Aggiornata a maggio 2022 a cura di Elena Zunino, Paola Moriondo

I materiali, elencati in ordine decrescente per anno di pubblicazione, sono disponibili presso la Biblioteca del Gruppo Abele, negli orari e nelle modalità previste dal regolamento della Biblioteca.
Si consiglia di consultare anche le bibliografie specifiche su violenza di genere, tratta degli esseri umani e prostituzioneminoribullismo e mafie. L’elenco proposto non esaurisce quanto posseduto in biblioteca sul tema in oggetto. Ulteriori ricerche sono possibili sul nostro catalogo bibliografico

I percorsi tematici proposti sono i seguenti:

Studi e ricerche sulle vittime di reato

rassJudy Eaton, Jenniffer Olenewa, Cole Norton, Judging extreme forgivers: How victims are perceived when they forgive the unforgivable, in International Review of Victimology, n. 1 (gen. 2022) – on line, vol. 28, pp. 1-19
Quando un individuo commette una trasgressione o un atto aggressivo nei confronti di un altro, spesso terze parti hanno aspettative su come la vittima dovrebbe rispondere, anche quando non hanno alcun coinvolgimento personale nell’evento. Quando le loro aspettative di giustizia vengono violate, come quando una vittima perdona l’autore del reato per un atto che i terzi ritengono troppo atroce da perdonare, i terzi possono reagire in modo critico nei confronti della vittima. Questa ricerca esamina come reagiscono gli osservatori terzi quando le vittime perdonano reati apparentemente “imperdonabili”. Lo studio 1 ha mostrato che, sebbene le terze parti non fossero direttamente critiche nei confronti di una vittima che perdona, non erano d’accordo con la decisione di perdonare. Lo studio 2 ha replicato questi risultati ed esplorato in modo più approfondito i sentimenti del terzo legati alla giustizia. I risultati suggeriscono che, sebbene le terze parti siano riluttanti a criticare direttamente i perdonatori “estremi”, non sostengono la loro decisione di perdonare.

James Pickles, Sociality of hate. Transmission of victimization of LGBT+ people through social media, in International Review of Victimology, n. 3 (set. 2021) – on line, vol. 27, pp. 311-327
I reati ispirati dall’odio comportano molti danni emotivi e psicologici per coloro che sono presi di mira per ciò che sono e tali danni sono comunemente teorizzati nel contesto di coloro che ne sono direttamente colpiti. Usando una lente vittimologica, è stato preso in esame come i danni di una sparatoria di massa anti-LGBT+ a Orlando, in Florida, siano stati trasferiti sui social media, vittimizzando indirettamente le persone LGBT+ nel nord-est dell’Inghilterra. Questo articolo esamina sette interviste distinte condotte dopo Orlando, tratte da un campione più ampio di 32. I partecipanti LGBT+ sono stati indirettamente vittime ricevendo la notizia della sparatoria di Orlando. Hanno utilizzato i social media per organizzare veglie, essere solidali con i LGBT+ americani e condividere il disagio emotivo causato dalla sparatoria. I risultati contribuiscono alla nostra comprensione dei reati ispirati dall’odio come strumento comunicativo, esaminando il ruolo dei social media nel trasmettere i danni emotivi associati all’odio. Attraverso queste narrazioni approfondite, questo articolo incoraggia la discussione su come i reati ispirati dall’odio, trasmessi attraverso i social media, possono vittimizzare le persone che condividono l’identità vittimizzata con le vittime dirette.

Reati-informatici-e-investigazioni-digitali-300x424A cura di Fabrizio Corona, Reati informatici e investigazioni digitali. Diffamazione via web, prove digitali, sex crimes, cyberstalking, cyberbullismo, reati privacy, Pacini Giuridica, Pisa, 2021, 247 p.
Il progressivo diffondersi degli strumenti e delle tecnologie digitali ha prodotto l’inevitabile aumento della criminalità informatica, impegnando il Legislatore nell’individuazione di nuove figure criminose, il cui insieme ha dato vita a una nuova categoria di reati: quella dei computer crimes o reati informatici. Questa situazione ha comportato la nascita di una nuova disciplina giuridica che realizza l’incontro del diritto con l’informatica: la computer forensics, finalizzata all’individuazione delle prove nei supporti informatici. Il volume, pertanto, fornisce una descrizione dei reati informatici, il tutto corredato da una minuziosa descrizione delle tecniche di acquisizione, individuazione e analisi dei reati informatici. L’opera analizza le più recenti ipotesi di reati informatici quali: la diffamazione nell’era dei social network, i sex crimes nell’era digitale, il cyberstalking, il cyberbullismo, i reati informatici ex d.lgs 231/2001 e i reati in materia di protezione dei dati personali. Il curatore è docente universitario e consulente nel campo.
Collocazione Biblioteca: 19022

Vicky Heap, Exploring the effects of long-term anti-social behaviour victimisation, in International Review of Victimology, n. 2 (mag. 2021) – on line, pp. 227-242
Nonostante l’interesse vittimologico per gli impatti dei diversi tipi di vittimizzazione criminale, c’è poco lavoro empirico che esamini gli effetti del comportamento criminale a lungo termine sulle vittime. Questo articolo inizia a ristabilire l’equilibrio riportando i risultati di un progetto di ricerca qualitativa in Inghilterra che ha studiato gli effetti della vittimizzazione del comportamento antisociale a lungo termine. Le interviste semi-strutturate hanno esplorato i resoconti delle vittime del comportamento antisociale a lungo termine che hanno subito e gli effetti che ne derivano sulle loro vite. La ricerca ha scoperto che le vittime sperimentano una serie di effetti sulla salute mentale e fisica, nonché cambiamenti comportamentali e ha fornito la prima visione approfondita dell’impatto di questo tipo di vittimizzazione. I risultati suggeriscono che i danni cumulativi associati al comportamento antisociale devono essere meglio riconosciuti, compresi e affrontati, con un maggiore sostegno messo a disposizione delle vittime.

Serena Gianfaldoni, Workplace violence. Quando la violenza è esercitata sul lavoro, Pacini, Pisa, 2020, 139 p.
Il libro affronta il tema della violenza nel contesto lavorativo, nelle sue diverse forme. Per ogni forma di violenza citata, sono presentate una descrizione del fenomeno, una bibliografia di approfondimento, una scheda giuridica, il riferimento a un caso reale, una citazione e un’elaborazione grafica originale. Le forme di violenza considerate sono le seguenti: mobbing, bossing, side mobbing, low mobbing, molestia e ricatto sessuale, stalking, ostacoli alla progressione di carriera, discriminazioni verso le donne, difficile conciliazione tra vita familiare e vita lavorativa, violenza economica e mancato pagamento della prestazione lavorativa, maternità ostacolata, violenza verbale, violenza indiretta, violenza da parte dell’utenza, discriminazioni e violenze legate all’appartenenza.
Collocazione Biblioteca: 18913

31ICMwliCPL._SX348_BO1,204,203,200_Simonetta Vernocchi, Stalking, Un fenomeno sommerso, Lupetti, Milano, 2020, 232 p.
Lo stalking è un fenomeno sommerso che difficilmente viene denunciato, soprattutto se si verifica in ambito familiare. I centri d’ascolto, le interviste anonime, i data-base dei servizi di emergenza-urgenza ci offrono un quadro più complesso rispetto ai dati delle fonti ufficiali. Parlare di stalking è parlare di controllo, anzi di ipercontrollo, di gelosia, di possesso e non ultimo di violenza. La violenza domestica è spesso preceduta da anni di stalking, sopportato e tollerato dalle vittime. Nella prima parte il testo analizza i dati della letteratura, nella seconda il comportamento iper-controllante alla luce delle recenti classificazioni, la psicodinamica dell’ipercontrollo, della gelosia, del possesso e dell’evoluzione violenta dello stalker. Infine, il testo si occupa della psicodinamica della vittima, per cercare di capire come mai alcune relazioni familiari, amicali, sentimentali veramente tossiche si protraggono per anni nonostante la sofferenza di chi ne resta invischiato.
Collocazione Biblioteca: 18929

Giacomo Gualtieri … [et al.], “Online romantic scam” (Le truffe sentimentali via internet). Dinamiche relazionali, profilo psicologico delle vittime e degli autori: una scoping review, in Rassegna Italiana di Criminologia, a. 49, n. 2 (2020), pp. 110-119
Le tecnologie di comunicazione digitali consentono di superare barriere fisiche, psicologiche e sociali nella ricerca e costruzione di legami affettivi. Il fenomeno delle truffe sentimentali online (“Online Romance Scam”) è una moderna forma di frode diffusasi nelle società occidentali parallelamente alla nascita di social media e app per incontri. L’autore sviluppa una relazione sentimentale con la vittima per 6-8 mesi, costruendo un legame affettivo profondo attraverso un profilo Internet fittizio, con l’obiettivo di estorcere risorse economiche attraverso strategie manipolatorie. Due sono le peculiarità: da una parte il doppio trauma legato alla perdita di denaro e della relazione al momento della scoperta, dall’altra la vergogna della vittima, aspetto che potrebbe far sottostimare il numero di casi. Il presente lavoro descrive una scoping review delle evidenze quantitative e qualitative sulle caratteristiche di questo fenomeno con particolare riferimento agli aspetti epidemiologici, alle dinamiche relazionali che si instaurano tra i due attori, al profilo di personalità delle vittime e degli autori. Comprendere le caratteristiche psicologiche delle vittime e degli autori di un fenomeno tanto emergente quanto ancora in larga parte sommerso, può consentire l’identificazione di profili di personalità a rischio e lo sviluppo di strategie di sensibilizzazione e prevenzione.

Ivan Urlic, Miriam Berger, Avi Berman ; a cura di Franco Del Corno, Vittime, vendetta e perdono. Trattamento del trauma individuale e collettivo, Edra, Milano, 2019, p. 334
Gli esiti traumatici del rapporto vittima-carnefice e la costruzione di percorsi che, attraverso la dimensione laica del perdono, consentano alla vittima di recuperare un accettabile equilibrio delle emozioni e dei comportamenti costituiscono il filo rosso di questo volume, che coniuga teoria e pratica clinica, in un ambito che sfida continuamente la capacità degli operatori di essere d’aiuto in modo efficace. Vengono presi in considerazione in particolare i traumi collettivi, nei quali i ruoli di vittima e di carnefice sono svolti da intere popolazioni o da parti di esse, tenendo presente anche l’aspetto della trasmissione intergenerazionale del trauma. Si evidenzia come il desiderio di vendetta, pur rappresentando un passaggio ineliminabile e legittimo del percorso di elaborazione del trauma, metta a rischio il ritorno a una condizione psichica adeguata. In continuità con l’eziopatogenesi di queste condizioni traumatiche, il gruppo psicodinamico è proposto come strumento terapeutico privilegiato e a tal fine vengono presentati casi clinici che ne descrivono il funzionamento ed esemplificano l’efficacia dell’approccio degli autori.
Collocazione Biblioteca: 19109

med demLuca Masera, Luci e ombre nella risposta penale al fenomeno delle malattie professionali, in Medicina Democratica, n. 237-239 (gen.- giu. 2018), pp. 125-129
L’autore, docente di Diritto penale, intende effettuare un bilancio dei procedimenti penali in materia di tutela della salute dei lavoratori, distinguendo l’ambito dei procedimenti per omicidio e lesioni personali colpose e l’ambito del reato di disastro ambientale, emerso con il caso Eternit. L’intervento mette in evidenza la sfasatura tra la conoscenza epidemiologica su cui si basano i processi in questo campo e la necessità della giurisprudenza di identificare individualmente le vittime, che ostacola l’attribuzione di responsabilità penali e genera nei tribunali decisioni contrastanti su situazioni assimilabili. Secondo l’autore, il processo Eternit ha costituito una novità, dando rilievo penale all’evidenza sulla popolazione. Sebbene questa strada non sia più percorribile in questo contesto a causa della prescrizione, resta percorribile in altri contesti.

Matthew Cawvey … [et al.], Personality and victimization in the Americas, in International Review of Victimology, n. 1 (gen. 2018) – on line, vol. 24, pp. 123-139
La vittimizzazione viene associata al danno traumatico, attribuendo intrinseca importanza agli sforzi per comprendere perché essa si verifichi. La passata ricerca ha dimostrato che i fattori economici e demografici influenzano la probabilità che le persone sperimentino corruzione, reati e discriminazione. A partire da ciò, gli autori cercano di elaborare un resoconto più completo e di verificare se le differenze di personalità siano rilevanti o meno nel determinare il rischio di vittimizzazione. Utilizzando i dati di 22 nazioni delle Americhe, i risultati dimostrano che atteggiamenti di apertura ed estroversione aumentano la probabilità di vittimizzazione, mentre atteggiamenti gradevoli la fanno diminuire.

Antonino Di Maio, Donato La Muscatella, Il fenomeno del cyberstalking dopo la Novella Legislativa n. 119 del 2013: recenti questioni socio-criminologiche ed attuali contrasti dogmatici, in Rassegna Italiana di Criminologia, a. 12, n. 1 (2018), pp. 43-58
Il contributo analizza il fenomeno del cyberstalking, che si esplica nella realizzazione di una serie di molestie reiterate attraverso l’impiego di Internet o di altri dispositivi simili, con conseguente influenza negativa sulla sfera psichica della vittima. Infatti, l’uso delle nuove tecnologie scientifiche, la velocità di accesso alle informazioni e la possibilità di creare nuove dinamiche relazionali, ha determinato una più agevole intromissione nella vita privata dell’altrui individuo, che molto spesso degenera nella sistematica aggressione del bene giuridico della libertà morale. Il Parlamento Italiano, con legge n. 119 del 15 ottobre 2013, ha previsto l’estensione della circostanza aggravante speciale ad efficacia comune ex. art. 612 bis, comma secondo, c.p. alle ipotesi in cui le molestie assillanti siano compiute mediante strumenti telematici e/o informatici. Tuttavia, tale riforma legislativa è stata elaborata con lo scopo di tranquillizzare la collettività, secondo un’impostazione fondata sulla legislazione simbolica e non sulla corretta osservanza del principio di tassatività dell’illecito penale.

International_Review_of_Victimology_journal_front_cover_imageDana Pugach, Anat Peleg, Natti Ronel, Lingual injury: Crime victims between the criminal justice system and the media, in International Review of Victimology, n. 1 (gen. 2018) – on line, vol. 24, pp. 3-23
Questo studio fenomenologico qualitativo, effettuato in Israele, consiste in interviste con parenti stretti di vittime di omicidio, i cui casi avevano generato l’interesse dei media. La ricerca si focalizza sugli sforzi dei partecipanti per farsi ascoltare sia dal sistema di giustizia penale che dai media, i quali però non riescono a rispondere alla loro esigenza di trasmettere i propri messaggi. I partecipanti hanno subito ‘offese verbali’: il ripudio e il soffocamento del proprio linguaggio in favore di un gergo professionale. L’offesa verbale è un concetto innovativo che descrive aspetti particolari della vittimizzazione secondaria. Lo studio sottolinea l’esigenza di sviluppare strumenti professionali, sia legali che vittimologici, per alleggerire questa situazione.

A cura di Antonio Lo Iacono, Mobbing. Psicopatologia del lavoro, Roma, Alpes, 2018, 283 p.
Il libro affronta il tema del mobbing da un punto di vista fondamentalmente psicopatologico. Si parla di medicina del lavoro, di stress occupazionale, di disagio lavorativo, delle cause bio-psico-sociali, dei possibili interventi psicoterapeutici. Viene affrontato anche l’aspetto legislativo e vengono fornite esperienze effettuate da enti pubblici.
Collocazione Biblioteca: 18157

Lorenzo Fanoli, Francesca Sola, Vittimizzazione e percezione della sicurezza in Umbria, in Studi sulla questione criminale, a. 13, n. 1 (2018), pp. 61-88
Gli autori, ricercatori nel campo rispettivamente delle scienze sociali e giuridiche, riassumono i risultati di una ricerca sulle percezioni e il senso di sicurezza dei cittadini in relazione alla diffusione dei comportamenti illegali nei territori dove vivono. Tramite un approccio qualitativo, ricostruiscono i processi attraverso i quali i reati e i comportamenti illegali vengono percepiti, riconosciuti e denunciati, e illustrano i fenomeni e le tipologie di illegalità che, non denunciate, costituiscono il cosiddetto “numero oscuro” dei reati. In particolare, mettono in luce le dimensioni e le caratteristiche di comportamenti criminali non sempre percepiti nel loro effettivo grado di pericolosità sociale, come violenza sulle donne, lavoro nero, usura, estorsioni, tratta.

Matthew Hall, Criminal redress in cases of environmental victimization: a defence, in International Review of Victimology, vol. 23, n. 2 (mag. 2017) – on line, p. 203-223
In anni recenti nella letteratura della giustizia ambientale è stata manifestata una crescente preoccupazione riguardo alla capacità dei meccanismi di giustizia penale di affrontare in modo adeguato i danni ambientali, specialmente quando sono perpetrati da grandi imprese. L’autore, docente di diritto penale in Inghilterra, esperto in vittimologia e reati ambientali, sostiene che il dibattito su come meglio rispondere al danno ambientale ha finora trascurato la posizione delle vittime, in particolare le loro esigenze di risarcimento e riparazione del danno. Il documento può fornire una difesa vittimologica del procedimento penale e delle relative sanzioni, nella loro applicazione in cause per danni ambientali.

Torture e violazioni dei diritti umani

Immagine-20Medici per i Diritti Umani (MEDU) e Agenzia ONU per i rifugiati (UNHCR), Margini. Rapporto sulle condizioni socio-sanitarie di migranti e rifugiati negli insediamenti informali della città di Roma, MEDU, UNHCR, Roma, 2022, 60 p.
Nella città di Roma oltre 14mila individui vivono sulla strada o in situazioni abitative di grave precarietà. La pandemia da Covid-19 ha contribuito ad accrescere il numero di queste persone e ad aggravarne le condizioni di vita. Questo rapporto, realizzato da Medici per i Diritti Umani (MEDU) in collaborazione con l’Agenzia ONU per i Rifugiati (UNHCR), si pone l’obiettivo di raccontare in modo lucido e accurato – attraverso dati, immagini e testimonianze dirette – le condizioni socio-sanitarie di migranti, richiedenti asilo e rifugiati che vivono in alcuni dei più grandi insediamenti informali della capitale d’Italia, tra edifici occupati ed aree intorno alle grandi stazioni ferroviarie. Sulla base della realtà fotografata dagli operatori e dei volontari di MEDU, il rapporto propone un’analisi delle numerose e gravi criticità rilevate ma anche di alcune buone pratiche emerse nel corso della pandemia, formulando raccomandazioni alle istituzioni locali e nazionali, nel tentativo di contribuire a riportare tra le priorità della politica la salute e i diritti di una popolazione vulnerabile confinata ai margini socio-esistenziali, prima ancora che geografici, delle nostre città. Sull’azione di MEDU nel mondo si veda anche il loro Rapporto annuale Gennaio 2020 – Giugno – 2021 e il Report sul Consultorio Persefone. Donne migranti vittime di tratta, violenze e torture.

Chima Agazue, “My Daughter Was Sacrificed by My Mother”. Women’s Involvement in Ritually Motivated Violence and Murder in Contemporary Africa, in Dignity, n. 5 (2021) – on line, vol. 6, pp. 1-28
I crimini motivati ​​​​dal rituale sono crimini gravi che continuano ad affliggere l’Africa contemporanea. Sebbene prendano forme diverse, la maggior parte di essi comporta atti brutali di violenza e omicidio. Tradizionalmente gli autori di questi crimini efferati erano uomini, ma ultimamente sono stati agiti anche da donne. Pertanto, i ricercatori in criminologia e psicologia criminale hanno rivolto una crescente attenzione al coinvolgimento delle donne. L’industria della magia africana infatti attrae sia uomini che donne come clienti, stregoni e ritualisti. Come gli stregoni maschi, le donne allo stesso modo ingaggiano cacciatori di corpi umani e rapitori per trovare vittime. Le donne lavorano indipendentemente o come complici dei maschi che rapiscono, attaccano o uccidono coloro che sono presi di mira a scopi rituali. Mentre il coinvolgimento delle donne in diversi tipi di crimini violenti e omicidi è ben documentato, la partecipazione delle donne a violenze e omicidi motivati ​​da rituali è stata eccessivamente trascurata nella letteratura accademica. Questo articolo mira a colmare questo divario. L’autore è un ricercatore universitario inglese.

European Union Agency for Fundamental Rights (FRA), Fundamental Rights Report 2021. Report, European Union Agency for Fundamental Rights, Luxembourg,  2021, 296 p.
Il rapporto 2021 sui diritti fondamentali della FRA esamina i principali sviluppi nel campo nel 2020, identificando sia i risultati che le aree di interesse. Presenta inoltre le opinioni della FRA su questi sviluppi, inclusa una sinossi delle prove a sostegno di tali opinioni. Il capitolo principale di quest’anno esplora l’impatto della pandemia di COVID-19 sui diritti fondamentali. La sezione evidenzia anche alcune misure positive intraprese da diverse autorità. Eppure, per lo più, dipinge un quadro piuttosto cupo di sfide e disuguaglianze spesso esacerbate dalla crisi sanitaria. I restanti capitoli riguardano: la Carta dei diritti fondamentali dell’UE; uguaglianza e non discriminazione; razzismo, xenofobia e relativa intolleranza; Uguaglianza e inclusione dei Rom; asilo, frontiere e migrazione; società dell’informazione, privacy e protezione dei dati; diritti del bambino; accesso alla giustizia; e l’attuazione della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità. Il report è in diverse lingue europee ed anche in italiano. () . Accompagna questo report uno più specifico su come le restrizioni legislative stabilite per la pandemia hanno influito sui diritti umani:  Fundamental Rights Report 2021 – The coronavirus pandemic and fundamental rights: A year in review.

meduMEDU Medici per i diritti umani, La fabbrica della tortura. Rapporto sulle gravi violazioni dei diritti umani dei migranti e dei rifugiati in Libia (2014-2020) : marzo 2020, Medici per i diritti umani, Romam 2020, 52 p.
Il rapporto si basa su oltre tremila testimonianze dirette di migranti e rifugiati transitati dalla Libia, raccolte dagli operatori di Medici per i Diritti Umani (MEDU) nell’arco di sei anni dal 2014 al 2020. Analizza questo periodo sotto tre punti di vista: 1) i flussi migratori che giungono in Italia dalle coste libiche; 2) il sistema di abusi e di sfruttamento che si consuma in Libia ai danni di migranti e rifugiati; 3) le conseguenze psico-fisiche delle violenze subite. Viene inoltre approfondito il confronto tra due fasi: i tre anni che precedono l’accordo Italia-Libia sui migranti (febbraio 2014 – gennaio 2017) e i tre anni successivi al medesimo accordo (febbraio 2017 – gennaio 2020). Disponibili anche le conclusioni e la mappa.

A cura di Giada Maslovaric, EMDR di gruppo. Insieme verso il BenEssere. Protocolli di intervento, ApertaMenteWeb, Roma, 2020, 414 p.
La curatrice, psicologa, psicoterapeuta, coordinatrice degli interventi clinici per l’Associazione EMDR Italia (Eye Movement Desensitization and Reprocessing, Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) durante disastri naturali ed emergenze, presenta l’applicazione di gruppo di questa terapia, utile per il trattamento di disturbi causati da eventi stressanti o traumatici. Nella prima parte del volume vengono descritte le fondamenta del protocollo di gruppo, con riflessioni e schede di lavoro per orientare il clinico, a cui si rivolge. La seconda parte è dedicata alle declinazioni dell’EMDR di gruppo nelle diverse fasce d’età, mentre la terza approfondisce l’utilizzo della terapia nel gruppo famiglia su traumi specifici. La quarta parte è dedicata ai contesti emergenziali, con i contributi di diversi autori che hanno partecipato agli interventi di supporto, ad esempio, per gli operatori sanitari in occasione della pandemia di Covid-19, nei centri di accoglienza per migranti, ai minori orfani siriani. Infine, la quinta parte esplora alcune potenzialità di applicazione della terapia con gruppi omogenei di pazienti, ad esempio oncologici, carcerati, colleghi di una persona suicida, o persone con dipendenze patologiche.
Collocazione Biblioteca: 18707   

Jennifer Millett-Barrett, Bound by Silence: Psychological Effects of the Traditional Oath Ceremony Used in the Sex Trafficking of Nigerian Women and Girls, in Dignity, vol. 4, n.3 (giu. 2019) – on line, pp. 1-53
Questo studio esplora le conseguenze psicologiche che le donne nigeriane subiscono dopo essere state sottoposte al rito “JuJu”, un sistema di controllo estremamente efficace per mettere a tacere le vittime e intrappolarle in una sottomissione tramite debiti. La ricerca include 51 sondaggi, 28 interviste a donne nigeriane sopravvissute al traffico sessuale e 15 ad alcuni esperti che lavorano sul territorio in Italia. Lo studio stabilisce che il rito “JuJu”, in questo contesto, crea un meccanismo di coercizione, minaccia e controllo mentale, incontrando così i criteri di tortura definiti dalla Convenzione ONU contro la tortura (UNCAT).

cover_XBEbRV0A cura di Fabio Perocco, Tortura e migrazioni, Venezia, Ca’ Foscari Digital Publishing, 2019, 433 p.
Forma estrema di rapporto sociale di sottomissione, la tortura è ancora diffusa ovunque e ciò si deve anche a molteplici processi tipici dell’era neo-liberista, a partire dalle politiche di blindatura securitaria della società. Il volume indaga il fenomeno della tortura nei confronti degli immigrati focalizzandosi sulla situazione in diversi paesi, sugli aspetti relativi alla salute, e mettendone in luce il legame con il peggioramento delle condizioni della migrazione e la guerra agli immigrati. La prima parte del volume affronta questioni di fondo, la seconda indaga il fenomeno nei diversi paesi del mondo, la terza è dedicata alle condizioni di salute, al disagio psichico e alla tutela assistenziale.
Collocazione Biblioteca: P0055

 Tiziana Fresu, Valentina Lixi, Forza agenti, metteteci la faccia!, in La Collina, a. 12, n. 2 (apr.-giu. 2019), pp. 22-23
In linea con il Parlamento europeo, Amnesty International Italia sollecita misure di identificazione per le forze dell’ordine che siano impegnate in operazioni di ordine pubblico. Sullo stesso argomento si segnala l’articolo di Luisella Lacu, “Codici identificativi, una battaglia di giustizia” (pag. 24 della rivista), nel quale l’autrice definisce i codici identificativi una misura ragionevole per assicurare alla legge gli agenti che si rendono responsabili di abusi nel corso di manifestazioni pubbliche.

Iside Gjergji, Sociologia della tortura. Immagine e pratica del supplizio postmoderno, Venezia, Ca’ Foscari Digital Publishing, 2019, 101 p.
Questo lavoro affronta il tema della tortura con l’ambizione di contribuire a consolidare un suo inquadramento propriamente sociologico portando in primo piano la storia sociale dei torturati anche attraverso l’apporto fondamentale dell’economia politica. Tale categoria non è impiegata in maniera astratta; entra in scena attraverso i corpi dei torturati, corpi che hanno voce e che sono in grado di rivelare a quali classi sociali appartengono. La prima parte del libro prende in esame l’immagine della tortura, nella sua duplice accezione di immagine ‘reale’ e immagine mentale. Obiettivo specifico della seconda parte, invece, è l’individuazione delle ragioni di fondo che spingono gli Stati a torturare. L’autrice è sociologa e giurista presso la Stanford University.
Collocazione Biblioteca: P0067

41UStB4ZdQL._SX352_BO1,204,203,200_A cura di Adriano Zamperini, Marialuisa Menegatto, Francesca Vianello, Il reato di tortura in Italia, in Studi sulla questione criminale, a. 13, n. 2 (2018), pp. 9-126
Il presente fascicolo, frutto di una Call for papers, è interamente dedicato alla questione della tortura, o meglio a come essa viene definita e punita legalmente. L’introduzione nell’ordinamento italiano del reato di tortura è avvenuto molto tardi, nel luglio del 2017, al termine di un tormentato dibattito interno ed esterno alle aule parlamentari e a continue modifiche del testo. I contributi sono i seguenti: “La questione tortura in Italia” di Adriano Zamperini, Marialuisa Menegatto, Francesca Vianello; “Diritto o violenza. L’impossibile legalizzazione della tortura” di Marina Lalatta Costerbosa; “La legge sulla tortura: il difficile iter parlamentare” di Lorenzo Guadagnucci, Enrica Bartesaghi; “La legge italiana: un profilo giuridico” di Stefania Amato, Michele Passione; “Chiamatela come volete: è sempre tortura. La legge italiana, tra cattivi maestri e principi delle Convenzioni” di Enrico Zucca; “Tortura psicologica e trauma psichico: la legge e la scienza” di Adriano Zamperini, Marialuisa Menegatto; “La tortura in carcere” di Riccardo De Vito; “Tortura oltre i confini” di Roberto Settembre; “Tortura. Due opere a confronto” di Simone Santorso.

United Nations Support Mission in Libya (UNSMIL), Office of the United Nations High Commissioner for Human Rights (OHCHR), Desperate and Dangerous: Report on the human rights situation of migrants and refugees in Libya, New York, United Nations, 2018, 61 p.
Migranti e rifugiati soffrono orrori inimmaginabili durante il loro transito e soggiorno in Libia. Dal momento in cui calpestano il suolo libico, diventano vulnerabili alle uccisioni, alle torture e a ogni tipo di maltrattamento, a detenzione arbitraria e privazione della libertà, stupro e altre forme di violenza sessuale e di genere, schiavitù e lavoro forzato, estorsione e sfruttamento. Pubblicato congiuntamente da UNSMIL e OHCHR, questo rapporto denuncia le gravi violazioni dei diritti umani a danno dei migranti e rifugiati in Libia, da parte di funzionari pubblici, dai miliziani che fanno parte di gruppi armati e dai contrabbandieri e trafficanti di esseri umani, in un contesto di assoluta impunità. La autorità libiche sono, infatti, assolutamente incapaci nel limitare e contrastare questo fenomeno massiccio e nel fornire riparazione alle vittime. I risultati del rapporto si basano su circa 1.300 testimonianze raccolte da funzionari dei diritti umani nell’UNSMIL tra gennaio 2017 e agosto 2018, anche durante visite di monitoraggio regolari a 11 centri di detenzione per immigrati in Libia. Completano il documento le testimonianze di chi è stato rimpatriato in Nigeria e di chi è riuscito ad arrivare in Italia.

Francesco Viviano, Alessandra Ziniti, Non lasciamoli soli, Milano, Chiarelettere, 2018, 181 p.
Quello che l’Italia e l’Europa non vogliono sentire e vedere emerge in maniera drammatica dalle testimonianze raccolte dagli autori del libro, due giornalisti che da anni portano all’attenzione dell’opinione pubblica una situazione che non può lasciare indifferenti. Gli accordi stipulati dal governo italiano con quello di Tripoli e con le tribù locali hanno ridotto gli sbarchi ma hanno intrappolato in Libia centinaia di migliaia di migranti, ridotti a schiavi e soggetti a ogni tipo di tortura. Donne e bambine violentate, costrette a prostituirsi, giovani in fuga dai loro paesi e trasformati in torturatori crudeli, assenza di qualsiasi diritto. I racconti di questo libro arrivano da coloro che sono miracolosamente riusciti a sfuggire ai lager libici, e in alcuni casi a individuare i loro torturatori e ad assicurarli alla giustizia italiana. Ma non c’è giustizia che possa riscattare chi ha perso qualsiasi dignità. Su questo tema si veda anche il report dell’ United Nations Support Mission in Libya (UNSMIL), Office of the United Nations High Commissioner for Human Rights (OHCHR), Desperate and Dangerous: Report on the human rights situation of migrants and refugees in Libya, New York, United Nations, 2018, 61 p.
Collocazione Biblioteca: 18493

malMedici senza frontiere, Mal di frontiera. Un’analisi della quotidiana sfida dei migranti in transito a Ventimiglia, frontiera tra Italia ed Europa, Roma, MSF, 2018, 24 p.
Il documento presenta i risultati di uno studio svolto da Medici Senza Frontiere sulla popolazione di migranti bloccati alla frontiera tra Italia e Francia vicino a Ventimiglia. L’indagine, effettuata nel corso di un intervento di soccorso di MSF, ha l’obiettivo di documentare i livelli e i tipi di violenza subita dai migranti durante il loro viaggio e alle frontiere, e la possibilità di accesso alle cure. Sulla base di quanto osservato, MSF avanza alcune richieste alle istituzioni italiane ed europee per garantire dignità e assistenza a queste persone.

Balkan Info Van, No Name Kitchen, Sos Team Kladusa, Illegal Pushbacks and Border Violence Reports, Balkan Info Van, 2018, 116 p.
Respingimenti illegali, intimidazioni e violenze nei confronti dei migranti da tempo sono all’ordine del giorno lungo la rotta balcanica. Non più attraverso la Serbia e l’Ungheria, ma attraverso Bosnia e Croazia. Questi sono i dati, raccolti lungo il confine a partire da maggio 2017 e pubblicati nel presente documento da Balkan Info Van, No Name Kitchen e Sos Team Kladusa, associazioni che operano sul territorio. In un anno e mezzo, fino allo scorso dicembre, sono state 356 le espulsioni, singole o collettive, operate dalla polizia croata, prima verso la Serbia e poi, a partire da giugno 2018, verso la Bosnia-Erzegovina. Le denunce di violenze fisiche sono quasi raddoppiate, mentre sono più che quadruplicati i casi di intimidazione verbale e triplicati i furti ai danni dei migranti. A esserne vittime, secondo il report, sono soprattutto giovani uomini in viaggio senza le loro famiglie.

Aspetti psicologici e linee di intervento

510851Enhancing Stakeholder Awareness and Resources for Hate Crime Victim Support (EStAR), Structural Arrangements for Hate Crime Victim Support. Policy Brief, Vienna, OSCE, 2022, 46 p.  Il documento proposto fornisce una panoramica dei passi concreti e delle misure che i governi devono prendere per stabilire o rafforzare gli accordi strutturali, al fine di istituire un sistema di supporto alle vittime dei crimini d’odio completo e basato sui bisogni. Gli strumenti presenti nei diversi paesi dell’OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) sono descritti nel report: Enhancing Stakeholder Awareness and Resources for Hate Crime Victim Support (EStAR), Practices of civil society and government collaboration for effective hate crime victim support. Compendium, [s. l.], OSCE, 2022, 41 p.

Enhancing Stakeholder Awareness and Resources for Hate Crime Victim Support (EStAR), Policy Brief: Specialist Support for Hate Crime Victims, Vienna, OSCE, 2022, 29 p.
Le vittime di crimini d’odio richiedono l’accesso a servizi di supporto specializzati, incentrati sulla vittima, basati sui bisogni e sensibili alla diversità. Dovrebbero includere aiuto pratico, sostegno emotivo e psicosociale, consulenza su questioni legali e finanziarie e coinvolgimento della comunità. Questi servizi, inoltre, dovrebbero essere gratuiti, confidenziali e costituire parte integrante di una risposta globale ai crimini d’odio. Il presente documento richiama l’attenzione sulla preoccupante situazione in molti Stati partecipanti all’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), dove le attuali risposte ai bisogni delle vittime dei crimini motivati dall’odio sono al di sotto degli impegni e degli obblighi internazionali concordati.

National Referral Mechanisms. Joining efforts to protect the rights of trafficked persons. A practical handbook – Second edition, Varsavia, OSCE, 2022, 385 p.
I meccanismi nazionali di riferimento (National Referral Mechanisms=NRM) sono meccanismi istituzionali che permettono agli Stati di identificare, proteggere e assistere le vittime della tratta, attraverso il coinvolgimento dell’autorità pubblica e della società civile. Questo documento costituisce una guida che i paesi aderenti all’OSCE possono adattare e applicare ai propri sistemi nazionali, per assicurarsi che i propri NMR siano appropriati. Fornisce una panoramica dei metodi di lavoro, delle procedure e dei servizi che sono richiesti attraverso quattro pilastri fondamentali: identificazione e protezione; supporto individuale e accesso ai servizi; inclusione sociale; giustizia e risarcimento. Questa seconda edizione pone un accento particolare sul traffico dei minori e sulla salute. Sul tema si consulti anche le raccomandazioni contenute nel documento dell’ Organization for Security and Co-operation in Europe (OSCE), Model Guidance on Sensitive and Respectful Treatment of Hate Crime Victims in the Criminal Justice System, Vienna, OSCE, 2021, 61 p. e la guida alla valutazione dei bisogni individuali (Individual Needs Assessment – INA) delle vittime dei crimini d’odio: Organization for Security and Co-operation in Europe (OSCE), Model Guidance on Individual Needs Assessments of Hate Crime Victims, Vienna, OSCE , 2021, 51 p.

613brRtF2oLOrdine degli Psicologi del Lazio ; a cura di Vera Cuzzocrea, Melania Scali, Elisa Spizzichino, Le Vittime nel processo penale. Dall’ascolto alla valutazione psicologico-giuridica: aspetti descrittivi, strumenti operativi e buone prassi, Franco Angeli, Milano, 2021, 134 p.
L’ Ordine degli Psicologi del Lazio da anni contribuisce al dibattito tecnico-scientifico sulle buone prassi in sede processuale, in particolare penale, anche in considerazione del contributo specialistico fornito dagli psicologi sia nella raccolta della prova testimoniale sia nella valutazione di questa. Il volume intende quindi essere un’occasione per esaminare la gestione delle vittime in condizione di vulnerabilità nelle varie fasi dell’iter giudiziario e per riflettere sulle buone prassi da adottare. Ciò alla luce delle diverse innovazioni della ricerca scientifica sul campo, delle disposizioni europee e dei diversi cambiamenti normativi e procedurali introdotti in Italia negli ultimi anni.
Collocazione Biblioteca: 19106

A cura di Roberta Luberti e Caterina Grappolini, Violenza assistita, separazioni traumatiche, maltrattamenti multipli. Percorsi di protezione e di cura con bambini e adulti, Erickson, nuova ed. agg., Trento, 2021, 482 p.
Separazioni conflittuali gravi, violenza domestica e assistita, perdite familiari traumatiche sono eventi complessi e difficilmente elaborabili senza il supporto di un intervento psicoterapeutico mirato. Il libro affronta questo genere di fenomeni partendo proprio dalla loro definizione concettuale, per poi disegnare una «mappa» della diffusione della cultura sulla cura del trauma in Italia, con un’attenzione specifica alla presa in carico delle vittime, sia adulti che minori. Vengono inoltre presentati percorsi riparativi, focalizzati prevalentemente sugli effetti post-traumatici, a breve e a lungo termine, e sulla prevenzione del ciclo intergenerazionale della violenza. Il volume illustra i possibili percorsi terapeutici, soffermandosi sulla comprovata efficacia dell’approccio EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing). Gli autori dei diversi contributi provengono da ambiti e formazioni differenti, ma quasi tutti sono afferenti all’Associazione EMDR Italia, al CISMAI (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia) o ai Centri contro il maltrattamento alle donne: anche per questo, il volume si rivela particolarmente indicato per psicologi e psicoterapeuti che lavorano con minori e adulti reduci da situazioni traumatiche. (La prima edizione ha collocazione 17778).
Collocazione Biblioteca: 18870

Janina Fisher ; a cura di Maria Paola Boldrini e Giovanni Tagliarini, Trasformare l’eredità del trauma. Manuale pratico per la vita quotidiana e per la terapia, Mimesis, Sesto S. Giovanni, 2021, p. 173
Questo manuale è stato ispirato dalle idee di due dei pionieri più influenti in campo psicotraumatologico: Judith Herman e Bessel van der Kolk. Oltre a loro, un decisivo contributo è arrivato dai survivor, persone che hanno vissuto esperienze traumatiche di vario tipo e in varie epoche della loro vita. In questo contesto scientifico e clinico, è diventato storicamente sempre più importante informare ed educare le persone sui loro sintomi e reazioni. Secondo Janina Fisher, dovremmo cercare di spiegare, in modo comprensibile per ogni survivor, anche altri concetti complessi, proprio perché la ricerca ha dimostrato che la memoria di lavoro e la capacità di espressione verbale vengono compromesse dalle reazioni post-traumatiche. Al fine di semplificare queste informazioni e renderle accessibili ai pazienti in psicoterapia, Janina Fisher ha scoperto, attraverso l’esperienza clinica e lo studio della letteratura di ricerca, l’importanza di lavorare con gli strumenti immediati della psicoeducazione, come, per esempio, semplici diagrammi, in modo che vi siano meno parole da elaborare. Il libro è di fatto supporto tecnico per i clinici e per i pazienti in ogni percorso terapeutico “trauma informed”.         Sul tema si consulti anche il testo di Antonella Montano e Roberta Borzì, Manuale di intervento sul trauma. Comprendere, valutare e curare il PTSD semplice e complesso, Erickson, Trento,  2019, 353 p. (Coll. Bibl: 18475).
Collocazione Biblioteca: 19238

51PQtJoQkFLSilvia Torresin, Anime altre. Psicoterapia e migrazione, Mimesis, Sesto San Giovanni (Mi), 2021, 88 p.
L’autrice, psicologa e psicoterapeuta, specializzata in etnopsichiatria e gruppoanalisi, si domanda come fare psicoterapia con uomini e donne dall’identità segnata a fondo dai contesti culturali, sociali, politici dei paesi di provenienza e dalle tensioni e dalla violenza presenti in ogni percorso migratorio. Ascoltando e curando queste anime altre, lo psicoterapeuta riflette necessariamente sulle reazioni che le sue visioni della patologia suscitano in questi nuovi pazienti. Di riflesso, analizza le proprie reazioni inconsapevoli alle culture e al dolore dell’altro. Attraverso una raccolta di casi clinici, pratiche terapeutiche di gruppo, esperienze di supervisione con mediatori culturali e operatori dell’accoglienza, questo libro si propone come un primo orientamento per psicoterapeuti e per chiunque altro, per passione o professione, frequenti oggi la frontiera violenta e ospitale dell’incontro con chi arriva da lontano.
Collocazione Biblioteca: 18908

Amnesty International Italia, Hate speech. Conoscerlo e contrastarlo. Guida breve per combattere i discorsi d’odio online, Roma, Amnesty International Italia, 2019, 54 p.
E’ una guida rivolta alla società civile che vuole mobilitarsi contro l’odio in rete. Nella battaglia per il contrasto all’hate speech è importante che gli utenti del web, persone comuni, facciano ciò che possono per dire no all’odio in rete. Fare qualcosa, non restare a guardare, significa affermare che discriminazione e violenza sul web non sono tollerabili; non far sentire sole le vittime dell’odio; compiere un gesto concreto per promuovere la rimozione dei contenuti ritenuti inaccettabili e proporre una forma di comunicazione civile e costruttiva. Con questa guida, Amnesty International Italia prova a fornire nozioni e indicazioni pratiche per comprendere i meccanismi che generano l’hate speech, per riconoscerlo e per riuscire a offrire la risposta più adatta. Parte dei contenuti e degli elementi grafici è stata tradotta e adattata dal manuale “Agir contre la désinformation et les discours toxiques en ligne”, a cura di Amnesty International France. Si veda anche sull’argomento l’articolo di Ritanna Armeni, l’intolleranza corre sul web, a.78, n. 22 (nov. 2019), pp. 22-23. Sul tema si consulti anche Gianni Rufini … [et al.], Barometro dell’odio. Elezioni europee 2019, Amnesty International Italia, 2019, 54 p. Inoltre un video riassuntivo e ulteriori approfondimenti si trovano a questo link.

Marco Bernardini … [et al.], Stalking e psicoterapia, in Psicobiettivo, a. 39, n. 1 (gen.-apr. 2019), pp. 11-143
Questo numero è dedicato al complesso tema dello stalking. Con questo termine si indicano comportamenti reiterati, persecutori, ripetuti e intrusivi nei confronti di una vittima, volti alla sorveglianza, al controllo e alla ricerca di contatto. Si tratta infine di condotte vessatorie sotto forma di minaccia, molestia, atti lesivi continuati che inducono nella vittima un senso di disagio derivato dalla minaccia fisica e psichica. Il “grave disagio” recato alla vittima si correla ad un «giustificato timore per la sicurezza personale propria o di una persona vicina» o comunque pregiudica «in maniera rilevante il suo modo di vivere». È perlopiù perpetrato tra le mura domestiche ai danni di un congiunto, ed è spesso un fenomeno sommerso. Al di là della frequenza epidemiologica o della prevalenza del sesso femminile tra le vittime designate, si evidenzia la matrice psichica del disagio nella vittima e del disturbo nello stalker. Nella presente monografia viene dato spazio a differenti approcci che tuttavia convergono nella lettura perlopiù psichica e sfaccettata del fenomeno. Si segnalano inoltre in questo numero gli articoli: “Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci. Relazione perversa e moltiplicazione della realtà” di Caterina Selvaggi Onnis e “Where is my mind? Stalking e relazione” di Giulio Caselli.

71YDnAWtKHLFerdinando Pellegrino, Giuseppe Esposito, Burn-out, mobbing e malattie da stress, Positive Press, Verona, 2019, p. 118
Lo stress lavorativo si presenta in una dimensione trasversale che coinvolge tutte le professioni e tutti i livelli professionali, dall’usciere al dirigente. Per l’azienda, il benessere del lavoratore dev’essere al primo posto, in quanto un suo “collasso” va a bloccare tutta la struttura interna, provocando gravi danni a livello personale, aziendale e sociale. E’ necessaria, quindi, una maggiore attenzione sulla prevenzione delle malattie da stress lavoro-correlato. Questo libro intende definire l’ambito clinico – dalla diagnosi alla terapia – dello stress lavorativo, ed esaminare aspetti più strettamente tecnici legati alla valutazione del rischio psicologico e da costrittività organizzativa in ambito lavorativo. Gli Autori dedicano un capitolo alle nuove frontiere della psicologia del positivo: il fitness cognitivo-emotivo.
Collocazione Biblioteca: 18918

 Brianna Delker, When Self-Care Is Not Enough: Reflections on How to Make Trauma-Intensive Clinical Work More Sustainable, in Dignity, n. 1 (gen. 2019) – on line, vol. 4, pp. 1-19
L’autrice, psicologa residente nel servizio di consultazione di psichiatria presso un centro traumatologico, propone una riflessione, basata sulla sua esperienza, sulla gestione di casi devastanti di lesioni traumatiche e abusi, che regolarmente si affrontano nel proprio lavoro. In questo articolo, sostiene che un approccio basato sull’attività alla “cura di sé” (self-care) non è sufficiente per chi fa servizio intensivo per il supporto alla vittima di trauma. Occorre una adeguata preparazione ad affrontare l’impatto esistenziale del trauma, anche per chi offre il supporto. Seguono delle considerazioni e consigli sugli iter formativi dei tirocinanti di questo settore.

Simone Cheli … [et al.], Interculturalità e complessità, in Psicobiettivo, a. 38, n.2 (mag.-ago. 2018), pp. 21-135
E’ sempre più tragico il bilancio delle recenti migrazioni che arrivano dall’Africa e dall’Asia: un bilancio di sogni, dolore, morte e ricostruzione. Questo numero monografico della rivista parte da questi avvenimenti per mettere in evidenza il fallimento delle politiche attuali di integrazione, la tragedia del colonialismo e come si sia trasformato nella globalizzazione, ma soprattutto per cercare “un altro mondo possibile”. I contributi proposti sono i seguenti: “Cambiare tutto e non cambiare niente. Un approccio processuale nella gestione di setting culturali complessi”; “Tra percezione e negazione. Fuga dai paesi in guerra e incontro con l’Altro”; “Approccio sistemico-relazionale e clinica interculturale”; “Maternità altrove. Il trauma migratorio e gli elementi protettivi nel nuovo contesto”; “L’intervento psicologico di gruppo con i richiedenti asilo traumatizzati. Uno studio preliminare sull’uso dell’EMDR in un gruppo per favorire la resilienza”; “Trauma complesso e migrazione. Il caso Mohamed”; “Psicopatologia della migrazione. Una visione sistemico-relazionale”.

Gli autori di reato e la giustizia riparativa

COVER-254Francesco Chiavarini, Elisa Rossignoli, Giustizia che fa bene, in Scarp de’ tenis, a. 26, n. 254 (ott. 2021), pp. 32-37
Uno dei punti più interessanti del disegno di legge sulla riforma del processo penale promosso dalla Ministra Cartabia è quello che incentiva il ricorso alle pene alternative e disciplina in modo organico la cosiddetta giustizia riparativa. L’obiettivo è quello di promuovere percorsi tra chi ha commesso il reato, le vittime e la comunità. Nell’articolo viene presentata l’esperienza di Casa Abramo a Lecco.

Silvia Clementi, Marzia Tosi, La giustizia riparativa nel lavoro di gruppo: analisi di un progetto con gli imputati in messa alla prova all’Uepe di Mantova, in Studi sulla questione criminale, a. 16, n. 1 (2021), pp. 49-82
L’articolo presenta i risultati della valutazione di un progetto di responsabilizzazione e giustizia riparativa rivolto a persone in messa alla prova, imputate in un procedimento penale per guida sotto l’effetto di alcool o sostanze. Caratteristiche del progetto sono l’approccio relazionale al lavoro sociale, il coinvolgimento di diversi attori del territorio, l’adozione di un modello di giustizia di comunità. I dati qualitativi e quantitativi raccolti mostrano gli aspetti positivi del progetto, secondo gli autori meritevole di continuazione.

Rachel D. MacKenzie … [et al.] ; edizione italiana a cura di Angelo Zappalà … [et al.], Stalking Risk Profile. Linee guida per la valutazione e la gestione degli stalker, Franco Angeli, Milano, 2021, p. 260
Il volume è un manuale operativo, rivolto a medici, psicologi, magistrati, avvocati assistenti sociali e operatori delle forze dell’ordine, per la valutazione dei casi di stalking e la gestione del rischio. Oltre alla traduzione del testo sviluppato dal gruppo di ricerca australiano di Paul Mullen, contiene una parte sul contesto italiano dal titolo “Il fenomeno dello stalking in Italia. Uno sguardo attuale sulla tutela offerta dall’ordinamento giuridico e dal contributo delle scienze psicologiche” di Chiara Cemmi … [et al.]. Scopo dello strumento è fornire linee guida che possano supportare i professionisti nella formulazione di giudizi rispetto al rischio di potenziali agiti violenti, al rischio di recidiva e ai riflessi psicosociali sulla vittima e sul persecutore.
Collocazione Biblioteca: 19012

cop2001Carmen Iadevaia, Riflessioni sull’ambiente in RSA: quando la relazione d’aiuto diventa violenta, in Prospettive Sociali e Sanitarie, a. 50, n.1 (inverno 2020), pp. 13-17
L’articolo indaga i meccanismi che trasformano un operatore socio-sanitario in una persona capace di atti violenti nei confronti degli assistiti, riflettendo però anche sul fenomeno inverso: gli assistiti aggressivi e violenti verso gli operatori. Vengono inoltre esaminati alcuni fattori ambientali che nelle RSA possono essere fattori predisponenti alla violenza, quali il modello organizzativo, il contesto, la comunicazione efficace. Mentre l’organizzazione motivante che mette la persona al centro dell’intervento può essere efficace nel prevenire atti di violenza.

Adolfo Ceretti, Oriana Binik, Fare ricerca su “genere e crimine” oggi. Stereotipi, dibattiti, prospettive, in Rassegna Italiana di Sociologia, A. 61, n. 3 (lug.-set. 2020), pp. 437-462
Il dibattito sul concetto di “genere”, entrato nel discorso pubblico negli ultimi anni, dando origine a battaglie per la parità, ma anche a forti polemiche e preoccupazioni, si complica ulteriormente quando si espande sino al campo criminologico, creando manifestazioni di allarme sociale. In questa cornice, gli autori si propongono di: verificare se i fenomeni oggetto di allarme sociale hanno subito un effettivo incremento; svolgere una breve rassegna della letteratura sulla dicotomia “virgin and vamps”, che connota il discorso pubblico quando intende rappresentare le donne autrici di reato, ma anche le vittime; evidenziare la rilevanza di questa dicotomia anche a livello accademico; individuare alcune linee di ricerca idonee ad arricchire tale dibattito, considerando il genere sia come “struttura” sia come “interazione”.

Elisa Martino, Clinica della responsabilità e giustizia riparativa, in Prospettive Sociali e Sanitarie, a. 50, n. 4 (autunno 2020), pp. 29-33
L’articolo esplora il tema della responsabilità, muovendo dalle basi neurobiologiche che ne costituiscono il substrato cerebrale, per poi affrontarlo sul piano pratico sia come gestione dell’utente sia come strumento di lavoro per l’équipe curante. Vengono poi introdotte le pratiche della giustizia riparativa, esplorandone alcune potenzialità applicative. Infine vengono esposte alcune strategie psicosociali, basate sulla gestione e sulla rielaborazione degli agiti impulsivi dei pazienti.

9788849863765_0_536_0_75Stefano Natoli, Dei relitti e delle pene. Giustizia, giustizialismo, giustiziati. La questione carceraria fra indifferenza e disinformazione, Rubbettino, Soveria Mannelli (CZ), 2020, p. 182
Secondo l’autore, giornalista e volontario presso la Casa di reclusione di Milano-Opera, oggi di carcere si parla poco e male, non tanto per raccontarne le condizioni effettive, quanto per far leva sulle paure (anche legittime) di quella parte dell’opinione pubblica malata di agnosìa e incline a un populismo giustizialista che in nome della sicurezza chiede che i cattivi vengano presi e “buttati in galera”. Il sistema carcerario costa ogni anno tre miliardi di euro e produce solo in minima parte il risultato che le assegna la Costituzione: “reinserire, a fine pena, i detenuti nella comunità”. Attualmente nelle carceri ne sono rinchiusi oltre 61mila (al febbraio 2020), 15mila in più rispetto alla capienza effettiva: un sovraffollamento disumano e indegno di un Paese civile. Una buona parte potrebbe beneficiare di misure alternative alla detenzione, che trovano però ancora scarsa applicazione. La causa del problema è a monte dell’esecuzione penale, in un sistema giudiziario carcero-centrico che va smontato pezzo a pezzo e rimontato con strumenti innovativi come la giustizia riparativa.
Collocazione Biblioteca: 19198

Ugo Sabatello, Simona Stefanile, Persecutor and victim in the juvenile sexual crimes, in Rassegna Italiana di Criminologia, A. 49, n. 3 (2020), pp. 202-211
Nella letteratura esistente sui Juvenile Sexual Offenders (JSO), vi è una totale eclissi delle vittime e soprattutto della relazione tra la vittima e il perpetratore. Il lavoro sui JSO è finalizzato a migliorare la comprensione del fenomeno, cercando di individuare quelle variabili utili a diminuirne l’eterogeneità. Le vittime, invece, sono considerate solo ed esclusivamente in funzione dell’autore di reato o meglio come una delle possibili variabili che possono migliorare la classificazione, al pari delle caratteristiche di personalità, della storia criminale ecc.. Lo scopo di questo articolo è quello di prendere in considerazione il legame misconosciuto tra vittima e perpetratore attraverso tre direttrici: il perpetratore come vittima; il perpetratore nel sistema giuridico; la relazione del perpetratore con particolari tipi di vittime.

Chiara Sgarbi … [et al.], Analisi retrospettiva di una serie di stalker violenti, in Rassegna Italiana di Criminologia, a. 49, n. 2 (2020), pp. 90-98.
Lo stalking è spesso accompagnato da atti violenti che talvolta possono essere gravi o addirittura letali. Il presente studio prende le mosse dai dati raccolti nel 2010 per il progetto “Stalking and Risk of Violence”, sintetizzato in un database comprendente 59 casi di stalking esitati in violenza grave. Su questo campione sono state condotte un’analisi descrittiva e un’analisi di regressione logistica univariata e multivariata alla ricerca di fattori associati all’esito violento. I risultati dell’analisi univariata rivelano che le condotte di stalking complicate da violenza grave sono accompagnate da abuso di sostanze, comportamenti di minaccia, basso livello di istruzione e precedenti condanne penali dello stalker. Dall’analisi multivariata, invece, emerge una significativa associazione tra il precedente contatto dello stalker con i centri di salute mentale e l’abuso di sostanze, la condotta di appostamento e l’esito degli atti persecutori in omicidio. Ulteriori ricerche prospettiche sono necessarie per confermare questi risultati e applicarli nei programmi di prevenzione.

71YfmPno8sLAntonella Baiocchi, La violenza non ha sesso. Alle radici della relazione malata, Alpes, Roma, 2019, 243 p.
Questo libro vuol essere un contributo alla crimino-genesi della violenza nella relazione affettiva. L’autrice indaga su che cosa spinge una persona al di sopra di ogni sospetto, anche appartenente alla propria sfera affettiva (partner, genitori, figli, vicini, colleghi) a trasformarsi in spietato aguzzino, come mai la violenza nelle relazioni affettive è sempre più frequente e perché ad avere la peggio sono, solitamente, le donne. L’autrice ritiene che il nucleo del problema sia nell’Analfabetismo Psicologico, che induce alla gestione dicotomica delle Divergenze, “un vero e proprio programma infetto”, che prevede la prevaricazione di uno dei poli della relazione e il conseguente fallimento del reciproco rispetto. Chiunque gestisce le divergenze in modo dicotomico (indipendentemente dal sesso, dall’età e dallo stato di salute), quando si trova nella posizione di forza (fisica, economica, di ruolo, psicologica), tenderà a prevaricare l’interlocutore in posizione di debolezza: donne ed uomini ‘fragili’, bambini, anziani, animali. L’autrice afferma che la violenza non ha sesso, né età, né cultura, né razza e suggerisce di sostituire la miriade di neologismi che si coniano per specificare i diversi tipi di vittime (femminicidio, femicidio, infanticidio, uxoricidio, etc.) con un neologismo unico rappresentativo di ogni tipologia di vittima: il termine “Debolicidio”, inteso come prevaricazione/uccisione di chi si trova in situazione di debolezza.
Collocazione Biblioteca: 18497

Alfredo Verde, Una criminologia troppo umana non deve dimenticare i cattivi, in Rassegna Italiana di Criminologia,  a. 48, n. 3 (2019) – on line, pp.231-239
L’autore, nell’articolo proposto, intende allargare il concetto di human criminology non solo all’individuazione e alla tutela di vittime, ma anche alla vittima che sta dentro a chi delinque e che ha tradito i principi dell’umanità. La criminologia, secondo l’autore, deve andare al di là del semplice afflato punitivo e deve contrastarlo, cercando di comprendere cosa avvenga nell’autore di reato e cosa lo abbia condotto al comportamento criminoso per cui viene punito, recuperandolo alla dimensione, appunto, “umana”.

Elisa Martino, Teo Vignoli, Interventi clinici con autori di reato in carico ai servizi dipendenze patologiche. Riflessioni teoriche e pratiche terapeutiche ispirate dalla neurobiologia interpersonale e da logiche di giustizia riparativa, in Dal fare al dire, a. 28, n. 3 (2019), pp. 8-15
Le riflessioni esposte nel presente lavoro nascono dall’esperienza clinica con persone devianti in cura con programmi alternativi alla detenzione presso il Servizio Dipendenze Patologiche di Lugo, o con trattamenti presso la Casa Circondariale di Ravenna o altre carceri dell’Emilia Romagna. I pazienti sono autori di reato e sono dipendenti da alcol o altre sostanze stupefacenti. L’esperienza degli autori è stata elaborata attraverso il confronto con gli aggiornamenti teorici effettuati sui temi della neurobiologia dell’addiction e delle pratiche di intervento in ambito penale, con particolare attenzione a quelle ispirate da logiche di giustizia riparativa. Nell’articolo vengono esposte riflessioni inerenti al costrutto della responsabilità intesa in senso psicosociale ed ecologico e alle basi neurobiologiche dei processi di cambiamento. Vengono argomentati alcuni approfondimenti teorici e illustrati pratiche terapeutiche ritenute utili per il lavoro con persone che fanno uso di sostanze e manifestano comportamenti devianti.

Milena Carla Maria Cassano, Per una diversa idea di giustizia. Lavoro sociale ed esecuzione delle misure e sanzioni di comunità: un bilancio fra luci e ombre, in Lavoro sociale, n. 4 (ago 2019), vol. 19, pp. 20-28
L’autrice, assistente sociale, si chiede cosa sia possibile fare per consolidare una cultura della pena orientata verso l’idea di giustizia riparativa. A quarant’anni dall’approvazione della legge 354/75, relativa alle “misure alternative o di comunità”, l’articolo fa il punto della situazione e sostiene la necessità di incrementare la ricerca e la valutazione in questo campo, in base anche a diverse raccomandazioni europee.

9788843096725_0_536_0_75A cura di Patrizia Patrizi, La giustizia riparativa. Psicologia e diritto per il benessere di persone e comunità, Roma, Carocci, 2019, 219 p.
Il libro delinea le nuove frontiere della ‘restorative justice’ secondo le prospettive del più recente dibattito nazionale e internazionale. Si tratta di un quadro articolato, come evidenzia il crescente interesse che la giustizia riparativa occupa nella produzione scientifica, che raccoglie riflessioni, progettualità, obiettivi di lavoro verso nuove modalità partecipate di soluzione dei conflitti. La giustizia riparativa è un paradigma che include pratiche di accoglienza e cura delle persone, delle relazioni, delle comunità sociali: tutte in sofferenza a causa del crimine o di altri illeciti e con un bisogno di riparazione del danno, di ricostruzione del senso di fiducia, per risanare le ferite delle persone e le fratture del tessuto sociale. Il libro, caratterizzato da un approfondito dialogo interdisciplinare, evidenzia la varietà dei programmi che rientrano nel paradigma della restorative justice, la fondamentale presenza della comunità, la trasversalità delle applicazioni della giustizia riparativa nei diversi contesti di vita, l’ottica orientata al benessere di persone e gruppi sociali.
Collocazione Biblioteca: 18619

Milena Carla Maria Cassano, Per una diversa idea di giustizia. Lavoro sociale ed esecuzione delle misure e sanzioni di comunità: un bilancio fra luci e ombre, in Lavoro sociale, vol. 19, n. 4 (ago 2019), pp. 20-28
L’autrice, assistente sociale, si chiede cosa sia possibile fare per consolidare una cultura della pena orientata verso l’idea di giustizia riparativa. A quarant’anni dall’approvazione della legge 354/75, relativa alle “misure alternative o di comunità”, l’articolo fa il punto della situazione e sostiene la necessità di incrementare la ricerca e la valutazione in questo campo, in base anche a diverse raccomandazioni europee.

A cura di Hassan Bassi e Riccardo Poli, Year book 2018. La pena oltre il carcere, Comunità, Roma, 2019, 231 p.
Questa pubblicazione nasce come conclusione del progetto “La pena oltre il carcere”, finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e avviato nel 2017 dal CNCA (Coordinamento Nazionale comunità di accoglienza), in collaborazione col CICA (Coordinamento Italiano delle Case Alloggio per le persone con Hiv/Aids). Nel primo capitolo, a cura di Cecco Bellosi e Riccardo De Facci, viene descritto il progetto, che ha previsto non solo la costruzione di un senso comune fra operatori del pubblico e del privato ed una promozione territoriale della giustizia riparativa, ma anche azioni concrete sui territori: dalla fornitura di alloggi ai percorsi di inclusione socio-lavorativa, fino alla sperimentazione di percorsi di giustizia riparativa e mediazione penale collettivi e individuali. Nei capitoli successivi si tratta l’argomento della giustizia riparativa in ambito minorile, con persone con HIV e negli aspetti culturali, normativi e di prassi; vengono citate esperienze e storie di giustizia riparativa e vengono proposti strumenti per valutare l’impatto sociale di questo tipo di scelta. In allegato l’elenco delle associazioni appartenenti rispettivamente al CNCA e al CICA ed un dossier documentale sulla giustizia riparativa, il cui testo completo è on line a questo link.
Collocazione Biblioteca: 18343

Ignazio Grattagliano … [et al.], Preti cattolici abusanti: una revisione di letteratura, in Rassegna Italiana di Criminologia, a. 47, n. 4 (2018), pp. 275-288
Gli autori esaminano il fenomeno degli abusi sessuali sui minori, compiuti da religiosi appartenenti al clero cattolico. Dopo aver passato in rassegna la letteratura scientifica in tema e i dati disponibili sul fenomeno, gli autori soffermano la loro attenzione sulle dinamiche psicologiche e criminologiche dell’abuso, interrogandosi sulle motivazioni ad agire dei preti, sui meccanismi che contribuiscono a determinare le condizioni dell’atto, nonché sui percorsi di vittimizzazione. Conclude la rassegna una riflessione sulle vittime di abuso e sulle conseguenze psicologiche dell’esperienza sofferta.

61IHG2AfcxLFranco Prina, Devianza e criminalità. Concetti, metodi di ricerca, cause, politiche, Roma, Carocci, 2019, 274 p.
Il libro propone, a chi si accosta ai temi e ai problemi oggetto della sociologia della devianza e della criminalità, contenuti utili alla loro conoscenza e alla crescita di una sensibilità critica sui modi di leggerli e affrontarli. Il percorso si sviluppa in quattro tappe. In primo luogo sono introdotti i concetti essenziali della disciplina e le relative definizioni. Segue un’illustrazione di come si possono conoscere – nelle loro dimensioni quantitative e qualitative – i vari fenomeni, dalla costruzione e dal significato delle statistiche ufficiali ai differenti metodi di ricerca sociale. La terza tappa propone le principali spiegazioni e interpretazioni delle cause dei crimini e delle devianze succedutesi nel tempo e presenti nel dibattito odierno. Infine, sono oggetto di analisi le politiche di prevenzione, controllo, repressione e trattamento elaborate in periodi storici diversi, fino a quelle poste in essere nelle società contemporanee. L’autore è docente di Sociologia giuridica e della devianza all’Università di Torino e questo testo è frutto dell’esperienza dei suoi trent’anni di insegnamento.
Collocazione Biblioteca: 18343

Brunella Lagrotteria … [et al.], Personality disorder treatment in a forensic setting and its application to the italian scenery, in Rassegna Italiana di Criminologia, a. 12, n. 3 (2018), pp. 215-224
Il lavoro è una revisione della letteratura scientifica attuale rispetto ai trattamenti psicoterapici efficaci per pazienti psichiatrici autori di reato. In particolare, dalla letteratura si rileva che risulta necessario differenziare il piano di trattamento (riabilitazione psichiatrica e penale) del paziente psichiatrico forense su almeno due macro livelli: uno rappresentato da interventi di tipo prettamente “istituzionale”, in pratica una “presa in carico” da parte dei servizi territoriali e psicosociali; e l’altro che riguarda prettamente il piano “clinico”, quindi gli interventi psicologici e psicosociali che coinvolgano il paziente e i familiari. Il lavoro presenterà in una prima parte i dati di letteratura sugli interventi disponibili di tipo comunitario; la seconda parte si focalizzerà sugli interventi psicoterapici efficaci attualmente disponibili con i pazienti autori di reato. Sul tema si veda anche, nel medesimo numero di rivista l’articolo di Francesco Spadaro, Forensic psychotherapy: a new discipline in italian psychotherapy and psychiatric tradition, (pp. 190-195)

David Hayes, Proximity, pain, and State punishment, in Punishment & Society, n. 2 (Apr. 2018) – on line, vol. 20, pp. 235-254
Questo articolo esamina la difficoltà nell’elaborare la gravità delle sentenze, quando si tengono in considerazione le differenze delle esperienze individuali dei soggetti penali. Ciò costituisce una sfida chiave alle giustificazioni della punizione basate sulla proporzionalità. L’articolo esplora gli argomenti base pro e contro il riconoscimento dell’esperienza soggettiva, prima di avanzare un modello di severità penale basato sulla vicinanza fra le sofferenze della punizione e le azioni penali dello Stato. Questo modello potrebbe parzialmente risolvere i problemi fondativi delle emissioni delle condanne penali.