Elisa Martino, Neurobiologia e clinica della responsabilità. I servizi tra pratiche di giustizia riparativa e sofferenza psichica. Una formazione realizzata dall’ U.O. dipendenze patologiche nell’ AUSL della Romagna, in Dal fare al dire, a. 33, numero speciale (2024), pp.39-49
L’articolo fa riferimento a un’attività di formazione sulla giustizia riparativa proposta agli operatori dell’AUSL della Romagna. La giustizia riparativa è stata contestualizzata all’interno della cornice “responsabilità verso gli altri”: come base neurologica della responsabilità abbiamo il circuito dell’empatia, il circuito della morale, il circuito della cognizione sociale e il circuito della narrazione. Narrativizzare le ferite e il dolore aiuta a rendere ragionevole il sentire; tale abilità può essere allenata, proprio in virtù delle capacità neuro plastiche del cervello sociale, e può svilupparsi in senso evolutivo anche dopo esperienze traumatiche e corrosive.
A cura di Salvatore Inguì ; contributi di Daniele Catalano … [et al.], Tasselli di rabbia. I giovani e la violenza diffusa: una ricerca tra i ragazzi del circuito penale minorile, PM, Varazze, 2023, 182 pp.
La cronaca ci riporta episodi gravissimi di aggressioni e pestaggi tra i ragazzi. Perché tanta violenza? Perché tanta rabbia? Davvero la violenza è l’elemento che caratterizza le nuove generazioni? Una ricerca condotta dagli operatori dell’USSM di Palermo, in collaborazione con il DSS42 dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Palermo, analizza il fenomeno relativamente alla Sicilia occidentale, indaga sulle cause possibili, suggerisce ipotesi di interventi di prevenzione e di trattamento ma, soprattutto, intende promuovere un dibattito utile alla individuazione ed alla messa in atto di politiche sociali, finalmente, adeguate ed efficaci.
Collocazione Biblioteca: 20584
Chiara Chisari, Transitioning from dynamic security in italian prisons: assessing the influence of perceived insecurity on prison management, in Rassegna Italiana di Criminologia, a. 17, n. 3 (2023) – on line, pp. 240-251
All’inizio della decade le prigioni italiane hanno implementato il regime di custodia aperta e di sicurezza dinamica, in parte come risposta alla condanna per sovraffollamento delle carceri da parte della Corte Europea dei diritti umani. Tuttavia la Circolare 3693/6143 del 2022 dell’Amministrazione Penitenziaria ha riportato indietro questi interventi. Questo studio intende chiarire le ragioni di questa politica, innanzi tutto analizzando le strategie per la sicurezza nelle carceri nelle ultime decadi; in secondo luogo investigando all’interno e all’esterno del carcere: vengono prese in considerazione le opinioni delle guardie penitenziarie sulla sicurezza dinamica, le politiche che rispondono all’insicurezza percepita nella società italiana per valutarne l’impatto sulle scelte verso la sicurezza “statica”.
A cura di Cinzia Canali, Claudia Ducange, Silvia Pirro, Lavoro, Emancipazione, Inclusione: il progetto LEI per le donne detenute a Torino, Studi Zancan, a. 24, n. 4 (lug.-ago. 2023) – on line, pp. 13-21.
Il progetto LEI nasce a Torino nel 2017 a partire da un’idea di un gruppo di organizzazioni impegnate nell’area della formazione e del lavoro e dalla Direzione del carcere. Il progetto non riguarda solo l’offerta di lavoro ma anche il riconoscimento della dignità di ogni persona, come indicato nella Costituzione. Si è cercato anche di creare un ponte fra la vita in carcere e quella fuori dal carcere.
Alessandro Maculan … [et al.], Comunità carceraria, relazioni e resilienza. Esperienze e riflessioni a partire dall’applicazione del programma “Prefigurare il Futuro” nel carcere di Padova, in Rassegna Italiana di Criminologia, a. 17, n. 2 (2023) – on line, pp. 96-104
In questo contributo si riflette attorno al concetto di comunità carceraria, in particolar modo riguardo: 1) l’esplorazione delle relazioni all’interno del carcere e la possibilità per il detenuto di vivere gli altri membri della comunità carceraria come una fonte di supporto, utile per far fronte alle sfide insite all’esperienza detentiva; 2) la possibilità per la comunità carceraria di fruire in futuro e in altri contesti penitenziari di percorsi che accolgano questa prospettiva.
Luigi Ferrannini, Gianfranco Nuvoli, Cura, custodia e riabilitazione. Il trattamento del detenuto con problematiche psichiche, in Rassegna Italiana di Criminologia, a. 17, n. 2 (2023) – on line, pp. 132-140
Il rilevamento di persone con gravi malattie mentali è diventato più frequente negli ultimi decenni, insieme alla quantità di detenuti anziani. Gli autori discutono alcune ragioni alla base di questa tendenza internazionale e le questioni relative alla gestione dei pazienti mentali in carcere. Infine, gli autori propongono approcci etici per un trattamento adeguato dei detenuti affetti da malattie mentali.
Sarah Grieco, Il trattamento delle donne in esecuzione penale, in Rassegna Italiana di Criminologia, a. 17, n. 2 (2023) – on line, pp. 105-113
Il presente contributo rappresenta un’occasione per riflettere sulla condizione femminile all’interno del carcere, con l’obiettivo di far emergere le problematiche che si generano attorno al binomio genere e detenzione, problematiche trascurate nel mondo accademico. Anche il legislatore ha rivolto l’attenzione, ancora una volta, più al ruolo della detenuta madre, che alle esigenze della donna in quanto tale; come se la maternità fosse l’unica dimensione femminile degna di essere presa in considerazione nell’elaborazione del trattamento penitenziario. Il Tavolo “Donne e carcere” degli “Stati Generali dell’Esecuzione Penale” aveva affrontato il tema del rapporto con la vita carceraria, la formazione professionale, la salute fisica e psichiatrica e, soprattutto, con il superamento della concezione di trattamento come “cura” o “correzione”; con una decisa traslazione dal terreno medico-terapeutico a quello della responsabilizzazione. A dispetto di quelle indicazioni, così come di quelle internazionali, l’ampia sfera di interessi e bisogni specifici che caratterizzano l’universo femminile, anche nel microcosmo carcerario, è rimasta sullo sfondo di un sistema punitivo differenziato, spesso influenzato da una percezione “stereotipata” del ruolo delle donne nella società, che proietta la questione femminile e di genere anche all’interno del modello di giustizia e di pena.
Francesca De Vitis, Adultità arrestata. Il trattamento penitenziario in prospettiva pedagogica: modelli teorici, strategie educative, sostenibilità sociale, Pensa MultiMedia, Lecce, 2023, 117 pp.
Il volume, partendo da un’analisi del paradigma di adultità e dalla sua contestualizzazione nell’esperienza carceraria, intende raggiungere un doppio intento: da una parte far luce sui modelli teorici e sulle strategie educative a supporto dei processi trasformativi che riguardano i detenuti, dall’altra sviluppare una riflessione sulle pratiche formative dei docenti penitenziari. Una lettura in chiave sistemica dell’istituzione penitenziaria che, se finalizzata al raggiungimento di un well-being dentro, è in grado di promuovere pratiche capacitanti e di orientare l’interesse al cambiamento, già nel tempo della detenzione e poi nella vita fuori. In calce alla bibliografia è presente una sitografia. L’autrice è docente a contratto di Pedagogia presso l’Università del Salento.
Collocazione Biblioteca: 20581
Dorotea Lo Bianco, La coprogettazione sociale per lo sviluppo di una giustizia di comunità , in Prospettive Sociali e Sanitarie, a. 53, n. 1 (2023), pp. 26-29
L’intento dell’articolo è quello di costruire insieme una definizione di “coprogettazione”, delimitando un quadro concettuale che possa contenere le rispettive declinazioni nell’ambito dei servizi sociali e, soprattutto, tentare di trasporre tale strumento nell’ambito del trattamento intramurario ed extramurario orientato al paradigma della giustizia riparativa.
A cura di Patrizia Patrizi, Le sfide aperte dall’integrazione delle tutele e dal cambiamento dei soggetti, in Minorigiustizia, n. 4 (2022), pp. 17-93
La monografia di questo numero propone diversi articoli sul contrasto alla tendenza in atto nella nostra giurisdizione, compresa quella minorile, a frammentare la propria azione in singoli atti e procedimenti su cui attestare indicatori di efficienza, a scapito di una visione unitaria e delle stesse possibilità di trasformazione dei destinatari di questa azione. I contributi raccolti sono i seguenti: 1) “La giustizia riparativa: per disfare ingiustizia” di Patrizia Patrizi; 2) “Il carcere minorile tra superamento e riforma” di Susanna Marietti; 3) “Strutture comunitarie per adolescenti con sofferenza psichica. Preziose opportunità e pericolose scelte di politica socio sanitaria” di Claudio Bencivenga; 4) “Le misure amministrative alla prova della Riforma Cartabia: “post fata resurgo” di Andrea Conti: 5) “Le misure rieducative nell’ambito del tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie: alcune prime osservazioni” di Raffaele Bianchetti; 6) “Una riflessione sull’attualità della competenza amministrativa” di Aldo Alberti et al.; 7) “Minorenni traviati, irregolari, sfuggenti: la freccia dei tempi e le incognite del presente nei procedimenti amministrativi” di Alessandro Rudelli. Nello stesso n. della rivista si trova inoltre l’articolo a cura di Claudio Cottatellucci, Privare un giovane della libertà e degli affetti significa perderlo: l’esperienza della Comunità La Collina. Intervista a don Ettore Cannavera, pp. 108-118
Cosima Buccoliero con Serena Uccello, Senza sbarre. Storia di un carcere aperto, Einaudi, Torino, 2022, 128 pp.
Cosima Buccoliero è stata a lungo vicedirettrice e poi direttrice del carcere di Milano Bollate. Il suo può sembrare un lavoro duro, in cui freddezza e rigore sono i presupposti per avere tutto sotto controllo. Quando ha dichiarato che gli ergastolani nel suo carcere hanno diritto a una camera singola , ha suscitato stupore in chi crede che oltre le sbarre non ci debba essere speranza. Per lei il carcere è un microcosmo brulicante di vitalità. Ci sono i carcerati, il personale di sorveglianza e medico, i tanti volontari. L’Ambrogino d’oro che ha ricevuto nel 2020 l’ha ottenuto grazie a questo modello virtuoso di prigione: per lei la pena detentiva deve mirare a un reinserimento e non ridursi alla sola punizione.
Collocazione Biblioteca: 20011
Laura Petroni, Oltre le sbarre. Il “Metodo CEC” dell’Associaizone Papa Giovanni XXIII nella realtà riminese, in Lavoro sociale, vol. 22, n. 5 (ott. 2022), pp. 11-16
Nel presente articolo l’autrice, a partire dai risultati di una ricerca etnografica, presenta brevemente il metodo CEC (Comunità Educante con i Carcerati). Il metodo è stato ideato da Giorgio Pieri, membro dell’Associazione Papa Giovanni XXIII. Animato dal desiderio di superare la realtà carceraria, dal 2004 Giorgio Pieri accoglie i detenuti proponendo loro un percorso umano, valoriale e religioso, pensato per favorire un cambiamento personale e un progressivo reinserimento nella società.
Corrado Marcetti, Salute mentale in carcere, c’è ancora molto da lavorare, in Fuori binario, n. 243 (set. 2022), pp. 7-7
L’articolo presenta il rapporto di ricerca “Salute mentale e assistenza psichiatrica nel carcere di Firenze Sollicciano”. La ricerca fornisce un primo quadro di conoscenza sul funzionamento di assistenza psichiatrica e tutela della salute mentale in carcere dopo l’abolizione degli Ospedali psichiatrici giudiziari.
Alessandro Maculan … [et al.], Narrazione e risorse. Gli operatori del sistema penale minorile al tempo del Covid-19, in Autonomie locali e servizi sociali, n. 2 (ago. 2022), pp. 349-365
Il sistema della giustizia penale minorile è stato oggetto di diversi tentativi di ridefinizione dei propri obiettivi. L’intenzione è stata quella di perfezionare l’intento rieducativo del minore, ma a distanza di decenni vale forse la pena osservare, in termini sia quantitativi che qualitativi, la dimensione sociale del fenomeno della presa in carico dei minori autori di reato, anche al fine di verificare le condizioni in cui versa quel proliferare nel sociale di una pluralità di soggetti investiti del mandato disciplinare e di controllo penale.
A cura di Isabella Mastropasqua, Ninfa Buccellato, 2° Rapporto nazionale sulla giustizia riparativa in area penale, Gangemi, Roma, 2022, 591 pp.
Questo rapporto intende rappresentare e condividere la centralità, oltre che la significativa evoluzione, che si auspica in progressiva crescita, dei programmi di giustizia riparativa tra le attività del Dipartimento. Un cammino che può considerarsi ufficialmente avviato grazie al processo di riforma che dal 2017 ha fissato, tra gli obiettivi dipartimentali, la giustizia riparativa e la prevenzione della devianza: ambiti di studio ed intervento fortemente interconnessi, rispondenti alle indicazioni normative sovranazionali, anche in materia di “probation” e di tutela delle vittime, orientati al miglioramento della qualità dei programmi di reinserimento e delle relazioni sociali anche in funzione di sviluppo di sicurezza sociale.
Collocazione Biblioteca: 86R02
Erberto Petoia, Violenze e torture nelle carceri: quando lo stato diventa complice, in Rocca, a. 81, n.14 (lug. 2022), pp. 36-37
L’istituto carcerario in Italia ha fallito nella sua funzione riabilitativa e di reinserimento nella società, come sancito dalla Costituzione, per caratterizzarsi sempre di più come simbolo del potere dello Stato, della marginalità, dell’esclusione e della depersonalizzazione del detenuto. Episodi di violenza e di tortura non sono estranei al sistema poliziesco e carcerario italiano, ma spesso vengono percepiti come estranei e marginali, quando non prevale anche un atteggiamento di condivisione.
A cura di Alessandra Marta Romano … [et al.], Amunì. Voci, colori e suoni dei ragazzi, Libera, Roma, 2022, 45 pp.
Il documento descrive il progetto “Amunì” di Libera, che si rivolge a ragazzi tra i sedici e i vent’anni, sottoposti a procedimento penale da parte dell’Autorità giudiziaria minorile e che devono scontare il periodo di messa alla prova. Il progetto (il cui nome significa “andiamo” in dialetto palermitano) intende far conoscere a questi ragazzi realtà diverse: i terreni confiscati alla criminalità organizzata, i familiari delle vittime di mafia, le attività di solidarietà, di impegno, culturali e sportive in tutto il territorio nazionale. Lo scopo è favorire la rottura con modelli e rappresentazioni sociali distorte che spesso determinano il loro stile di vita. In particolare, il documento racconta il campo di formazione e impegno a carattere residenziale a cui i ragazzi hanno partecipato in occasione della XXVII Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.
Valeria Verdolini, L’istituzione reietta. Spazi e dinamiche del carcere in Italia, Carocci, Roma, 2022, 247 pp.
Che tipo di istituzione è il carcere? Quali funzioni svolge? Come si caratterizzano i suoi spazi? Come si compone la popolazione che lo abita e quella che lo gestisce? Quali dinamiche si attivano tra questi gruppi? Quali declinazioni specifiche ha assunto in Italia? L’autrice, ricercatrice in Sociologia generale presso l’Università di Milano-Bicocca, attraverso un’analisi dei dati (serie storiche e note osservative) e l’individuazione dei fattori più significativi che caratterizzano il carcere in Italia oggi (migrazioni, crisi economica, pandemia, conflittualità interna) intende rispondere a queste domande, provando a comprendere se possa ancora dirsi istituzione totale o, in alternativa, quali siano gli aggettivi e le funzioni che meglio lo descrivono.
Collocazione Biblioteca: 18259
Maddalena Rodelli, Luca Sterchele, Salute attraverso le sbarre. Percorsi di cura tra carcere e territorio, in Salute e società, a. 21, n. 1 (2022), pp. 143-158
L’articolo presenta uno studio sulle conseguenze della riforma della sanità penitenziaria relative alla continuità assistenziale della popolazione detenuta. Dati qualitativi sono stati raccolti attraverso interviste semistrutturate a 25 operatori sanitari, con diverse qualifiiche professionali, impiegati in otto carceri del nord Italia. Ne emergono principalmente tre temi: le difficoltà nella gestione degli specifici bisogni dei pazienti detenuti, il ruolo del Servizio sanitario nazionale per i detenuti più fragili, la relazione tra il carcere e i servizi sanitari locali dopo il rilascio del detenuto. Gli autori discutono i dati raccolti.
Raffaele Diomede, La vittima virtuale nei percorsi di legalità a favore dei minori autori di reato, in Minorigiustizia, n. 3 (2021), pp. 127 – 140
L’articolo parla del progetto “Unico come gli altri 2,0” che si propone tre obiettivi: 1) nuovi stili comunicativi e di apprendimento con l’applicazione della comunicazione virtuale nei percorsi educativi e trattamentali; 2) partecipazione della comunità allargata nei percorsi educativi a favore dei minori autori di reato; 3) la mediazione virtuale
Gianfranco Martucci, Valentina Cappi, Marco Tamelli, Formare gli operatori delle carceri alla promozione della salute: ricerca-azione valutativa di un’esperienza in Emilia-Romagna, in Salute e società, a. 21, n. 1 (2022), pp. 159-174
Negli istituti penitenziari della Regione Emilia-Romagna opera in via sperimentale un “promotore della salute in carcere”, un professionista opportunamente formato che propone interventi individuali o di gruppo volti a sostenere l’educazione sanitaria delle persone detenute e l’adozione di stili di vita sani. L’articolo descrive i risultati di una ricerca-azione promossa dalla Regione, consistente in un percorso di formazione per gli operatori sanitari, finalizzato alla promozione della salute della popolazione reclusa. Gli autori discutono il percorso svolto e come migliorare future sessioni di formazione.
Elena Ciccarello … [et al.], Senza uscita. Il disastro delle carceri, in lavialibera, n. 13 (2022), pp. 20-42
Il dossier raccoglie diversi contributi sulla situazione delle carceri italiane per proporre una riflessione sulle pene alternative, sulla giustizia riparativa e sul superamento della reclusione. Gli articoli presenti sono: 1)”Da giudice ho conosciuto l’imputato. In carcere ho conosciuto l’uomo” intervista a Bernardo Petralia di Elena Ciccarello; 2)”Prigioni discarica sociale” di Massimo Rezzi; 3)”Tutte le emergenze del carcere” di Andrea Oleandri; 4)”Bambini in carcere, un sistema da cambiare” di Natalie Sclippa; 5)”Salvate il 41 bis” intervista a Francesco Basentini di Rosita Rijtano; 6)”Il sesso non si fa né si vede”; 7)”Anche i mafiosi cambiano” intervista a Paolo Setti Carraro di Rosita Rijtano; 8)”Lo schiaffo del rimorso” di Gabriele Cruciata; 9)”Ciotti ai mafiosi: confessate”. Sullo stesso tema, in questo numero della rivista si segnalano anche gli articoli: “Costruire una nuova cultura della pena” di Luigi Ciotti; “La pena dell’anima prima che del corpo” di Francesco Remotti; “Il cinema delle terre di mezzo” intervista a Leonardo Di Costanzo di Elena Ciccarello.
Silvia Clementi, Marzia Tosi, Restorative Justice e Relational Social Work, in Lavoro sociale, vol. 21, n. 6 supplemento (dic. 2021) – on line, pp. 75-95
L’articolo intende presentare l’esperienza del lavoro con i gruppi e la prima valutazione degli stessi nell’ambito di un progetto volto a promuovere reciprocità e riflessione tra gli adulti in regime di messa alla prova, prevalentemente per i reati di guida in stato di ebbrezza o di alterazione per uso di stupefacenti. Gli aspetti salienti del percorso sono l’utilizzo dell’approccio relazionale, volto a favorire il confronto tra pari all’interno della dimensione gruppale, e il coinvolgimento di soggetti chiave del territorio che possano aiutare i partecipanti a riflettere sui temi cardine affrontati, in un’ottica di giustizia di comunità.
Francesco Profumo … [et al.], Contributi per promuovere il lavoro in carcere, in Studi Zancan, a. 22, n. 6 (nov. – dic. 2021) – on line, pp. 13-33
I risultati dello studio “Valutare l’impatto sociale del lavoro in carcere” (v. n. 5, set. – ott. 2021) 2021 della stessa rivista) sono stati discussi durante un convegno organizzato da Fondazione Zancan e Acri il 19 gennaio 2022. Questa monografia raccoglie i contributi presentati che raccontano come innovare la gestione dell’esperienza carceraria, raccogliendo anche la voce dei protagonisti. I benefici del lavoro dei detenuti, in termini di esiti per i detenuti stessi e di impatto per la comunità più generale. Ha approfondito il coinvolgimento in attività economiche di enti del terzo settore e anche l’apporto del lavoro gestito dall’ Amministrazione penitenziaria. Lo studio può essere sintetizzato in tre componenti: 1) i benefici per le persone, le famiglie, le comunità di riferimento; 2) la valutazione di esito; 3) la valutazione di impatto sociale.
Patrizia Pacini Volpe, Carcere, un luogo dimenticato. Una ricerca sociologica tra Italia e Francia, Pisa University Press, Pisa 2021, 398 pp.
Il testo presenta un lavoro di ricerca che si è articolato tra la Francia e l’Italia nel periodo dal 2014 al 2018. La ricerca si inserisce in maniera critica e riflessiva nell’ambito di un quadro teorico di analisi sociologica, legislativa, politica e istituzionale di tipo comparativo, con l’obiettivo di ricostruire un quadro unitario e organico dell’universo carcerario in due paesi europei molto vicini, storicamente e culturalmente. Le osservazioni, svolte sul campo, si focalizzano su quattro aree tematiche: la salute, l’importanza dei differenti percorsi di studio, la formazione professionale e il lavoro in detenzione, i rapporti con le famiglie. L’indagine mette in evidenza modelli coerenti e incoerenti della riabilitazione delle persone detenute ma anche i dispositivi e le prospettive del carcere odierno. L’autrice è ricercatrice in Scienze Politiche sia in Francia che in Italia.
Collocazione Biblioteca: 19969
Elisa Manunta, Dire la verità ai figli dei detenuti. Perché non si può prescindere dal racconto della verità ai propri figli, in Lavoro sociale, vol. 21, n. 2 (apr. 2021), pp. 5-9
L’articolo descrive una ricerca dell’autrice in collaborazione con l’Associazione Loscarcere, che opera nella Casa Circondariale di Lodi e si occupa di assistenza sociale, orientamento lavorativo e tutela dei diritti dei detenuti. L’autrice ha raccolto il vissuto delle famiglie dei detenuti e degli operatori sociali e i loro punti di vista, per comprendere quali siano i reali bisogni dei figli degli autori di reato e individuare quali aiuti e sostegni attuare. Il principale tema emerso riguarda il racconto della verità: sapere dove si trova il proprio genitore è fondamentale per un figlio per poter creare una relazione fondata sull’autenticità e sulla fiducia.
Perla Arianna Allegri, Daniela Ronco, Giovanni Torrente, Le agenzie del controllo penale nel post-welfare e il trattamento degli inaffidabili, in Studi sulla questione criminale, a. 16, n. 1 (2021), pp. 7-29
L’articolo presenta i risultati di una ricerca qualitativa sulla valutazione di un progetto volto alla reintegrazione sociale di detenuti. Un campione di detenuti e uno di operatori sono stati coinvolti in attività di riabilitazione sociale, come laboratori, tirocini formativi, lavoro non retribuito, lavori di pubblica utilità. Lo studio si focalizza sui diversi punti di vista raccolti dai due gruppi, in particolare riguardo al divario tra gli obiettivi del progetto e i traguardi effettivamente raggiunti. I risultati dello studio confermano quanto noto in letteratura riguardo all’emarginazione e alla criminalizzazione degli “inaffidabili”, facendo emergere uno scenario di neutralizzazione degli indesiderati attraverso l’esclusione dal mercato del lavoro.
Filippo Giordano, Carlo Salvato, Edoardo Sangiovanni, Il carcere. Assetti istituzionali e organizzativi, Egea, Milano, 2021, 344 pp.
Eppure le carceri sono organizzazioni difficili da gestire e con una missione molto complessa: conciliare sicurezza e rieducazione. I dati sulla recidiva evidenziano una risposta ancora inadeguata a questa missione sfidante. La capacità del carcere di perseguire l’obiettivo costituzionale dipende dall’azione organizzativa degli operatori nonché dall’identità e cultura che si è sedimentata nel tempo in queste istituzioni e che influenza comportamenti individuali, dinamiche interne e relazioni con l’esterno. La prospettiva manageriale adottata in questo volume fa riflettere su come orientare persone e organizzazione verso il perseguimento dei fini istituzionali, aprendo nuovi scenari, anche in termini di formazione, per gli operatori e i ruoli direttivi negli istituti di pena. Il volume offre un punto di osservazione nuovo con l’obiettivo di contribuire al dibattito sul ruolo del carcere nella società contemporanea e l’importanza di creare valore per la comunità perseguendo efficacemente il fine riabilitativo.
Collocazione Biblioteca: 20013
Elisa Ceccarelli… [et al.], Prospettive interdisciplinari e interventi di giustizia, Minorigiustizia, n. 1 (2021), pp. 5-207
Il numero monografico della rivista intende contribuire alla riflessione sulla necessità di una prospettiva interdisciplinare negli interventi di giustizia a favore di persone di età minore. In particolare, propone un confronto con discipline “altre” che da sempre concorrono a sviluppare l’ampio campo della giustizia minorile e considera le modalità di interazione tra diverse culture nelle istituzioni e nelle attività professionali per capire se e quanto riescano ad attuare una collaborazione e un’integrazione dei servizi deputati alla tutela e alla cura dei minori.
Consultare anche le bibliografie su: carcere, vittime di reato, Giustizia riparativa