvecchi, Roma, 2018, 115 pp.
L’autrice conduce una ricerca su casi clinici in Giappone e in Italia sul fenomeno della dipendenza da internet negli adolescenti. Affronta il problema dal punto di vista sociale e psicologico nei suoi rapporti con l’aggressività, il bullismo, il ritiro sociale e scolastico. Si considerano anche gli aspetti terapeutici di questo tipo di dipendenza, con particolare riguardo all’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino, ad esempio il laboratorio dei fumetti che viene condotto in collaborazione con cooperative sociali esterne.
Collocazione Biblioteca: 18004
Takahiro A. Kato … [et al.], Harnessing Social Media to Explore Youth Social Withdrawal in Three Major Cities in China. Cross-Sectional Web Survey, in JMIR Mental Health, vol. 5, n. 2 (mag. 2018) – on line, pp. 1-10
I giovani socialmente ritirati (hikikomori) appartengono a un sottogruppo emergente di giovani che non hanno un lavoro, un’istruzione o una formazione e che hanno intenzioni e opportunità di interazione sociale limitate. L’utilizzo di internet e dei social media possono essere un modo alternativo e fattibile per raggiungere questo gruppo di giovani a causa della loro natura solitaria. Lo scopo di questo studio è di esplorare la possibilità di utilizzare varie piattaforme di social media per indagare sull’esistenza del fenomeno del ritiro sociale giovanile. Da ottobre 2015 a maggio 2016 è stato condotto un sondaggio trasversale aperto sul Web per identificare e raggiungere giovani socialmente ritirati in 3 città metropolitane della Cina: Pechino, Shanghai e Shenzhen. In conclusione emerge che le piattaforme social sono strumenti praticabili ed economici per raggiungere i giovani socialmente ritirati e quelle specializzate in una determinata cultura o tipo di intrattenimento sembrano essere più efficaci.
Takahiro A. Kato, Shigenobu Kanba and Alan R. Teo, Hikikomori: experience in Japan and international relevance, in World Psychiatry, vol. 17, n.1 (feb. 2018) – on line, pp. 105-106
Il fenomeno giapponese dei giovani (in gran parte uomini) che smettono di andare a scuola o al lavoro e si ritirano nelle loro case per mesi o anni, viene chiamato Shakaiteki hikikomori (ritiro sociale) ed è in aumento dalla fine del secolo scorso. Questo fenomeno, che inizialmente sembrava strettamente legato alla cultura giapponese si è poi diffuso in molti Paesi industializzati nel mondo. Nell’articolo gli autori, tra i massimi esperti del fenomeno, propongono il loro modello diagnostico e terapeutico. Ora si ritiene che gli hikikomori possano presentare diversi disturbi mentali concomitanti, e si ipotizza che alcuni comuni meccanismi psicopatologici possano esistere nell’atto di “chiudersi” indipendentemente dalla diagnosi psichiatrica. Gli autori propongono un intervento complesso che comprende anche un programma educativo per i genitori, perché nella maggior parte dei casi la consultazione è fatta inizialmente da loro e ciò avviene anche dopo molti anni dall’esordio. In conclusione si auspica che i criteri diagnostici siano inclusi nell’ICD-11 e nel futuro DSM e che vengano incrementati studi evidence based su vasta scala.
Karin Bagnato, L’Hikikomori: un fenomeno di autoreclusione giovanile, Carocci, Roma, 2017, 106 pp.
Ultimamente anche in Italia si parla molto di hikikomori. Solitamente si tratta di adolescenti che decidono di isolarsi completamente nella loro stanza per lunghi periodi di tempo, addirittura anni, rifiutando qualsiasi forma di contatto con il mondo esterno e mettendo fine a ogni forma di comunicazione, anche con i propri familiari. Questa particolare manifestazione di autoreclusione ha origine in Giappone, ma negli ultimi decenni sta prendendo piede anche nei paesi non asiatici, tra cui l’Italia. È un fenomeno allarmante che colpisce un gran numero di giovani, che non sono in grado di rispondere alle continue e pressanti aspettative sociali e ai quali l’isolamento sembra l’unico modo per sopravvivere. Il volume inquadra l’hikikomori nella società contemporanea soffermandosi sulle differenze e le similitudini del fenomeno in Italia e in Giappone e analizzando le variabili individuali e contestuali che possono favorirne l’insorgenza e il mantenimento. Infine, viene illustrata la proposta di un programma di intervento che agisca a più livelli e che implichi il coinvolgimento delle principali agenzie educative. L’autrice è ricercatrice di Pedagogia generale e sociale all’Università di Messina.
Collocazione Biblioteca: 18083
Takahiro A. Kato … [et al.], Can Pokémon GO rescue shut-ins (hikikomori) from their isolated world?, in Psychiatry an Clinical Neurosciences, vol. 71, n. 1 (gen. 2017) – on line, pp. 75-76
Un’indagine epidemiologica di comunità ha suggerito che la prevalenza di hikikomori (una grave forma di ritiro sociale) è di circa l’1,2% in Giappone, ma questa statistica non tiene conto delle persone di mezza età che sono considerati un nuovo problema emergente. Il fenomeno si è inoltre diffuso in altri Paesi del mondo anche a causa della diffusione dei videogiochi, che hanno tolto a molti giovani la motivazione ad uscire di casa. Nuove prospettive di cura si presentano con il gioco di realtà aumentata Pokemon GO, che ha dimostrato di poter aumentare l’automotivazione ad uscire di casa ed è in corso di sperimentazione il suo utilizzo terapeutico.
A cura di Giulia Sagliocco, Hikikomori e adolescenza: fenomenologia dell’autoreclusione. Seminario di studi e approfondimenti per un’ipotesi di cura, Mimesis, Milano ; Udine, 2011, 150 pp.
Ragazzi che si isolano dal mondo, auto-reclusi tra le pareti della loro stanza, circondati da videogiochi, computer e fumetti. Tra i comportamenti adolescenziali che creano disagio psichico in chi li pratica e in chi sta loro vicino, senza dubbio l’“Hikikomori” – che in giapponese significa “isolarsi, ritirarsi” – e, più in generale, l’Autoreclusione, stanno diventando, negli ultimi anni, oggetto di riflessione e di studi. Questo studio rilegge la sintomatologia Hikikomori non solo come forma di lotta contro il male di vivere, ma anche in un’ottica trans-culturale, inquadrandolo nelle complesse coordinate dell’onore e della vergogna della cultura giapponese. Il libro è articolato in tre parti: nella prima sono riportati gli atti di una giornata seminariale in cui l’antropologa Carla Ricci, che lavora a Tokyo, ha illustrato i suoi approfonditi studi sull’Hikikomori; la seconda parte analizza il fenomeno con una prospettiva teorica e clinica; la terza parte contiene il racconto di esperienze cliniche e di intervento. Giulia Sagliocco è psichiatra, psicoterapeuta, docente e ricercatore di psicologia dell’età evolutiva.
Collocazione Biblioteca: 17527
Michele Procacci, Stefania Sette, Da soli per forza. Il ritiro sociale in adolescenza, Carocci, Roma 2024, 111 pp.
Che cosa succede se un adolescente riduce o interrompe le proprie relazioni sociali? Il volume propone un’ampia descrizione delle diverse forme di ritiro sociale (timidezza, scarsa socievolezza, evitamento sociale), con particolare attenzione alle sue origini e a come si manifesta, agli strumenti di valutazione e agli interventi terapeutici. Il testo è un’utile guida alla complessità del fenomeno per genitori e insegnanti e per chi ha necessità di valutarlo per programmare un intervento efficace, oltre a poter essere uno stimolo per chi si riconosce anche in parte negli adolescenti descritti in queste pagine.
Collocazione Biblioteca: 20682
Antonio Noschese, Annina Gravino, La scomparsa di un hikikomori. Romanzo interattivo, LCI, [Grosseto], 2023, 180 pp.
In questo romanzo giallo interattivo l’avventura inizia quando Federico, un ragazzo di 17 anni, scompare nel nulla. Il lettore dovrà aiutare Tania, sua amica coetanea, a scoprire la verità sulla sorte del ragazzo che per molto tempo si è rinchiuso nella propria stanza. Per svelare la verità, Tania dovrà interagire con personaggi misteriosi e rivivere le scene salienti attraverso affascinanti riprese cinematografiche. La suspense e l’emozione si intrecciano in un intenso viaggio, in cui la scoperta di verità nascoste può cambiare tutto.
Collocazione Biblioteca: 20674
Sabina Pignataro … [et al.], Gioventù bruciata, in Vita, a. 30, n. 5 (mag. 2023), pp. 17-71
Il dossier analizza il profondo malessere esploso tra i più giovani, dando conto prima di tutto dell’entità del fenomeno: un tentato suicidio al giorno, più di 3 milioni di NEET, 2 milioni con disturbi di salute mentale, 3 milioni con disturbi alimentari, fenomeni crescenti di aggressività e violenza, 54000 in ritiro sociale, 100.000 abbandoni scolastici ogni anno. Il dossier è suddiviso in tre capitoli: nel primo, “I nostri ragazzi stanno male”, si analizzano i vari aspetti del malessere adolescenziale; nel secondo, “Come dobbiamo cambiare”, si prospettano percorsi di cambiamento; nel terzo capitolo, “I giovani qui sono protagonisti”, si riportano dodici esperienze messe in atto in diverse città italiane.
Leopoldo Grosso, Hikikomori: la causa del ritiro degli adolescenti non è internet, ma la società violenta, in lavialibera, 2 Marzo 2023 – on line, pp. 1-5
Il ritiro sociale è la legittima difesa di ragazze e ragazzi da una competizione in cui ci si sente sempre perdenti. Internet non è la causa, anzi è un palliativo che aiuta i giovani hikikomori. Poter restare studenti, anche da casa, sarebbe un aiuto al loro reinserimento. L’autore è psicologo, psicoterapeuta e presidente onorario del Gruppo Abele. All’interno dell’articolo si trova una breve presentazione di Milena Primavera sul servizio Nove ¾, attivato dal Gruppo Abele e rivolto ai giovani ritirati sociali. Articolo in PDF e presente attualmente sul sito della rivista.
Stefano Vicari, Maria Pontillo, Adolescenti che non escono di casa. Non solo Hikikomori, Il Mulino, Bologna, 2022, 136 pp.
Marco, Federica, Alessia, Giulio sono alcuni dei protagonisti di questo libro. Bambini e adolescenti che si rifiutano di uscire di casa, di incontrare i coetanei e di avere rapporti sociali. Non chiedono aiuto né accettano facilmente di riceverlo e l’unico contatto con il mondo esterno è internet. Ma non sono le nuove tecnologie la causa del loro ritiro sociale. La vera minaccia da cui sentono di doversi proteggere è il giudizio degli altri. Gli autori, avvalendosi di storie vere, raccontano questo disturbo sempre più diffuso, le forme che assume e spiegano quali sono i campanelli di allarme e gli interventi possibili.
Collocazione Biblioteca: 20084
Caterina Fazion, Chi sono gli Hikikomori?, Fondazione Umberto Veronesi – Magazine, Milano, 2022, 11 pp.
L’articolo è un’un’intervista a Marco Crepaldi, fondatore dell’associazione Hikikomori Italia, che, esaminando alcuni aspetti e processi centrali nella definizione di questo disturbo, sottolinea come alla base del fenomeno degli hikikomori ci sia spesso un disagio adattivo sociale, causato da una forte ansia sociale. La dipendenza da internet, al contrario di quanto si pensi, non è una causa del fenomeno, ma rappresenta una possibile conseguenza. Inoltre la condizione Hikikomori ha un impatto negativo su alimentazione e attività fisica, totalmente trascurate, così come la cura della propria persona. Solitamente, i ragazzi Hikikomori sono molto restii a farsi aiutare, spesso allora si fornisce aiuto psicologico online o a domicilio a partire dalla famiglia. Se non collabora e non vuole essere aiutato, si cerca di intervenire e lavorare sul genitore sperando di ottenere effetto indiretto sul ragazzo.
Stefano Padoan, Ritiro sociale e pandemia: come aiutare gli adolescenti, NostroFiglio.it, Milano, 2022, 9 pp.
L’ articolo riporta un intervista a Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta, sul fenomeno degli hikikomori in italia. Il fenomeno non è nuovo, anche se in questi ultimi due anni di pandemia da Covid-19 si sta allargando sempre di più alla fascia dei preadolescenti, costringendo gli adulti ad indagare ulteriormente le cause che sono alla sua origine. Cause da ricercarsi, secondo lo psicologo, nel disagio psicologico e sociale già preesistente e che la pandemia ha solo esacerbato. Importante è la prevenzione e l’intervento precoce da parte dei genitori. Su questo tema si consulti anche l’intervista del 2020 a Marco Crepaldi fatta da Monica De Chirico per Pianeta Mamma: “Fenomeno Hikikomori: la parola a Marco Crepaldi, fondatore di Hikikomori Italia“.
Sabino Mutino, Il disagio giovanile contemporaneo: NEET e Hikikomori, State of Mind, Milano, 2022, 7 pp.
La gioventù contemporanea si trova ad affrontare pressioni sociali ed economiche estranee alle generazioni precedenti. Hikikomori e NEET sono l’esempio di come l’oppressione sociale e le difficoltà occupazionali possano condurre i giovani a vivere condizioni di disagio. I NEET, “Not in Employment, Education or Training” sono giovani che non sono impegnati in attività lavorative, educative o formative. Gli Hikikomori sono differenti da altre realtà adolescenziali come i NEET o i Freeter – coloro che rifiutano un posto fisso, preferendo lavori part-time o freelance. Negli Hikikomori il rifiuto diventa totale, come totale è il ritiro che praticano o la forma di disagio e ribellione che stanno provando e, sebbene NEET e Freeter siano realtà accettate poiché in un certo qual modo si mantiene una qualche forma di interazione o partecipazione, l’Hikikomori è visto con una disapprovazione sociale per il suo voler evitare il gruppo. L’articolo esamina le possibili cause psicologiche e sociali.
Matteo Lancini, Cosa serve ai nostri ragazzi. I nuovi adolescenti spiegati ai genitori, agli insegnanti, agli adulti, Utet, Milano, 2021, 110 pp.
L’autore, psicologo e psicoterapeuta, affronta i problemi dei nuovi adolescenti, narcisisti, schivi e rinchiusi in se stessi, spiriti fragili e spavaldi, apatici e indisciplinati, ragazzi iperconnessi eppure soli. Sono molti i paradossi che sembrano contraddistinguere questa nuova generazione di adolescenti, di fronte ai quali gli adulti si trovano spesso impreparati. Capita così che genitori e insegnanti nascondano le proprie carenze di educatori dietro inutili gesti autoritari o inveiscano contro il potere ormai fuori controllo di tecnologie mobili ed ecosistemi digitali, di cui spesso sono loro stessi assidui frequentatori. Gli adolescenti degli anni zero, usciti da un’infanzia ovattata e ricca di privilegi, non utilizzano più il conflitto e la trasgressione per affermare se stessi. Sono, secondo l’autore, ostaggio di ideali presto disillusi e aspettative smisurate e scontano la mancanza di figure autorevoli capaci di guidarli nel loro percorso evolutivo. Il cyberbullismo, il ritiro sociale, l’autolesionismo, la bulimia e l’anoressia sono alcuni dei modi in cui si manifesta una sofferenza nascosta e trascurata.
Collocazione Biblioteca: 19077
Giuseppe Lavenia, Mio figlio non riesce a stare senza smartphone, Giunti Edu, Firenze, 2019, 127 pp.
Questo libro aiuta a: conoscere quali sono i cambiamenti che stanno avvenendo nella società moderna per comprendere il contesto in cui le dipendenze tecnologiche si sviluppano e le forme in cui si manifestano; capire in che cosa consistono Nomofobia, Hikikomori, dipendenza dai videogiochi e tanto altro, quali caratteristiche hanno e come si comportano i ragazzi che ne sono coinvolti; intervenire per aiutare concretamente i propri figli, fornendo suggerimenti e indicazioni operative su come sostenerli, spiegando se e quando chiedere l’intervento degli specialisti.
Collocazione Biblioteca: 18443
Michele Miccoli, Simonetta Vernocchi, Hikikomori. Il nuovo male del secolo, Lupetti, Milano, 2019, 178 pp.
Hikikomori, fenomeno sociale che si è ormai diffuso in tutta Europa e negli ultimi 15 anni anche in Italia, rappresenta una condizione para-suicidaria, diffusa tra gli adolescenti, che talvolta conduce ad un suicidio vero e proprio. Nei giovani che fanno hikikomori c’è una grande fragilità, un vero malessere esistenziale, una dipendenza dal giudizio degli altri. La ricerca di sé, della propria individualità tipica dell’adolescenza, si confronta con modelli di fatto non raggiungibili. Il libro si presenta come uno strumento per far fronte a situazioni difficili in cui spesso si vengono a trovare le famiglie.
Collocazione Biblioteca: 18616
Laura Pigozzi, Adolescenza zero. Hikikomori, cutters, ADHD e la crescita negata, Nottetempo, Milano, 2019, 252 pp.
Attraverso l’analisi di fenomeni estremi (hikikomori, reborn dolls,cutters, adhd, …), la psicoanalista Laura Pigozzi si interroga sulla continuità che esiste tra essi e lo statuto “disanimato” degli adolescenti contemporanei. Il rapporto che questi intrattengono col proprio corpo, con la scuola, con il sesso e con la scoperta del mondo mostra i segnali inquietanti di una chiusura, di “un arresto del desiderio, uno scacco della vitalità, un gorgo di passività”. Piú isolati e ripiegati su di sé che in passato, gli adolescenti appaiono privi di quello slancio verso il nuovo, l’Altro e l’esterno che dovrebbe definire il passaggio all’età adulta. L’autrice si chiede cosa stia succedendo e soprattutto quali siano gli strumenti idonei per riaprire i loro sguardi sulla vita e sul futuro.Tramite l’esame di casi clinici e l’analisi approfondita della relazione tra istituzione scolastica e nucleo familiare, Pigozzi rileva come nel passaggio dalla famiglia alla scuola, dai genitori agli amici, qualcosa è andato storto in un modo che le altre epoche non hanno conosciuto. Oggi piú di ieri, risulta faticoso il compito principale degli adolescenti: creare un legame con i pari.
Collocazione Biblioteca: 18559
Matteo Lancini, Adolescenti navigati. Come sostenere la crescita dei nativi digitali, Erickson, Trento, 2015, 172 pp.
L’uso intensivo di internet, la penetrazione profonda delle nuove tecnologie nella vita di tutti i giorni, l’aumento vertiginoso delle relazioni virtuali hanno modificato profondamente il profilo degli adolescenti contemporanei, lasciando gli adulti quasi sempre sgomenti e impreparati a gestire la sfida della crescita dei propri figli o dei propri studenti. Il libro, nato dalla lunga esperienza dell’autore come psicoterapeuta di numerosi ragazzi e delle loro famiglie, suggerisce, attraverso esempi e indicazioni estremamente pratiche, strategie educative autorevoli ed efficaci per rispondere alle esigenze evolutive dei nativi digitali. Rivolto a genitori, insegnanti, educatori e counsellor, il libro aiuta a comprendere e sostenere preadolescenti e adolescenti nella fase più delicata della loro crescita, trovando soluzioni alle difficoltà più comuni e insegnando come: capire chi è, e come interagire con, un nativo digitale; rivedere le funzioni paterne e materne nell’era di internet; gestire i rapporti scolastici con insegnanti e dirigenti; riconoscere i fenomeni del ritiro sociale e della sovraesposizione virtuale; affrontare e ridurre la dipendenza da internet; trovare il giusto equilibrio tra l’esigenza di controllo e il bisogno di fiducia.
Collocazione Biblioteca: 17165
Al Jazeera – The Age Of Social Withdrawal
Ce.S.Da : Centro studi, ricerca e documentazione su Dipendenza e Aids – Hikikomori
Centro Nazionale Dipendenze e Doping – IAD: Smart Guide
Cooperativa Sociale Onlus Hikikomori
Gedivision – Gli hikikomori italiani
Gruppo Abele – hikikomori : adolescenti isolati, famiglie smarrite
Hikikomori Italia Associazione Nazionale
Istituto Superiore di Sanità – Dipendenze da Internet
Lavocedellelotte – Neet, “inattivi” e hikikomori: l’esclusione sociale e la sua base economica
MIUR – Il ritiro sociale grave in adolescenza: la sfida dell’inclusione scolastica
Psicologia Contemporanea – La sindrome degli hikikomori
Quotidiano Sanità – Questionario HQ-25
Orizzonte Scuola – Ritiro sociale
Regione Piemonte – Protocollo d’intesa
Regione Sicilia – Protocollo di intesa
ReteCedro.net – Come aiutare gli adolescenti reclusi
Ritiro sociale e conseguenze criminologiche
Viaggiare con lentezza: NEET e Hikikomori : analisi e riflessioni sui giovani in ritiro sociale