Aggiornata a  marzo 2023 – a cura di Paola Moriondo

I materiali, elencati in ordine decrescente per anno di pubblicazione, sono disponibili presso la Biblioteca del Centro Studi, Documentazione e Ricerche del Gruppo Abele, negli orari e nelle modalità previste dal regolamento della Biblioteca. L’elenco proposto non esaurisce quanto posseduto in Biblioteca sul tema in oggetto. . Ulteriori ricerche sono possibili sul nostro catalogo bibliografico e nelle altre Bibliografie, in particolare quella su Giovani e adolescenti e quella su Nuove generazioni e tecnologie.

Il percorso bibliografico proposto si articola in:

Il fenomeno hikikomori in Giappone

9781351260800Nicolas Tajan, Mental Health and Social Withdrawal in Contemporary Japan. Beyond the Hikikomori Spectrum, Taylor & Francis Group, London, 2021, 272 p.
Questo libro esamina il fenomeno del ritiro sociale in Giappone che spazia dalla mancata frequenza della scuola sino alle forme estreme di isolamento e confinamento conosciute come hikikomori. Incentrato su un’ampia ricerca originale, il testo si basa su interviste con una serie di professionisti coinvolti nell’affrontare il fenomeno e delinea come l’hikikomori si esprime, come viene trattato e affrontato e come è stato percepito e considerato in Giappone nel tempo. L’autore, uno psicologo clinico con una vasta esperienza pratica, sostiene che il fenomeno, sebbene socialmente inaccettabile, non è omogeneo e può essere visto non come un disturbo mentale, ma come un linguaggio di disagio, un modo passivo ed efficace di resistere alle tante grandi pressioni della scuola giapponese e della società giapponese più in generale.
Collocazione Biblioteca: P0156

Takahiro A. Kato, Facing and treating hikikomori (pathological social withdrawal), in Quaderni di Psicoterapia Cognitiva, n. 48 (2021) – on line, pp. 11-19
L’hikikomori è una forma di ritiro sociale o isolamento sociale patologico la cui caratteristica essenziale è l’isolamento fisico nella propria casa. Le linee guida giapponesi del 2010 definiscono che una persona deve soddisfare i seguenti criteri per essere diagnosticata come hikiikomori: a) isolamento sociale marcato nella propria casa; b) durata dell’isolamento sociale continuativo di almeno 6 mesi; c) significativa compromissione funzionale o disagio associato all’isolamento sociale. Nell’articolo vengono discussi i progressi nella concettulizzazione e nel piano di trattamento.

Marialuisa Mazzetti, Hikikomori. Il viaggio bloccato dell’eroe. Un punto di vista sociologico, Temperino Rosso, Brescia, 2020, 182 p.
L’hikikomori è una persona che taglia i rapporti con il mondo esterno vivendo esclusivamente all’interno della propria casa. Solitamente adolescente, è stato identificato per la prima volta in Giappone e associato alla rigidità della società giapponese con alcune causali tipiche: bullismo, competizione, padre assente e madre iperprotettiva. Finché non è comparso in Italia. Nonostante le profonde differenze tra le due società, si è continuato a definire il fenomeno italiano da un punto di vista psicologico con le stesse causali di quello giapponese, solo leggermente modificate lasciando molti aspetti ancora in sospeso. L’autrice si chiede, ad esempio, che cosa abbiano davvero in comune due società tanto diverse per generare lo stesso fenomeno e perché maschi e femmine lo subiscono in modo diverso. Lo scopo del testo proposto è quello di presentare un punto di vista ex novo sul fenomeno, cercando di fornire nuovi strumenti per comprenderlo, prevenirlo e affrontarlo.
Collocazione Biblioteca: 19037 

71TZfxwDTdL._AC_UL750_SR750,750_Carla Ricci, La volontaria reclusione. Italia e Giappone: un legame inquietante, Aracne, Roma, 2014, 143 p.
Il testo tratta il tema delle persone in volontaria reclusione, definiti hikikomori. L’antropologa Carla Ricci ce svela i tanti aspetti e la complessità di questo fenomeno, ponendosi come caposcuola di una indagine fuori dai confini nipponici, tramite una innovativa analisi comparativa della realtà italiana con il fenomeno giapponese, da cui emergono inquietanti affinità. L’evidenza sottolineata dall’Autrice è che hikikomori, anche in Italia, non può essere considerato l’esito di problemi personali, ma il risultato di molte concause determinate anche da un modo di procedere incauto e confuso che appartiene agli uomini contemporanei e che inevitabilmente influenza bambini e adolescenti.   Il testo è in sola consultazione ma è disponibile a prestito un altro libro di Ricci, Hikikomori: adolescenti in volontaria reclusione, Franco Angeli, Milano, 2008, 88 p.  (Coll. Bibl.14060). Altri scritti di questa ricercatrice si trovao nel testo a cura di Giulia Sagliocco, Hikikomori e adolescenza: fenomenologia dell’autoreclusione. Seminario di studi e approfondimenti per un’ipotesi di cura, Mimesis, 2011, 150 p. (Coll. Bibl. 17527).
Collocazione Biblioteca: P0029

E. Aguglia … [et al.], Il fenomeno dell’hikikomori: cultural bound o quadro psicopatologico emergente?, in Giornale Italiano di Psicopatologia, vol. 2, n. 2 (2010) – on line
Quello degli Hikikomori è un fenomeno unico ed esclusivo, caratterizzato da grave ritiro sociale, che si verifica tipicamente in Giappone. I pazienti Hikikomori sono per lo più adolescenti e giovani adulti che si rinchiudono dentro le case dei genitori per mesi o addirittura anni. Si ritirano evitando qualsiasi contatto con la famiglia, raramente hanno amici, non frequentano lezioni scolastiche né fanno alcun tipo di lavoro o attività. L’attuale nosologia del DSM non riesce a rendere adeguatamente il concetto di hikikomori. La diagnosi differenziale comprende i disturbi d’ansia, i disturbi della personalità e la schizofrenia. Le strategie di trattamento comprendono la riabilitazione, la psicoterapia familiare e cognitivo-comportamentale, ma la loro efficacia non è ancora supportata da dati di ricerca sufficienti. In questo lavoro è stato studiato il fenomeno in relazione agli aspetti socio-culturali giapponesi, sebbene possa trovarsi anche in altri contesti.

Michael Zielenziger, Non voglio più vivere alla luce del sole. Il disgusto per il mondo esterno di una nuova generazione perduta  = Shutting out the sun. How Japan created its own lost generation, Elliot, Roma, 2008, 408 p.
L’autore, ricercatore all’Università di Berkeley, dove si occupa dell’impatto della globalizzazione nei paesi asiatici, dal 2003 è stato corrispondente da Tokyo per un’agenzia di stampa. Egli ha fatto conoscere per primo ai lettori occidentali il fenomeno “hikikomori” (cioè “confinato”, “chiamato fuori”), che dal Giappone si sta espandendo e viene ora studiato da team internazionali di psichiatri e sociologi come sindrome dello “shut-in” (il “recluso”). Si tratta di giovani, soprattutto maschi, che, di fronte a un mondo sempre più veloce e a una società sempre più competitiva, provano una sorta di disgusto e si chiudono in un bozzolo che porta frequentemente all’ospedalizzazione coatta o al suicidio. Tale fenomeno sta arrivando anche in America e in Europa, a partire dai paesi del nord (Svezia, Finlandia, Danimarca).
Collocazione Biblioteca: 14257

Étienne Barral, Otaku. Les enfants du virtuel, Denoël, Paris (FR), 1999, 314 p.
Libro del giornalista Etienne Barral è un viaggio sorprendente nel Giappone del terzo millennio alla scoperta della cultura Otaku. Otaku è un termine che in origine in giapponese indicava l’abitazione, l’ambiente in cui si vive, ma è anche un pronome di seconda persona onorifico poco comune, un po’ come il “voi” in italiano; attualmente indica la nuova generazione di giovani giapponesi che sono poco interessati alle relazioni e che si dedicano in modo ossessivo alle proprie passioni, in particolare ai manga, alle anime, e ad altri prodotti ad essi correlati. In occidente si parla spesso a questo proposito anche di hikikomori o, per altri versi, di nerd, ma i temini non sono equivalenti. I giovani giapponesi toccati da questo fenomeno culturale sembrano esprimere un malessere profondo, ma anche presentare un enorme potenziale, un rapporto nuovo col mondo.
Collocazione Biblioteca: 17728

Il ritiro sociale volontario in Italia e nel resto del mondo

downloadA cura di Sonia Cerrai, Silvia Biagioni, Sabrina Molinaro, Hikikomori: indagine sul ritiro sociale volontario dei giovani italiani. Fuori di casa, dentro il mondo Nove ¾, Consiglio Nazionale delle Ricerche, IFC – Istituto di Fisiologia Clinica ; Gruppo Abele, Pisa ; Torino, 2023, 58 p.
Il comportamento di auto reclusione nella propria stanza è causato da un forte sentimento di vergogna sociale nei confronti dei propri pari e da un senso di inadeguatezza prestazionale rispetto alle richieste del contesto. Oggi il fenomeno non è più strettamente legato alla cultura giapponese, ma si è diffuso in molti Paesi compresa l’Italia. Risulta dunque importante indagare la prevalenza e i fattori associati al ritiro sociale, al fine di individuare i soggetti più fragili e individuare approcci terapeutici adeguati per migliorarne trattamento e prognosi. Attualmente nessuno studio ha fornito dati esaurienti riguardo alla prevalenza del ritiro sociale volontario fra gli adolescenti italiani. Nell’ultimo decennio l’Associazione Gruppo Abele ha rilevato l’aumento di richieste di aiuto da parte di genitori per situazioni che definiscono di “dipendenza da internet”, spesso male interpretata come causa dell’autoisolamento, e/o di abbandono scolastico. Trattandosi di un fenomeno giovanile in aumento l’Associazione ha avviato nel giugno 2020 un progetto, “Nove ¾”, che cerca di rispondere concretamente alle famiglie che non riescono a trovare risposte alla chiusura e all’isolamento dei loro figli. Il progetto attua interventi domiciliari e laboratoriali, è sperimentale e ha come obiettivo la validazione di una strategia di intervento che possa qualificarsi come “prassi percorribile” e poi generalizzabile in altri contesti territoriali. Risultava quindi importante mappare il fenomeno in Italia nei ragazzi tra i 15 e 19 anni e a tal fine si è contattato il CNR per svolgere l’indagine della quale qui si riporta materiali e metodi e si discutono i risultati. Esiste un report più breve sulla ricerca: a cura di Leopoldo Grosso, Sonia Cerrai, Vite in disparte. Prima indagine sul ritiro sociale volontario nella popolazione scolastica italiana, Consiglio Nazionale delle Ricerche – IFC Istituto di Fisiologia Clinica ; Gruppo Abele, Pisa ; Torino, 2023, 16 p.

A cura di Presidio primaverile per una Scuola a scuola, L’onda lunga. Effetti psicologici e sociali della pandemia sul mondo non-adulto, Erickson, Trento, 2023, 173 p.
Il “Presidio primaverile per una Scuola a scuola” è un gruppo informale di studio e azione, costituito dai docenti del liceo “Leonardo da Vinci” di Casalecchio di Reno nel marzo del 2021 durante il secondo anno della pandemia da covid-19.e nell’aprile 2021 ha scritto una “Lettera al Presidente del consiglio” per chiedere la riapertura delle scuole, firmata da molti illustri educatori e studiosi, tra cui Luigi Ciotti. A distanza di tre anni dall’inizio della pandemia è ormai appurato il sollevamento di “una diversa ondata” di stampo psicologico e sociale. I testi qui raccolti, testimonianze del lavoro di medici, psicoterapeuti, insegnanti ed educatori, descrivono le forme con cui i suoi flutti hanno trascinato le menti e i corpi di bambini, adolescenti e giovani.  Si segnalano in particolare un articolo di C. Stancari. “«Lasciatemi così / come una / cosa (p  90). Sul tema si consulti inoltre: Marianna Coppola, Giuseppe Masullo, Autoisolamento sociale volontario ed emergenza Covid-19: uno studio etnografico tra i giovani Hikikomori italiani durante la pandemia, CAMBIO – UniFi : Laboratorio sulle Trasformazioni Sociali, Firenze, 2021, 16 p.
Collocazione Biblioteca: 18838

L’allarme dei pediatri di famiglia: “Un tentativo di suicidio al giorno tra gli adolescenti. Isolamento sociale per 100mila Hikikomori”, in Quotidiano della Sanità, 13/10/2022 – on line, pp. 1-2
Secondo il Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri, Antonio D’Avino, fra gli adolescenti italiani sarebbe in atto un netto aumento sia di disturbi di tipo psichiatrico, in particolare legata a disturbi depressivi e a tentativi suicidiari, che di gravi forme di isolamento sociale, fino al ritiro sociale. Per queste gravi forme di disagio, il numero di richieste di aiuto o consulenza, di ospedalizzazioni e di segnalazioni è letteralmente esploso a partire dal post-pandemia. Il tema è stato oggetto di ampie discussioni durante i lavori del Congresso della Federazione Italiana Medici Pediatri, di cui il Quotidiano della Sanità offre una sintesi.

800x800A cura di Pamela Magda Di Renzo, Hikikomori. Ritirati, ma non troppo, Magi, Roma, 2022, 248 p.
Il testo è frutto di un progetto attivato in piena pandemia da un gruppo di esperti (psicologi, psichiatri e psicoterapeutici) che si occupa del ritiro sociale di adolescenti e giovani adulti, i cosiddetti “hikikomori”. Il lavoro ha la finalità specifica di offrire un supporto alle famiglie che si ritrovano a fronteggiare questa problematica molto complessa. In appendice il testo presenta il videogioco gratuito “Nostalgici anonimi”, che il gruppo di lavoro vorrebbe portare nelle scuole per cercare di prevenire il fenomeno.
Collocazione Biblioteca: 20089

Andrea Marchesi, Adolescenti alla ricerca del nome proprio. Come leggere in chiave educativa il malessere di ragazze e ragazzi, in Animazione Sociale, n. 08/358 (2022), pp. 30-43
Quando si parla di – e con – adolescenti oggi, ci si trova di fronte a un catalogo di sintomi: ritiro sociale, fobia scolare, self cutting, disturbi alimentari, disturbi di ansia e crisi di panico, dipendenza, disorientamento sessuale e depressione. L’autore, pedagogista e responsabile di una cooperativa sociale, propone una riflessione su questa “collezione” di sintomi e sulla richiesta di aiuto che questi rappresentano.

Caterina Parisio … [et al.], Hikikomori. Tra isolamento sociale e nuove solitudini, in Psicobiettivo, a. 42, n. 2 (mag.-ago. 2022), pp. 25-187
In questo numero monografico della rivista sono raccolti numerosi contributi, esperienze cliniche e di ricerca, riguardanti il fenomeno dell’hikikomori e delle nuove forme di ritiro sociale. Gli autori mettono in risalto la centralità del ritiro sociale vissuto e sperimentato in casa, confrontandolo con aspetti di contesto peculiari delle diverse fasi del ciclo vitale, dalla preadolescenza al giovane adulto, passando dalla scuola al mondo del lavoro.

downloadXinyue Hu, Danhua Fan and Yang Shao, Social withdrawal (hikikomori) conditions in China: A cross-sectional online survey, in Frontiers in Psychology, vol. 13, art. 227965 (mar. 2022) – on line, pp. 1-9
In Cina è stata dimostrata l’esistenza di una forma di ritiro sociale patologico chiamata anche hikikomori. Ma la prevalenza e le caratteristiche degli hikikomori in Cina rimangono sconosciuti. Studi precedenti avevano indagato sul fenomeno degli hikikomori in tre città della Cina. Lo scopo di questo studio è quello di scoprire la prevalenza di hikikomori in un campione online in Cina e la differenza nelle caratteristiche demografiche e in altri possibili tratti tra gli hikikomori e la popolazione generale. La ricerca si è avvalsa di questionari on line e ha coinvolto 1.066 giovani (età media = 22,85 anni) Dei 1.066 giovani, 980 (91,9%) sono stati identificati come appartenenti al gruppo A (non isolati sociali né ritirati), 46 (4,3%) al gruppo B (marcato isolamento sociale presso il proprio domicilio o ritirati con durata di almeno 3 mesi), e 40 (3,8%) al gruppo C (contrassegnato sia dall’isolamento sociale nella propria abitazione che dal ritiro con una durata di almeno 3 mesi). Il gruppo hikikomori (combinato gruppo B e gruppo C) rappresentava l’8,1%. il criterio di raggruppamento in questo studio è ragionevole e tale criterio di raggruppamento può escludere potenziali popolazioni di hikikomori. Quando le persone si trasformano in hikikomori nel presente, i loro comportamenti di ritiro sociale e la sensazione di solitudine sono entrambi molto più gravi rispetto al passato. Il possibile rapporto tra hikikomori e solitudine riflettono la necessità di dare ai giovani maggior sostegno sociale, per aiutarli a entrare in contatto con la società.

Grégoire Cornet, Théo Marie-Courtois, Les hikikomori, ces reclus sociaux venus du Japon encore mal cernés en France, in Le Figaro, 18/12/2021, pp. 1-7
In Francia la discussione pubblica e il sistema d’intervento attorno alla questione hikikomori è ancora allo stato iniziale. Prima di tutto non vi è affatto accordo, fra i pochi specialisti della materia, sui criteri di identificazione del fenomeno. Secondo Marie-Jeanne Guedj, psichiatra dell’ospedale Sainte-Anne à Paris e fondatrice dell’Association francophone pour l’étude et la recherche sur les hikikomori, non esiste una definizione sulla quale vi sia consenso, salvo per la durata della reclusione, che deve essere almeno di sei mesi e il fatto che in prevalenza coinvolga giovani. Uno degli interrogativi centrali sui quali si discute in maniera accesa è a partire da quale grado di reclusione si può definire tale condotta riconducibile in modo proprio a hikikomori. Ugualmente, la distinzione fra casi primari e casi secondari (presenza di disturbi di tipo psichiatrico) è soggetta a discussioni. Le persone auto-confinate che soffrono di depressione, ansia o disturbi di personalità non si isolano volontariamente. Secondo Marie-Jeanne Guedj «la maggioranza degli hikikomori non se ne lamentano, al contrario, in quanto scelgono deliberamente tale comportamento». Un’attitudine che non è riconosciuta sul piano medico perché non vi è associata alcuna diagnosi. Anche nell’ultima classificazione americana delle malattie, hikikomori non compare. Per Guedj hikikomori non rappresenta uno stato, ma una condotta, nella quale numerosi e instabili parametri entrano in gioco. In definitiva, l’assenza di un quadro classificatorio chiaro pone forti limiti rispetto a un censimento o a una stima del numero di hikikomori in Francia, cosa provata dall’assenza di studi nazionali sulla quantificazione del fenomeno. L’articolo viene spiegato in Italiano sul sito del CeSda dove viene anche citato un altro articolo sulla realtà francese.

Rita Cerutti, … [et al.], Hikikomori: la sofferenza silenziosa dei giovani = Hikikomori: the silent suffering among young people, in Rivista di Psichiatria, vol. 56, n. 3 (mag. – giu. 2021) – on line, pp. 129-137
Il termine giapponese hikikomori è usato per descrivere i giovani che vivono una condizione caratterizzata da isolamento e ritiro sociale per un prolungato periodo di tempo. È un fenomeno particolarmente diffuso in Giappone, soprattutto tra adolescenti e giovani adulti, ed è oggetto di attenzione crescente da parte dei professionisti della salute mentale di molti altri Paesi, tra cui l’Italia. Lo scopo del presente lavoro è quello di approfondire il costrutto di hikikomori inquadrandolo all’interno del contesto socioculturale di riferimento, analizzando contemporaneamente gli aspetti epidemiologici, i fattori di rischio e le caratteristiche cliniche. Inoltre, vengono discussi alcuni modelli teorici che consentono possibili interpretazioni di tale condizione che caratterizza i giovani che veicolano sempre più silenziosamente la loro sofferenza. Pur fornendo una lettura piuttosto articolata del fenomeno, si sottolinea la mancanza di una chiara definizione che possa inquadrarlo al fine di pianificare interventi preventivi.

TDCN_22_1_online cover.inddDaiki Setoyama, … [et al.], Blood metabolic signatures of hikikomori, pathological social withdrawal, Dialogues in Clinical Neuroscience, vol. 23, n. 1 (2021) – on line, pp. 14-28
Una grave forma di ritiro sociale patologico, “Hikikomori”, è stata riconosciuta in Giappone, poi si è diffusa in tutto il mondo ed è diventata un problema di salute globale. La fisiopatologia dell’hikikomori non è stata chiarita e i suoi tratti biologici rimangono inesplorati. In questa ricerca sono stati reclutati pazienti hikikomori non trattati con farmaci e soggetti sani. Sono state condotte valutazioni psicologiche per la gravità dell’hikikomori e della depressione ed eseguite analisi del sangue. Sulla base delle informazioni integrate, sono stati creati modelli per discriminare i casi di hikikomori dai soggetti sani, prevedere la gravità dell’hikikomori, stratificare i casi e identificare i marcatori metabolici che caratterizzano ciascun modello. I risultati svelano i marcatori metabolici del sangue dell’hikikomori, che sono fondamentali per chiarirne la fisiopatologia e utili anche come indice per monitorare il corso del trattamento per la riabilitazione.

A cura di Silvia Biagioni, Simone Sacco, Sabrina Molinaro, I comportamenti a rischio tra gli studenti. Italia. Rapporto di Ricerca sui comportamenti a rischio tra la popolazione studentesca attraverso lo studio ESPAD®Italia 2021, CNR, 2022, 298 p.
Lo studio ESPAD®Italia, viene condotto annualmente dall’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR (IFC-CNR) a partire dal 1999. Questo permette, attraverso un questionario anonimo e auto-somministrato, il monitoraggio dei comportamenti a rischio e delle abitudini degli studenti italiani di età compresa fra i 15 e i 19 anni. Le tematiche affrontate sono molteplici: l’utilizzo di sostanze psicoattive legali e illegali, l’utilizzo di Internet, il cyberbullismo, il gioco d’azzardo o ai videogame e altri fenomeni come il ritiro scolastico e l’isolamento sociale. Per quanto riguarda il trend dei consumi, nel 2020, anno della pandemia da COVID-19, si è osservata una generale diminuzione del consumo di tutte le sostanze psicoattive. Nell’ultima rilevazione le percentuali sono invece tornate a crescere pur non raggiungendo, nella maggior parte dei casi, i livelli pre-pandemici. il Cyberbullismo che, nel 2021, ha coinvolto il 46% degli studenti come vittima e il 29% come autore. Poco diffuso è il fenomeno dell’internet challenge, mentre molto diffuso è l’uso di videogames ed anche il gioco d’azzardo. In crescita i comportamenti violenti. Viene inoltre per la prima volta preso in considerazione il ritiro sociale.

Duilio Traversari … [et al.], Il corpo che ci abita, in Pedagogika.it, a. 23, n. 3 (lug.-set. 2019), pp. 9-72
Il dossier di questo numero raccoglie numerosi contributi sul tema della corporeità, con l’intento di approfondire l’importanza della relazione tra mente e corpo nei processi educativi. In particolare si segnala l’articolo “Il corpo recluso dei giovani. Adolescenze hikikomori”, di Laura Pigozzi (pp. 47-50).

Immagine 2023-03-13 115758Takahiro A. Kato, Norman Sartorius, Naotaka Shinfuku,  Forced social isolation due to COVID-19 and consequent mental health problems, Lessons from hikikomori, in Psychiatry an Clinical Neurosciences, vol. 74, n. 9 (set. 2020) – on line, pp. 506-507
La pandemia di COVID-19 ha costretto un numero enorme di cittadini a restare confinati nelle loro case, spesso con conseguente isolamento sociale, che può portare a problemi di salute mentale. Uno dei migliori esempi di conseguenze di un grave isolamento sociale è la condizione nota come hikikomori, una forma di grave ritiro sociale originariamente descritta in Giappone alla fine del 20° secolo e più recentemente trovata in tutto il mondo. Nelle linee guida del 2010 su hikikomori dal Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare giapponese, la definizione di hikikomori è stata descritta come un evitamento della partecipazione sociale, che in linea di principio è continuata per un periodo superiore a 6 mesi. Il breve articolo esamina somiglianze e differenze delle due forme di isolamento. Takahiro A. Kato è il maggior studioso giapponese del fenomeno degli hikikomori.

Alice Scavarda, Franca Beccaria, Hikikomori: ragazzi chiusi alle relazioni sociali. Una ricerca sul benessere degli adolescenti cuneesi, in Dal fare al dire, a. 28, n. 2 (2019), pp. 39-48
Il progetto proposto, realizzato dal Comune di Cuneo, nasce per sperimentare prassi di prevenzione di comportamenti a rischio e di promozione della salute degli adolescenti, in particolare dei soggetti più fragili, vulnerabili a episodi di chiusura relazionale (Hikikomori). Nell’ambito del progetto è stata realizzata una ricerca finalizzata ad approfondire lo stato di benessere e malessere dei ragazzi, attraverso la somministrazione di questionari a scuola, ed è stato esplorato il ruolo di Internet e dei social media all’interno della loro vita quotidiana. Nell’articolo proposto sono riportati e commentati i risultati dell’indagine. La relazione completa del progetto è disponibile a questo link.

A cura di Rosalba Morese con Sara Palermo e Raffaella Fiorella; Rosalba Morese … [et al.], Social Isolation. An interdisciplinary view, IntechOpen, London, 2020, 113 p.
Il ritiro sociale è definito come un isolamento volontario prolungato nel tempo che comporta la cessazione di ogni forma di relazione sociale e di contatto con le persone e l’esterno. Questo libro offre un punto di vista interdisciplinare con una visione ampia e, allo stesso tempo, approfondita dei vari aspetti che possono contribuire a comprendere meglio l’isolamento sociale, un comportamento che può causare grandi danni alla salute. Dopo i primi due capitoli, teorici e clinici, vengono presentate alcune ricerche: una su alcuni anziani di età superiore ai 65 anni in un contesto insulare, le Maldive; un approccio integrato per affrontare il problema delle violenze sessuali con gli studenti maschi di un college americano; uno studio delle strutture di rete elementari della segmentazione della società nell’era tecnologica, che provoca isolamento; uno studio su come la privazione sociale in adolescenza nei mammiferi (roditori) può influenzare il comportamento e provocare autismo. Il libro è ad accesso libero sul web, ma non è scaricabile interamente in PDF.

41mtZbXSHEL._SX359_BO1,204,203,200_Marco Crepaldi, Hikikomori. Giovani che non escono di casa, Alpes, Roma, 2019, 124 p.
Il termine giapponese hikikomori significa “stare in disparte” e viene utilizzato per riferirsi a coloro che si isolano dal mondo sociale per mesi e anni, autoescludendosi nella propria abitazione e tagliando ogni contatto con l’esterno. Si tratta soprattutto di giovani maschi, fragili a livello relazionale e ipercritici nei confronti di una società nella quale arrivano a non riconoscersi più come parte integrante. In Giappone tale fenomeno ha assunto dimensioni allarmanti, con oltre mezzo milione di casi accertati, ma i numeri sembrano essere in crescita in molte nazioni economicamente sviluppate, tra cui l’Italia, dove si stima ci siano centinaia di migliaia di casi. Nonostante la sua diffusione, il fenomeno è ancora poco conosciuto e coloro che ne soffrono si sentono spesso soli e incompresi nel loro disagio. Nel libro vengono discussi gli ultimi studi in tutto il mondo, elaborando una prima definizione di hikikomori e cercando di offrirne un’interpretazione critica. Inoltre, vengono presentati i risultati della prima indagine statistica nazionale con il coinvolgimento di oltre trecento partecipanti.
Collocazione Biblioteca: 18546

Andrea Pozza … [et al.], La sindrome “Hikikomori”: prevalenza nella popolazione generale e psichiatrica, Una systematic review con meta-analisi, in Rassegna Italiana di Criminologia, a. 48, n. 1 (2019) – on line, pp. 6-17
La Sindrome Hikikomori è una condizione, osservata nel corso dell’ultimo decennio in adolescenti giapponesi, caratterizzata da completo e prolungato ritiro sociale e permanenza in ambiente domestico in attività ripetitive quali l’utilizzo del PC, associato a perdita di interesse nei confronti di scuola o lavoro. Non è chiaro in che misura il fenomeno esista in altri contesti culturali. Nella letteratura internazionale è assente una revisione sistematica con meta-analisi, che ne sintetizzi la prevalenza. Il presente lavoro descrive il primo studio di systematic review con meta-analisi sulla prevalenza della Sindrome Hikikomori nella popolazione generale e quella psichiatrica. È stata condotta una ricerca sistematica con l’utilizzo dei database elettronici PubMed e Scopus. Sono stati inclusi 9 studi (n = 8598), 7 dei quali condotti in Paesi asiatici. Nell’articolo sono riportati e commentati i risultati della ricerca.

Luigi Zoja, Jung, I neet e gli hikikomori. E se la rinuncia fosse ricerca di individuarsi?, in Animazione Sociale, a. 47, n. 4/309 (2017), pp. 11-22
L’autore, psicoanalista junghiano, già presidente dell’Associazione Internazionale di Psicologia Analitica, si sofferma sul comportamento di alcuni giovani: gli hikikomori in Estermo Oriente, che vivono ritirati dalla società e i neet in Europa, giovani autoesclusi perché sempre più estranei al circuito economico e sociale. Secondo l’autore, questi comportamenti possono essere compresi utilizzando alcuni concetti di Jung, in particolare quello di individuazione, cioè il distaccamento dai modelli convenzionali per sviluppare il proprio potenziale.

618n0PjtYBLA cura di Roberta Spiniello, Antonio Piotti, Davide Comazzi, Il corpo in una stanza. Adolescenti ritirati che vivono di computer, Franco Angeli, Milano, 2015, 300 p.
Di solito gli adolescenti vorrebbero essere sempre fuori casa con gli amici, ma ce ne sono alcuni che invece si muovono in una direzione opposta: sono gli adolescenti ritirati. Ragazzi che smettono di andare a scuola e non riescono a esibirsi sul palcoscenico sociale; passano i pomeriggi e le serate chiusi nella loro stanza perché soffrono di bruttezza immaginaria, si vergognano, si sentono inadeguati, deboli e goffi. Molti di loro, tuttavia, pur confinati nella loro camera, riescono a oltrepassarne le pareti: si collegano alla Rete ed entrano in mondi lontani. Il fenomeno del ritiro sociale – degli “hikikomori” – viene da anni studiato in Giappone. In Italia, invece, è ancora poco conosciuto, ma sempre più diffuso. Il gruppo degli autori appartiene al Consultorio Gratuito del Minotauro, e presenta in questo libro l’esito di un lavoro che, per la sua completezza e organicità, rappresenta uno strumento indispensabile per tutti coloro – psicologi, psichiatri, insegnanti e genitori – che desiderano avere un quadro esaustivo sulla teoria e sul trattamento del ritiro sociale in Italia.
Collocazione Biblioteca: 17178

Antonio Piotti, Il banco vuoto. Diario di un adolescente in estrema reclusione, Franco Angeli, Milano, 2012, 127 p.
I fatti descritti in questo libro sono frutto dell’immaginazione dell’autore, che tuttavia intende, attraverso tali fatti, presentare un caso clinico. Lo fa scegliendo la forma dell diario di un adolescente che non ce la fa a vivere nel nostro contesto sociale. Si tratta di una forma di disagio mentale definita come “ritiro sociale acuto” (già individuato in Giappone dove si usa il termine “hikikomori”, cioè i reclusi). Enrico, il protagonista di questo diario, si è confinato per anni, giorno e notte, nella sua stanza, connesso continuamente al computer e immerso in un’esistenza virtuale. Il libro vuole analizzare i perché di questi comportamenti estremi e le modalità di interazione con il contesto familiare e scolastico. L’autore è psicoterapeuta e docente presso la scuola di psicoterapia ARPAD Minotauro.
Collocazione Biblioteca: 15856

Dipendenza da internet e altre patologie correlate

A cura di Adele Minutillo … [et al.], Dipendenze da Internet, Istituto Superiore di Sanità, Roma, 2022, 125 p.
Lo scopo di questo rapporto è fornire una panoramica sulle principali problematiche legate all’uso di Internet come contributo per la creazione di definizioni condivise e studi confrontabili. La prima parte illustra la sintesi della letteratura scientifica di riferimento con particolare attenzione alla definizione dei costrutti, alle principali evidenze sui trattamenti e sulle strategie di prevenzione della dipendenza da Internet; un capitolo è dedicato alla presentazione del fenomeno emergente del ritiro sociale (hikikomori) e delle sue implicazioni con la dipendenza da Internet. La seconda parte descrive il progetto “Rete senza fili. Salute e Internet Addiction: tante connessioni possibili” e le attività di alcune Unità Operative del progetto. Infine, la terza parte sintetizza alcune esperienze pratiche delle risorse territoriali sociosanitarie che hanno partecipato al Tavolo Tecnico per la mappatura e censimento delle risorse territoriali per le dipendenze da Internet.

9788874668953_0_424_0_75A cura di Riccardo Bertaccini e Furio Lambruschi, Psicologia cognitiva dell’adolescente. Setting clinico e strategie di intervento, Carocci, Roma, 2022, 399 p.
L’adolescenza rappresenta uno snodo evolutivo cruciale nel complesso percorso di strutturazione del Sé. Gli adolescenti del terzo millennio sono esposti a un incremento massiccio nella quantità e nell’intensità di fattori di rischio sociali, familiari, educativi e affettivi, con importanti ricadute psicopatologiche. Il volume è un manuale pensato per i professionisti della salute mentale, che presenta le più efficaci procedure di assestment e intervento terapeutico per le deviazioni psicopatologiche nei giovani d’oggi (principalmente procedure derivanti dall’ambito cognitivo-comportamentale). Nella seconda parte del libro, particolarmente interessanti il cap. 5 sui disturbi dello spettro ansioso, che tratta anche dell’ansia  sociale e il cap. 6: Il ritiro sociale e l’isolamento. Gli autori sono psicologi e psicoterapeuti.
Collocazione Biblioteca: 19588

Mario G. L. De Rosa, Disagio esistenziale e dipendenze patologiche, Franco Angeli, Milano, 2021, 156 p.
L’autore, psichiatra e psicoterapeuta, descrive la fenomenologia della dipendenza da sostanze psicoattive a da internet. Nel mondo occidentale l’individuo viene educato a operare soprattutto nella realtà esterna, considerata fonte della propria sopravvivenza e benessere, trascurando l’armonia interna e le funzioni psichiche essenziali per l’equilibrio personale. La soluzione al proprio disagio emotivo viene sempre cercata fuori di sé e gli oggetti tecnologici contribuiscono a stimolare la distrazione dall’interiorità. Il testo descrive come da un funzionamento psichico fisiologico, in potenza, volto a realizzare il benessere della persona, possa svilupparsi una disfunzionalità della mente. Tra i fattori che determinano questa deviazione problematica viene evidenziato il ruolo dell’odierno modello estetico-edonista, che favorisce lo sviluppo di personalità onnipotenti orientate solo all’affermazione assoluta di se stesse, senza regole né limiti. In seguito analizza l’influenza dello strumento tecnologico, pervasivo tra giovani e adulti, a livello psichico. La problematicità del modello citato viene espressa oggi frequentemente dal ritiro sociale o dal consumo di sostanze. Infine, i due capitoli finali del libro trattano la valutazione diagnostica del disagio esistenziale e la sua terapia.
Collocazione Biblioteca: 18965

Adolfo Antonio Bonforte … [et al.],  Ludopatia. Aspetti psicologici, sociologici, penali e amministrativi con annotazioni giurisprudenziali e prontuario, Primiceri, Padova, 2020, 198 p.
Nel presente volume vengono analizzate le complesse sfaccettature e problematiche legate alla dipendenza da gioco d’azzardo, anche in relazione ad altre patologie come la dipendenza affettiva, il ritiro sociale (sindrome Hikikomori). La ludopatia viene qui affrontata dal punto di vista antropologico, sociologico e psicologico e da quello normativo, spaziando dal diritto penale al diritto amministrativo e parlando diffusamente anche di riciclaggio e usura . L’obiettivo è consentire al lettore di muoversi agevolmente tra i vari argomenti, approfondendo la propria conoscenza rispetto alla complessa dimensione del fenomeno, fornendo supporti e indicazioni utili a tutti coloro che, per interesse personale, motivi di studio o per esigenze di pratica professionale, siano interessati all’argomento.
Collocazione Biblioteca: 19277

1250_328A cura di Katia Aringolo, I disturbi depressivi in età evolutiva. Riconoscerli, prevenirli, trattarli, Franco Angeli, Milano, 2021, 394 p.
Nelle diverse fasi dello sviluppo, l’inserimento a scuola, i mutamenti del corpo, le relazioni familiari e quelle tra pari sono alcune delle esperienze di crescita che può essere ostico fronteggiare, soprattutto se l’ambiente e gli eventi di vita sono sfavorevoli. Il disagio depressivo può così essere considerato una risposta al difficile adattamento del ragazzo al proprio contesto di vita. Il testo affronta i disturbi depressivi in età evolutiva in un’ottica clinica orientata a integrare i pattern sintomatologici che giungono all’osservazione del clinico con i concetti di adattamento, resilienza, stress e vulnerabilità. Il testo tratta quindi la diagnosi e l’assessment dei disturbi depressivi infantili e adolescenziali, proponendosi di offrire un approfondimento aggiornato sui percorsi di prevenzione e cura.Il sottoparagrafo 3.3 è dedicato allla comorbilità col fenomeno degli hikikomori, le “depressioni moderne.Uno spazio importante è riservato all’approccio cognitivo tradizionale così come a quelli più innovativi: Theraplay, Mindfulness, EMDR, Role Play e Tecniche Corporee, ponendo anche attenzione all’approccio farmacologico. La curatrice è psicologa clinica.
Collocazione Biblioteca:19089

Danilo Lazzaro, Nuove dipendenze. Da chi dipenderai domani?, Epoké, Novi Ligure, 2020, 228 p.
Binge drinking, drunkoressia, hikikomori, incel. Sono alcuni dei termini che compongono il vocabolario delle nuove dipendenze, quelle che spesso non hanno bisogno di sostanze e non ci restituiscono l’immagine stereotipata del tossico. Si nutrono di atteggiamenti, di dita che scrollano su bacheche virtuali. L’autore, docente e ricercatore all’Istituto di Scienze Forensi di Milano, ne descrive origini e rischi avvalendosi del contributo di esperti nei settori coinvolti.
Collocazione Biblioteca: 19053

Rosaria Giordano, Hikikomori e dipendenze digitali, in Dal fare al dire, a. 29, n. 1 (2020), pp. 12-21
L’articolo è un’introduzione al fenomeno degli hikikomori e alla relazione tra questo fenomeno e le dipendenze digitali, senza tralasciare le differenze e le assonanze che intercorrono tra i fenomeni, nonchè le possibilità di aggancio e di intervento terapeutico. Di particolare interesse l’associazione con il Disturbo da gioco su Internet (DGI) e la lettura della realtà come inter-realtà che rede possibile concepire il mondo off-line e on-line come interagenti e integrati e favorisce una concettualizzazione dell’esperienza dei ragazzi al passo coi tempi.

9788832852707_0_536_0_75Matteo Lancini … [et al.], L’adolescente. Psicopatologia e psicoterapia evolutiva, Raffaello Cortina, Milano, 2020, 302 p.
Il libro, i cui autori sono psicologi e psicoterapeuti della Fondazione Minotauro, presenta un modello di consultazione e presa in carico dell’adolescente che coniuga teoria psicoanalitica e teoria evolutiva. Un intervento clinico che guarda alla crisi del giovane paziente come al segnale di un blocco nella realizzazione dei compiti evolutivi fase-specifici. Attraverso la presentazione di diversi casi e manifestazione sintomatiche (ansia, gesti autolesivi, disturbi alimentari, aggressività e antisocialità, insuccesso scolastico e ritiro sociale, dipendenze da sostanze e da Internet …) emergono il modello teorico, che sostiene l’intervento di psicoterapia psicoanalitica dell’adolescente in una prospettiva evolutiva, e la metodologia applicata di un lavoro clinico che prevede anche il coinvolgimento dei genitori del giovane paziente.
Collocazione Biblioteca: 19085

Giusy Manca, La grande bellezza. L’adolescente e il proprio corpo. La cura del corpo in adolescenza tra ricerca di identità e prove di debutto sociale, Pensa Multi Media, Lecce, 2015, 236 p.
Gli adolescenti trascorrono molto del loro tempo a curare il proprio corpo non solo per abbellirlo e per conformarlo ai trend della moda, ma soprattutto per raccontare attraverso il corpo una possibile rappresentazione di se stessi. Alle prese con il principale compito evolutivo che è la costruzione dell’identità, avviano una serie di sperimentazioni funzionali a comprendersi, ma anche ad entrare in relazione con gli altri per suscitare gradimento e accettazione. Il corpo è dunque considerato come “un ponte” tre sé e il contesto, una sorta di “lavagna” su cui scrivere di sé per rileggersi o essere letti. Queste attività accomunano tutti gli adolescenti, ma per alcuni di loro risulta particolarmente difficile trovare un modo coerente per rappresentarsi e per intraprendere il debutto sociale, perciò dalle manipolazioni di un corpo ritenuto “amico” passano agli attacchi di un corpo “nemico”, poiché non risponde alle attese, non cambia con la crescita nel modo sperato, non piace agli altri e quindi è la prevalente fonte di angoscia. Quando ciò avviene molti adolescenti pongono in essere condotte bizzarre e pericolose, apparentemente incomprensibili agli occhi degli adulti, condotte che spesso attentano all’incolumità fisica fino a comprometterla gravemente. Accade pertanto che aggrediscano il corpo con digiuni o abbuffate, con piercing e tatuaggi dolorosi, attraverso “giochi pericolosi” come il parkour, il binge drinking, il planking, ecc. mirati a scoprire il limite fino al quale il corpo si può spingere e reggere la sfida. Oppure si ritirano da tutte le relazioni sociali in un esilio volontario ed esclusivo che può durare anni (gli Hikikomori) o arrivano all’autolesionismo continuato come gli EMO (Emotional Hardcore) su cui si concentra un capitolo del libro.
Collocazione Biblioteca: 18588

Federico Tonioni, Psicopatologia web-mediata. Dipendenza di internet e nuovi fenomeni dissociativi, Springer, Milano, 2013, 182 p.
La crescita inarrestabile delle relazioni internet-mediate, destinate nel tempo a prevalere sui contatti “dal vivo”, ha moltiplicato le possibilità di comunicazione tra i giovani e complicato invece le relazioni con la generazione precedente. Il volume esplora la complessità dei quadri psicopatologici che ne scaturiscono, analizzando la dipendenza da internet nel contesto allargato di altre dipendenze comportamentali, come quella del gioco d’azzardo e varie forme di perversione delle condotte sessuali. Una parte del 3° capitolo è dedicata al fenomeno hikikomori.
Collocazione Biblioteca: 17141

Prevenzione e trattamento

downloadPaolo Petrosillo, L’intervento educativo domiciliare nel ritiro sociale, in Animazione Sociale, n. 08/358 (2022), pp. 64-68
L’autore, educatore e pedagogista, descrive la propria esperienza in campo educativo con adolescenti e giovani in situazione di ritiro sociale (hikikomori). Egli racconta in forma narrativa i passaggi di come si potrebbe articolare un intervento domiciliare educativo nell’ambito del ritiro sociale concludendo con un ritorno al mondo.

Regione Emilia Romagna ; Coordinamento a cura di Mariateresa Paladino, Stefano Costa, Maria Corvese, Linee di indirizzo su ritiro sociale. Prevenzione, rilevazione precoce ed attivazione di interventi di primo e secondo livello. Allegato A alla Deliberazione della Giunta regionale n. 1016/2022, Regione Emilia Romagna, Bologna, 2022, 38 p.
Il ritiro sociale è un quadro in aumento con un esordio sempre più precoce che comporta una interruzione del percorso evolutivo e un importante rischio per lo sviluppo di bambini, bambine, ragazzi e ragazze. Nell’Introduzione del documento sono riportati una analisi del contesto ed una definizione del fe­nomeno, una descrizione dell’insorgenza e delle prime manifestazioni ed un riferimento all’uso di internet e videogiochi. Sono riportate considerazioni sui dati (l’aspetto epidemiologico ad oggi è carente in mancanza di una codificazione condivisa) e i principali riferimenti normativi sia dell’ambito della scuola, sia di quelli sociale e sanitario. Le linee d’indirizzo si focalizzano poi sulle azioni da mettere in atto in materia di prevenzione, rilevazione precoce, attivazione tempestiva di azioni di primo e secondo livello. Le Linee di indirizzo regionali sono state presentate in occasione del seminario “Vicini ma lontani. Approcci per prevenire ed intercettare il ritiro sociale di ragazze e ragazzi”, che si è tenuto il 27 giugno 2022.

Giovanna Borsetto, Tra connessione e individuazione. Riflessioni psicoanalitiche sulla sindrome «hikikomori»: l’adolescenza e il ritiro sociale, libreriauniversitaria.it, Padova, 2022, 186 p.
Partendo dal presupposto che il ritiro sociale si configuri come l’espressione di un arresto dello sviluppo adolescenziale, l’autrice indaga le diverse aree coinvolte, evidenziandone le dinamiche intrapsichiche, interpsichiche, familiari e gruppali. In un’ottica psicoanalitica e gruppoanalitica, si sostiene che, per comprendere la patologia hikikomori, sia necessario considerare una pluralità di vertici osservativi: dal soggetto al suo gruppo di appartenenza e viceversa. L’autrice postula che alla base dell’hikikomori vi sia la presenza di un’identità impossibile da raggiungere che fa sostare in una dimensione sospesa al confine tra l’essere vivi e l’essere morti. Tale sospensione, che sostiene il ritiro, genera un vissuto di vuoto dal sapore depressivo e uno svuotamento pulsionale che impone il silenzio relazionale. Dunque la perturbazione della relazione tra l’individuo e il gruppo sembra essere la chiave per poterne interpretare il significato.
In arrivo in Biblioteca.

Hiroaki Kubo … [et al.], Development of a 3-Day Intervention Program for Family Members of Hikikomori Sufferers, in Journal of Clinical Psychology, 2 Giugno 2021 – on line, pp. 1-10
Gli Hikikomori, una grave forma di ritiro sociale, sono un grave problema di salute mentale per il quale è indicato l’approccio terapeutico familiare. In Canada è stato recentemente sviluppato un programma di intervento familiare di 5 giorni (120 minuti a settimana) basato sul pronto soccorso per la salute mentale (MHFA), sul rinforzo comunitario e sulla formazione familiare (CRAFT). Nel presente studio, è stato modificato il programma di 5 giorni in un programma di 3 giorni (180 minuti ogni quindici giorni) e ne è stata misurata l’efficacia . Nell’articolo vengono presentati e discussi i risultati.

51d8+-R7PpS._SX371_BO1,204,203,200_Haim Omer, Daniele Piacentini, Resistenza non violenta, Un approccio innovativo ai problemi comportamentali e psicologici di ragazzi e adolescenti, Alpes, Roma, 2021, 203 p.
Il libro descrive una tecnica di intervento ispirata alla resistenza non violenta di Ghandi nelle sue applicazioni al contesto familiare, scolastico e sociale. Questo modello d’intervento si basa sull’autocontrollo, la perseveranza, la prevenzione dell’escalation e la costruzione di una rete di sostegno. Numerose ricerche hanno dimostrato la sua efficacia nel prevenire e affrontare moltissime problematiche comportamentali e psicologiche di bambini, adolescenti e giovani adulti (comportamenti violenti, ansia, ADHD, problemi scolastici, dipendenza da internet e smartphone, guida pericolosa, dipendenza dai genitori anche raggiunta l’età adulta, ecc.). Tra le problematiche affrontate in modo particolare in questo volume: i comportamenti nei confronti dei fratelli, quello dei figli che tiranneggiano gli altri componenti della famiglia, il ritiro sociale di bambini e adolescenti, i problemi nel frequentare la scuola e gli utilizzi in ambito sociale e comunitario. Gli autori sono psicologi e psicoterapeuti.
Collocazione Biblioteca: 19789

A cura di Giuseppe Pellizzari, Angelo Antonio Moroni, Una stanza tutta per me. Manuale di Psicoterapia psicoanalitica dell’Adolescente, Mimesis, Milano ; Udine, 2021, 622 p.
Giuseppe Pellizzari ha avuto l’idea originale di pubblicare sotto forma di manuale i frutti del lavoro del gruppo “Centro Milanese di Psicoanalisi”, da lui voluto e a lungo coordinato, costituito da analisti interessati a prendere privatamente in cura adolescenti con difficoltà economiche, collocati in comunità o provenienti da famiglie multiproblematiche. Lo scopo del manuale è quello di proporre il lavoro del gruppo, rendendolo fruibile, grazie ai numerosi esempi clinici, per tutti gli operatori che, specie nelle strutture pubbliche, si trovano a fronteggiare un’emergenza difficile e complessa e presentare lo studio delle problematiche tecniche e teoriche che si incontrano in questi territori periferici e marginali della psicoanalisi.
Collocazione Biblioteca: 19614

A cura di Simona Tripaldi, Marika Ferri, Clarice Mezzaluna, Comprendere l’adolescente. Indicazioni cliniche in ottica Cognitivo Comportamentale, Alpes Italia, Roma, 2021, 189 p.
L’adolescenza ha dei compiti di sviluppo ben definiti e che per il soggetto comportano impegno, stress e fatica, che a volte possono essere interpretati come una difficoltà nell’assolvimento di questi compiti. Per questo in adolescenza il rischio psicopatologico aumenta a causa del disagio evolutivo vissuto. Il testo presenta le linee teoriche basate sulla più recente letteratura che guidano il lavoro clinico con gli adolescenti secondo la prospettiva cognitivo-comportamentale (CBT). Ogni capitolo affronta il tema dell’adolescenza da diversi punti di vista: il cambiamento neurocognitivo, psicologico e sociale. Mette in evidenza inoltre il legame di attaccamento genitore-adolescente e le strategie più efficaci che possono aiutare entrambi. Gli ultimi capitoli affrontano aspetti di rilevanza clinica, dai più frequenti quadri psicopatologici ai trattamenti evidence-based in ottica CBT. Tra questi quadri clinici sono citati: il disturbo da ansia generalizzata, la depressione, gli hikikomori, le somatizzazioni, i disturbi ossessivi, i disturbi dell’alimentazione, i disturbi della condotta,  le dipendenze patologiche i disturbi psicotici e disturbi del neuro sviluppo quali l’autismo e l’ADHD. Le autrici sono psicologhe e psicoterapeute.
Collocazione Biblioteca:19090

Davide Fant, Dare valore al “sottrarsi” degli adolescenti. Linguaggi&tecniche/3 : animare spazi dell’educare come rifugi trasformativi, in Animazione Sociale, n. 7/339 (2020), pp. 48-60
L’autore, formatore e ricercatore, riflette sull’aumento, negli ultimi anni, di comportamenti riconducibili alla fuga di tanti adolescenti, come gli hikikomori. Questo enigmatico sottrarsi di ragazze e ragazzi può essere letto come “fuga da” ma anche come “ricerca di”. Adottare questa chiave di lettura porta a ridisegnare i setting educativi e il modo di stare con gli adolescenti. Viene qui proposta la creazione di “gruppi rifugio” in cui i ragazzi possano trovare serenità con persone con cui si trovano a proprio agio, per poi lentamente introdurre “perturbazioni generative”, atte ad aiutarli nel crescere e reggere anche contesti meno protetti.

51WAUw6msQL._SY264_BO1,204,203,200_QL40_ML2_A cura di Michele Procacci e Antonio Semerari, Ritiro sociale. Psicologia e clinica, Erickson, Trento, 2019, 346 p.
I pazienti che soffrono di ritiro sociale sono allo stesso tempo poco capiti e mal curati. Questa psicopatologia è la risultante di un complesso di componenti che si combinano fra loro in misura differente e possono includere: ansia, depressione, anedonia, rejection sensitivity, problemi neurocognitivi, problemi nella mentalizzazione e nella social cognition, tendenza all’ideazione paranoide, disturbi del pensiero, sentimenti cronici di non appartenenza e non condivisione, carenza di abilità sociali. I primi cinque saggi di questo volume si propongono di fornire un quadro d’insieme di questa complessità. I cinque saggi della seconda parte sono invece maggiormente rivolti ai clinici e approfondiscono l’individuazione e la valutazione del ritiro sociale in differenti disturbi mentali. In appendice gli strumenti di valutazione utilizzabili nel processo di diagnosi.
Collocazione Biblioteca: 18334

Takahiro A. Kato, Shigenobu Kanba, Alan R. Teo, Hikikomori: Multidimensional understanding, assessment, and future international perspectives, in Psichyatry and Clinical Neurosciences, n. vol. 73, 8 (ago. 2019) – on line, pp. 427-440
L’hikikomori, una grave forma di ritiro sociale, è stata a lungo osservata in Giappone, principalmente tra i giovani e gli adolescenti dagli anni ’70 circa; è stata poi particolarmente evidenziata dalla fine degli anni ’90. Inoltre, casi simili a hikikomori sono stati recentemente segnalati in molti altri Paesi. Lo stato di Hikikomori influenza negativamente non solo la salute mentale e la partecipazione sociale dell’individuo, ma anche l’istruzione e la stabilità della forza lavoro, e come tale è un nuovo problema globale urgente. In questa recensione, vengono introdotte la storia, la definizione, la valutazione diagnostica e gli interventi per l’hikikomori e anche la prevalenza internazionale dell’hikikomori al di fuori del Giappone. Si propone un’ipotesi sulla globalizzazione dell’hikikomori basata su prospettive nazionali e internazionali. Inoltre, si introduce l’ultimo sistema di valutazione per hikikomori (compresa l’ultima versione dei “criteri diagnostici proposti per hikikomori per i futuri sistemi diagnostici DSM/ICD”) e vengono proposte strategie terapeutiche, inclusi approcci familiari e terapie individualizzate. Infine si presentano le sfide future che potrebbero portare a soluzioni a livello internazionale.

Francesca Perrone, Tommaso Civiero, Psicologo fuori studio e ritiro sociale estremo: un intervento per la sindrome di Hikikomori, in Terapia familiare, a. 42, n. 119 (mar. 2019), pp. 39-61
Nell’articolo viene presentato il progetto Psicologo Fuori Studio, una modalità di intervento domiciliare per casi di grave ritiro sociale, sindrome Hikikomori e altre forme di ritiro dalle relazioni, che sempre più si manifestano durante l’adolescenza e la prima età adulta. Gli autori descrivono, dopo un breve excursus storico, il processo terapeutico, che coniuga diversi livelli di intervento. Con visite domiciliari lunghe e frequenti, lo Psicologo Fuori Studio si mette in relazione con il ragazzo o la ragazza ritirati, con un intervento basato sulla logica del “fare insieme” e condividere esperienze, per creare una alleanza terapeutica solida, necessaria per il cambiamento e lo sviluppo del giovane, restituendogli il senso delle proprie esperienze e riavviandone il percorso evolutivo. Nell’articolo sono presentate le possibili e preziose interazioni tra psicologo fuori studio e terapeuti familiari, che, nei casi più riusciti, costituiscono una vera e propria équipe. Vengono, inoltre evidenziate le differenze con il lavoro dell’educatore e dello psicoterapeuta a domicilio.

9f3ba8d9-e54a-46aa-9d7e-aa2b7503763aStefano Costa … [et al.], Bambini e adolescenti. Identità, rischio e patologia: buone prassi, in Sestante, n. 07 (giu. 2019) – on line, pp. 1-80
Il numero monografico prevede una prima parte saggistica ed una sui servizi. Si segnala in particolare l’articolo di Stefano Costa e altri, “Hikikomori, ritiro sociale: analisi psicopatologica di un quadro comportamentale, aspetti diagnostici e di trattamento”, pp. 50-53.

A cura di Matteo Lancini, Il ritiro sociale negli adolescenti. La solitudine di una generazione iperconnessa, Raffaello Cortina, Milano, 2019, 334 p.
Il libro traccia il profilo di una generazione cresciuta “nella rete”, inducendo gli adulti a interrogarsi su come distinguere un uso adattivo dei social e dei videogiochi da un sintomo di malessere o dipendenza. Cyberbullismo, sexting, gioco d’azzardo e, in modo particolare, il ritiro sociale sono alcuni dei comportamenti affrontati in questo testo, ricco di indicazioni sui motivi della loro diffusione e sulle modalità di intervento. La rivoluzione digitale ha creato ambienti espressivi nei quali gli adolescenti non solo sperimentano nuove possibilità di realizzazione ma si rifugiano in occasione di gravi crisi evolutive, in una forma di autoricovero che esprime sia il dolore sia un tentativo di risolverlo, come avviene nel ritiro sociale, la più significativa manifestazione del disagio giovanile odierno. A partire dall’esperienza maturata negli ultimi quindici anni, gli autori inquadrano la psicodinamica del ritiro sociale e presentano gli orientamenti clinici che guidano la presa in carico dell’adolescente in una prospettiva evolutiva.
Collocazione Biblioteca: 18439

Takahiro A. Kato … [et al.], Harnessing Social Media to Explore Youth Social Withdrawal in Three Major Cities in China. Cross-Sectional Web Survey, in JMIR Mental Health, vol. 5, n. 2 (mag. 2018) – on line, pp. 1-10
I giovani socialmente ritirati (hikikomori) appartengono a un sottogruppo emergente di giovani che non hanno un lavoro, un’istruzione o una formazione e che hanno intenzioni e opportunità di interazione sociale limitate. L’utilizzo di internet e dei social media possono essere un modo alternativo e fattibile per raggiungere questo gruppo di giovani a causa della loro natura solitaria. Lo scopo di questo studio è di esplorare la possibilità di utilizzare varie piattaforme di social media per indagare sull’esistenza del fenomeno del ritiro sociale giovanile. Da ottobre 2015 a maggio 2016 è stato condotto un sondaggio trasversale aperto sul Web per identificare e raggiungere giovani socialmente ritirati in 3 città metropolitane della Cina: Pechino, Shanghai e Shenzhen. In conclusione emerge che le piattaforme social sono strumenti praticabili ed economici per raggiungere i giovani socialmente ritirati e quelle specializzate in una determinata cultura o tipo di intrattenimento sembrano essere più efficaci.

Takahiro A. Kato, Shigenobu Kanba and Alan R. Teo, Hikikomori: experience in Japan and international relevance, in World Psychiatry, vol. 17, n.1 (feb. 2018) – on line, pp. 105-106
Il fenomeno giapponese dei giovani (in gran parte uomini) che smettono di andare a scuola o al lavoro e si ritirano nelle loro case per mesi o anni, viene chiamato Shakaiteki hikikomori (ritiro sociale) ed è in aumento dalla fine del secolo scorso. Questo fenomeno, che inizialmente sembrava strettamente legato alla cultura giapponese si è poi diffuso in molti Paesi industializzati nel mondo. Nell’articolo gli autori, tra i massimi esperti del fenomeno, propongono il loro modello diagnostico e terapeutico. Ora si ritiene che gli hikikomori possano presentare diversi disturbi mentali concomitanti, e si ipotizza che alcuni comuni meccanismi psicopatologici possano esistere nell’atto di “chiudersi” indipendentemente dalla diagnosi psichiatrica. Gli autori propongono un intervento complesso che comprende anche un programma educativo per i genitori, perché nella maggior parte dei casi la consultazione è fatta inizialmente da loro e ciò avviene anche dopo molti anni dall’esordio. In conclusione si auspica che i criteri diagnostici siano inclusi nell’ICD-11 e nel futuro DSM e che vengano incrementati studi evidence based su vasta scala.

41Yqgy7BexL._SY264_BO1,204,203,200_QL40_ML2_Anna Maria Caresta, Generazione Hikikomori. Isolarsi dal mondo fra web e manga, Castelvecchi, Roma, 2018, 115 p.
L’autrice conduce una ricerca su casi clinici in Giappone e in Italia sul fenomeno della dipendenza da internet negli adolescenti. Affronta il problema dal punto di vista sociale e psicologico nei suoi rapporti con l’aggressività, il bullismo, il ritiro sociale e scolastico. Si considerano anche gli aspetti terapeutici di questo tipo di dipendenza, con particolare riguardo all’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino, ad esempio il laboratorio dei fumetti che viene condotto in collaborazione con cooperative sociali esterne.
Collocazione Biblioteca: 18004

Karin Bagnato, L’ Hikikomori: un fenomeno di autoreclusione giovanile, Carocci, Roma, 2017, 106 p.
Ultimamente anche in Italia si parla molto di hikikomori. Solitamente si tratta di adolescenti che decidono di isolarsi completamente nella loro stanza per lunghi periodi di tempo, addirittura anni, rifiutando qualsiasi forma di contatto con il mondo esterno e mettendo fine a ogni forma di comunicazione, anche con i propri familiari. Questa particolare manifestazione di autoreclusione ha origine in Giappone, ma negli ultimi decenni sta prendendo piede anche nei paesi non asiatici, tra cui l’Italia. È un fenomeno allarmante che colpisce un gran numero di giovani, che non sono in grado di rispondere alle continue e pressanti aspettative sociali e ai quali l’isolamento sembra l’unico modo per sopravvivere. Il volume inquadra l’hikikomori nella società contemporanea soffermandosi sulle differenze e le similitudini del fenomeno in Italia e in Giappone e analizzando le variabili individuali e contestuali che possono favorirne l’insorgenza e il mantenimento. Infine, viene illustrata la proposta di un programma di intervento che agisca a più livelli e che implichi il coinvolgimento delle principali agenzie educative. L’autrice è ricercatrice di Pedagogia generale e sociale all’Università di Messina.
Collocazione Biblioteca: 18083

Takahiro A. Kato … [et al.], Can Pokémon GO rescue shut-ins (hikikomori) from their isolated world?, in Psychiatry an Clinical Neurosciences, vol. 71, n. 1 (gen. 2017) – on line, pp. 75-76
Un’indagine epidemiologica di comunità ha suggerito che la prevalenza di hikikomori (una grave forma di ritiro sociale) è di circa l’1,2% in Giappone, ma questa statistica non tiene conto delle persone di mezza età che sono considerati un nuovo problema emergente. Il fenomeno si è inoltre diffuso in altri Paesi del mondo anche a causa della diffusione dei videogiochi, che hanno tolto a molti giovani la motivazione ad uscire di casa. Nuove prospettive di cura si presentano con il gioco di realtà aumentata Pokemon GO, che ha dimostrato di poter aumentare l’automotivazione ad uscire di casa ed è in corso di sperimentazione il suo utilizzo terapeutico.

i__id7566_mw600__1xA cura di Giulia Sagliocco, Hikikomori e adolescenza: fenomenologia dell’autoreclusione. Seminario di studi e approfondimenti per un’ipotesi di cura, Mimesis, Milano ; Udine, 2011, 150 p.
Ragazzi che si isolano dal mondo, auto-reclusi tra le pareti della loro stanza, circondati da videogiochi, computer e fumetti. Tra i comportamenti adolescenziali che creano disagio psichico in chi li pratica e in chi sta loro vicino, senza dubbio l’“Hikikomori” – che in giapponese significa “isolarsi, ritirarsi” – e, più in generale, l’Autoreclusione, stanno diventando, negli ultimi anni, oggetto di riflessione e di studi. Questo studio rilegge la sintomatologia Hikikomori non solo come forma di lotta contro il male di vivere, ma anche in un’ottica trans-culturale, inquadrandolo nelle complesse coordinate dell’onore e della vergogna della cultura giapponese. Il libro è articolato in tre parti: nella prima sono riportati gli atti di una giornata seminariale in cui l’antropologa Carla Ricci, che lavora a Tokyo, ha illustrato i suoi approfonditi studi sull’Hikikomori; la seconda parte analizza il fenomeno con una prospettiva teorica e clinica; la terza parte contiene il racconto di esperienze cliniche e di intervento. Giulia Sagliocco è psichiatra, psicoterapeuta, docente e ricercatore di psicologia dell’età evolutiva.
Collocazione Biblioteca: 17527

A cura di Michele Procacci, Raffaele Popolo, Nicola Marsigli, Ansia e ritiro sociale. Valutazione e trattamento, Cortina Raffaello, Milano, 2011, 396 p.
Il volume propone una chiara descrizione clinica dell’ansia e dell’evitamento sociale, delineando modelli che spiegano come si producono tali disturbi. Vengono inoltre indicati i trattamenti, sia psicologici sia farmacologici, considerati oggi più efficaci. A partire da un’ottica cognitivista, i differenti temi sono affrontati in capitoli specifici: introduzione e aspetti epidemiologici, genesi e sviluppo dell’ansia e del ritiro sociale, elementi di psicopatologia, valutazione, trattamento.
In arrivo in Biblioteca

Il fenomeno spiegato ai genitori

Leopoldo Grosso, Hikikomori: la causa del ritiro degli adolescenti non è internet, ma la società violenta, in lavialibera, 2 Marzo 2023 – on line, pp. 1-5
Il ritiro sociale è la legittima difesa di ragazze e ragazzi da una competizione in cui ci si sente sempre perdenti. Internet non è la causa, anzi è un palliativo che aiuta i giovani hikikomori. Poter restare studenti, anche da casa, sarebbe un aiuto al loro reinserimento. L’autore è psicologo, psicoterapeuta e presidente onorario del Gruppo Abele. All’interno dell’articolo si trova una breve presentazione di Milena Primavera sul servizio Nove ¾, attivato dal Gruppo Abele e rivolto ai giovani ritirati sociali. Articolo in PDF e presente attualmente sul sito della rivista.

9788815295491_0_536_0_75Stefano Vicari, Maria Pontillo, Adolescenti che non escono di casa. Non solo Hikikomori, Il Mulino, Bologna, 2022, 136 p.
Marco, Federica, Alessia, Giulio sono alcuni dei protagonisti di questo libro. Bambini e adolescenti che si rifiutano di uscire di casa, di incontrare i coetanei e di avere rapporti sociali. Non chiedono aiuto né accettano facilmente di riceverlo e l’unico contatto con il mondo esterno è internet. Ma non sono le nuove tecnologie la causa del loro ritiro sociale. La vera minaccia da cui sentono di doversi proteggere è il giudizio degli altri. Gli autori, avvalendosi di storie vere, raccontano questo disturbo sempre più diffuso, le forme che assume e spiegano quali sono i campanelli di allarme e gli interventi possibili.
In arrivo in Biblioteca.

Caterina Fazion, Chi sono gli Hikikomori?, Fondazione Umberto Veronesi – Magazine, Milano, 2022, 11 p.
L’articolo è un’un’intervista a Marco Crepaldi, fondatore dell’associazione Hikikomori Italia, che, esaminando alcuni aspetti e processi centrali nella definizione di questo disturbo, sottolinea come alla base del fenomeno degli hikikomori ci sia spesso un disagio adattivo sociale, causato da una forte ansia sociale. La dipendenza da internet, al contrario di quanto si pensi, non è una causa del fenomeno, ma rappresenta una possibile conseguenza. Inoltre la condizione Hikikomori ha un impatto negativo su alimentazione e attività fisica, totalmente trascurate, così come la cura della propria persona. Solitamente, i ragazzi Hikikomori sono molto restii a farsi aiutare, spesso allora si fornisce aiuto psicologico online o a domicilio a partire dalla famiglia. Se non collabora e non vuole essere aiutato, si cerca di intervenire e lavorare sul genitore sperando di ottenere effetto indiretto sul ragazzo.

Stefano Padoan, Ritiro sociale e pandemia: come aiutare gli adolescenti, NostroFiglio.it, Milano, 2022, 9 p.
L’ articolo riporta un intervista a Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta, sul fenomeno degli hikikomori in italia. Il fenomeno non è nuovo, anche se in questi ultimi due anni di pandemia da Covid-19 si sta allargando sempre di più alla fascia dei preadolescenti, costringendo gli adulti ad indagare ulteriormente le cause che sono alla sua origine. Cause da ricercarsi, secondo lo psicologo, nel disagio psicologico e sociale già preesistente e che la pandemia ha solo esacerbato. Importante è la prevenzione e l’intervento precoce da parte dei genitori. Su questo tema si consulti anche l’intervista del 2020 a Marco Crepaldi fatta da Monica De Chirico per Pianeta Mamma: “Fenomeno Hikikomori: la parola a Marco Crepaldi, fondatore di Hikikomori Italia“.

Sabino Mutino, Il disagio giovanile contemporaneo: NEET e Hikikomori, State of Mind, Milano, 2022, 7 p.
La gioventù contemporanea si trova ad affrontare pressioni sociali ed economiche estranee alle generazioni precedenti. Hikikomori e NEET sono l’esempio di come l’oppressione sociale e le difficoltà occupazionali possano condurre i giovani a vivere condizioni di disagio. I NEET, “Not in Employment, Education or Training” sono giovani che non sono impegnati in attività lavorative, educative o formative. Gli Hikikomori sono differenti da altre realtà adolescenziali come i NEET o i Freeter – coloro che rifiutano un posto fisso, preferendo lavori part-time o freelance. Negli Hikikomori il rifiuto diventa totale, come totale è il ritiro che praticano o la forma di disagio e ribellione che stanno provando e, sebbene NEET e Freeter siano realtà accettate poiché in un certo qual modo si mantiene una qualche forma di interazione o partecipazione, l’Hikikomori è visto con una disapprovazione sociale per il suo voler evitare il gruppo. L’articolo esamina le possibili cause psicologiche e sociali.

9788851176945_0_536_0_75Matteo Lancini, Cosa serve ai nostri ragazzi. I nuovi adolescenti spiegati ai genitori, agli insegnanti, agli adulti, Utet, Milano, 2021, 110 p.
L’autore, psicologo e psicoterapeuta, affronta i problemi dei nuovi adolescenti, narcisisti, schivi e rinchiusi in se stessi, spiriti fragili e spavaldi, apatici e indisciplinati, ragazzi iperconnessi eppure soli. Sono molti i paradossi che sembrano contraddistinguere questa nuova generazione di adolescenti, di fronte ai quali gli adulti si trovano spesso impreparati. Capita così che genitori e insegnanti nascondano le proprie carenze di educatori dietro inutili gesti autoritari o inveiscano contro il potere ormai fuori controllo di tecnologie mobili ed ecosistemi digitali, di cui spesso sono loro stessi assidui frequentatori. Gli adolescenti degli anni zero, usciti da un’infanzia ovattata e ricca di privilegi, non utilizzano più il conflitto e la trasgressione per affermare se stessi. Sono, secondo l’autore, ostaggio di ideali presto disillusi e aspettative smisurate e scontano la mancanza di figure autorevoli capaci di guidarli nel loro percorso evolutivo. Il cyberbullismo, il ritiro sociale, l’autolesionismo, la bulimia e l’anoressia sono alcuni dei modi in cui si manifesta una sofferenza nascosta e trascurata.
Collocazione Biblioteca: 19077

Giuseppe Lavenia, Mio figlio non riesce a stare senza smartphone, Giunti Edu, Firenze, 2019, 127 p.
Questo libro aiuta a: conoscere quali sono i cambiamenti che stanno avvenendo nella società moderna per comprendere il contesto in cui le dipendenze tecnologiche si sviluppano e le forme in cui si manifestano; capire in che cosa consistono Nomofobia, Hikikomori, dipendenza dai videogiochi e tanto altro, quali caratteristiche hanno e come si comportano i ragazzi che ne sono coinvolti; intervenire per aiutare concretamente i propri figli, fornendo suggerimenti e indicazioni operative su come sostenerli, spiegando se e quando chiedere l’intervento degli specialisti.
Collocazione Biblioteca: 18443

Michele Miccoli, Simonetta Vernocchi, Hikikomori. Il nuovo male del secolo, Lupetti, Milano, 2019, 178 p.
Hikikomori, fenomeno sociale che si è ormai diffuso in tutta Europa e negli ultimi 15 anni anche in Italia, rappresenta una condizione para-suicidaria, diffusa tra gli adolescenti, che talvolta conduce ad un suicidio vero e proprio. Nei giovani che fanno hikikomori c’è una grande fragilità, un vero malessere esistenziale, una dipendenza dal giudizio degli altri. La ricerca di sé, della propria individualità tipica dell’adolescenza, si confronta con modelli di fatto non raggiungibili. Il libro si presenta come uno strumento per far fronte a situazioni difficili in cui spesso si vengono a trovare le famiglie.
Collocazione Biblioteca: 18616

adolescenza-zero-laura-pigozziLaura Pigozzi, Adolescenza zero. Hikikomori, cutters, ADHD e la crescita negata, Nottetempo, Milano, 2019, 252 p.
Attraverso l’analisi di fenomeni estremi (hikikomori, reborn dolls,cutters, adhd, …), la psicoanalista Laura Pigozzi si interroga sulla continuità che esiste tra essi e lo statuto “disanimato” degli adolescenti contemporanei. Il rapporto che questi intrattengono col proprio corpo, con la scuola, con il sesso e con la scoperta del mondo mostra i segnali inquietanti di una chiusura, di “un arresto del desiderio, uno scacco della vitalità, un gorgo di passività”. Piú isolati e ripiegati su di sé che in passato, gli adolescenti appaiono privi di quello slancio verso il nuovo, l’Altro e l’esterno che dovrebbe definire il passaggio all’età adulta. L’autrice si chiede cosa stia succedendo e soprattutto quali siano gli strumenti idonei per riaprire i loro sguardi sulla vita e sul futuro.Tramite l’esame di casi clinici e l’analisi approfondita della relazione tra istituzione scolastica e nucleo familiare, Pigozzi rileva come nel passaggio dalla famiglia alla scuola, dai genitori agli amici, qualcosa è andato storto in un modo che le altre epoche non hanno conosciuto. Oggi piú di ieri, risulta faticoso il compito principale degli adolescenti: creare un legame con i pari. 
Collocazione Biblioteca: 18559

Matteo Lancini, Adolescenti navigati. Come sostenere la crescita dei nativi digitali, Erickson, Trento, 2015, 172 p.
L’uso intensivo di internet, la penetrazione profonda delle nuove tecnologie nella vita di tutti i giorni, l’aumento vertiginoso delle relazioni virtuali hanno modificato profondamente il profilo degli adolescenti contemporanei, lasciando gli adulti quasi sempre sgomenti e impreparati a gestire la sfida della crescita dei propri figli o dei propri studenti. Il libro, nato dalla lunga esperienza dell’autore come psicoterapeuta di numerosi ragazzi e delle loro famiglie, suggerisce, attraverso esempi e indicazioni estremamente pratiche, strategie educative autorevoli ed efficaci per rispondere alle esigenze evolutive dei nativi digitali. Rivolto a genitori, insegnanti, educatori e counsellor, il libro aiuta a comprendere e sostenere preadolescenti e adolescenti nella fase più delicata della loro crescita, trovando soluzioni alle difficoltà più comuni e insegnando come: capire chi è, e come interagire con, un nativo digitale; rivedere le funzioni paterne e materne nell’era di internet; gestire i rapporti scolastici con insegnanti e dirigenti; riconoscere i fenomeni del ritiro sociale e della sovraesposizione virtuale; affrontare e ridurre la dipendenza da internet; trovare il giusto equilibrio tra l’esigenza di controllo e il bisogno di fiducia.
Collocazione Biblioteca: 17165

Sitografia

Al Jazeera – The Age Of Social Withdrawal

AMA Hikikomori – Progetto “RelAzioni”: sensibilizzare i giovani al fenomeno del ritiro sociale volontario

Ce.S.Da  : Centro studi, ricerca e documentazione su Dipendenza e Aids – Hikikomori

Centro Nazionale Dipendenze e Doping – IAD: Smart Guide

CNR ; Gruppo Abele – Hikikomori: indagine sul ritiro sociale volontario dei giovani italiani. Fuori di casa, dentro il mondo Nove ¾

Cooperativa Sociale Onlus Hikikomori

Gedivision – Gli hikikomori italiani

Gruppo Abele – hikikomori : adolescenti isolati, famiglie smarrite  

Hikikomori Italia Associazione Nazionale

Il Minotauro – Ritiro sociale

Istituto Superiore di Sanità – Dipendenze da Internet

ISSalute – Hikikomori

YouTube – Hikikomori

YouTube  – Ritiro sociale

Lavocedellelotte – Neet, “inattivi” e hikikomori: l’esclusione sociale e la sua base economica

MIUR – Il ritiro sociale grave in adolescenza: la sfida dell’inclusione scolastica

Psicologia Contemporanea – La sindrome degli hikikomori

Quotidiano Sanità – Questionario HQ-25

Orizzonte Scuola – Ritiro sociale, il ruolo fondamentale della scuola

RaiPlay – Afraid of failing

Regione Piemonte – Hikikomori: le istituzioni a fianco delle famiglie

Regione Emilia Romagna: Giovani alla ricerca di senso. La collaborazione tra scuola e servizi per la prevenzione del ritiro sociale degli studenti

Regione Sicilia – Protocollo di intesa

ReteCedro.net – Come aiutare gli adolescenti reclusi

Sociologicamene – Hikikomori

Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia – Indagine Fenomeno Hikikomori

Vimeo – Hikikomori

Vimeo – Ritiro Sociale